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Autore: veronica85    08/11/2011    5 recensioni
Una sovrana e i suoi ricordi di gioventù, il ricordo di come è diventata luce del suo popolo.
E lei sapeva che non era ancora del tutto finita, sapeva che Kaos e il Cauldron si sarebbero riformati, ma non aveva più paura ormai, non se poteva affrontarli con l’aiuto del suo amato Mamo-chan e delle loro care compagne.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Endymion, Serenity, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine, Più serie
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Questa storia volevo scriverla da una vita e mezzo. Io detesto Usagi e per questo non ho mai scritto una parola su di lei... ma da un po' penso sia il caso di superare questo mio limite, in fondo, è un personaggio anche lei. Il contest "Notte di Luna" a cui l'ho fatta partecipare (e in cui è arrivata sesta, non so ancora perché, ma proprio non lo so perché la giiudice non mi ha ancora messo la valutaizone)  e una sfida tra me e Demy, che si è poi estesa anche ad altre autrici, mi hanno dato il giusto imput. Questo è ciò che è uscito fuori, non vi anticipo niente, leggete e fatemi sapere che ne pensate :)
P.S. in fondo ci sono delle note che mi sono servite per la giudice di un altro contest (in cui si doveva presentare il fandom) che non sapeva assolutamente nulla né di Anime e Manga né di Sailor Moon nello specifico. Non le ho rilette, quindi se alcune cose per voi sono scontate, tenete conto di questo :P e se non capite qualcosa, al 90% lo trovate spiegato nelle note xd


 Quella sera, non un alito di vento attraversava le fronde degli alberi, non un rumore si poteva percepire nella città silente che lentamente si preparava ad essere avvolta dal confortante abbraccio di Morfeo. Gli abitanti avevano da tempo fatto ritorno alle proprie abitazioni dopo lunghe giornate di studio e lavoro, desiderosi soltanto di trascorrere il resto della giornata in seno alla propria famiglia, godendo del calore domestico e della pace che si respirava in quel periodo. Questi pensieri frullavano nella testa di Akiko Aomori giovane studentessa della Facoltà di Studi Stranieri dell’Osaka Daigaku, una delle più prestigiose della regione, la cui fama era quasi pari a quella dell’università pubblica di Tokyo.
La giovane aveva appena concluso una lunga giornata di studio e si stava dirigendo a casa. La lunga treccia castana dondolava dietro la sua schiena, lasciando ogni tanto sfuggire qualche ciocca, mentre con passo spedito si dirigeva alla stazione di Osaka: il treno non l’avrebbe attesa ancora per molto, doveva spicciarsi. E per fortuna fece in tempo: dopo aver acquistato un biglietto per Minato, uno dei quartieri speciali  di Tokyo dove si trovava la sua casa, prese posto nel primo vagone libero, lasciando che lo sguardo vagasse all’interno del suo vagone e poi fuori dal finestrino accanto a lei, contemplando il paesaggio di immacolato cristallo argentato. Lasciò che anche la mente vagasse soffermandosi sulla sua adorata Tokyo. Molti dei suoi amici a quel pensiero,scuotevano la testa, chiedendosi perché una ragazza che viveva a pochi isolati dalla celebre Crystal Tokyo Imperial University avesse preferito evitare quelle facoltà così rinomate preferendo addirittura un’altra città. Sospirò: non avrebbero mai capito, a lei la politica non interessava, lei voleva conoscere, poter interagire con tante persone e per farlo, non c’era nulla di meglio della facoltà di Osaka. Proprio in quel momento,  il treno passò nel punto da cui, guardando bene, si poteva scorgere la struttura esterna di quella che era stata l’ex Todai, ora denominata semplicemente “Crystal Tokyo Imperial Univeristy” in onore di quanto avvenuto secoli prima. Oh, lei aveva a malapena diciotto anni, troppo pochi per riuscire a rammentare quegli avvenimenti… ma i professori a scuola ne parlavano tutt’ora e moltissimi dei suoi parenti tramandavano quelle storie affascinanti come delle favole della buona notte:era impossibile non restare ammaliati dall’ardore e dal coraggio delle Sailor Senshi e della grandiosa Neo Queen Serenity che aveva sconfitto nientemeno che una glaciazione salvando tutti gli abitanti e regalando loro un lungo periodo di pace e prosperità e una lunga vita, serena e senza scossoni. Ammirava quella donna con tutta se stessa, avrebbe tanto voluto essere come lei: per questo si impegnava e studiava e ogni giorno faceva del suo meglio per raggiungere la meta che si era prefissata. Proprio in quell’istante il treno si fermò, ed Akiko iniziò a scendere, trascinando la sua valigia. Ferma sulla banchina, in attesa che la stazione si svuotasse un po’, lasciò che lo sguardo tornasse nuovamente a vagare raggiungendo le altissime torri che svettavano su tutta la città, quelle del Crystal Palace, da cui la buona Neo Queen Serenity osservava tutti i suoi sudditi;  anche in quel momento lo stava facendo, ne era sicura.
