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Autore: MurasakiHaru    12/11/2011    3 recensioni
Ma che accidenti gli stava succedendo ? E dire che di cosa strane nella sua vita ne aveva anche viste abbastanza, ma nessuna assurdità riusciva a battere gli avvenimenti del giorno che si stava per concludere.
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Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Absolutely no sense




Note dell'autrice:

Salve a tutti ! Intanto grazie per aver aperto la mia storia,

spero proprio che vi piaccia anche perché è la mia prima fanfiction.

E' un regalo di compleanno quindi diciamo che sono stata parecchio spinta a

postarla in internet ^^' Sarei davvero contenta di sapere cosa ne pensate,

anche perché essendo all'inizio ho proprio bisogno di giudizi per potermi migliorare, quindi vi prego di non farvi nessuno scrupolo. Le critiche sono ben accette !! Ci sentiamo per i saluti alla fine della storia. Bacio e buana lettura!






Assurdo.


Ma che accidenti gli stava succedendo ? E dire che di cosa strane nella sua vita ne aveva anche viste abbastanza, ma nessuna assurdità riusciva a battere gli avvenimenti del giorno che si stava per concludere.
Finire in un arma difettosa ed essere catapultati dieci anni nel futuro era già piuttosto destabilizzante, senza contare la fatica che lui e il Decimo avevano dovuto fare per riuscire ad ottenere uno straccio d'informazione in merito a ciò che si erano trovati costretti ad affrontare.
Poi, la scoperta che in quell'insensato mondo il decimo successore della famiglia dei Vongola fosse morto lo aveva letteralmente mandato nel panico.


Assurdo. Assurdo.


Era tutto maledettamente assurdo e lui odiava l'assurdità, la sua mente era fin troppo legata e devota alla logica per poter concepire un qualsiasi tipo di situazione irrazionale o per meglio dire, a cui non riusciva a trovare un senso logico degno di questo nome.
Era impossibile che Tsuna fosse morto, lui non lo avrebbe mai permesso. Mai,. Assolutamente. E invece a quanto detto da più fonti ciò che gli era stato appena rivelato non corrispondeva ad altro che una cruda e dolorosa verità.
Neppure colpire con tutta la rabbia che aveva la versione più adulta di Yamamoto era stato d'aiuto. Di certo era tutta colpa sua ! Come sempre. Aveva sicuramente valutato con troppa leggerezza la situazione e non era riuscito a proteggere il Decimo come solo il suo braccio destro era in grado di fare. Stava cercando di convincersi che questa patetica scusa potesse essere anche solo vagamente plausibile, ma le parole laconiche di Reborn confermarono i suoi sospetti. Erano tutti presenti quando il Cielo prese la decisione di presenziare a un incontro fin troppo pericoloso e nessuno dei sei guardiani era stato in grado di portare a termine il compito per cui erano stati scelti anni prima.


Assurdo. Assurdo. Assurdo.


In quel mondo, che non era altro che una proiezione del suo futuro, il Decimo era morto, lui non era stato in grado di proteggerlo e tutta la Famiglia stava collassando fin troppo velocemente . La cosa che maggiormente lo preoccupava, forse anche più di quello che il suo destino gli avrebbe riservato fra una decade, era la consapevolezza di essere completamente spaventato, anzi a dirla tutta era davvero atterrito. Mai aveva provato una simile sensazione di paura mista a impotenza. Un milione di pensieri vorticavano nella sua mentre, troppe domande alle quali non sapeva rispondere occuparono totalmente la sua attenzione. Assurdo ! L'assurdità di quella situazione era l'unica cosa che sembrava avere senso adesso.

Ormai erano passate diverse ore da quando li avevano accompagnati in una delle numerose stanze di quel rifugio incompleto, gli era stata augurata la buona notte e si erano trovati da soli, nel buio, entrambi costretti a fare i conti con le proprie preoccupazioni, a fronteggiare le loro paure.
Gokudera aveva impiegato buona parte di quei lentissimi minuti cercando di tranquillizzare Tsuna, aveva provato a convincerlo a dormire un po' ostentando una sicurezza che non possedeva, nascondendo la sua angosciante paura dietro un pietoso muro di promesse vuote, ma in cui credeva seriamente. Il futuro andava cambiato e loro ( lui ) sarebbero riusciti a stravolgere il corso degli eventi, di sicuro. Il Decimo finse di credere alle mille bugie rassicuranti che il suo braccio destro gli stava raccontando e vinto più dalla stanchezza che dal sonno finì per addormentarsi mentre le prime luci di un freddo sole primaverile iniziavano a rischiarare ciò che si trovava al di fuori di quella costruzione interrata.

