Una
corsa contro il
tempo. Era questo il problema della donna, che correva
nell’oscurità. Coperta
solo da un mantello, superava la grande foresta che le faceva
raggiungere la
sua meta prestabilita: Camelot. Un tempo una città ingiusta
e cupa, ma con la
venuta del nuovo re, le cose stavano per cambiare e questo la donna lo
sapeva,
l’aveva visto. E per questo motivo stava tornando in quel
luogo, che per tanto
tempo aveva chiamato casa, però non era sua intenzione
restare lì. Camelot era
il suo passato e mai sarebbe stato il suo futuro, ma non per questo non
avrebbe
lasciato una parte di se in quella città. La parte che le
avrebbe ricordato che
in lei, tempo fa, esisté una parte buona. E per tenerla al
sicuro dalla sua
parte cattiva, la stava allontanando da se, nonostante sapesse che non
sarebbe
stato per nulla facile.
Dopo
poco tempo
arrivò alle porte di Camelot e si stupì nel
costatare che la città non fosse
cambiata, da quando era andata via. Si addentrò nella
città e rallentò il
passo. Camelot, vista di notte, incuteva un po’ di timore, lo
aveva sempre
pensato, ma era ugualmente bella. Sospirò, maledicendosi
poiché stava cercando
scuse per rallentare i tempi, e imprecò contro se stessa
quando si accorse che
aveva imboccato il percorso più lungo per raggiungere il
luogo, in cui avrebbe
lasciato quella parte di se.
Non
si rese conto di
quanto passò in fretta il tempo, ritrovandosi dinanzi alla
casa di un suo
vecchio amico. Sospirò, scostando un lembo del mantello
dalle sue braccia, che
servivano per sostenere un piccolo fagottino, teneramente addormentato.
<< E’ per il tuo bene >>,
sussurrò la donna, con una voce priva di
emozioni, << lo sai, vero? >>.
Con
gli occhi fece
diventare quel poco fieno, che trovò lì intorno,
una cesta di vimini, dove
depose il neonato. Si chinò sulla cesta e depose un bacio
sulla fronte del
piccolo, pronunciando una formula incomprensibile. <<
Loro avranno cura
di te >>, gli promise, alzandosi e riacquistando un
po’ di contegno.
<< E’ una promessa >>. Poi si
girò e andò via senza guardarsi
indietro.
Giunse nuovamente alle porte
di Camelot e lì
fu indecisa se tornare a riprendere quel piccolo essere, che aveva
appena abbandonato.
Senza che lei se lo aspettasse, alle sue orecchie giunse un pianto.
Sobbalzò e
si voltò verso la fonte. Era normale, che nel silenzio
più assoluto, quel suono
tanto prorompente giungesse fin lì.
Guardò
nella
direzione in cui si era diretta e scosse la testa. Si girò
per l’ultima volta e
dichiarò in tono solenne: << addio figlia mia,
forse ci rivedremo in un’altra
vita, magari migliore >>, fece una pausa, per ascoltare
quel pianto, che
mai più avrebbe risentito, << il re
sarà generoso con te >>,
terminò, e poi si dissolse
nell’oscurità, come se non fosse mai stata
là.
Nessuno
poté saperlo,
ma il pianto di quella creatura sanciva l’inizio di una nuova
era a Camelot,
che avrebbe segnato il destino di tutti per sempre.
Disclaimer:
I
personaggi citati in questo racconto non sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi
è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
Salve,
ho appena
iniziato una storia, nonostante io sia arrivata da pochissimo e abbia
un’altra
storia da continuare, ma mi è venuta un’idea
passeggerà mentre dormivo e non ho
saputo resistere, così l’ho messa in pratica. Devo
ringraziare Grinpow, che la
scorsa notte mi ha augurato sogni “merliniani”.
Spero che gradiate questa
storia, nonostante non mi convinca molto. Fatemi sapere, se vi va, cosa
ne
pensate e se magari valga la pena di continuarla.
Indovinare
chi sia la
donna non è difficile, l’ho reso esplicito di
proposito, ma non vi dirò chi sia.
Questa fan fiction coinvolgerà molto il regal babbeo e il
giovane mago, ma non
vi dico più nulla, perché se la continuassi, che
sorpresa sarebbe nel sapere
tutti i particolari. Per il momento vi lascio, nella speranza che mi
facciate
sapere cosa ne pensiate. Un bacino, Any.