E non si era sbagliata: proprio in quello stesso istante, una donna dai lunghi codini biondi e gli occhi azzurri come il mare stava appoggiata alla ringhiera del balcone della sua stanza al Crystal Palace, rimirando il sopraggiungere della notte e la sua amata Luna la cui luce creava meravigliosi riflessi argentati sulle superfici del palazzo.  Un leggero sospiro di piacere scaturì dalle labbra dell’eterna custode dell’universo mentre l’aria fresca della sera le accarezzava le spalle nude: aveva sempre amato le serate limpide come quella, in cui poteva lasciar andare tutto lo stress e i pensieri negativi, certa che la sua amata luna, che da sempre l’aveva protetta, l’avrebbe ascoltata placando tutte le sue ansie.
Oh, solitamente non ne aveva bisogno, solitamente c’era il suo amato Endymion a fungere da calmante: la prendeva tra le braccia e la teneva stretta a sé ed era in quei momenti che lei si sentiva rassicurata e certa di non avere problemi… o almeno, nulla che non si potesse risolvere. E quante volte quel trucco aveva funzionato! Ma ora, il suo amato Endymion non poteva essere con lei, aveva un incontro importante con alcuni diplomatici giunti da altri regni a cui lei era riuscita a sottrarsi adducendo la scusa di un terribile mal di testa; avrebbe dovuto accontentarsi della sua amata Luna che dall’altro sembrava accarezzarla coi suoi raggi e illuminarla, rendendo la sua pelle ancora più candida di quanto già non fosse. Ma in fondo, se si fermava a pensarci, non era poi un cambio così terribile: benché preferisse decisamente le braccia del suo adorato marito, anche la Luna era stata per lei compagna fedele per molti anni: l’aveva guidata e protetta per tutto il tempo in cui aveva combattuto con il potere del Ginzuishou prima e del Silver Moon Crystal poi ed aveva assistito silente a moltissimi momenti importanti della sua vita. Chiuse gli occhi lasciando che la mente ritornasse a quei tempi, a centinaia di anni prima quando ancora era soltanto una ragazzina che non aveva voglia di andare a scuola con gli unici problemi di passare gli esami con voti decenti, quando ancora esistevano Usagi Tsukino e Sailor Moon. Ricordava nitidamente la prima volta che aveva indossato i panni della paladina della legge in una calda sera di aprile, dopo aver riportato a casa l’ennesima insufficienza: Luna era entrata dalla finestra stravolgendo completamente la sua vita di semplice quattordicenne, informandola che lei era in grado di trasformarsi in Sailor Moon, la combattente che prendeva i poteri dalla Luna. E proprio poco dopo il sorgere della luna, si era svolta la sua prima battaglia contro quell’essere che aveva preso il posto della madre di Naru; in quell’occasione aveva incontrato quello che poi divenne l’amore della sua vita, Tuxedo Kamen. E ancora, in una notte simile, durante un ballo, lui le aveva rubato il suo primo bacio e nello stesso periodo, mesi dopo, aveva compiuto un viaggio nel tempo che l’aveva portata sulla Luna, permettendole di recuperare la memoria e rivedere sua madre, anche se soltanto per mezzo di un computer. Ricordava anche nitidamente, quando, durante l’ultima battaglia contro il Dark Kingdom, le sue preghiere unite a quelle di Luna avevano raggiunto il suo regno potenziando l’energia del Silver Imperium Crystal e permettendo di ricostruire il Moon Kingdom.
