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Autore: kymyit    12/11/2011    1 recensioni
Russia e Danimarca hanno un contratto da sottoscrivere. Una cosa da nulla in realtà, la guerra è finita da anni e anni e loro stanno semplicemente bevendo insieme da buoni amici... ma i tempi passati e gli antichi amori perduti si fanno sentire, distruggendo le maschere di sicurezza che i due tengono in viso. E Danimarca crolla.
Aveva già capito tutto, forse perché comprendeva meglio di chiunque altro quanto dolorosa potesse essere la separazione da chi si amava.
Quando Svezia se n’era andato, gli aveva strappato via una parte profonda di sé. E nonostante tutti quei falsi sorrisi, quell’addio gli doleva ancora come appena inferto.
I suoi occhi si colmarono di lacrime.
-S…si…- emise piano.
Russia risalì il suo petto e lo baciò sulle labbra con dolcezza.
-Ci vorrà del tempo, prima che si rimargini…- gli sussurrò –Anche la mia è ancora aperta.-
Danimarca strinse i pugni –Non voglio più soffrire inutilmente!-
-Neppure io.-
Piangeva.
Piangeva senza ritegno, tanto che Russia si sentì come in dovere di fare qualcosa. Lo strinse a sé, punto e basta. Cos’altro poteva fare, se non donare un poco del suo calore a un altro se stesso?
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Northern Embrace



-Ahahahah!- la chiassosa risata di Danimarca riecheggiò per le strade e le vie di Copenaghen, in una fredda sera autunnale. Il biondo nordico si sporse sul tavolo in pregiato legno svedese, porgendo la caraffa di akvavit vuota a un Russia sorridente. –Dai, mettimene altra!- urlò, in preda alla sbornia.
-Sei sicuro di volerne altra?- chiese il russo, apparentemente preoccupato –Ne hai già bevute quattordici.- guardò appena la bottiglia ormai quasi vuota e aggiunse –Ed è anche ad alta gradazione alcolica.-
-Oh insomma!- il danese mise su il broncio, sporgendosi sul tavolo e agitando la caraffa davanti al viso tondo e gentile dell’altro –Se ti dico che ne voglio ancora, significa che riesco a reggerla.- dopo essersi messo carponi sul tavolo, rovesciando il gruppo di bottiglie sistemato da un lato, si rivoltò in posizione semi supina, col busto leggermente di tre quarti e fissò Russia con fare sospettoso –Tu, piuttosto, com’è che non sei neppure un po’ brillo?-
Il russo continuava a sorridere, ignorando il vociare del nordico che, sdraiato sul tavolo, gli scuoteva davanti il boccale, inzaccherandogli la giacca nuova con le poche gocce rimaste dell’akvavit.
-Sono un grande bevitore anch'io.- disse semplicemente. Poi si alzò, forse immaginando quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Com’era prevedibile, Danimarca tentò di rimettersi in piedi troppo bruscamente, barcollò e rigettò sul pavimento. Non aveva bevuto solo akvavit, si era scolato pure una bottiglia di Vodka. Per Russia fu una fortuna l’averne portata una scorta, in caso di lunghe trattative.
Infatti, quel giorno, il boss di Danimarca aveva finalmente dato l’ok al suo per la costruzione di un gasdotto collegato al territorio di Germania, passante quindi per un tratto di mare, in territorio danese. Non vi erano state vere e proprie difficoltà e, con suo sommo dispiacere malcelato, Russia non aveva potuto minacciare nessuno armato del suo caro rubinetto d’epoca, né di piccone, come capitato altre volte. Vi erano state delle trattative pacifiche e finalmente il via libera. Quel giorno d’ottobre le due nazioni si erano incontrate solo per ufficializzare l’accordo e per apporre la firma a varie scartoffie burocratiche. L’indomani Russia sarebbe partito per tornare nella sua fredda terra, in una casa ormai deserta e gelida.
Che malinconia… anche Lituania l’aveva definitivamente abbandonato, riguadagnando la sua tanto agognata indipendenza. Persino Lettonia! Il piccolo scandinavo che non ne faceva una giusta e che provava nei suoi confronti un sacrosanto, inebriante, terrore. La cosa positiva per il gigante era che, finalmente, non soffriva più per le aspre e logoranti guerre. Ma solo quello. La solitudine, quella non l’aveva lasciato.
Ridestandosi da quei melanconici pensieri, la corpulenta Nazione si avvicinò al danese, carponi sul pavimento, aiutandolo ad alzarsi.
-Accidenti che figuraccia…- borbottò Danimarca, coprendosi la bocca con le mani.
Russia lo accompagnò fino al bagno. Certo che il “Re del Nord Europa” non si faceva proprio mancare nulla.
Aveva la vasca idromassaggio, rivestita in legno, sempre svedese (effettivamente molti dei mobili in quella casa provenivano dalle terre di Svezia) e i sanitari in ceramica bianca, così come le luminose piastrelle del pavimento e delle mura. La doccia era un'altra piccola meraviglia… e che dire dei mobiletti in legno chiaro colmi di creme e prodotti vari e le finestre dalle intelaiature minuziosamente decorate? Il suo bagno in madrepatria non era così raffinato, e dire che quell’ambiente così splendido ed elegante stonava coi modi di fare del danese, rozzi e prepotenti.
Quasi a dar ragione alle ennesime, silenziose, considerazioni del suo ospite, Danimarca non si sforzò affatto di trattenere un rigurgito. Con una prontezza di riflessi senza pari, il russo lo afferrò per il bavero, trascinandolo verso il wc e salvando così i suoi abiti.


