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Autore: ELE106    09/11/2011    10 recensioni
Oddio...non so proprio come sintetizzarla questa. Brevemente: facciamoci del male con un tenero (forse...boh??!) POV di Sam che riflette sulle sue precarie funzioni mentali (si...chiamiamole precarie...meglio allucinanti :D) e su CHI, in effetti, sembra essere l'unico in grado di contenerle ed alleviarne gli effetti. Vi anticipo l'inizio. Buona lettura :D
"Non ricordo bene dove, ma tempo fa ho letto da qualche parte, che scrivere è considerato dagli “esperti” tra i metodi migliori per sfogare i propri pensieri e frustrazioni.
Alla luce delle mie attuali condizioni mentali, ho deciso di provare ad auto-analizzarmi.
“Ciao a tutti. Mi chiamo Sam e sono uno psicotico e paranoico!”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Autrice: ELE106
Titolo: Quando sono solo con te
Fandom: Supernatural
Contesto: Settima Stagione (sì…ancora…lo so…fatemi smettere!!!)
Personaggi principali: Dean Winchester, Sam Winchester
Pairing: Dean/Sam
Rating: Verdisssssssimo
Genere: Commedia, Sentimentale
Disclaimer (con linguaccia di fuori): Dean e Sam non mi  appartengono; questa è un'opera di fantasia; non rispecchia i gusti  sessuali dei personaggi; non ha scopo di lucro ; Bla Bla Bla…
Note dell’autrice: gente, a me Adele fa male…Basta!! Devo disintossicarmi da lei e non ascoltarla più, altrimenti questi due che tubano continuano ad affollare i miei pensieri. Tengo famiglia, lavoro, figli…devo tornare coi piedi per terra...ç___ç  Intanto beccatevi questa, va. E’ un pochetto Salsh per chi ce lo vuol vedere (IO!!!) … ma non l’ho messo nelle note perché non succede nulla. E’ UNA NOIA!! Come sempre auguro a tutti Buona Lettura



Quando sono solo con te



Non ricordo bene dove, ma tempo fa ho letto da qualche parte, che scrivere è considerato dagli “esperti” tra i metodi migliori per sfogare i propri pensieri e frustrazioni.
Alla luce delle mie attuali condizioni mentali, ho deciso di provare ad auto-analizzarmi.

“Ciao a tutti. Mi chiamo Sam e sono uno psicotico e paranoico!”

Così eccomi qui. Scrivo, anche se non so bene cosa.
Lascerò correre le dita sulla tastiera, magari anche solo raccontando questa giornata, nell’attesa che venga fuori qualcosa di più profondo. Qualcosa che possa aiutarmi.

Quando mi sono svegliato, stamattina, era già piuttosto tardi e, come di consueto, ero fradicio di sudore.
Avevo il fiato corto e ricordo bene di aver fatto più fatica del solito a calmare i tremori del mio corpo.
Alle orecchie avevo ancora gli auricolari collegati al cellulare, visto che l’unico modo in cui riesco a prendere sonno è quello di ascoltare la radio.
Musica, chiacchiere, qualsiasi cosa distragga la mia mente da…insomma…Lui.
Il Diavolo.
Che stupidaggine.

Non intendo sprecare una sola parola per descrivere quello che sogno o che credo di sognare.
Non ci riuscirei. Non potrei mai mettere a parole quello che vedo. Che sento.
Servirebbe solo a peggiorare le mie condizioni.
Ringrazio infinitamente mio fratello Dean, per non assillarmi di domande, come facevo io con lui.
Odio quando ha ragione.
Ma ne aveva da vendere a non voler condividere con nessuno una cosa simile.
 
Una volta calmo e sicuro al 100% per quella era la realtà e non un’altra delle mie allucinazioni, mi sono alzato dal divano di Bobby per andare a bere qualcosa.
Ero completamente solo in casa.
Non c’era nessuno.
Ora che ci penso, mentre tracannavo acqua come un assetato nel deserto, ho avuto paura, per un secondo, che mi avessero abbandonato.
Bobby e Dean.
Non sarebbe stato poi tanto strano.
Chi vorrebbe avere a che fare con me, ridotto così?

