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Autore: aricch    11/11/2011    8 recensioni
Mi guarda non vedendomi, Oliver.
Lo sguardo traboccante d’inerzia, ormai nemmeno l’arte per cui credeva di vivere lo può salvare. Solo suoni senz’anima paiono comprenderlo nel profondo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  F  rozen
#feat. Oliver Phelps



E’ lì seduto, Oliver.
Non balla e non ride, in questo pub di gente monotona dalla mente chiusa e avvelenata. Siede ai margini della sala su un divanetto di pelle, aspettando l’alba per ricominciare un nuovo, soffocante giorno.
Una donna è con lui, ora. Bionda, raggiante, fine. Una Dea vuota.

Ha il mal di vita, Oliver.
L’apatia gli defluisce il viso deturpando la sua pelle bianca come il latte, sfregiandola di lineamenti segnati, feriti, sconfitti e regalando aria stanca al suo invisibile sorriso.
Siede con lo sguardo perso, Oliver.
La donna accanto ride insulsa nel suo orecchio, ma lui non la sente.
Non ascolta, non vede, non osserva, non vive come dovrebbe.
Litiga, Oliver.
Mostra un volto intriso di mal d’essere e noia mentre la ninfa lo spintona leggermente, strisciando via indignata e rabbiosa.
Straziata, ma mai quanto lui.
Beve, Oliver.
Inietta nel suo sangue alcool e piacere con la speranza di tornare ad amare la vita, odiandola ogni giorno sempre di più.
Si rifiuta di pensare, Oliver.
Abbandona il capo sullo schienale rilassando le palpebre venate di rosso, i capelli sottili premuti sulla morbidezza del comfort, l’indolenza scalfita nel profondo.
Giace insofferente, Oliver.
E cammino, percorro questa pista illuminata da una pioggia di colore, oscurità e ignoranza, inoltrandomi nella stolta folla guidata dalla pallida cometa delle sue iridi verdognole.
Il mio cielo nei suoi occhi.
Mi guarda non vedendomi, Oliver.
Lo sguardo traboccante d’inerzia, ormai nemmeno l’arte per cui credeva di vivere lo può salvare. Solo suoni senz’anima paiono comprenderlo nel profondo.
Scivola passivo da un lato, Oliver.
Poggia delicatamente una tremante e screpolata mano, priva ora del brio d’origine, al posto accanto a lui e, contemplando il vuoto della mia figura, m’invita a prender parte alla triste giostra.
Altro giro, nuova corsa.
Attende qualcosa, Oliver.
Qualche segno, qualche azione, da me o dalla vita; non importa veramente.
Ciò che costantemente conta è il termine di quest’eterne notti gelate.
Non percepisce più i sensi, Oliver.
I colori non esistono, tutto è grigio intorno a lui come una fotografia in bianco e nero.
Una di quelle vecchie, di quelle che non si scordano.
Ma dopotutto egli vuole dimenticarle, queste plumbee memorie, senza tuttavia abbandonare il loro ricordo.
Pretende troppo, Oliver.
E lui lo sa. E’ conscio d’esser diventato un egoista vegetativo, pronto a bramare senza reagire.
Alza il capo masochista, sottoponendo il proprio volto a una luce troppo variopinta.
Sospira debolezza e si volta, Oliver.
La neve ai bordi delle strade nel suo caramello spento; ma striature di verde enunciano ancora speranza, per quanto essa possa esser quasi trasparente.
Capisce, Oliver.
Riconosce il suo gelo nella mia essenza. Il suo malessere nel mio spirito.
Una lieve scaglia di affinità travolge il suo viso; è sempre stata una persona intuitiva.
Mi afferra la mano, Oliver.
Sento il freddo e ne percepisco il suo insensibile dolore.
L’albore di quel luogo piatto prende bruscamente la forma di accecanti lampioni stradali; i nostri corpi avanzano con irruenza per le strade di quella forse allegra città di cui noi, anime impregnate di petrolio inodore, cogliamo soltanto la fredda e fosca nebbia invernale.
Guarda dritto, Oliver.
I soliti occhi oro non rimbalzano più sulla ghiaia, ma studiano e percorrono l’orizzonte.
Un’aura più energica scaturisce dai suoi movimenti mentre attraversiamo vicoli, saliamo scale, entriamo in porte chiudendole alle nostre spalle come se fossero il nostro inseparabile passato o il nostro incerto avvenire.
Viviamo insieme la stabilità di un sottile filo chiamato Presente.
Mi bacia, Oliver.
Posa stanco le sue pallide labbra sulle mie in un gioco d’intreccio privo di sentimento.
Troppo vani per contenerne, troppo apatici per provarne.
Le nostre anime ferite sembrano mimare gli stessi tentativi di quell’incatenarsi, graffiandosi dolcemente a vicenda, ancora e ancora, unendosi e allontanandosi, con la costante paura di creare involontariamente un falso legame.
Mi perdona, Oliver.
Perdona la mia intensa empatia che sprofonda nella sua brezza vitale, leggendone i più arcani mostri e comprendendone gli errori. Da sempre celati.
Sa che posso. Lo accetta. Lo vuole.
Mi guarda e mi vede, Oliver.
Scopre la quotidiana maschera d’ironica donna studiandone il vero contenuto, accogliendo orrori e cancellando terrori. Da sempre nascosti.
Ci frantuma sacrificare il nero di noi.
Mi sfiora, Oliver.
Le gote vogliono avvampare, le tempie esplodere, la gola gridare.
Ma tutto ciò che riusciamo ad ottenere è il silenzio.
Lo cerchiamo e lo accarezziamo, nel Dicembre della nostra più lenta notte.
Prega fuga, Oliver.
Cade sul mio grembo, la stanchezza alla calcagna.
Stringe il cotone della mia veste stropicciandola, una lacrima invece la inumidisce leggermente d’essenza agrodolce, scaldandola.
Unisce le nostre mani, Oliver.
Alza lo sguardo specchiandosi nel mio nocciola, e scorgo più chiazze verdi nel suo sollevato caramello.
Sorride, e mi sento utile.

Si addormenta, Oliver.
Domani torna a vivere.






SPAZIO DELL'AUTRICE:

Eccomi qui con una nuova one-shot nata in tre giorni di massima ispirazione ed elevazione spirituale (?) u_u
Come ho scritto sotto il titolo di questa fanfiction, il protagonista non è altri che Oliver Phelps, George Weasley in Harry Potter.
Ora, Frozen non ha nulla a che fare con HP, sebbene Oliver possa forse ricordarvi un pò l'apatia di George dopo la morte del gemello.
No, non c'entra nulla con tutto ciò.
Amo Oliver, penso sia il risultato strabiliante di un miscuglio tra fascino e carisma: è ironico, ma diligente. Gentile ma, come si suol dire, con le palle.
Ma forse, proprio per questi motivi, mi ispira sadismo in qualche modo e, non uccidetemi, penso veramente che ci sia della stanchezza dietro quel sorriso perfetto. E ho voluto scrivere di questo.
Quindi... ecco qui Frozen.
Mi spiace se ho frantumato involontariamente l'immagine di Oliver impressa nella vostra mente, ma ricordo che è una fanfiction, dove è possibile dare libero sfogo all'immaginazione.

Come sempre non è che mi piaccia tantissimo xD avrei preferito un risultato migliore, ma ho dato anima e cuore per scriverla.
L'ho completata in tre giorni affezionandomi subito al progetto... spero quindi che qualcuno la gradirà comunque. :)

Grazie a voi, che leggete e recensite.
Grazie a Oliver, per esistere.
   
 
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