-Sir…-
La Nazione si voltò appena verso la porta. Era Lituania, il quale entrò timidamente, nel freddo locale e gli afferrò le grandi spalle con le sue mani affusolate.
-Che le succede? Non è da lei ubriacarsi così…- disse, azzardandosi a massaggiargliele e sostenendo il suo peso durante i forti conati di vomito e i conseguenti disgustosi rigurgiti.
Eh sì, aveva bevuto tanto quel giorno, a causa della visita preannunciata di sua sorella minore, Bielorussia. Preannunciata quanto indefinita. Quanto si sarebbe trattenuta? Ma soprattutto, quando l’avrebbe vista piombare in casa e in che modo avrebbe potuto evitare le sue avances?
Nonostante tutto però, il ricordo delle dolci e gentili, a momenti tremanti, mani del lituano sulle sue spalle suscitava in lui una dolce nostalgia.

Lo abbracciò forte. Stretto. Non voleva lasciarlo mai più!
-Liet… - sussurrò appena.
-Rus…- la voce sorpresa e strozzata di Danimarca richiamò un barlume di lucidità nella sua mente. Con sommo dispiacere, il russo liberò dalla stretta l’altro, sconcertato da ciò che lui stesso aveva appena fatto e detto. Forse non era rimasto poi così sobrio, ma d’altro canto, non era mica da tutti i giorni trovare qualcuno capace di reggerli in quel modo come Danimarca!
-Mi spiace.- disse piano, col solito tono di voce pacato, leggermente imbarazzato.
Accidenti alla Vodka!
Deliziosa quanto voleva, ma una pericolosa lama a doppio taglio persino per lui.
Per fortuna, a salvarlo dall’imbarazzante situazione fu il suo capo, che lo chiamò al cellulare.
-Pronto?- rispose -Ma certo, si figuri.- lanciò una breve occhiata al danese che si stava risciacquando la bocca e il viso -Qui tutto bene. No capo, non sto terrorizzando nessuno, perché pensa questo?-
 Danimarca tolse la camicia e i pantaloni e li gettò nel gesto della biancheria sporca sotto il lavello.
-A domani allora.- interruppe la chiamata e rimise il cellulare in tasca. Danimarca in quel momento era carponi sul pavimento, alla ricerca di qualcosa, con le così dette “regioni vitali” rivolte verso di lui.
-Dove accidenti è finito quel cavolo di bottone?!- sbottò.