“Ho bisogno di un potere più grande! Ho bisogno dell’immenso potere della Luna!” Ed ecco, una luce abbagliante scaturì dal Silver Crystal sospeso tra le mie mani e avvolse tutto ciò che mi circondava. Chiusi gli occhi e nel giro di pochi istanti un bagliore argenteo ricoprì ogni cosa, posandosi delicatamente sulle rovine del mio regno riplasmandole e conferendo nuova vita a quel luogo su cui era passata la falce della distruzione.
Lei non aveva potuto assistere a quello spettacolo purtroppo… ma Luna gliel’aveva narrato con dovizia di particolari: aveva descritto come la torre della preghiera si fosse ricostruita quasi per miracolo sotto gli occhi stupefatti suoi e di Artemis e come tutto il paesaggio, lentamente, fosse tornato alla vita sotto l’influsso del benefico potere del Silver Imperium Crystal e delle preghiere accorate che gli aveva rivolto supportata dall’amato Tuxedo Kamen. E poi… il suo arrivo sulla Luna, la possibilità di toccare con mano ciò che era riuscita a realizzare, la meraviglia di fronte alle potenzialità di quel potere che fino a poco tempo prima non sapeva neanche di avere e la responsabilità che le era caduta sulle spalle all’improvviso, come nuova sovrana lunare. Ma non aveva avuto esitazioni
“Ecco.. papà e mamma mi stanno aspettando a casa. Io sono Serenity ma sono anche Usagi Tsukino! La Terra del mio Mamo-chan è il posto dove voglio stare”
Non poté trattenere un sorriso al ricordo di quelle parole: alla fine, era  effettivamente avvenuto proprio così, anzi, era addirittura divenuta regina della Terra, accanto al suo adorato Mamo-chan. La Luna era stata la sua culla e la sua protettrice quando era una Princess e poi una senshi, ma era anche stata causa di tanti guai per lei: come rimuovere dalla mente il ricordo del Black Moon Clan, gli invasori provenienti dal futuro che li consideravano usurpatori e detentori di un potere pericoloso e illusorio perché rendeva eternamente giovani? O di Nehellenia che, in virtù della giovinezza si era fatta rinchiudere in uno specchio che l'avrebbe mantenuta sempre giovane, macerando nell'invidia per sua madre dalla parte più oscura della sua stessa casa? Scosse la testa: semplicemente, non avrebbe potuto dimenticare e non sarebbe neanche stato giusto farlo: tutte quelle avventure le avevano permesso di crescere di diventare la persona che era in quel momento, più coraggiosa e responsabile, meno propensa a fuggire davanti alle sue responsabilità.
E aveva avuto modo di rendersi conto di questo quando si era trovata ad affrontare Galaxia, soprattutto nel Galaxy Cauldron, quel luogo così lontano dalla Luna in cui tutte le stelle nascevano, a cui tutte le sailor erano destinate a tornare, che era stato necessario far esplodere affinché tutto tornasse come prima. Ed era stata la cosa più difficile della sua intera esistenza: lei, che la vita era solita portarla, si era dovuta arrogare il diritto di toglierla alle sue amiche più care e al suo amore, privati del loro star seed e resi dei burattini nelle mani di una donna che non aveva esitato a macchiare irreparabilmente la sua anima per avere potere, solo per averne sempre di più. Si era persino arrogata il diritto di farsi BACIARE dal suo Mamo-chan e di chiedergli di ucciderla per lei… gli occhi a quel ricordo le si riempirono di lacrime: il suo amato Mamo-chan si era scagliato conto di lei, in preda ad un raptus omicida e dopo di lui, anche le altre si erano palesate, attaccandola con i loro poteri soliti a cui era stata aggiunta la forza di Chaos e Galaxia. Non credeva di sbagliare ritenendo che in quel momento la sua nemica avesse goduto in maniera incommensurabile… ma per fortuna non tutto sembrava perduto: Galaxia aveva commesso l’errore di adagiarsi sugli allori, certa della sua vittoria; quello era stato il suo sbaglio peggiore, dal quale lei aveva potuto trarre un insperato vantaggio e due importanti lezioni che le sarebbero state utili per il futuro: “Non cantare mai vittoria troppo presto” e “Non interrompere mai un tuo nemico quando sta facendo un errore.”, ma soprattutto, aveva avuto nuovamente la conferma che la fiducia, l’affetto e l’unione potevano portare a risultati inattesi e che “l’unione faceva la forza”. Se Chibiusa, la sua piccola, adorata peste non fosse giunta per aiutarla, forse non ne sarebbe uscita, forse si sarebbe lasciata andare senza trovare il coraggio di fare il suo dovere: era così lontana anche dalla sua cara Luna, non riusciva nemmeno ad intravederla, non poteva beneficare dei suoi influssi e del senso di calma che le aveva sempre trasmesso. E alla fine, con le lacrime agli occhi, li aveva uccisi tutti, dal primo all’ultimo, nella speranza che fosse soltanto un brutto sogno e che potesse alla fine risolvere ogni cosa come già era avvenuto. Così era stato, per fortuna, una volta che Sailor Cosmos le si era rivelata e dopo che si era gettata alla fine, nel Cauldron, distruggendolo: gli star seed avevano riacquistato forma umana e le sue compagne erano tornate nuovamente al suo fianco, a vivere la loro vita sulla Terra.
