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Autore: fallforyou    13/11/2011    10 recensioni
Esposito ha bisogno di un po' di aiuto con le parole. Castle è più che felice di fargli un favore. Kate, tuttavia, non ha idea di a che cosa abbia consentito. E accetta di fare molto più di quanto aveva previsto.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Author's Note: Sotto permesso dell'autrice, pubblico qui la traduzione di questa bellissima one-shot. E' definitivamente una delle più belle Caskett che io abbia mai letto, e ancora adesso mi viene la pelle d'oca rileggendola, così mi sono detta che era destinata ad un pubblico più ampio. Nonostante io abbia fatto del mio meglio traducendola, vi invito a leggere l'originale (è in inglese, penso la possano comprendere tutti) qui, e a visitare il profilo dell'autrice FanficwriterGHC che ha scritto molte altre FF su Castle degne di nota. Buona lettura.
Disclaimer: Non possiedo Castle, i diritti sono tutti riservati a Andrew Marlowe e alla sua mente geniale. Non possiedo la storia, i crediti vanno all'autrice citata sopra.



“Ehi Beckett.”
“Che succede, Esposito?” chiese lei, girandosi e trovandosi i suoi tre ragazzi intorno alla scrivania. “Perché ho la sensazione che voi tre abbiate bisogno di qualcosa?”
Ryan fece un largo sorriso. “Beh, Esposito qui ha una cosa importante da chiedere a Lanie.”
“Le chiederai di sposarti?” esclamò Kate felice. “Sarà così contenta.”
Esposito sorrise cauto. “Grazie”.
“Allora, perchè avete bisogno di me?” chiese, guardandoli. Aveva un brutto presentimento.
“Beh, Esposito qui è un po’ insicuro su cosa dire, non avendolo mai fatto e tutto il resto. E anche se io ho avuto successo con la mia di donna, pensavamo che questa situazione richiedesse, come dire…un po’ più di esperienza” spiegò Ryan.
“Perché ho il presentimento di star per finire in una situazione scomoda?”
Risero tutti. “No, niente di scomodo. Solo un po’ di finzione. Cos’è Beckett, hai paura di un piccolo gioco di ruolo?” chiese Castle.
Lei gli lanciò uno sguardo di sfida. “Spara, Scrittore.”
Lui sorrise e avanzò verso la Detective, girandole la sedia così da trovarsi in piedi di fronte a lei. “Esposito ha chiesto se potevo dargli un esempio di come si fa a far perdere la testa a una donna. Pronta a perderla, Detective?”
“Certamente Castle, ti prego, fammi perdere la testa.”
Lui annuì e poi le si inginocchiò davanti, appoggiando entrambe le mani sulle ginocchia di lei, lasciando la scatola dell’anello sulla scrivania. La guardò negli occhi per un momento e poi prese un respiro profondo.
“Katherine,” scosse la testa. “Kate. Abbiamo lavorato insieme per quasi quattro anni.”
“Quattro lunghi anni,” intervenne lei con un sorriso.
Lui rise. “Chiamali come vuoi mia cara, in ogni caso sono successi. E sono stati i più bei quattro lunghi anni della mia vita. Mi hai mostrato che esistono al mondo delle persone vere, fatte di una pasta diversa, invece che solo di soldi e sorrisi falsi. Mi hai permesso di seguirti nei casi, di infastidirti senza sosta, di starti tra i piedi,” le strinse il ginocchio e lei fece una piccola risata. “Risolvere omicidi con te, fare ricerche – non mi sono mai divertito tanto o sentito più soddisfatto.”
“Ci piace averti qui” disse lei, appoggiando una mano sulla sua e stringendola. “Ma non prendermi troppo seriamente.”
Castle le regalò un grande sorriso. “E mi tieni sempre in riga.” Risero. Sentì ridere anche alcuni degli spettatori lì intorno. Erano ancora lì, sulla Terra?
“Non riesco a immaginare un posto migliore, o una donna migliore con cui potrei stare. Dio, Kate, ogni giorno con te è, concedimelo, magico, stupendo, spettacolare. Il tuo è l’unico viso che voglio vedere quando mi sveglio la mattina e prima di addormentarmi la sera. Voglio svegliarmi con te ogni giorno, prepararti la colazione, bisticciare su chi deve guidare fino alla Stazione, e segretamente fregarmene quando tu vinci ogni volta.” Dio, i suoi occhi erano ipnotizzanti.