Il guardiano della Tempesta restò così completamente solo a vegliare i sogni agitati del suo minuto coetaneo. Sapeva che la cosa che più preoccupava il Boss non era la scoperta della sua prematura morte, ma bensì ciò che questa aveva provocato. Come sempre Tsuna si preoccupava prima degli altri e poi si sé stesso. Si ritrovò un sorriso amaro disegnato sulle labbra mentre prendeva consapevolezza del significato di quest'ultimo pensiero; sospirò indietreggiando di qualche passo e lasciandosi poi scivolare con lentezza verso il pavimento. Era freddo, duro e scomodo, ma non aveva alcuna intenzione di dormire, non ci sarebbe riuscito e di incubi ne aveva già abbastanza sotto gli occhi, non voleva certo disturbare il suo subconscio per crearne altri.
Frugò nelle tasche dei pantaloni e senza troppo sforzo riuscì a trovare ciò che stava cercando, ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Si accese una sigaretta inspirando una lunga boccata di quel sottile veleno a cui si era votato fin troppo presto. Il sapore forte della nicotina l'avrebbe aiutato a calmarsi, doveva convincersi di questo.

Rigirò fra le dita il sottile tubicino di carta che si stava lentamente accorciando, fissò quasi ipnotizzato la brace rossa. Fumare era decisamente una gran cazzata, ma ormai non poteva smettere, non aveva semplicemente voglia di farlo. Probabilmente anche quel vizio faceva solo parte della complessa maschera che si era costruito, un accessorio come anelli, catene e borchie, qualcosa che denunciasse al mondo quanto lui fosse forte e figo; una sorta di bugiardo biglietto da visita, lui forte non era di sicuro.

Aspirò ancora una volta una consistente boccata di fumo, ne deglutì gran parte e trattenne per qualche altro secondo il rimanente soffiandolo poi fuori dalle labbra semiaperte. Tornò a fissare il corpicino addormentato di Tsuna, meravigliandosi ancora una volta di quando fosse minuta e gracile la figura del suo Boss. Il Decimo odiava vederlo fumare, ma non aveva mai manifestato il suo disappunto si era solo limitato a cercare di capire le ragioni che spingevano il suo giovane braccio destro a fare una cosa del genere. Anche quella volta il Cielo si fece bastare la fittizia spiegazione fornitagli dal guardiano, invece Yamamoto non si era accontentato di quell'insensata scusa e continuava a dargli il tormento in merito a quella e a numerose altre abitudine che, a detta del moro, erano assolutamente sbagliate.

Strinse il pugno destro, quello con cui appena poco tempo prima aveva colpito il viso del guardiano della Pioggia. Yamamoto. Quel ragazzo riusciva sempre ad innervosirlo, lo irritava, gli faceva letteralmente perdere il controllo ! Come quella volta, poche ore prima della battaglia contro Squalo, quando si era ritrovato a passare senza una buona ragione sotto casa sua e, sempre senza un apparente motivazione, aveva accettato l'invito ad entrare per fargli compagnia visto che il padre era fuori. La camera di Yamamoto era proprio come se l'era immaginata: disordinata ! Anzi a voler essere precisi era un vero e proprio caos. Gli aveva offerto latte e biscotti, neppure fosse un bambino, l'aveva guardato mentre si gustava quell'infantile spuntino con la solita tranquillità che caratterizzava il suo modo di essere. Aveva assaggiato per cortesia un dolcetto, ma non aveva alcuna intenzione di bere il latte, non gli era mai piaciuto, neppure da piccolo. Eppure il latte mischiato al sapore delle labbra morbide di Yamamoto era davvero buono !