E lei sapeva che non era ancora del tutto finita, sapeva che Kaos e il Cauldron si sarebbero riformati, ma non aveva più paura ormai,  non se poteva affrontarli con l’aiuto del suo amato Mamo-chan e delle loro care compagne. Ma non si era posta il problema immediatamente: la battaglia era finita, le tenebre scacciate e finalmente tutte avevano avuto la possibilità di tornare alla loro vita: le Starlights avevano fatto ritorno su Kimmoku assieme alla loro Princess, Haruka e Michiru avevano potuto realizzare i propri sogni girando il continente per le gare di Formula Indy a cui la senshi dei venti partecipava e per permettere a Michiru di conoscere artisti apprezzati dai quali avrebbe potuto soltanto imparare. Setsuna ed Hotaru, invece, erano rimaste a Tokyo, come lei e le ragazze: la guardiana del Time Gate continuava il suo lavoro come infermiera presso la Juuban Elementar School mentre Hotaru, così come anche lei e le Guardian Senshi aveva ripreso il suo corso di studi. Tutte loro erano riuscite a diplomarsi tre anni dopo e tutte avevano continuato con l’università, tranne lei:  non aveva una preparazione sufficiente per nessuna università e non aveva intenzione di sorbirsi ore ed ore di scuole preparatorie per qualcosa che, forse, non le sarebbe neanche servito.
Un’altra lunga giornata di lavoro era trascorsa: anche quel giorno era stato davvero massacrante,ma ne ero assolutamente felice. Quell’esperienza mi sarebbe stata utile nella nuova vita che avrei intrapreso di lì a pochi anni: mi avrebbe aiutato ad essere una regina equilibrata, giusta e saggia, insegnandomi a mettere da parte la mia goffaggine e la mia impulsività in favore di un carattere più moderato, tranquillo e pacato. Per questo dopo averci riflettuto e averne parlato anche con Mamo-chan e Luna, avevo chiesto a Rei di prendermi al tempio Hikawa come sua aiutante. All’inizio, lei aveva storto il naso, non convinta che avrei retto, ma quando le avevo spiegato le mie ragioni si era convinta a darmi una mano e pochi giorni dopo la fine della scuola mi trovavo al tempio Hikawa con indosso un Chihaya pronta ad iniziare il mio addestramento e fino al quel momento nessuna di noi due era rimasta delusa. Certo, all’inizio era stato tutt’altro che facile:abituarsi alla routine di un tempio non era così semplice e quando Rei decise di insegnarmi a meditare fu anche peggio, non riuscivo a stare ferma, a  concentrarmi, a mandare a memoria i kujikiri e avevo poca pazienza, cosa che mi rendeva incapace di restare seduta immobile per più di cinque minuti. Non parliamo poi dei clienti che venivano ad acquistare talismani: troppe volte avevo scambiato il talismano per l’amore con quello per la fortuna e quello per lo studio con quello per la salute. ma piano piano, con il tempo, avevo iniziato a  memorizzare le cose principali e dopo tre anni non ero più così imbranata come all’ inizio.
