L’ammaestratore di sogni

Era vero, che Eiji non amava dormire e lo faceva il meno possibile, ma forse non era del tutto chiaro il motivo. Non gli piaceva perché, se avesse potuto, l’avrebbe fatto per sempre.

 Il suono della sveglia era fastidioso, non ci aveva mai fatto l’abitudine. A casa sua, si svegliava col gallo, il suo canto era molto più limpido di quello di un orologio.

Per rimediare si era fatto comprare una sveglia che, invece di usare il solito Bip Bip Bip, simulava il canto di un  pollo. Non era proprio la stessa  cosa, ma si era accontentato. Non poteva certo portarsi un pollaio a Tokyo, già il suo editor gli aveva distrattamente detto che i vicini non l’avevano in simpatia, per via della musica a tutto volume, probabilmente un volatile canterino non l’avrebbero proprio digerito.

Non  era, però, solo la difficoltà ad aprire gli occhi, a non fargli amare l’abbraccio di Morfeo, era tutto il resto. Quando, la mattina, alzava la testa e si puntellava sui gomiti, con la vista ancora sfocata, poteva rivedere tutto quello che era successo la notte. Era incredibile come fosse tutto più avvincente di qualsiasi manga che avesse mai letto o scritto.

Veniva travolto dalla voglia di saltare giù dal letto, stracciare le ultime tavole di Crow e mettersi a disegnare quella meravigliosa nuova storia, che aveva sognato.

Allo stesso modo, era incredibile come, quando gli tornava la vista, tutto si disfacesse come quando, da piccolo, si divertita a fare le bolle di sapone e queste inevitabilmente andavano a sbattere contro le piante grasse di sua madre. Le piante grasse, a lui, nemmeno piacevano.

Finiva tutto così, mentre si infilava le ciabatte e andava in bagno. Le idee che gli erano sembrate geniali, finché era stato nel dormiveglia, si presentavano com’erano in realtà, mostravano la loro vera natura di sogni, un’accozzaglia di immagini senza un vero senso logico.

Un po’ gli dava fastidio, illudersi, anche se solo per un attimo, di aver assistito alla storia più bella del mondo. Era quello che voleva fare, creare un’atmosfera da sogno.

Se un manga avesse avuto un’atmosfera da sogno avrebbe avuto tutti i diritti di essere il numero uno. Sapere che probabilmente non sarebbe stato possibile che lui o qualcun altro creasse una cosa del genere lo infastidiva un po’, e doversi lavare i denti con quella sensazione spiacevole non gli piaceva proprio.

Non poteva mica ammaestrare i sogni affinché avessero un senso.

E poi, non poteva neanche ammaestrare un gallo. Era proprio una bella sfortuna.

Aki_Penn parla a vanvera:

Erano secoli che volevo scrivere qualche cosa su Eiji. Spero che questa one-shot sia, più o meno, alla sua altezza. Mi ricordavo che, in uno dei primi numeri, diceva di non amare molto il dormire e era una cosa che mi era piaciuta un sacco, anche se non saprei dare una motivazione precisa. Così, dopo svariato tempo, ho finito per scriverci due righe. Ho cercato di rimanere IC e spero di non essermi dimenticata di dettagli importanti. Mi auguro di non aver seminato virgole a caso, ci sono stata molto attenta, ma non si può mai sapere!

Grazie mille per essere passati di qua!

Aki_Penn