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Autore: keiko86    11/07/2006    8 recensioni
Una ragazzina di circa dieci anni, gracile, dai capelli arruffati, castani, tagliati corti a caschetto, la pelle candida e i grandi occhi color miele, si stava furtivamente addentrando in un vicolo scuro e polveroso di Atene.
Chi sarà mai la ragazzina che Saga trova sperduta per il santuario?
Genere: Commedia, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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WARNING: le tematiche, almeno per questo primo capitolo, sono un po' forti....


Capitolo primo: chi sei?
 
Una ragazzina di circa dieci anni, gracile, dai capelli arruffati, castani, tagliati corti a caschetto, la pelle candida e i grandi occhi color miele, si stava furtivamente addentrando in un vicolo scuro e polveroso di Atene.
Il suo aspetto non era dei migliori, indossava dei pantaloni di jeans alla pescatora, aderenti, ed una magliettina rosa chiaro, ed entrambi gli indumenti erano stracciati, lacerati e sporchi in più punti.
Aveva un’andatura piuttosto traballante, ogni tanto emetteva un singulto, come se stesse trattenendosi a fatica dal piangere.
Un veloce scalpiccio la fece voltare di scatto, gli occhi sbarrati.
No, vi prego. Non di nuovo voi…
Pregò mentalmente, aqquattandosi in un angolo, dietro dei bidoni della spazzatura, tremante.
Fu con suo sommo orrore che vide passarsi davanti un gruppo di ragazzi a passo spedito, che per fortuna non la videro….
“Dove diavolo si è andata a cacciare quella mocciosa?! Voglio divertirmi ancora un po’ con lei!!!”
“Maledetta, eppure l’avevo vista infilarsi in questo vicolo!!”
“Cerchiamola!”
La ragazzina si era accucciata il più possibile, gli occhi serrati, tremante, non osando riaprirli finchè non sentì le voci allontanarsi.
A quel punto, conscia che ben presto i suoi inseguitori sarebbero tornati indietro, e se fosse rimasta lì non ci avrebbero messo troppo a scovarla, scivolò fuori dal suo buco, e corse il più velocemente possibile verso il primo negozio che le capitò a tiro, una panetteria, a cercare aiuto.
“Sparisci, stracciona!! Non voglio mendicanti qui!”
Una voce rude fece sobbalzare la piccola, che alzati gli occhi scorse dietro il bancone il panettiere che la guardava con disappunto.
“L-la prego, io….”
Non fece a tempo a finire la frase, che una donna fece a sua volta ingresso, spingendola dilato, e tutta l’attenzione del negoziante fu subito focalizzata unicamente sulla sua nuova cliente.
Abbattuta, la ragazzina si poggiò in un angolo, sospirando, quando con la coda dell’occhio vide gli stessi teppisti che l’avevano inseguita poco prima passare davanti alla vetrina del negozio.
Spaventata, fece uno scatto con la testa, facendosi così notare.
I ragazzi quindi si diressero subito dentro il negozio, e lei, terrorizzata, cercò un modo per nascondersi…
Addocchiata una porta
Sarà un ripostiglio…
Vi si poggiò con tutte le sue forze, spalancandola.
Non fece caso alla luce che sembrava provenire da oltre essa, né alle grida dei ragazzi e del negoziante che l’avevano vista, e scivolò oltre il passaggio più svelta che potè.
Sgranò quindi tanto d’occhi quando scoprì di non esser finita in un angusto ripostiglio….
Tutt’altro, quella che le appariva ora innanzi sembrava una città dell’antica grecia, con tanto di persone vestite col peplo tradizionale, e sullo sfondo una grande collina, costellata da numerosi templi, uniti tra loro da una lunga scalinata.
La piccola dopo essere rimasta per qualche secondo immobile ad occhi e bocca spalancati, si staccò dalla porta, iniziando a gironzolare come un’ubriaca tra le vie trafficate di gente di quella stana cittadina.
Non si rese quasi conto di starsi avvicinando sempre più alla collina dei templi, fin quando qualcuno non le agguantò un braccio, stringendola con forza e facendola sobbalzare, ed una voce imperiosa non le domandava:
