Fanfic su attori > Altri attori/telefilm
Segui la storia  |       
Autore: ellejsoul    08/11/2011    7 recensioni
Questa storia è inventata, parla di una ragazza che decide di cambiare la sua vita ricominciando in un'altra città: Londra.
Dovrà fare i conti con il passato e con gli eventi del presente, ricordando sempre ciò che desidera per il suo futuro.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Okay, benvenuti nella mia prima FanFiction realizzata su EFP. Avviso che non sono per niente pratica del sito e mi scuso in partenza per eventuali errori di ogni genere.
La storia è inventata, i personaggi sono tutti attori presi da film e telefilm che io seguo: avranno i loro nomi e alcuni di loro manterranno anche i loro conomi.
Ad ogni modo ogni capitolo che uscirà e che vedrà l'inserimento di nuovi personaggi avrà un'anticipazione come questa dove indicherò tramite immagine gli attori presenti nella storia.
Beh, inutile dire che spero vi piaccia, spero vivamente di potervi intrattenere con una almeno buona lettura e magari qualcosa di simpatico con cui passare il tempo.
Un bacio a tutti e grazie per essere passati di qui. <3 Jen


Kristen -  | Dianna - | Thomas -  | Nina -  | Edward -  | Selena -  | Robert - 



Era una delle tante giornate piovose ed estremamente fredde e grigie che Milano regalava ai suoi abitanti, eppure non tutto era così solito come potrebbe apparire agli occhi di altre persone.
Avevo freddo, ero letteralmente ghiacciata. Ero uscita d’impulso senza prendere la giacca, vestita così com’ero: jeans e magliettina a mezze maniche. Un abbigliamento decisamente poco adatto alla situazione. Arrivai al luogo d’incontro, sotto il portico di C.so Vittorio Emanuele, in pochissimo tempo perché oltre all’abbigliamento inappropriato uscii di casa senza ombrello. Che cogliona, pensai.
Eccolo arrivare, fradicio anche lui ma con almeno un giaccone sulle spalle, mi raggiunse sotto il portico.
“Ciao” dissi prima che lui potesse alzare lo sguardo, rispose con un cenno.
Passarono dei secondi infinitamente lunghi prima che uno dei due decidesse di iniziare a parlare, fu lui alla fine a perdere la pazienza e aprire bocca.
“Allora, dimmi quello che hai da dire e chiudiamola qui!”
Abbassai lo sguardo pietrificata dal suo tono, certa sapesse già cosa stavo per dire.
“Io…scusami, credo tu lo sappia già e…” non riuscivo a trovare le parole per dire quel che avevo dentro. Le parole non mi sono mai mancate, nonostante non fossi una gran chiacchierona, ma quando era il momento di parlare non mi ero mai trovata così in difficoltà. E’ difficile quando ci sono in ballo i sentimenti, sentimenti  come i nostri, sentimenti così forti.
Cominciò a spazientirsi così mi ritrovai la sua mano sul mio mento, stringeva con forza. Fece in modo che i miei occhi guardassero i suoi, “Hai deciso di andare, giusto?” mi meravigliai perché nonostante la presa il tono non era incazzato, non era nemmeno scazzato, era ferito. Mi fece arrivare dritta al cuore una fitta dolorosissima. Iniziai ad ansimare e cercai di raccogliere le forze per dire le mie ultime e definitive parole. “E’ finita. Parto domani mattina, Ad…addio!”
Senza guardarlo, senza alzare lo sguardo, senza voltarmi indietro corsi via da lui, via da quel posto, via dalla pioggia e tornai a casa; tornai a casa per piangere, sfogare il mio dolore, il dolore per averlo perso, per averlo lasciato, per essermene andata e per aver deciso che fosse tutto finito.
Era giusto così.
Cos’avrei dato per capire se era il cuore o il cervello a parlare.
 
Londra Heathrow, erano le 9.00 am, le dieci in Italia, ed una fiumana di gente incredibilmente veloce mi spintonava da una parte all’altra per farsi spazio e andare verso il simpatico rullo riporta valige. L’ho sempre chiamato così ironicamente, perché dai racconti dei miei amici quel simpaticone non sempre ti restituiva la valigia. Stronzo.
“Hey Kristen andiamo prima che qualcuno per sbaglio prenda le nostre valigie!” guardai Dianna perplessa domandandomi come potevano scambiare le nostre valigie per loro se avevano una targhetta con il nome e cognome quasi più grossa delle valigie stesse.
Accelerai per raggiungerla e appena toccai con le miei mani la mia valigia sentii come una sensazione di sollievo. Alleggerita, decisamente!
“Tanto lo so che eri in ansia per la valigia, inutile che fai finta di niente!” mi disse guardandomi con il classico sguardo da chi ti ha appena beccato. Le sorrisi e le diedi un colpo con la spalla, facendomi anche un po’ male…vedi a non andare in palestra?
 