Spense stizzito la sigaretta sul pavimento smettendo di rincorrere con la mente quel ricordo, schiacciò con forza la sommità di quel fragile oggetto contro la durezza della superficie su cui era appoggiato dopodiché gettò il mozzicone lontano da sé. Quell'idiota del baseball !! Dove diavolo era adesso che gli serviva !?


<< Sei un fottuto stronzo Yamamoto !! >> sibilò a denti stretti abbassando la testa qual tanto che bastava per appoggiare la fronte alle ginocchia che aveva precedentemente avvicinato al petto. In quel momento si sentiva solo e impotente e la cosa che più gli dava fastidio era che l'unica persona in grado di mutare questo suo stato d'animo era proprio colui contro cui aveva appena inveito. Chiuse gli occhi cercando di ritrovare il controllo di sé stesso ma solo pochi istanti dopo una voce famigliare, anche se più profonda, interruppe quel pesante silenzio.


<< E cosa ti avrei fatto stavolta Goku-chan ? >>


Il guardiano della Tempesta alzò di scatto il viso girandosi nella direzione da cui proveniva la voce, ben presto i suoi occhi incontrarono la figura piuttosto imponente di Yamamoto. Era fermo, ad appena pochi centimetri dalla porta e lo stava fissando con la sua solita espressione serena, come facesse ad essere sempre così tranquillo restava un mistero per tutti.

Da quanto tempo era lì ? Non lo aveva neppure sentito entrare. Si ricordò improvvisamente delle parole che aveva pronunciato poco prima e registrò con un'insolita lentezza la domanda che gli era stata rivolta dal moro. Si prese qualche altro secondo per esaminare mentalmente ciò che aveva appena sentito, c'era qualcosa che non gli tornava, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Poi improvvisamente …


<< GOKU-CHAN !!!? Cos'è tutta questa confidenza idiota del baseball ? >> Urlò. Come sempre quando era irritato, imbarazzato o spaventato. Urlò fin troppo forte questa volta visto che stava provando tutte le sensazioni che lo spingevano a fare un rumore fin troppo fastidioso. Yamamoto, nel vedere quella reazione, non riuscì a trattenere una risata cristallina che risuonò quasi impercettibile sovrastata dagli improperi dell'altro.


<< OK, scusami Gokudera !! Senti, visto che Tsuna dorme e miracolosamente non l'abbiamo svegliato, che ne dici di andare di là, avrei bisogno di parlarti. >>


Dopo quelle parole cadde un muto silenzio, Gokudera smise immediatamente di parlare e si voltò verso il letto in cui riposava il Decimo. Come aveva potuto dimenticarsi della sua presenza ? Un errore così grossolano non era da lui, si diede mentalmente dello stupido mentre controllava se Tsuna stesse realmente ancora dormendo. Non appena si fu accertato della cosa tornò a concentrare la sua attenzione sull'uomo che aveva davanti ora intento a fissare il Boss addormentato.

Era decisamente cresciuto in dieci anni. Ora lo sovrastava di ben più di qualche centimetro, le spalle si erano notevolmente allargate anche se il fisico del guardiano della Pioggia era rimasto asciutto. Approfittando della sua distrazione continuò a studiarne la figura fasciata in quell'elegante completo scuro, mai avrebbe immaginato che un simile abbigliamento potesse donare tanto a un tipo come lui. Si soffermò più del dovuto sul petto del moro, risalì poi con lo sguardo fino alla base del collo. I primi bottoni della camicia turchese erano stati slacciati e la cravatta nera aveva il nodo allentato, la cosa che però attirò maggiormente l'attenzione del più piccolo fu un evidente segno rosso che troneggiava appena sotto al pomo d'Adamo. E quello chi accidenti glielo aveva fatto ?! Sentì una nuova ondata d'irritazione salirgli dallo stomaco e diffondersi fin troppo rapidamente in tutto il corpo, decise così di rompere nuovamente il silenzio.


<< Sia chiaro che vengo con te solo perché IO ho bisogno di parlarti e perché non ho intenzione di disturbare il Decimo. >> Sibilò la risposta con un filo di voce usando il tono più tagliente e velenoso che potesse vantare il suo repertorio. Yamamoto rispose con un cenno d'assenso accompagnato da un ampio sorriso, si aspettava una reazione del genere anche se non capiva la ragione della durezza del tono che il più piccolo aveva usato, ma decise di non dare importanza alla cosa, aveva ben altro a cui pensare in un momento del genere.