Tre anni dopo, la sua situazione si era stabilizzata: non era più imbranata come i primi tempi, aveva memorizzato più o meno bene i nove tagli –più o meno, appunto: a volte scambiava ancora le iniziali dei primi due- ed aveva accumulato maggior pazienza coi clienti. Era migliorata anche nella meditazione: ora riusciva a restare ad occhi chiusi concentrata davanti al fuoco per quasi un’ora senza addormentarsi. Da canto suo,  anche Mamoru aveva fatto notevoli passi avanti e poteva considerare terminata la  prima parte dell’università. Forse proprio per quello, Mamo-chan aveva deciso di invitarla a cena per festeggiare. Era stata una serata meravigliosa, le aveva cambiato la vita ed il suo ricordo era nitido nella sua mente.
 Quel giorno uscivo dal tempio dopo aver meditato a lungo, felice perché andava sempre meglio soprattutto perché quella sera, il mio Mamo-chan mi aveva invitata a cena fuori, soltanto noi due. Me ne andai dal tempio esaltata, incurante dei cenni di dissenso di Rei che, ne ero certa, stava borbottando tra sé che per quanto potessi meditare non sarei mai cambiata del tutto. Sorrisi, non mi importava: tutto stava andando benissimo e quel giorno avrei passato addirittura la serata con Mamo-chan,cosa che non accadeva da tempo… non poteva esistere una serata più perfetta di quella. Rimasi a casa giusto il tempo di cambiarmi e sostituire al kimono una maglia rosa a girocollo e una gonna bianca che mi arrivava poco sopra il ginocchio. Sfasciai la lunga treccia, che portavo sempre per comodità quando andavo al tempio, per rifare i miei soliti odango, che Mamo-chan amava tanto: in poco tempo ero pronta, così,afferrata la borsa e le chiavi di casa, scesi le scale pronta ad uscire, o almeno,questa era la mia intenzione… ma neanche quella sera i Kami mi erano favorevoli: mia madre mi placcò poco prima che raggiungessi la porta, investendomi con una sfilza di domande e approfittandone per farsi aiutare a piegare una montagna di indumenti appena ritirati dallo stendibiancheria. A nulla valsero i miei tentativi di convincerla a farsi aiutare da Shingo o di farle capire che assolutamente NON POTEVO fermarmi, che Mamo-chan mi stava aspettando, che avevamo un appuntamento, che…. Stavo per mettermi a piangere, ma finalmente mia madre capì e ,dopo avermi lasciato spiegare, mi diede il permesso di andare. E corsi, corsi come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, corsi veloce verso la casa di Mamo-chan, dove lui mi stava aspettando da più di mezz’ora. Raggiunsi il suo appartamento col fiatone, la gonna stropicciata e la maglia storta… e non volevo sapere come si erano sfilacciati i miei odango. Decisi di non pensare e suonai: un istante dopo la porta si aprì rivelando il volto del mio splendido principe in un elegantissimo smoking che mi fece sentire alquanto fuori posto.  Abbassai lo sguardo, fissandomi le punte delle scarpe imbarazzata, ma non ebbi il tempo di dire o fare altro, perché lui, dopo avermi regalato un sorriso meraviglioso, mi sollevò il viso prendendolo tra due dita e posando le sua labbra sulle mie in cerca di quel bacio che da troppo tempo non ci scambiavamo. Non esitai, ricambiandolo con la stessa intensità e in quel momento ci fummo soltanto noi:le sue braccia intorno alla mia vita che mi tiravano verso di lui facendo aderire il mio seno contro il suo petto, le mie braccia intorno al suo collo e le mani impegnate ad accarezzargli i capelli, scompigliandoglieli e permettendomi di bearmi della loro morbidezza. Quell’istante sembrò durare un’eternità, finché  lui non si staccò dalle mie labbra, toccandomi la punta del naso con un dito.
“Mi sei mancata,mia dolcissima princess, aishiteru” mormorò, ad un soffio dalle mie labbra. Gli regalai un sorriso, stringendolo ancora un po’, dopodiché, lui sfuggì alla mia presa e, prendendomi per mano mi condusse verso la sala da pranzo, dove la tavola era già apparecchiata. Se ripenso a tutte le squisitezze che aveva preparato mi viene ancora la bava alla bocca: omu raisu, katsudon e sashimi, una prelibatezza dietro l’altra.