“Mocciosa, chi sei? Alle persone qualunque non è permesso entare nel Santuario! E a giudicare dai tuo vestiti, probabilmente sei una ladra, vero?”
La piccina, dal canto suo, era talmente in preda al panico che aveva serrato con forza gli occhi, cercando di divincolarsi…
“Allora? Vuoi parlare, o preferisci che ti sbatta in prigione?”
Continuò la voce, scrollandole le spalle.
La ragazzina, nel panico, non comprese per bene le parole del suo aggressore, invece credette che ad afferrarla fosse stato uno dei suoi precedenti inseguitori, così alzate le braccia a proteggersi il capo arruffato, singhiozzò piano:
“Ti p-prego, non farmi ancora del male! Lasciami andare! Non voglio che mi fate ancora quella brutta cosa… Mi fa male, tanto male….”
Le mani che ancora la trattenevano allentarono un poco la presa.
“Ragazzina, apri gli occhi…”
Disse in tono più calmo l’uomo di fronte a lei.
Tirando su col naso, la piccola aprì gli occhi dorati, e con stupore si accorse che chi le stava parlando non era uno dei teppistelli da cui era scappata, ma bensì un giovane che forse non aveva ancora trent’anni, dal fisico atletico, i capelli blu piuttosto lunghi, e gli occhi verdi.
Questi si era inginocchiato per portare il viso alla stessa altezza del suo, l’espressione inizialmente arrabbiata si era addolcita, scrutando meglio la gracile ragazzina di fronte a sé.
La piccola lo aveva fissato per qualche secondo, affascinata, rimanendo immobile, a bocca aperta, tremando ancora un poco, anche se aveva iniziato a calmarsi.
Il giovane le sorrise.
“Credo che tu sia finita qui per sbaglio, vero?”
Annuì.
“Stavi scappando da qualcuno?”
Di nuovo fece cenno affermativo con la testolina.
“Da chi?”
Stavolta la piccola non rispose, bensì rabbrividì, abbracciandosi.
L’altro sospirò.
“Va bene, meglio cambiare discorso. Sembri shoccata…. Dunque, come ti chiami?”
Le chiese, con un sorriso rassicurante.
“So-Sophia…”
Mormorò, abbassando gli occhi, intimidita.
“Piacere di conoscerti! Io sono Saga.” Si presentò a sua volta l’altro “E sono…uhm…. Un dipendente del santuario.”
La osservò meglio.
Non solo era sporca di fango e terra dalla testa ai piedi, ed aveva i vestiti distrutti (fece caso che quelli che a prima vista gli erano sembrati degli stracci, erano in realtà dei vestiti di marca buona), ma era anche sporca di sangue in più punti, in particolare, notò con preoccupazione, nella zona del pube.
Che diavolo le hanno fatto?!
Perso nelle sue considerazioni, Saga non si rese conto di star stringendo più del dovuto le spalle esili della piccola, finchè Sophia, con un flebile “Ahi…” non lo riscosse.
A quel punto la guardò serio, negli occhi.
“Senti, Sophia, lo so che non è bello per te da ricordare, ma ora devi dirmi che è successo! Ok?”
Le ripetè nuovamente, in tono preoccupato.
La ragazzina fece per ribattere, ma davatti allo sguardo serio del Saint sospirò, e sconfitta chinò il capo, mormorando:
“Loro… mi hanno fatto quelle cose brutte che fanno alle donne nei film...” rabbrividì, poi continuò, con la voce sempre più spezzata “Mi hanno trascinata in un vicolo, m-mi hanno buttato c-c-contro un m-muro..e.e…. mi h-hanno fatto m-m-m-male-e-e….” finì, singhiozzzando.
Saga fremette dalla rabbia.
Come avevano osatto fare una cosa del genere ad una bambina!!
Osservò di nuovo la ragazzina, poi sospirando la prese in braccio, ignorando le sue proteste.
“Ti porto con me al tempio, bisogna proprio fare qualcosa per tutti quei graffi!”
Si incamminò quindi lungo la salita delle dodici case, diretto al tempio dei Gemelli, non curandosi degli sguardi incuriositi di Mur, Aldebaran e suo fratello Kanon, ma accorgendosi che a poco a poco la figuretta che reggeva si era rilassata impercettibilmente.
 
FINE CAPITOLO PRIMO

  
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