Il guardiano della Pioggia lo condusse in una stanza molto simile a quella che avevano appena lasciato, anche questo locale era piuttosto spoglio. Il misero arredamento si componeva di due letti singoli sfatti che erano stati avvicinati in modo da formare una sorta di matrimoniale, un armadio e una piccola scrivania sommersa di fogli e scartoffie varie. Yamamoto, dopo essersi scusato per il disordine, si tolse la giacca scura sistemandola sulla spalliera della sedia dopodiché si sedette sul letto e iniziò a studiare con attenzione il suo interlocutore.


<< Sì, lo so che dovrei metterla nell'armadio >> Cominciò alludendo con un cenno del capo all'indumento che aveva appena sistemato alla meno peggio. << ma adesso proprio non ne ho voglia. >>


L'espressione abbastanza stupita di Gokudera lo portò nuovamente a sorridere e decise di rimare in silenzio ancora per un po' dando così il tempo al suo interlocutore di studiare l'ambiente, dopotutto non aveva scelto quella stanza senza un motivo ben preciso. Il più piccolo infatti stava passando in rassegna alla miriade di oggetti e fogli che erano ammucchiati sulla scrivania e rimase abbastanza spiazzato nel riconoscere come proprie gran parte delle cose che vedeva all'interno della stanza. Ciò che però lo mandò veramente in confusione fu una piccola cornice contenete una foto che lo ritraeva imbarazzato, qualche anno più grande, con un braccio di Yamamoto attorno alla vita e le labbra di quest'ultimo appoggiate sulla sua guancia. Arrossì, ma non riuscì a distogliere lo sguardo da quell'immagine.

Ancora pochi secondi e fu nuovamente il più grande a riprendere la parola. << Allora, hai detto che mi hai seguito perché volevi parlarmi giusto ?! >> Chiese con il solito tono calmo sperando di riuscire ad attirare nuovamente su di sé l'attenzione del guardiano della Tempesta. Gokudera impiegò un paio di istanti di troppo per rispondere anche a questa domanda. Ora oltre che spaventato era confuso e si trovava a fronteggiare qualcuno che, oltre a sovrastarlo fisicamente, aveva anche un vantaggio di esperienza e informazioni di ben dieci anni rispetto a lui. La cosa lo metteva davvero a disagio, ma decise di provare a restare calmo sperando che la sua solita arroganza fosse sufficiente per tirarlo fuori anche da questa situazione. 

<< Esatto ! Punto primo: cosa ci facevi in camera del Decimo? Punto secondo: dove diamine mi hai portato? Punto terzo: chi ci ha fatto quella .. >> Deglutì a vuoto cercando di contenere il probabile rossore che gli stava nuovamente sporcando le guance mentre puntava il dito verso l'oggetto incriminato. << quella foto? >>


Nuovamente il silenzio fu rallegrato dal suono fresco della risata del più grande subito zittita dalla pericolosa occhiata con cui era stato fulminato dal suo interlocutore. Si schiarì appena la voce con un colpo di tosse e prima di riprendere la parola andò ancora una volta a catturare lo sguardo confuso di Gokudera. << Allora, vediamo di non fare confusione >> Fece una breve pausa cercando di studiare con attenzione ciò che era meglio dire in quel momento, doveva giocarsela bene o altrimenti il guardiano della Tempesta non avrebbe creduto a gran parte di quello che stava per ascoltare. << Ero venuto da voi principalmente perché avevo bisogno di parlare con te e poi volevo vedere Tsuna, cioè avevo bisogno di rivedere Tsuna vivo .. >> Abbassò appena lo sguardo cercando di ricacciare indietro tutti i brutti ricordi che lo stavano assalendo. << Poi, diciamo che questa è la nostra stanza e che quella foto ce l'ha scattata Tsuna perché ha detto che dopo tre anni era ridicolo che io e te non avessimo foto insieme foto insieme. >> Terminò velocemente, scandendo con eccessiva fretta le ultime parole, troppo ansioso o forse preoccupato della reazione che l'altro avrebbe potuto avere.

