Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: ShinyDarkF    08/11/2011    1 recensioni
Robert era un ragazzo come un altro.
Ogni giorno girava per la scuola con il suo gruppo, picchiando altri ragazzi.
Jenny era una considerata la sfigata della scuola.
Tutti la chiamavano strana e per questo era la vittima preferita di Robert.
Ogni giorno era sempre la stessa storia, ma ad Halloween tutto può cambiare.
E gli incubi possono trasformarsi in realtà.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Robert era un ragazzo come un altro.
Era il tipico liceale, bello, alto e muscoloso, il ragazzo che tutte vorrebbero avere.
Non andava molto bene a scuola ma questo non importava, in compenso era nella squadra di football.
Era il classico tipo tutto muscoli e niente cervello ma non gli importava perché per lui la popolarità era tutto.
Ogni giorno girava con il suo gruppo, naturalmente composto uniformemente da ragazzi popolari come lui.
Li chiamava amici ma sapeva che alla prima occasione lo avrebbero tradito e abbandonato come se niente fosse.
Un giorno come un altro lui e il suo gruppetto camminavano per i corridoi di scuola, ignorando di dovere frequentare delle lezioni.
Il loro sport preferito: picchiare i secchioni.
Era qualcosa di moralmente sbagliato ma che li faceva sentire potenti.
Tutti si sarebbero inchinati davanti a loro.
Tutti avrebbero parlato di loro.
Ed era questo che Robert voleva.
Peccato che quel giorno, in quel preciso momento, passasse proprio lei.

Jenny era considerata la sfigata della scuola.
Era una patita dell’horror e andava in giro sempre vestita di nero e con un trucco scuro intorno agli occhi.
Non parlava molto perché era timida, ma questo non tutti lo sapevano, e quindi non aveva molti amici, anzi quasi nessuno.
Quel giorno indossava una gonna di pizzo nera e delle calze a righe viola e nere, abbinate ad una maglia con un teschio e a stivali rigorosamente neri.
Molti la definivano strana a causa del suo stile ma a lei piaceva, lo trovava un buon modo di esprimersi visto che non ci riusciva con le parole.
Quel giorno, il 31 ottobre, era vestita in modo ancora più strambo del solito e anche il suo umore era nero perché non era possibile che il giorno di Halloween si dovesse andare a scuola.
Lei ci teneva alla scuola, non che fosse un genio, ma semplicemente le piaceva studiare e questo contribuiva a diminuire la sua popolarità.
Era terribilmente in ritardo per la lezione perciò correva per i corridoi come un’ossessa senza pensare di incontrare il suo peggiore incubo.
Robert e il suo gruppetto la squadrarono dalla testa ai piedi per poi venirle incontro.
“Ecco questo proprio non ci voleva” pensò la ragazza, cercando di cambiare strada.
Tutto sforzo inutile dato che ormai erano già su di lei, per schernirla e picchiarla proprio come facevano tutti i giorni.
Ormai non faceva più caso ai lividi che contrastavano il pallido della sua pelle.
Chiuse gli occhi sperando di non sentire troppo dolore.
«Che fate qui? In classe»
La voce di un professore.
Ecco, miracolosamente e chissà per quale motivo per quel giorno era stata salvata.
Per quell’ora almeno.

«Che cosa facciamo stasera?»
Un ragazzo, John, parlò, riferito naturalmente alla serata di Halloween.
«Ci sarà una festa in maschera, perché non ci andiamo? Ci andranno tutte le persone più popolari del liceo e anche qualche universitario.
Ci potremmo anche ubriacare» disse Mike, un ragazzo con la barba e con vestiti molto larghi.
Sembrava quasi un adulto e non un semplice liceale.
Il gruppo esultò entusiasta, gridando, facendo finta di non notare le occhiatacce dei professori davanti la scuola.
John ne guardò uno in faccia e ricambiò il suo sguardo accusatorio con un ghigno e un gestaccio.
L’uomo se ne andò alzando le spalle, sapendo che con quei soggetti era meglio non avere nulla a che farci, tanto ogni parola era vana.
«Rob tu che ne dici?» esclamò Mike e improvvisamente le risate e gli schiamazzi finirono.
Robert era stato zitto fino a quel momento, come se fosse estraneo a tutto ciò.
«Fate quello che volete» affermò infine con una certa apatia, fumando una sigaretta non tanto per il gusto del fumo ma più per moda.
Era ormai tardo pomeriggio ed erano tornati a casa solo per poche ore, per avere un pasto veloce e poi uscire di nuovo a cercare baldoria.
Dovevano decidere cosa fare quella sera.
Alla fine optarono per una festa, più un ballo in discoteca che una festa vera e propria e si avviarono quando Robert si fermò sghignazzando.
Non era possibile.
Jenny era là e a quanto pare camminava per strada, chissà forse stava andando ad una festa o a fare dolcetto o scherzetto proprio come i bambini.
Come previsto, era mascherata e portava un alto capello a punta da strega.
La sua testa era bassa, forse per non far vedere l’elaborato trucco.