“Voglio passare le estati sulla spiaggia con te e gli inverni qui al Distretto, immergerci nelle prove e nelle ricerche fino ad addormentarci insieme sul divano della sala relax. Voglio essere qui con te quando risolveremo l’omicidio di tua madre, perché lo risolveremo, insieme. Voglio esserci e guardarti mentre ottieni quella giustizia, e poi voglio esserci in quella notte in cui tutto quello che faremo sarà stringerci fra le braccia dell’altro. Voglio essere la tua spalla su cui piangere e ridere, che puoi picchiare e schiaffeggiare, baciare e abbracciare – voglio essere tutto per te, e sempre.”
Era una lacrima quella? Stava piangendo? Lui si sporse e le asciugò una lacrima dalla guancia, passando le dita fra un suo ciuffo di capelli, tirandolo leggermente mentre riportava la mano più in basso.
“Voglio farti sorridere quando piangi. Voglio farti ridere la notte, ridere così tanto da far sparire per sempre i crimini e il sangue.” Sentì se stessa sorridere. “Voglio sdraiarmi con te, guardando dei vecchi film, con la mia mano sulla tua pancia piena di nostro figlio. Voglio preoccuparmi dei tuoi sbalzi d’umore e essere lo schiavo dei tuoi capricci. Voglio sedermi dietro di te, dirti quanto sono orgoglioso mentre tu urli che non mi lascerai toccarti mai più.
"Voglio stringere fra le braccia il nostro bimbo insieme te, stamparti baci sulla guancia finché cerco di non piangere perché sono così dannatamente felice.” Lei stava piangendo ora. Ma non poteva asciugarsi le lacrime, perché stava stringendo le sue mani così saldamente. Come erano arrivati a quel punto?
“Voglio invecchiare insieme a te, Katherine Beckett. Voglio guardare i nostri figli laurearsi, passare ore a lamentarmi del fatto che non sono abbastanza vecchio per accompagnare Alexis all’altare, o abbastanza vecchio per diventare nonno. Voglio stringerti a me ogni notte e dirti quanto ti amo, perché non smetterò mai. Voglio essere il tuo ‘unico e solo’, il tuo per sempre.”
Si scostò da lei, lasciandole le mani. Allungò il braccio e aprì la scatola con l’anello, sollevandolo così che lei potesse vederlo e guardandola negli occhi. “Allora vuoi tu, Katherine Beckett, essere la mia ‘unica e sola’, il mio per sempre?”
“Sì.”
Si fissarono. Cosa aveva appena detto? Lui le stava prendendo la mano. Perché le stava prendendo la mano? Oh mamma, le stava infilando l’anello al dito. E ora il suo viso era proprio davanti a quello di lei, e c’erano ancora lacrime sulle sue guance ma entrambi stavano sorridendo come pazzi. E poi le labbra di lui erano sulle sue, morbide e gentili, le sue mani attorno al suo viso. Lei alzò le sue e le premette su quelle di lui che erano già sulle sue guance, il diamante che pesava sul suo dito.
Dio, l’avrebbe sposata.
Qualcuno tossì. Rick si allontanò lentamente da lei e insieme guardarono Esposito. Oh Dio, li aveva visti tutto il distretto? Diamine, aveva appena detto che avrebbe spostato Richard Castle?
“Uh, io…um, dovreste ridarmi quello,” disse Esposito, indicando l’anello al dito di Kate. “Ma, uh, wow, Castle, è stata…è stata veramente una proposta con la P maiuscola.”
Kate sbatté le palpebre. Castle sbatté le palpebre. E che diamine.
Lentamente, si staccarono. Castle si spostò in po’ indietro e Kate estese la mano per lui. Gentilmente lui le tolse l’anello dal dito, i suoi occhi incatenati a quelli di lei. Non riusciva nemmeno a capire come si sentiva, figuriamoci decifrare i messaggi che le lanciava lui con i suoi occhi incantatori. Cos’era quella sensazione nella bocca dello stomaco? Era rimpianto, tristezza? Era davvero turbata – turbata dal fatto che non avrebbe veramente sposato Richard Castle, un uomo che non aveva nemmeno baciato per la maggior parte dell’anno?
L’anello scivolò via dal suo dito e lui lo ripose silenziosamente nella piccola scatola nera, la chiuse e la passò ad Esposito oltre la scrivania. Il Detective la prese, guardandola con un po’ di preoccupazione.
“Pensi che lo posso ancora usare? Non è che è stato...reclamato o una cosa del genere?” chiese a Ryan mentre se ne andavano via senza una parola in direzione di Castle e Beckett.