Aspettò. I secondi passavano e Gokudera si limitava a stare zitto, fermo, immobile a fissarlo. Ora era lui ad essere un po' confuso quindi decise di abbandonare la sua posizione seduta per avvicinarsi al ragazzo più piccolo, non riuscì però a muovere più di qualche passo.


<< Che diamine stai dicendo idiota del baseball ? >> impossibile. Doveva sicuramente aver capito male o meglio sicuramente quel decerebrato di Yamamoto si era espresso in maniera ambigua proprio per metterlo in imbarazzo. La loro stanza ? Foto insieme dopo tre anni ? Assurdo !! Ecco che ritornava a farsi viva la parolina che lo aveva accompagnato fin dal momento stesso in cui aveva messo piede in quel mondo, appunto, assurdo !


<< Sto solo rispondendo alle tue domande. >> Mormorò a voce bassa mentre riprese ad avanzare verso di lui. Ancora qualche passo e le distanze fra loro erano state azzerate. Restarono fermi alcuni secondi a fissarsi, entrambi stavano studiando la prossima mossa: Gokudera stava cercando di dare a tutte le informazioni che gli erano state fornite una sorta di ordine e a ricollegarle alle azioni, a suo avviso, senza senso di Yamamoto; quest'ultimo dal canto suo capì che quella era l'occasione perfetta per agire, probabilmente non ne avrebbe avute altre. Si protese appena in avanti abbassando il viso, portò entrambe le mani sulle guance del più piccolo e, aiutato dalla mole del suo fisico, lo spinse senza grosse difficoltà contro il muro. Prima di baciarlo in maniera piuttosto disperata e molto poco casta si assicurò di avere intrappolato per bene lo scaltro guardiano della Tempesta.

Fu un bacio che colse totalmente alla sprovvista Gokudera che dopo un'iniziale resistenza si abbandonò a quel contatto, si lasciò guidare da quelle sensazioni così simili, eppure così diverse, che aveva provato appena qualche giorno prima a casa di Yamamoto. L'unica enorme, anche se momentaneamente trascurabile, differenza stava nel fatto che era abituato ad avere a che fare con un adolescente un po' più alto e inesperto quanto lui mentre ora le labbra che lo stavano divorando, le mani che lentamente si insinuavano sotto il tessuto sottile della sua maglietta, il bacino che sentiva premuto contro il suo basso ventre appartenevano ad un uomo. E la cosa più assurda ( giusto per stare in tema ) era che entrambi erano la stessa persona. Era sempre Yamamoto che lo stava baciando e accarezzando, quella bocca, quel corpo, quella voce, quella carne erano sempre sue.

Si ritrovò ben presto steso sul letto, semi spogliato e confuso, mentre ansimava sotto i tocchi esperti del suo futuro amante. Si baciarono un numero imprecisato di volte e in tutti quegli umidi e languidi contatti Gokudera poté cogliere il disperato bisogno che l'altro aveva di lui. Toccò quel corpo ben più duro e scolpito di quello a cui era abituato, arrossì vergognandosi come mai in vita sua quando sentì Yamamoto che chiamava il suo nome, Hayato. Aveva un suono così erotico pronunciato da lui, era così intimo e caldo.
Qualche altra carezza nei punti che probabilmente l'uomo conosceva anche meglio di lui e tutta l'ansia, la paura e l'imbarazzo del guardiano della Tempesta si riversarono nelle mani del suo compagno sotto forma di un appiccicosa sostanza biancastra che andò a macchiare in parte i pantaloni scuri di Yamamoto che erano sempre rimasti al loro posto. Gridò. Con tutto il fiato che aveva in gola, voleva urlare quello che avrebbe voluto dirgli da ormai tanto tempo, quello che non aveva ancora trovato il coraggio di esprimere, ma poco prima che riuscisse a pronunciare quelle precise parole la sua bocca venne tappata un'ultima volta dalle labbra di Takeshi.