Fu una serata da sogno: ritrovammo finalmente un po’ di tranquillità e la nostra complicità, ci sentivamo felicissimi e, terminata la cena, Mamo-chan mi propose un giro in spiaggia per ammirare l’oceano illuminato dalla luce della luna. Ero raggiante, esultai e mi aggrappai saldamente al suo braccio per tutto il tragitto fino alla macchina e poi per tutta la passeggiata in riva al mare. Era tutto così meraviglioso e io mi sentivo la ragazza più fortunata dell’universo in quel momento: avevo al mio fianco un ragazzo che adoravo e che mi ricambiava incondizionatamente, ero finalmente diventata grande anche legalmente da un anno e tutti i problemi erano finiti. Non desideravo altro se non restare in quel luogo per sempre  fermando il tempo solo per noi. E proprio mentre facevo quei pensieri, la luna sembrò quasi sorgere dall’acqua, illuminando l’immensa distesa dell’oceano e facendo risplendere una scogliera poco distante di riflessi argentati: sgranai gli occhi, era uno spettacolo magico… ed era tutto per noi. Non potei fare a meno di stringermi ancora di più a Mamo-chan che mi sorrise e, senza dire una parola, prese le sembianze di Tuxedo Kamen. Mi chiesi cosa volesse fare per un breve istante, sufficiente a lui per far passare un braccio intorno alla mia vita e sollevarmi: pochi istanti dopo eravamo sopra  alla scogliera, con le onde che si infrangevano sotto di noi e la luce della Luna che rischiarava i nostri volti. Il suo sguardo era così intenso e il momento così romantico… sembrava un sogno e per un istante –per uno solo, giuro- fui tentata di darmi un pizzico per avere la certezza di non stare dormendo,ma riuscii a trattenermi. Non poteva essere un sogno, lui era così reale… ma dovetti interromperei miei pensieri quando lo vidi sorridermi e stringere una delle mie mani tra le sue. Avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa ma il fiato mi si era fermato in gola e potei solo guardarlo negli occhi mentre lui iniziava il discorso che avrebbe cambiato la vita di entrambi:
“Usako sono passati sette anni,  ormai, dal primo giorno che ci siamo incontrati a causa del compito in classe che mi hai tirato in testa. Mi mostrai scocciato, ma era soltanto una corazza per non farti capire che in realtà mi avevi colpito fin da subito.. e da quel giorno, nessuno dei due ha più potuto fare a meno dell’altro. Tu hai completato la mia vita, le hai dato quel qualcosa in più che la morte dei miei genitori le aveva tolto, mi hai insegnato cosa vuol dire amare ed essere amato,mi hai fatto scoprire quell’amore incondizionato in cui non avevo mai creduto. Ho vissuto un lunghissimo sogno con te e non voglio più rischiare che qualcuno lo interrompa”  Si interruppe appena qualche istante, il tempo di inginocchiarsi di fronte a me, mentre io non riuscivo a spiccicare una parola e lo osservavo colpita. Prese la mia mano sinistra tra le sue e pochi secondi dopo potei sentire qualcosa di freddo all’anulare. Non resistetti e chinai il capo, osservando quel cerchietto lucido in cui il mio dito era imprigionato: oh, Mamo-chan mi aveva già regalato un anello poco prima che Galaxia gli rubasse lo starseed, ma… ma quello era tutt’altra cosa! Era veramente un gioiello meraviglioso:semplice, ma assolutamente perfetto: in oro bianco con una piccola pietra a forma di cuore sopra. Aveva sicuramente un significato diverso, ne ero certa.  Le mie sensazioni trovarono conferma due istanti dopo, quando, guardandomi come fossi l’essere più splendido sulla faccia della Terra, mi fece quella domanda così ovvia, dopo sette anni, ma anche così dolce e romantica
“Diventa mia moglie, Usako. Sposami, e rendimi l’uomo più felice dell’universo” proprio in quel momento, un raggio argenteo illuminò entrambi, rendendo il momento ancor più magico di quanto già non fosse. Sentii le lacrime inumidirmi gli occhi e prepararsi a sgorgare: avevo fin troppo la lacrima facile, ma dovevo resistere, almeno finché non avessi risposto. Conscia che Mamo-chan aspettava solo quello, e che pensarci era del tutto superfluo, gli sorrisi e mi inginocchiai a mia volta, gettandogli le braccia al collo
“Sì! Sìsìsìsìsìsìsìsì e mille volte sì! Ti sposo Mamo-chan, non vedo l’ora di diventare tua moglie!”