“Amico, non ne ho idea,” sentirono rispondere.
Kate rispostò lo sguardo su Castle. Era ancora in ginocchio, le mani ora sospese sulla scrivania e una sulle ginocchia di lei.
“Allora,” disse lui, la voce un sussurro.
“Che proposta,” le sfuggì prima di potersi trattenere.
Rick si illuminò. “Davvero?”
“Già, potrebbe far davvero perdere la testa a una donna,” continuò lei. Oh, stai zitta.
“Oh, veramente?”
Kate scrollò le spalle. “Sei piuttosto bravo con le parole, Castle”.
Lui semplicemente sorrise. “E’ bello sapere che funzionano anche con te, Detective.”
Lei abbassò lo sguardo. Rick le strinse la mano che non aveva realizzato le stava ancora tenendo e poi si alzò. Lo guardò finché tornava alla ‘sua’ sedia e si sedeva. Kate girò la sua poltrona così che fosse davanti alla scrivania invece che rivolta verso il punto dove lui aveva...buon Dio, le aveva chiesto di sposarla, e lei aveva detto di sì. Nel bel mezzo del Distretto.
Scosse la testa leggermente e cercò di tenersi occupata con le pratiche che stava finendo quando tutta la faccenda era cominciata. E dire che era sembrata una cosa così innocente.
“Lo farei, sai,” disse lui un paio di minuti dopo.
“Faresti cosa?” chiese lei, senza alzare gli occhi.
“Sposarti.”
Diamine. Si girò per incontrare i suoi occhi. “Oh?”
“Saresti una sposa meravigliosa.”
Lei arrossì. Lei arrossì. Cavoli. “Oh, beh, grazie?”
La mano di lui si mosse lentamente fino a raggiungere la sinistra di lei, intrecciando le loro dita insieme. “Primavera, forse estate? Sulla spiaggia, alla casa negli Hamptons, penso. Sì.”
“Cosa?”
“Il matrimonio,” rispose lui, come fosse scontato. “Una cerimonia intima, solo io, te, tuo padre, mia madre, Alexis, e i nostri amici. Niente giornalisti, senza tante complicazioni. Solo tu nel vestito più stupendo, e io, a sentirmi inadeguato e allo stesso tempo incredulo che tu sia mia.”
Il pollice di lui le accarezzò l’anulare, ora scoperto. “E tu saresti così raggiante, e sorridente, e io penso non sentirei nemmeno cosa il direbbe pastore, perché sarei così preso da te. E poi ci dichiarerebbe marito e moglie, e ti bacerei, ti bacerei finché non ti si arriccerebbero le dita dei piedi, o mia madre non facesse un commento.”
Lei rise. “Lo faresti davvero?”
Rick fece un grande sorriso. “Oh sì. E poi terremmo il ricevimento lì alla casa, con una band e una pista da ballo sulla spiaggia. E poi ti terrei tra le braccia e ti direi quanto sei stupenda mentre apriamo le danze. E quando taglieremmo la torta tu me la tireresti in faccia e poi scapperesti via mentre io ti rincorrerei finché non incapperemmo in Esposito e Ryan, che starebbero ridendo così tanto da rotolarsi per terra.”
Kate rise. Aveva di sicuro dipinto un bello scenario. Un bellissimo, affascinante, meraviglioso, incredibile scenario.
“E a poco a poco, se ne andrebbero tutti. Dovresti fermarmi dall'inseguire Alexis e il ragazzo che si porterebbe via in macchina. Immagino che mi distrarresti, in un qualche modo.”
“In qualche modo.”
Le lanciò uno sguardo malizioso. “Oh sì, perché una volta che se ne sarebbero andati tutti, saremmo solo io e te, e mia cara, non dormiremmo di certo.”
“Neanche un po’?” chiese Kate, appoggiando la guancia alla mano fingendo preoccupazione.
I suoi occhi si oscurarono. “Oh, ci sarebbero un letto, e forse un bagno e una vasca idromassaggio, o l’oceano implicati quella notte, ma non dormiremmo in nessuno di questi. Ma,” si guardò attorno, ricordando a entrambi dove si trovavano. “Questa è un’altra storia.”
Beckett sbatté le palpebre. Diamine, erano ancora al Distretto. Maledetto lui!
“Allora, Kate,” sussurrò lui.
“Sì?”
“Ti andrebbe di venire a cena con me? Mi sembra che tu ti sia distratta abbastanza a lungo con quelle pratiche.”