-Aaaah! Se non trovo quel bottone, Russia s’infurierà!-

Ancora Lituania…
Russia si chinò accanto all’altro, raccogliendo un bottone e porgendoglielo.
-Aah, ecco dov’era fi… Ru-Russia?- con sua grande sorpresa, Russia gli prese il viso fra le mani enormi e lo guardò dolcemente, con una punta di tristezza nello sguardo e le guance appena arrossate, non ci aveva fatto caso prima, molto probabilmente perché era sbronzo da far schifo.
Quegli occhi ametista così gelidi e inquietanti, in quel momento erano così colmi di tristezza e bisognosi di tenerezza da tentare Danimarca ad azzardare un buffetto sul naso aquilino del russo o dei pizzicotti, o sciocchezze sdolcinate simili.
Invece rimase incantato, perché nessuno gli aveva mai parlato di quel lato nascosto e dolce dell’altro, che non lasciava presagire nulla di male.
Quando poi, pochi secondi dopo Russia si avventò sulle sue labbra e invase la sua bocca con la lingua, il danese si rimangiò tutto quello che aveva pensato di buono.
La lingua del russo vorticava nella sua bocca con desiderio, il suo corpo premeva contro il suo, minacciando di fargli perdere l’equilibrio e farlo rovinare sul freddo marmo.
Nello stomaco di Danimarca parve alzarsi in volo uno sciame immenso di farfalle impazzite. Non aveva mai provato nulla di simile con Svezia… forse perché era sempre lui a prendere l’iniziativa e l’altro non ricambiava con altrettanto entusiasmo…
Ad ogni modo, bello o no… Non poteva permettere a Russia di attaccare le sue regioni vitali in tempo di pace. Primo: non sarebbe andato giù al suo capo; secondo: aveva il suo onore da difendere.
Si aggrappò alla giacca del russo e tentò a fatica di allontanarlo da sé.
-E tu reggeresti l’alcol?!- disse tra i denti. Era davvero forte. Per quanto spingesse, non riusciva a staccare il russo dal suo corpo. Con uno sforzo appena percettibile, questi tirò verso di se Danimarca e se lo caricò sulla spalla.