I suoi occhi erano contornati di nero e c’erano anche dei disegni, simili a lacrime o a schizzi, fatti con la matita ovviamente.
Le sue labbra erano anche esse nere.
Camminava a testa bassa, credendo che la strada fosse libera.
Mai a pensare di scontrarsi proprio con il gruppetto dei più temuti della scuola.
I suoi passi erano veloci fino a quando non sentì davanti un corpo caldo.
«Oh scusa» disse alzando lo sguardo ma quando vide Robert che sghignazzava davanti a lei cercò di scappare di corsa.
«Dove vai dolcezza?» esclamò John in mezzo ad altri ragazzi, muscolosi proprio come lui.
Anche quella sera si sarebbe trasformata in un inferno e pensare che quello era proprio il suo giorno preferito.
«Lasciatemi andare»
Un ragazzo le mise una mano in faccia e le rovinò il trucco.
«Per andare dove conciata così?»
Tutto il gruppo rise di cuore.
Tutti tranne Robert.
«No ragazzi lasciamola perdere questa sera, non vorremmo rovinarci la festa. Ti lasceremo andare se tu prima fai una cosa per noi.»
Il silenzio calò tra il gruppo.
«Devi entrare in quella casa» e indicò una casa alla sua destra.
La famosa casa stregata, naturalmente non lo era per davvero ma si diceva che molte persone fossero morte là dentro e da allora la casa era completamente inabitata.
Le mura erano diroccate e cadevano a pezzi non era raro che i fulmini colpissero le nere tegole.
Jenny, tuttavia, non aveva paura.
Eh no, quello era il suo regno, l’horror, anche se doveva ammetterlo, amava leggere libri e film ma non era molto coraggiosa.
Ma quella volta non aveva scelta.
Almeno era meglio fare un minuscolo sacrificio che essere pestata a sangue da quei tipi.
Dopo sarebbe stata libera.
Si diresse verso la porta ignorando il cancello scricchiolante e bussò.
Quella casa non aveva neanche un campanello ma un pesante cerchio di marmo.
La porta si aprì da sola senza che nessuno ci fosse dietro e un vento freddo spinse di lato i capelli della ragazza.
Jenny entrò, quasi non pensando, seguita dai ragazzi.
«Ecco qua, fatto,ora… »
Non fece neanche in tempo a finire la frase che la porta si richiuse e, nonostante gli sforzi dei forti ragazzi, non aveva intenzione di riaprirsi.
Il vento gelido tornò a scuotere il gruppo, passando sotto i vestiti, scostando capelli.
Un innocente scherzo stava per trasformarsi in un incubo.
Una donna urlò, ma non era stata Jenny, eppure erano sicuri che quella casa fosse inabitata ormai da anni.
John, con il suo solito fare spavaldo, non aveva intenzione di farsi prendere dal panico o di scappare via come un bambino spaventato ma si portò in fondo alla stanza, nell’unico posto non illuminato, sotto gli occhi turbati degli altri.
«Visto, non c’è nulla di cui…»
Non fece in tempo a finire la frase che due mani apparsero dal nulla e lo trascinarono verso il fondo della stanza.
Nonostante l’ingresso non fosse poi così grande, in pochi minuti John era sparito e di lui non rimaneva neanche l’ombra.
Passarono interi minuti prima che Robert, che sembrava imperturbabile, realizzò che il suo amico era passato attraverso il muro.
Non era possibile, però.
John riapparve improvvisamente dall’oscurità.
Camminava in maniera strana, sembrava trascinarsi, ogni tanto si appoggiava al muro come se fosse stanco.
Alla fine si buttò a terra e cominciò a camminare usando anche le mani.
Nel buio però tutto quello che si vedeva era una figura che camminava, sembrava un ragazzo e assomigliava proprio a John.
Tuttavia non era John.
Non appena, molto lentamente, la figura uscì dall’ombra, tutti impallidirono.
Era davvero il ragazzo che tutti conoscevano, o almeno quello era il suo aspetto.
Ma il suo viso era bianco come quello di un cadavere e pieno di sangue, la sua bocca scomposta e spaventata e gli occhi…quelli non c’erano più.
Emise un urlo spaventoso e subito dopo sghignazzò.
Quella cosa non era più il loro compagno di scuola.
I ragazzi si mossero, fuggendo verso tutte le direzioni, tranne Jenny.
La ragazza non aveva neanche un briciolo di paura, dopotutto sapeva già come sarebbe andata a finire.
E infatti i ragazzi non riuscirono a fare molti passi perché l’oscurità comparse da ogni angolo, portando con sé figure minacciose.
Il gruppo di ragazzi venne inghiottito dall’ombra, per poi ricomparire.
O almeno i loro corpi ricomparirono, sfigurati.
Robert si buttò in un angolo, non aveva mai provato una simile emozione, aveva sempre pensato a far del male agli altri.
Nessuno poteva fargli del male, nessuno poteva maltrattarlo, o almeno era questo che pensava prima di quello spiacevole episodio.