Improvvisamente, due nuove presenze la distrassero da quei ricordi: le bastò voltarsi per incontrare gli occhi di suo marito e i capelli chiarissimi di sua figlia che le aveva poggiato la testa in grembo e le cingeva la vita con le mani. La piccola Usagi, la sua adorata Chibiusa… una mano iniziò ad accarezzarle piano la testa, mentre la sua mente volava alla sera della sua nascita il giorno del suo ventiduesimo compleanno, in una notte di luna calante.
Io e Mamoru ci eravamo sposati da un anno ormai e da nove mesi ero in attesa della nostra bambina: non avrei potuto chiedere di più, dalla vita. Tra l’altro, quel giorno era anche il mio compleanno e dato che Mamoru doveva lavorare ed io non potevo permettermi grandi sforzi avevo invitato le ragazze per passare un po’ di tempo insieme e non restare da sola. Tutte accolsero il mio invito più che volentieri, Makoto arrivò con una grandissima torta panna e fragola che fece venire a tutte l’acquolina. Ognuna di loro aveva un regalo, sul volto di tutte era palese la gioia per quella rimpatriata ed io mi sentivo al settimo cielo. Non ricordo con esattezza cosa accadde nel corso della giornata, so per certo che ci divertimmo come non mai  e che, verso sera, tutte si allontanarono per far ritorno alle loro case e io rimasi sola con Mamo-chan. Quella sera era particolarmente fresco e si respirava una strana atmosfera: miracolosamente, la pioggia aveva deciso di darci un po’ di  tregua, o almeno così sembrava. Era una cosa rarissima in quel periodo del mese* e io e Mamo-chan decidemmo di fare un giro –breve, giusto per prendere un po’d’aria- nei dintorni. Si respirava un’aria frizzante davvero piacevole e avevo intenzione di godermela fino all’ultimo. Sarei rimasta lì per molto e molto tempo ancora a godere dei pallidi raggi della luna, giunta al suo ultimo quarto, ma Chibiusa aveva iniziato a protestare e anche il peso della pancia si stava facendo sentire. Era il momento di tornare e facemmo giusto in tempo a varcare la soglia quando la mia bambina decise che si era stancata di stare al caldo, che voleva conoscere i suoi genitori. I miei ricordi di quegli istanti sono molto confusi, so soltanto che per tutto il tempo avvertii un dolore lancinante e sono quasi certa di aver urlato con tutte le mie forze e di aver artigliato il braccio di Mamo-chan con la presa più salda di cui ero capace. Poi…. Poi so soltanto che mi ritrovai con Mamo-chan che mi accarezzava i capelli, dicendomi che ero stata bravissima e una bambina che, poco distante da me, emetteva un grido che in quel momento mi sembrò il più bello del mondo: mia figlia era nata era identica a me… e Mamo-chan non ebbe dubbi:
“Il suo nome sarà Usagi, come la sua splendida mamma”
“Mamma? Mamma? Uffa” sbuffò la piccola osservando imbronciata la regina. Serenity abbassò lo sguardo, regalandole un’espressione dolcissima:aveva sempre adorato la sua bambina e anche se averla aveva significato assumersi notevoli responsabilità, non ultima quella di un intero regno,costituitosi a seguito di una improvvisa glaciazione pochi giorni dopo il lieto evento, non avrebbe cambiato ciò che le era successo per nulla al mondo: amava essere la moglie di Mamoru e la madre di Chibiusa e, dopo tutti quegli anni, si era anche abituata ad essere Serenity, la regina amata da tutti. Si chinò verso sua figlia, sorridendole:
“Cosa c’è tesoro?” Chibiusa mise un piccolo broncio, poi allungò le braccia per farsi sollevare. Mentre silenziosamente accoglieva la sua richiesta, si rese conto che era già molto tardi: sua figlia avrebbe dovuto essere a letto già da un pezzo.