-Andiamo a letto, Liet.- gli disse, col solito, pacato, inquietante tono di voce.
Danimarca scalciò –Liet?! Ehi, guarda cha io non sono mica Lituania! Mettimi giù hai capito?-
Russia ignorò le sue grida e i suoi coloriti insulti.
Marciò spedito verso la sua stanza da letto e afferrandolo per i fianchi, lo depose sul piumone.
-Russia, allontanati!- protestò invano il danese, ma quello era perso nei suoi pensieri e vagava sul suo petto chiaro con occhi languidi e vaghi.
Cicatrici ovunque.
Anche Lituania aveva tante cicatrici.
Russia scorse la mano sul fianco di Danimarca, e posò l’altra all’altezza del cuore. Là dove c’era un profondo segno. Una ferita ancora in via di guarigione, non di certo causata da una battaglia.
-Anche a te manca?- gli domandò flebilmente baciandogliela.
Danimarca trasalì per il brivido che il tocco gentile delle labbra gli causò. Come una scossa elettrica, palesemente non gradita.
Afferrò i capelli platinati di Russia e tentò un ultimo, disperato distacco, ma fallì, perché bastarono solo poche parole a farlo cedere.
-Il distacco è sempre così doloroso…- disse piano il gigante Russo, con una voce tremendamente malinconica.
Danimarca si morse il labbro a sangue.
Aveva già capito tutto, forse perché comprendeva meglio di chiunque altro quanto dolorosa potesse essere la separazione da chi si amava.
Quando Svezia se n’era andato, gli aveva strappato via una parte profonda di sé. E nonostante tutti quei falsi sorrisi, quell’addio gli doleva ancora come appena inferto.
I suoi occhi si colmarono di lacrime.
-S…si…- emise piano.
Russia risalì il suo petto e lo baciò sulle labbra con dolcezza.
-Ci vorrà del tempo, prima che si rimargini…- gli sussurrò –Anche la mia è ancora aperta.-
Danimarca strinse i pugni –Non voglio più soffrire inutilmente!-
-Neppure io.-
Piangeva.
Piangeva senza ritegno, tanto che Russia si sentì come in dovere di fare qualcosa. Lo strinse a sé, punto e basta. Cos’altro poteva fare, se non donare un poco del suo calore a un altro se stesso?
 Dopotutto erano così simili, che era come se si trovasse a stringere fra le braccia la parte più ingenua e pura di sé. Forse era persino un modo egoistico per ricevere del calore in cambio, ma lo fece sentire bene e anche Danimarca, poco a poco, smise di singhiozzare sommessamente e lo strinse forte, accettando quello scambio reciproco. S’aggrappò a quel calore come fosse l’unica ed ultima ancora di salvezza da un profondo baratro di disperazione. Poteva sorridere quanto voleva, Danimarca, ma davanti alla realtà dei fatti era debole ed indifeso ed allora si caricava di tutto ciò che poteva rendere dolce la caduta nell’oscurità. Liquori, donne, uomini, gioco d’azzardo… Ma era quando si ritrovava solo davanti a se stesso, nella sua camera interamente realizzata in dannato legno svedese, che capiva ciò che voleva davvero.
E si toccava, si esplorava, si umiliava, s’abbandonava fra le lenzuola madide di sudore contorcendosi in preda al piacere che si dava senza tregua.
Poteva, in quei momenti, comprendere Svezia, e adorava immedesimarsi in lui, capire quanto fosse sbagliato il suo insistere e spingere dentro il corpo del compagno senza tregua.
Si puniva e si amava, si copriva di carezze e lividi. S’illudeva di osservare lui gemere languidamente allo specchio. Gridava forte e infine si abbandonava al gelo della solitudine, con le braccia incrociate intorno alle ginocchia, come un feto strappato all’utero della madre e abbandonato a se stesso, solo al mondo.
Russia poteva comprendere il gelo che avvolgeva il cuore dell’altro, poteva capire più di chiunque altro cosa si provava ad essere abbandonati da tutti e nonostante ciò non riuscire a fare la cosa giusta, perciò non smise di stringerlo a sé, donandogli il proprio calore, placando i suoi tremori.
Non avrebbe saputo dire quanto fosse durato quel lungo abbraccio, perché, quando riaprì gli occhi, il sole sorgeva su Copenaghen, rischiarando la camera con la sua tiepida e tenue luce.
Danimarca aveva smesso di tremare e dormiva innocentemente, completamente rilassato, accoccolato fra le braccia del russo. Da parte sua, Ivan sorrise appena per poi chiudere nuovamente gli occhi ametista. Nonostante il dolore al capo e lo stordimento da sbornia, la sua mente era rinfrancata dal dolore patito, dal gelo del suo cuore. Non per sempre, ma almeno per il momento si sentì bene sul serio e, per la prima volta, non aveva forzato nessuno a “diventare un tutt’uno con lui”, anche se solo con la mente e il cuore.


Note: Questa è mezzo vecchia... Ricordate Vodka e Akvavit? Beh, questa era una prova di quella... poi l'ho ritrovata sul computer e ho deciso di continuarla. Quella la scrissi per un pwp contest, quindi non c'era spazio per troppe seghe mentali, anche se poi ce le ho messe lo stesso... mi stuzzicava l'idea di Danimarca depresso da coccolare. E sinceramente se avessero fatto sesso stavolta sarei caduta nel già visto... insomma, eccitante, ma rimandiamolo a quando sono tutt'e due carichi XDD Il periodo storico è il presente, non ricordo bene quando, ma in pratica si erano aperte delle trattative per un gasdotto dalla Russia alla Danimarca... o giù di lì.
   
 
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