Invece ho visto un biglietto sul tavolo della cucina.
Era di Dean.
Diceva di non agitarmi, che lui era fuori con l’Impala, a cercare di rimediare al casino che avevo fatto.
Non ho potuto fare a meno di sorridere.
Non solo perché era come se Dean già sapesse, che mi sarei svegliato disorientato e avrei avuto bisogno di lui.
Ma anche perché non si smentiva mai.
Lui e la sua piccola…

Quelli alla radio mi stavano ancora sghignazzando e gridando nelle orecchie, quando finalmente mi sono deciso a spegnerla e togliermi gli auricolari.
Avevo una gran voglia di caffè e stavo per farmene uno, quando ho sentito un urlo provenire da fuori, che malediceva l’intero pianeta e suoi abitanti tutti.
La voce di mio fratello è sempre stata inconfondibile.
Mi sono avvicinato alla finestra, incuriosito, per capire cosa stesse combinato.
Dall’altra parte del cortile, vedevo solo le sue gambe sbucare da sotto la macchina, riparati soltanto dalla corta pergola, all’esterno di uno dei “garage” improvvisati di Bobby.
Musica a tutto volume, come sempre.
Le sue imprecazioni però la sovrastavano.
Tamburellava con il piede destro, non capivo proprio se per il nervosismo oppure per seguire il ritmo.

Ad un certo punto, mentre la scena che osservavo mi divertiva senza una ragione precisa (forse perché era così famigliare da essere oltremodo tenera), si è messo a piovere.
Tirava anche un vento fortissimo e aveva tutta l’aria di fare molto freddo.
Così, senza nemmeno pensarci, mi sono vestito di corsa, ho fatto il caffè, l’ho messo in un termos, ho preso un cappotto in più (perché, di sicuro, quello zuccone era fuori al gelo senza) e sono uscito con due bei bicchieroni di carta da fast-food, che Bobby non butta mai via.
Li mette da parte per non dover sporcare quelli di vetro e quindi essere costretto a lavarli.

 
Quando ho raggiunto Dean, era nel pieno di una seria conversazione “cuore a motore” con la sua macchina.
“Si può sapere che ti prende, Baby?”
“Devi farmi capire cosa c’è che non và, tesoro!”
Ecco cosa gli usciva di bocca.
Devo ammettere di aver seriamente dubitato di essere io il vero pazzo tra noi due.

Col mio piedone ho dato un colpetto al suo, interrompendo il  monologo e facendolo lievemente sobbalzare.
Quando è uscito da sotto l’auto, era tutto sporco in faccia e aveva un’aria incavolatissima, anche se tremendamente buffa, ai miei occhi.
La sua espressione è cambiata immediatamente, alla vista dei caffè fumanti.
Si è rialzato, ripulendosi un po’ dallo sporco e quando mi è stato di fronte, mi ha fatto un sorriso così sincero e spontaneo che sono arrossito … credo.
Non scherzo! Ci sono quasi rimasto secco.

Adesso che ci penso, non so se lui se ne sia accorto, ma non mi interessa affatto.
Quel sorriso mi ha fatto davvero sentire meglio.
Me lo terrò come ricordo segreto da tirare fuori in caso di bisogno.
Dean non dovrà mai saperlo, o mi prenderà per il culo per tutta la vita.

Prima di allungargli il caffè, gli ho dato il giaccone e lui mi ha fissato con un sopracciglio alzato per enfatizzare che mi trovava sempre il solito sfigato.
Dopo avermi preso in giro (manco a dirlo) e avermi dato della “mammina premurosa”, mi ha strappato il cappotto dalle mani e se lo è messo sbuffando, mentre io lo rimproveravo di essere proprio un bambino capriccioso.

Abbiamo ridacchiato insieme per un po’, seduti vicini sul cofano della nostra Impala.
Dean si è accomodato indietro, appoggiandosi su braccio, mentre con l’altro reggeva il bicchiere.
Aveva le gambe completamente divaricate, come piace a lui, e continuava a far dondolare la destra, come faceva prima col piede, contro la mia sinistra, tenendo il ritmo della radio.
Era proprio rilassato.
Io invece ero rigido come un palo! Sentivo un freddo cane, e mi stringevo nel cappotto, avvicinando il caffè al volto per riscaldarmi.
Inconsapevolmente, forse in cerca di più calore, sono indietreggiato un po’ con la schiena e mi sono appoggiato leggermente al suo torace, dietro di me.
Lui teneva il giaccone beatamente aperto e mentre beveva, riuscivo a vedere che mi osservava, di tanto in tanto, da dietro quel bicchierone.

Non ho mai capito come faccia ad avere sempre caldo.
Saranno tutti i grassi e i carboidrati che ingurgita?
Rimane un mistero poi come faccia ad essere…COSI’, con tutte le porcherie che mangia e che beve.
 
Sto tergiversando, lo so.

E’ solo che ripensare a quel momento adesso, lo rende ancora più smielato di quello che in realtà è stato.
Mi vergogno alquanto, ma devo scrivere lo stesso, perché l’auto-analisi si basa proprio su questo tipo di cose.
 