Le sue dita erano calde su quelle di lei e il suo sorriso era incantevole e lei...la proposta, il matrimonio...voleva? Poteva? Dio, sì. “Certo, Castle. Perché no?”
Lui fece un grande sorriso e si alzò in piedi, tendendole una mano. Si alzò anche lei e si mise la giacca, appoggiando la mano destra sulla sua. Tenne la sinistra nella tasca del cappotto, così che lui non la vedesse mentre si pizzicava il punto sul suo anulare dove prima c’era stato l’anello. Camminarono insieme verso l’ascensore, ignorando le risatine maliziose che risuonavano nel Distretto.
“Se vuoi, potremmo andare a prendertene un altro,” disse lui, una volta che le porte si chiusero.
“Un altro cosa?”
“Un altro anello.”
“Come scusa?”
Lui fece un sorriso furbo mentre si riaprivano le porte e la trascinò in strada. Poi la spinse contro il muro così da sottrarli al traffico e ai passanti.
“Beh, ti ho chiesto di sposarmi, e tu hai detto di sì.”
Kate sbatté le palpebre. “Giusto, ma quello era...Esposito...”
Castle scosse la testa divertito. “Quello era per finta. Non eri obbligata a rispondere.”
Lei si accigliò. “Diamine, Castle. Non pensavo l’avresti usato contro di me.”
La sua espressione mutò da divertita ad appassionata. “No, non sto cercando di usarlo contro di te. Sono serio.”
“Cosa? Sei serio? Vuoi comprarmi un anello? Non stiamo nemmeno insieme!”
Lui annuì. “Perché no?”
“Perché no?” Respirò profondamente. Tante, tante ragioni. “Perché, Dio, Castle, cosa diavolo stai facendo? Non abbiamo nemmeno...Non siamo...Rick, cosa diavolo stai facendo?” si lasciò sfuggire mentre lui spostava le sue mani sulla sua schiena, avvicinandola al suo petto.
Il suo viso era proprio davanti al suo, il suo respiro caldo sulle labbra di lei. “ Sto facendo quello che entrambi abbiamo voluto per Dio solo sa quanto tempo. Lo voglio Kate, tutto, tutto quello che ho detto. Vuoi che te lo dica di nuovo? Lo farei, lo sai.”
Kate si ritrovò a soccombere ai sentimenti che avevano fatto finta non esistessero. Era potente, come un’onda di marea o uno tsunami, e si stava abbattendo su di lei. Era serio. Voleva tutto. Voleva sposarla, avere tanti piccoli Castle con lei, stringerla la sera e darle il bacio del buongiorno la mattina...
“Ok” sussurrò. La sorprese tanto quanto sorprese lui.
“Ok?”
Annuì contro la sua fronte. “Portami a cena, Signor Castle, e convincimi a lasciarmi corteggiare.”
I suoi occhi scintillarono e si chinò per catturare le labbra di lei con le sue. Il bacio era appassionato, ardente e pieno di desideri e voglie represse. Quando alla fine si staccarono Kate respirava a fatica e Castle, Rick, non era in condizioni migliori.
“Vieni,” disse lui dolcemente, scostandosi e prendendole di nuovo la mano.
“Dove stiamo andando?” chiese, mentre lui chiamava un taxi.
“A casa mia” rispose. “Ti cucinerò il più sorprendente pasto che tu abbia mai mangiato, e poi, mia cara, ti convincerò a passare il resto della tua vita con me.”
“Sicuro che il cibo sia la strategia migliore?” lo sfidò, dissimulando con le parole l’ondata di farfalle nel suo stomaco.
Lui le sorrise furbescamente. “Oh, ho molti assi nella manica, Kate Beckett, e puoi scommettere che li userò tutti prima che moriremo, vecchi e grigi insieme. Ma, stasera, devo convincerti a lasciarti corteggiare. Domani, posso convincerti a trasferirti da me.”
Lei rise e si lasciò sospingere in auto. La vita con Richard Castle sarebbe stata di sicuro a dir poco interessante. E, finché lui le prendeva la mano nella sua e la attirava a sé, le sue dita che scivolavano di nuovo sul suo anulare, non poté fare a meno di chiedersi quanto tempo sarebbe passato prima che lui fosse di nuovo in ginocchio e loro fossero davanti a quel altare sulla spiaggia. Fu sorpresa di scoprire che sperava fosse presto. Perché, dopotutto, aveva già detto di sì.


   
 
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