Videogiochi > Final Fantasy VIII
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Autore: Shinra    11/07/2006    1 recensioni
Nel futuro di Artemisia, esisteva un pianista di nome Omega...
Genere: Triste, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Squall Leonheart
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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[ Musica: Era - Flowers of the sea ]

Che bella canzone, faceva quasi sciogliere il cuore...
Penetrava fino all’anima, congelando le ossa, scorrendo nel sangue come una scarica elettrica sottocutanea.
La pelle d’oca elettrizzava le braccia nude del pianista mentre suonava quella melodia, mentre sentiva suonare le campane in testa nello stesso frangente in cui premeva quei tasti.. e quando sentiva il suono venir fuori, si sentiva un dio, un dominatore della musica di quello strumento.
Sentiva tutta la schiena fredda, il fiato caldo condensarsi in uno strano fumo bianco quando gli usciva dalle labbra screpolate, socchiuse e pallide.
Mancava solo le stelle nel cielo, la neve, una coperta calda, il camino e le caldaie accese, e sarebbe stato un vero inverno...
Mentre la musica usciva dalla pancia di quel pianoforte antico, e la cappella veniva inondata di quella musica trillante e leggera, a volte bassa e cupa, ma che ritrovava la sua vitalità un nota dopo, i capelli bianchi venivano scostati con leggere scosse del capo, che cantava a suo modo la melodia, muovendosi e ondeggiando al ritmo e cullandosi sulle note melodiose e fresche che le dita di quel corpo suonavano semplicemente esercitando pressione sui tasti bianchi e neri... il suono era una magia.

Ancora la stessa melodia... impassibile il pianista continuava a suonare, gli occhi chiusi dal piacere, o dalla concentrazione. Conosceva quella melodia a memoria. E le sue dita riconoscevano i tasti ormai dal numero purtroppo finito di volte che avevano ripercorso quelli stessi negli stessi tempi e con lo stesso, quasi inesistente tocco. Il piano suonava da solo. La schiena del pianista si curvava un po' per poi risollevarsi, addolcita e cadenzata dal piacere di quella musicalità dolce e frammentata in piccole note brevi e squillanti. La soddisfazione che provava era premiata... suonare per uno sfogo, per passatempo, per abitudine.. non per sentire la musica scorrere nei nervi del cervello.. quello non era suonare...

Ancora le stesse note. Ogni volta sembravano diverse, eppure erano così simili, così semplici... una ninna nanna come una madre la canta al suo bambino... faceva perdere la forza di continuare a suonare, e il desiderio di dormire, e basta.. di scomparire... ma se avesse smesso, anche la magia allora..
Ricominciando a suonare con nuovo vigore, ancora, per sempre, sentirla risuonare in testa e scivolare nel sangue....si perse in quella magia. ...

Mentre le note diventavano sempre più basse.. mentre il corpo del pianista cercava di trovare la forza per continuare a reggere in piedi la magia di quell’incantesimo per evitare che si spezzasse..
La musica coprì i suoi passi, gli occhi chiusi e la mente in trance non videro né percepirono la sua presenza.. Si avvicinò lentamente salendo sulla pedana del piano, mentre ancora le dita scivolavano come acqua sui tasti ingrigiti e vecchi.
Adesso era alle sue spalle. Spinse le braccia oltre alla persona seduta, fino a mettere a sua volta le mani sulla tastiera. Coordinandosi con il ritmo del pianista, incominciò a suonare a sua volta.
La melodia scivolò sempre più bassa, fino a ritrovare di nuovo stabilità...

Mentre adesso era più completa, e bella... Il pianista continuava a suonare, per lui c’era solo la musica.. e il suo assistente suonava con lui.

Le loro braccia si incrociarono, le loro dita si sfiorarono spostandosi da una parte all’altra, ma la melodia continuò ancora, mentre i fiori venivano toccati per la prima volta dopo tanto tempo dalla pallida luce del sole che, timido, in quel momento di calma e resa, era stato liberato da una coltre densa di nuvole, e inoltrandosi dalle finestre illuminava la triste sala grigia.
Eppure non era quella luce calda che rincuora, era una luce fredda, spenta, come se i raggi del sole fossero impediti da un secondo strato di nuvole, più alto, che li smorzava.

Mentre la luce pallida attraversava la vetrata riflettendo il mosaico color blu, rosso, verde, e giallo, sul pavimento..
Mentre i fiori nei vasi di terracotta cercavano di catturare ogni frammento di luce prima che questa venisse ricoperta dalle nuvole..
Un guizzo di felicità scaturì tra quelle note, facendole suonare come una mantra... fino a quando, come tutte le cose in questo modo, le quali hanno un inizio, ma anche una fine,
si spense
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