Ad ogni modo, come tutti avranno capito, mi sentivo in imbarazzo da pazzi a starmene lì seduto con lui così vicino.
Mi sembrava così idiota quello che provavo.
Il fatto che mi trasmettesse così tanto calore, solo con la sua presenza.
Lui è così.
E’ ingombrante, certe volte (spessissimo) fastidioso, pesante, infantile per certi versi …ma c’è.
C’è sempre.
 
Mentre ero tutto assorto nei miei (assurdi) pensieri, Dean mi ha dato un colpetto, spalla contro spalla.
Mi sono girato per guardarlo e ho subito capito che era preoccupato.
Spesso non mi rendo conto che, ogni volta che sono sovrappensiero, rischio che pensino al peggio.
Ho cercato subito di rassicurarlo, facendogli il miglior sorriso di cui ero capace in quel momento.

Dean, d’un tratto, mi ha fissato per un attimo ed è scoppiato a ridere, scendendo dal cofano della macchina con un balzo ed inginocchiandosi quasi a terra, mentre si teneva la pancia con le braccia.
Rideva davvero di gusto e, anche se rideva di me, non sono riuscito a trattenermi e sono scoppiato a ridere anch’io, imbarazzatissimo.
Gli ho chiesto cos’avessi fatto per divertirlo tanto e lui, dopo essersi asciugato le lacrime, mi ha risposto, gesticolando con un braccio, tra i singhiozzi, che avevo un baffo di caffè sul labbro superiore.

Sempre ridacchiando, mi sono pulito con il dorso della mano, dandomi mentalmente dell’imbranato.
Dean continuava a ridere e io a dirgli di piantarla, ma senza essere troppo convinto perché, davvero, era tantissimo tempo che non lo vedevo così contento.
Stava cercando di spiegarmi quanto fosse stata comica la scena: io, con la faccia cupa e seria, quel mezzo sorriso forzato (che già da solo avrebbe sdraiato chiunque) e il baffo di caffè…effettivamente deve essere stato un spasso.

Dopo avergli chiesto più volte se avesse finito di sfottere, si è ricomposto, con non poca fatica.
E’ tornato a sedersi in parte a me, che non mi ero mai mosso, e prima ancora che me ne rendessi conto, mi ha circondato le spalle con un braccio e mi ha stretto a se.
Quando ho girato la testa verso di lui, sorpreso, mi sono ritrovato il suo viso così vicino...e qualsiasi cosa avessi voluto dirgli, mi si è fermata in gola.
Senza mai guardarmi, ha tirato su con il naso e mi ha detto, con un filo di voce:

“Mi sei mancato tanto Sammy”

Immediatamente dopo, come se niente fosse, mi ha dato un paio di sonore pacche sulla spalla, a mano bene aperta, ed è sprofondato di nuovo sotto la macchina, ringraziandomi del caffè.

Credo che il mio cuore si fosse fermato un attimo, dopo quelle semplici parole.
E adesso, seduto da solo sul divano di Bobby, alla luce tenue del portatile acceso, solo adesso mi rendo conto di quanto contino per me. Di cosa significassero davvero.

Sul serio.
Dopo tutto quello che ci è successo.
Dopo tutto quello che ho fatto.
Quello che GLI ho fatto.
Tutto il male che le nostre azioni hanno scatenato, anche se spinti dalle migliori intenzioni.
Dopo tutto questo schifo, una persona normale vorrebbe solo lasciarsi alle spalle qualsiasi persona o cosa glielo rammenti in ogni istante.

Dean no.
Gli sono mancato.

Ma quello che mi sorprende davvero, è che lui è mancato a me.
E non l’ho mai capito, fin’ora. MAI.

Ho passato tutta la vita cercando di fuggire dal mio destino e da mio fratello, che mi ci voleva per forza.
Consapevole di essere la sua unica famiglia e consapevole di farlo soffrire.
Troppo preso a cercare di costruirmi una vita indipendente, per non ammettere a me stesso, in nessun modo, di essere, invece, totalmente, fisicamente, mentalmente e sentimentalmente, dipendente da lui.

Ed è esattamente in questo preciso istante, proprio mentre sto scrivendo queste cose, che mi rendo conto di un altro particolare, se me lo si concede, non meno importante.
Quando sono da solo con Dean, lo siamo VERAMENTE.
Quando sono da solo con mio fratello, il Diavolo sparisce.
Con le buone o con le cattive, mi lascia in pace.
Quando sono da solo con te, non mi serve altro.
Sono felice.
 
 
 
 
Fine
 
 
 
Nda: l’ho postata subito senza rileggerla. Massacratemi pure ma non ho resistito!!! E’ stata una cosa scritta di getto (DE PANZA). Ringrazio come sempre tutti quelli che mi leggono e che mi commentano! Spero di aver trasmesso un pochino di …qualcosa…anche a voi. :D
Kisssssss
   
 
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