«Così è peggio» sibilò Jenny, che invece appariva dura come il ghiaccio.
«La colpa è tua, sei tu quella strana, cosa hai fatto?» gridò Robert scandendo ogni singola parola.
Il buio si diffondeva sempre di più nella stanza ma intorno alla ragazza c’era un cerchio di luce che non permetteva a niente di passare.
«Si alimentano con la paura, non averne e se ne andranno» sussurrò calma la ragazza.
«Come si fa a non aver paura? Guarda cosa sta succedendo, che posto è mai questo?»
«Questo è l’altro lato, uno dei numerosi portali almeno. Nasce quando in un posto c’è troppa paura, allora loro vengono. E il 31 dicembre i legami che dovrebbero tenerli lontani da noi si fanno più deboli.»
«Mandali via»
Robert ormai era sconvolto.
«Io non posso, non sono io che li chiamo, se la paura scompare, anche loro scompaiono»
«Se tu non c’entri niente, come fai a sapere tutte queste cose?»
«A volte essere una fan dell’horror ha i suoi vantaggi»
Jenny non era contenta di quello che stava succedendo e di certo non si immaginava che i film e i libri che lei tanto amava potessero diventare realtà ma tanto lei era pronta, preparata, sapeva come comportarsi.
La paura che tanto l’aveva fatta soffrire a scuola era scomparsa e perciò niente poteva toccarla.
La sua più grande paura non erano fantasmi, alieni e altre cose del genere, ma Robert e il suo gruppo.
E ora la sua più grande paura era stata sconfitta.
Non c’era niente che potesse più turbarla.
Aveva avuto la sua rivincita, anche se non nel modo che desiderava.
«Come posso fare allora? Aiutami» ricominciò Robert, tra pianti e singhiozzi, quando ormai le ombre erano a pochi centimetri da lui.
«Libera la mente, allontana la paura, e vincerai»
Robert non sapeva cosa fare, non era possibile che una situazione del genere fosse reale e che le parole di quella schizzata fossero vere ma tutto quello che vedeva era una densa ombra piena di strani individui.
E uno di loro era così vicino, pochi secondi e gli avrebbe afferrato il piede, portandolo dall’altra parte, riducendolo in quello stato, uccidendolo.
La faccia bianca e senza forma del mostro appariva sempre più orribile mano mano che si avvicinava.
Il cuore del ragazzo si riempì di oscurità, ogni luce, ogni speranza era persa.
Ma lui non voleva fare quella fine, era costretto a credere alla sua tanto odiata rivale, pur di salvarsi.
«Io non ho paura» urlò con la voce più alta che avesse e per un attimo sentì di nuovo dentro di sé un briciolo di speranza, flebile ma abbastanza forte.
L’ombra intorno a sé si ridusse fino a scomparire.
Si alzò, piangendo, ma questa volta erano lacrime di gioia perché aveva vinto, aveva aperto la sua mente così chiusa a cose, emozioni, che prima non aveva mai considerato.
Aveva accettato la speranza, la fiducia e si era sentito forte, molto più forte di prima.
Alla fine quello che aveva capito era che la forza della mente e del cuore erano molto più importanti della forza dei muscoli.
Una frase fatta, o almeno così gli era sembrata, ma che invece era così vera e attuale.
Abbracciò la ragazza, felice, e decise finalmente di andare via.
Ma, arrivati alla porta, questa non si aprì.
Un insolito e insensato terrore invase Jenny e Robert e, anche se si trattava di un solo secondo, fu sufficiente per far ritornare l’oscurità, che questa volta fu più rapida e li cinse, non lasciando più niente di loro.
Niente di umano.

«Facciamo qualche altra casa e ce ne andiamo»
Così disse un bambino, proprio il giorno di Halloween.
Stavano facendo “dolcetto o scherzetto” e avevano collezionato tanti dolci. Altre due case e se ne sarebbero andati, o almeno così era deciso.
Erano passati sette anni da quando Jenny, Robert, John, Mike e tutti gli altri erano spariti misteriosamente, e piano piano la città aveva perso la speranza di ritrovarli.
«Perché non entriamo là dentro?» disse un altro bambino vedendo quella sinistra casa sulla collina.
«No, tanto nessuno abita là» esclamò ancora un altro.
«E allora se nessuno ci apre ce ne andremo»
Così disse e gli altri cercarono di fermarlo ma lui ormai era già corso verso la porta.
Gli altri lo seguirono.
La porta si aprì da sola e il gruppo entrò.
Un sottile vento sconvolse i loro capelli, come se volesse avvertirli.
Quel vento sembrava solo un soffio, nessuno poteva immaginare che dietro il gruppo ci fossero dei ragazzi, tutte persone che prima avevano commesso lo stesso errore.
Cercavano di dare un avvertimento, ma nessuno li sentiva.
I ragazzini entrarono.
La porta si richiuse alle loro spalle e le luci sparirono.
Nell’ombra comparsero Jenny e Robert.
Non erano soli.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: ShinyDarkF