Fu un contatto breve, specie se paragonato a quelli che si erano appena scambiati, ma particolarmente intenso. Yamamoto si allontanò solo di qualche millimetro dalle sue labbra e, senza spostarsi, soffiò una semplice spiegazione. << Non sono io quello a cui devi dire “Ti amo”. >> Fece una breve pausa, inspirò, si concesse il lusso di qualche altro bacio a stampo. << Per lo stesso motivo non mi sono permesso di provare a portarti a letto. Non potrei mai farmi una cosa del genere, non mi perdonerei mai. >> Gokudera faticava a seguire il ragionamento del compagno, era stremato sia fisicamente che mentalmente e Yamamoto continuava a ubriacarlo di baci e carezze. Si appoggiò al suo petto attirato dal suo calore e dai dolci tocchi che le sue mani non smettevano di regalargli. Chiuse gli occhi cercando di continuare ad ascoltare quello che l'altro diceva, tentò di prestare la massima attenzione, ma tutto quello che ottenne fu di sprofondare ben presto in un sonno calmo e rilassato.


Ci mise parecchio tempo a riorganizzare le idee al suo risveglio. Non si trovava più in camera insieme al Decimo, indossava una maglietta nera con un contorto disegno bianco sul davanti di almeno due taglie più grande, si sentiva stranamente rilassato e appagato e cosa ancora più strana Yamamoto era steso vicino a lui tutto intento a fissarlo con il solito sorriso ebete stampato in faccia.


<< Buon giorno Goku-chan ! >> L'augurio era stato pronunciato ad appena pochi centimetri dalle sue labbra, era sorprendente come la rapidità dei movimenti di quell'idiota fosse migliorata in quegli anni. << Dormito bene? >> Chiese appena prima di appoggiare la bocca a quella del compagno, solo qualche altro secondo, poi probabilmente avrebbe davvero dovuto darsi un contegno.
A quel contatto il guardiano della Tempesta si irrigidì, gli erano tornati alla mente tutti i ricordi risalenti ad appena poche ore prima. Imbarazzato appoggiò entrambe le mani al petto nudo di Yamamoto, esercitò una pressione piuttosto decisa con l'intento di spingerlo lontano da sé ma, nel vedere che il suo sforzo era stato totalmente vano, non rimase particolarmente deluso, un po' se lo aspettava.
Fu il più grande ad interrompere quel momento d'intimità, gli regalò un ultimo dei suoi caldi sorrisi poi si alzò dal letto e iniziò a fare un po' d'ordine fra i vestiti che avevano lasciato sparsi per tutta la stanza la sera prima.

Gokudera restò immobile ancora parzialmente nascosto dalle pesanti coperte. Strinse quella stoffa calda fra le mani e iniziò a studiarne l'orribile fantasia a righe e quadretti multicolore. Si lasciò sfuggire uno sbuffo di disapprovazione, ora avrebbe davvero avuto mille domande da fare a Yamamoto, ma per qualche ragione non trovava la forza, o forse il coraggio di iniziare a parlare.

<< Sono bruttissime vero ? >> Fu di nuovo il più grande a rompere il silenzio, alludendo alle coperte che Gokudera ancora teneva strette.


<< Già >> Sentenziò laconico, era troppo imbarazzato per rispondere a tono e certo non voleva sprecare le sue energie in merito a una conversazione che aveva come tema principale la trama del piumone.

<< Le abbiamo scelte insieme >> Aggiunse Yamamoto prima di sedersi sul bordo del letto con i vestiti che aveva raccattato appoggiati sulle ginocchia. Il più piccolo continuava a tacere e così, nel tentativo si sciogliere il suo imbarazzo, decise di aggiungere ulteriori dettagli inutili. << Dovevamo comprare lenzuola e coperte per il nostro appartamento, ma non riuscivamo a trovare un compromesso che soddisfasse entrambi. Come ben sai abbiamo gusti davvero diversi. L'unica cosa su cui eravamo d'accordo è che queste ci facevano davvero schifo, così abbiamo deciso di prenderle. >> Accarezzò con una mano quell'enorme rettangolo di stoffa. << In un modo o nell'altro la pensavamo allo stesso modo. >> Sorrise, ma in maniera diversa dal solito. Non erano i classici sorrisi radiosi che Yamamoto era solito elargire a tutti, c'era un qualcosa di melanconico e amaro questa volta. Impossibile non notarlo. Doveva chiederglielo, era indispensabile che sapesse.