Arrivammo all’ostello prenotato. Stavo pregando in ogni lingua possibile, ovviamente è un modo di dire, affinché non sia terribile e che renda giustizia alle immagini viste sul pc. Entrammo nell’ostello e la signora che ci portò in camera, Caroline, fu molto gentile parlando inglese lentamente in modo da non metterci in imbarazzo già al primo incontro.
Guardai Dianna sperando rispondesse lei ma la stronza mi fregò e andò a posare le valigie lasciando a me l’onore di parlare inglese con Caroline.
“Ehm, thanks Caroline. I’m really glad you speak English slowly so that we can understand you. See you later.” Lei mi sorrise compiaciuta di se stessa e del lavoro svolto con noi ed io le risposi sorridendo imbarazzata e sperando di non aver detto il tutto in modo scorretto.
“Sei proprio una grandissima troia!” esordii nella stanza dell’ostello e non ebbi il tempo di vedere la reazione di Dianna che subito sentii il mio viso diventare rosso fuoco e accaldarsi.
Stanze condivise Kristen, stanze condivise dannazione!
Scoppiarono tutti a ridere, Dianna compresa, ed io imbarazzatissima mi scusai dirigendomi verso la mia valigia.
“Hai visto? Siamo tutti e 5 italiani!”
“Sì Dianna, mi era chiaro dalla reazione alla mia frase” le risposi senza alzare lo sguardo.
“Dai non preoccuparti. Comunque io sono Thomas, tu donna dalla parolaccia facile?” pure simpatico questo Thomas.
“Kristen” risposi senza girarmi. L’imbarazzo insieme all’irritazione mi rendevano insopportabile.
“Io sono Dianna, voi?”
Rispose prima l’altro ragazzo, Edward, in seguito la ragazza, Nina. Sembravano tutte e tre delle persone apposto, Edward e Nina più simpatici di Thomas però.
Andai verso l’ultimo letto rimasto libero, Dianna gentilmente non mi ha dato modo di sceglierne uno, ma glielo dovevo dopo tutte le volte che era stata lei a lasciarmi libera scelta.
Ero nel letto inferiore dei due letti a castello vicini alla finestra, finestra che dava su un parchetto.
“Che carina la vista da qui!” dissi senza rendermi conto di aver parlato ad alta voce.
Si girarono tutti a guardarmi e mi sorrisero. Avranno pensato a me come una classica bambina che esce di casa a vedere il mondo per la prima volta, non che la mia realtà fosse poi così differente da questa visione.
“Voi per quanto intendete restare qui?” chiese Nina a me e Dianna.
“Beh, a dire il vero ci siamo trasferite pensando di rimanere qui per un po’. Vogliamo fare soldi per poi andare a vivere in America!”
“Wow, Dianna puntate in alto quindi. Gli Stati Uniti!”
Guardai Nina con curiosità, non riuscivo a comprendere se fosse realmente ammaliata o semplicemente ci stesse prendendo per pazze. Ad ogni modo non avrebbe avuto poi tutti i torti.
“Hey Dì, io vado a vedere un po’ com’è qui nei dintorni. Ci vediamo più tardi!”
“Kristen vai da sola? Aspettami dai, faccio solo una doccia.”
Le feci cenno di non preoccuparsi, presi la giacca e uscii dall’ostello.
 