“D’accordo piccola, stasera ti mettono a letto mamma e papà, sei contenta?” La principessina annuì vigorosamente con un grandissimo sorriso, quindi i tre si avviarono verso le sue stanze. Endymion scostò le coperte, mentre Serenity adagiava la figlia sopra il materasso e la copriva, posandole poi un bacio sulla fronte, imitata subito dopo dal marito.
“Buonanotte angelo mio: che la nostra amata luna vegli sempre sui tuoi sogni” Chibiusa sorrise chiudendo gli occhi e lasciandosi andare tra le confortevoli braccia del dio del sonno. Serenity ed Endymion lasciarono la stanza in punta di piedi, deviando in direzione di un ampio balcone con la ringhiera in cristallo argentato da cui si aveva una magnifica vista dell’intero regno. Come ormai era consuetudine, quella sera, lasciò che i ricordi tornassero ai primi tempi in cui era divenuta regina: le cose non erano state semplici all’inizio, aveva commesso molti errori, nonostante si fosse impegnata e anche a distanza di secoli non aveva ancora raggiunto quella perfezione che veniva decantata in molte sovrane. Ma avrebbe fatto del suo meglio, avrebbe messo tutte le sue forze nel tentativo di essere una persona sempre migliore e sapeva che il suo amato Mamoru le sarebbe stato vicino e l’avrebbe appoggiata nel raggiungere quell’obiettivo ed era certa che, con la buona volontà un giorno, avrebbe raggiunto il suo scopo. Persa in quelle riflessioni si dimenticò totalmente del gradino salito pochi minuti prima e sarebbe rovinosamente caduta in avanti se Endymion non l’avesse sostenuta. E  mentre sorrideva a suo marito scambiando con lui l’ennesimo dolcissimo bacio di una lunga serie, non poté fare a meno di sorridere: forse ci avrebbe messo più tempo del previsto.



Note

Tre anni dopo si erano diplomate:in Giappone, le superiori si finiscono un anno prima che da noi, a 18 anni
Chihaya: tradizionale costume indossato dalle sacerdotesse giapponesi, dette miko
Odango: tipica acconciatura giapponese che si realizza solitamente dividendo i capelli in due parti e legandoli in modo che una parte di entrambe le ciocche vada a formare una polpetta. È anche un cibo, una polpetta, appunto.
Aishiteru: ti amo
Omu raisu(オム・ライス): una delle varianti degli onigri, involtini a base di riso e alghe crude, solitamente di forma triangolare. Possono essere di solo riso oppure ripeni di pesce o carne. Questa variante in particolare è fatta con riso al pomodoro e arrotolato intorno ad una frittatina
Katsudon (カツ丼): con cotoletta fritta di maiale (chiamata Tonkatsu) , cipolla e uova versato sul riso
Sashimi (刺身)Pesce crudo tagliato con un metodo codificato molto particolare. Per analogia, nella cucina occidentale si direbbe filettato. Servito con salsa di soia e rapa daikon tagliata a filamenti. Uno dei più pregiati è di tonno (Maguro), di cui, a seconda della parte del pesce, si possono scegliere generalmente tre tagli: Otoro, Chutoro o Akame; i giapponesi considerano più pregiata la parte più grassa (Otoro, ventresca).
Era una cosa rarissima in quel periodo del mese:in Giappone, solitamente, dall’inizio di giugno ha principio la stagione delle piogge che dura circa un mese (quindi fino al 30 giugno, almeno) ma che spesso si protrae anche fino a metà luglio    
Silver Millenniun: il regno della Luna in cui viveva la principessa Serenity prima di morire e reincarnarsi nel XX secolo. Nasce da prima che la stessa Terra esista
Golden Kingdom: regno della Terra antecedente al XX secolo,  sviluppatosi molto dopo il Silver Millennium.L’erede al trono era il prince Endymion, un mortale che finì per innamorarsi di Serenity, la principessa della Luna.Il loro amore, proibito dagli dei e invidiato dai comuni mortali, portò alla fine dei due antichi regni e alla loro morte e reincarnazione nel XX secolo.
Crystal Tokyo: capitale del Regno della Terra, sorta nel XXI secolo, in seguito all’incoronazione dei sovrani e alla nascita dell’erede al trono.
   
 
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