<< Senti Yamamoto .. >> Iniziò piano, il tono di voce talmente basso che l'altro fece quasi fatica ad udirlo. << C'è qualcosa che dovrei sapere? Perché ieri sera volevi parlarmi ? >> Riuscì a mantenere inalterato il contatto con gli occhi scuri del suo interlocutore e inaspettatamente fu il più grande ad abbassare lo sguardo.


<< Visto che sai dell'esistenza degli Anelli posso immaginare che più o meno, nel tuo tempo, la nostra relazione sia appena iniziata. >> Fece una breve pausa giusto per controllare la reazione dell'altro, era imbarazzato, ma la determinazione che gli leggeva negli occhi lo portarono a continuare. << Non ti voglio raccontare dettagli o altro di quello che per te deve ancora succedere, non voglio rovinarti la sorpresa. >> Nuovamente gli sorrise. << Ma ti assicuro che stiamo davvero bene insieme anche se litighiamo spesso. >> Ennesima pausa, Gokudera fece un sorriso tirato, sapeva che c'era ancora qualcosa che doveva ascoltare. << Ma da quando è morto Tsuna .. io e te ci siamo allontanati. La sua scomparsa ci ha distrutto, ci sentiamo tutti tremendamente in colpa, ma tu più di tutti non riesci a perdonarti nulla di quello che è successo. A seconda dei giorni ti addossi tutte le colpe o le addossi a me. All'inizio continuavi a lasciarmi poi sparivi per qualche giorno, ma alla fine tornava sempre. Ultimamente però sei diventato freddo e distaccato con tutti, non ti lasci più avvicinare, solo qualche volta di notte riesco ancora a toccarti. Sono consapevole di averti perso nel preciso istante in cui il nostro Boss è morto. Tu non riuscirai mai a perdonare te stesso per una cosa simile anche se non ne hai colpa. >> Il guardiano della Pioggia fece un repentino movimento in avanti, portò entrambe le mani sulle stalle di Gokudera e strinse forte la presa incurante in quel momento di poter far male al più piccolo. << Hayato ! Ti prego fa che le cose nel futuro vadano diversamente ! Te lo chiedo sia per Tsuna che per me e te ! >>

Preso alla sprovvista da quello sfogo e non sapendo né come comportarsi né come rispondere Gokudera fece l'unica cosa che gli sembrava avere senso in quel momento. Si protese di qualche centimetro unendo ancora una volta le loro labbra. Yamamoto lo tenne stretto a sé per un tempo imprecisato, entrambi stavano bene in quella posizione, il più grande poteva riassaporare un brandello di quel calore che aveva perso e il più piccolo stava iniziando ad abituarsi a ciò che, da quello che aveva capito e forse sperato, sarebbe presto diventata un'abitudine.


Tsuna li aveva cercati tutta la mattina, nessuno li aveva più visti da ieri sera e ormai cominciava ad essere un po' preoccupato. Chiese a Reborn di accompagnarlo altrimenti si sarebbe sicuramente perso in quel labirinto che il suo io del futuro aveva voluto e progettato, li trovarono in camera di Yamamoto, stesi sul letto, addormentati, abbracciati. Gli dispiacque davvero svegliarli, ma secondo le informazioni che gli erano state comunicate dall'esterno dovevano per forza muoversi.

Non capì un granché di quello che successe nelle successive ore, era come se quei due gli stessero nascondendo qualcosa o meglio, era come se Gokudera stesse fingendo di non avere la testa persa chissà in quali pensieri che non aveva voglia di dirgli. Ma la cosa che più di tutte stupì e confuse il giovane Boss dei Vongola fu il comportamento del guardiano della Tempesta quando si riunirono dopo quella battaglia imprevista in cui, per ragioni a loro sconosciute, tutti i loro amici si erano scambiati con i loro alter ego di dieci anni più giovani. Gokudera infatti aveva marciato verso Yamamoto e con il tono più serio e l'espressione più determinata che il Cielo ricordasse di avergli mai visto in viso aveva pronunciato delle parole piuttosto strane, anzi più che strane suonavano proprio assurde. << Te lo prometto ! Cambierò le cose, Takeshi >>




FINE



Angolino Saluti:

Grazie mille per aver letto tutto .

Spero di sentirvi in tanti e di non avervi

annoiato troppo. Un bacio !!






  
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