L’inverno rigido londinese ha da sempre suscitato timore in me, ragazza dall’ipersensibilità per le basse temperature, infatti nonostante il giaccone ero completamente invasa dalla pelle d’oca.
Guardai con interesse i palazzi, i negozi e le strade di questa nuova città che presto sarebbe diventata la mia casa. Era tutto così diverso dalla Milano che mi ha cresciuta. Pensai con nostalgia alla mia città e quando il pensiero finì dritto a lui mi sentii il cuore a pezzi. Appoggiai la mano sinistra sul muro e piegai leggermente il busto in avanti, cominciavo a respirare male.
Soffrivo di attacchi d’ansia da ormai più di tre anni, ma non è mai facile riuscire a placarli, specialmente in momenti di grande tensione.
“Hey, tutto bene?”
Girandomi vidi il volto di Thomas, preoccupato e in attesa di una mia risposta che non arrivò: la mia vista si annebbiò e cominciai a perdere l’equilibrio.
Lui mi prese al volo poco prima che piombassi a terra e mi portò in braccio fino alla prima panchina del parco che avevo visto precedentemente dalla finestra dell’ostello.
“Sc…scusami per prima” furono le prime parole che uscirono dalla mia bocca. Lui mi guardò sorridendo e fece spallucce.
“Ti senti meglio? Ti ho vista malissimo prima. Voglio dire, mi sembri di carnagione parecchio bianca, ma così bianca credo fosse eccessivo!”
Aveva ragione, la mia carnagione è bianca, tranne qualche macchiolina sparsa qua e là tra il viso e il mio corpo: le mie lentiggini ereditate.
“Sì, va meglio. Grazie.”
Rimasi sdraiata sulla panchina e con la testa poggiata sulle sue gambe, non me la sentivo di alzarmi. Avevo ancora quella sensazione di malessere dentro e quei terribili pensieri che mi tormentavano al punto da rischiare di svenire nel mio primo giorno a Londra.
“Sai, questa città mi ha sempre affascinato. Non saprei dirti se sono i mix di colori e luci, le strade, o forse la regina!” scoppiai a ridere e lui con me.
“Sì, penso proprio sia la regina. Hai in programma di provarci con lei?”
Mi guardò negli occhi e rimase in silenzio per qualche secondo mettendomi in imbarazzo, alla fine scosse il capo “No, non è il mio tipo.”
Mi alzai di scatto ricordando il perché della mia uscita e urlai “Oh cazzo la macchina fotografica!!!”
Avevo promesso a Selena, mia sorella, che le avrei fatto le foto di ogni posto così che lei alla prima visita potesse scegliere dove portarla e fare le foto con la sua Nikon, il suo gioiello frutto della sua più grande passione: la fotografia.
“Ragazza cominci a spaventarmi! Un attimo prima di trovo morente per la strada e poco dopo balzi in un lampo per via di una macchina fotografica?”
“Sì, hai ragione è che avevo promesso a mia sorella delle foto e…” mi prese la mano e con l’altra sua mano rimasta libera mi fece cenno di stare zitta “Ti porto io dove fare delle belle fotografie. E non ti preoccupare, ho una macchina fotografica sempre con me.”
 
Camminando notai che non aveva smesso di tenermi la mano, comprensibile visto come mi aveva trovata prima, ma andare mano nella mano con un ragazzo appena conosciuto mi faceva sorridere e stranire.
Lo osservai un po’: capelli corti, posizionati in una semi cresta, di un castano chiaro pieno di riflessi; alto poco più di 10cm più di me e con degli occhi di un colore indefinibile ma meraviglioso, era un verde misto al grigio…proprio belli, pensai.
“Eccoci, questo è il posto dove vengo ogni volta che ho mille pensieri per la testa e voglio liberarmene e tornare quieto!”
Era…era veramente qualcosa di splendido, non avevo mai visto un posto così bello in tutta la mia vita. Non che avessi visto grandi cose in effetti.
“Thomas è…” mi strinse la mano e non riuscii a finire la frase, mi voltai per guardarlo e lui mi stava fissando. Mi imbarazzò il suo sguardo così girai il volto e tornai ad ammirare quella meraviglia della natura: una cascata d’acqua limpidissima che cadeva su un’immensità di foglie e fiori colorati di ogni genere. C’era un gazebo vicino a noi con sotto dei tavolini e delle sedie molto English Tea Time. Sorrisi nel vederle perché ho da sempre amato l’eleganza inglese nel bere il Tè.
 
Cominciò a suonare il mio cellulare, senza staccare la mia mano da quella di Thomas presi il telefono con l’altra e…i miei occhi cominciarono a riempirsi di lacrime e in breve tempo il mio viso si rigò delle stesse lacrime che avevano inondato i miei occhi. Staccai la mia mano dalla sua e senza dire niente lasciai cadere il telefono a terra e corsi via, non sapevo dove, non sapevo come avrei fatto a tornare indietro ma corsi via pensando di poter scappare dal mio dolore.
“Kristen aspetta!” urlò Thomas da dietro ma lo ignorai.
Poco più avanti le mie forze si arresero e inciampai su una radice di un albero uscita dal terreno. Arrivò Thomas e mi alzò da terra prendendomi i polsi. Li posò sul suo petto stringendoli come fossero qualcosa di prezioso e che avrebbe custodito con tanto amore. Mi guardò nei miei occhi pieni di lacrime per un po’ finché… “Chiunque sia questo Robert, per quel che ne so io è un gran coglione!” mi tirò verso di sé e mi strinse, mi abbracciò e cominciò ad accarezzare la mia schiena, i miei capelli…cominciai a singhiozzare.
“Non scappare, non scappare quando stai male Kristen. Vieni da me, sono qui” e continuò a stringermi forte a lui.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/telefilm / Vai alla pagina dell'autore: ellejsoul