Un raggio di sole in una cupa giornata di pioggia.
All’angolo tra la terza e la Hudson, bloccati in un tremendo traffico, Kurt e Blaine aspettavano con ansia che le macchine davanti a loro
si dessero una mossa.
«Non è possibile» sbuffò il primo, come
al solito impaziente. Seduto al posto di guida, Blaine
lo guardò e sorrise, mentre le sue mani si staccavano dal volante.
Non era passato un solo giorno senza che quei due non si vedessero per una
chiacchierata, ormai era come un momento irrinunciabile.
Sin dai tempi del liceo, se non
parlavano davanti a una bollente tazza di caffè –o di cappuccino, per quanto
riguardava Blaine- si sentivano come incompleti.
Però, in quel momento, Blaine sarebbe volentieri
tornato in dietro per cambiare il luogo in cui si erano dati appuntamento.
Troppo lontano da casa e troppo lontano dal lavoro, ma da dove gli era venuta
fuori un’idea tanto assurda?
«Non arriveremo mai in tempo» lo risvegliò Kurt, ormai del tutto rassegnato. Si
sarebbe perso il primo tempo, sicuramente.
Non che gli importasse particolarmente, ma Rachel ci
teneva così tanto che le sarebbe dispiaciuto deluderla.
«Lo so, questa maledetta pioggia non vuole smettere» irritato, Blaine calcò la mano sul clacson, ottenendo solo qualche
schiamazzo e tanti insulti da parte degli altri automobilisti.
«E dire che questa doveva essere una giornata felice» il telefono trillò
proprio in quel momento e, con un’alzata di spalle, lo portò all’orecchio
«Dimmi, Rach»
Blaine, interessato, lo guardava annuire assorto e
proferire ritmici “ehm” e “uhm” che non gli facevano presagire nulla di buono.
La voce di Rachel proveniva forte e chiara dall’altro
capo, ma non riusciva a sentire granché a causa degli automobilisti maleducati
che popolavano la strada.
«Allora?»
«Partita annullata causa maltempo» Kurt sorrise vittorioso, alzando una mano
verso il tettuccio dell’abitacolo.
Odiava il football, non poteva farci nulla.
Odiava il football tanto quanto amava il suo futuro marito ed era un vero
problema perché, per la sua dolce metà, l’appuntamento settimanale con la
partita era irrinunciabile.
«Non dirmelo» fece Blaine perdendo l’ultimo barlume
di serenità.
«Non te lo dico» rispose Kurt con un sorriso a illuminargli anche gli occhi
«Dirti cosa?»
«Che dobbiamo tornare indietro»
«Ci aspettano a casa» il ragazzo ridacchiò alla vista dell’espressione
disperata dell’altro, «A quanto pare Rachel si è ricordata di avvertirci solo
adesso»
«Oh, ma guarda, sei contento» lo prese in giro Blaine
che, stranamente, quel giorno aveva lasciato liberi i ricci scuri e una leggera
barba gli segnava il volto.
«Che posso farci se l’unica cosa a piacermi del football sono gli spettacoli
dell’intervallo?»
«Hai la stessa espressione estasiata di quando ci sono i saldi da Barney’s» la voce di Blaine
suonava come un rimprovero forzato.
Era troppo divertito per suonare convincente.
E poi, ormai lo sapeva bene, era impossibile arrabbiarsi con Kurt.
«E deve sparire prima di arrivare, devo sembrare triste»
«Sei un attore, la farai sparire senza problemi»
«A proposito di questo, posso farti una domanda?» adesso Kurt appariva turbato
e insicuro, ma Blaine sapeva già cosa voleva
chiedergli.
«Si, Kurt, sarai un Tony credibile. La tua voce è cambiata, tu sei cambiato,
quindi non farti tornare i complessi del liceo, sono passati otto anni» rispose
senza dargli il tempo di continuare, «E no, non sembri più un cucciolo di
pinguino»
«Ma non ti da fastidio? Insomma, tu lo sei stato prima di me» domandò sorpreso.
Blaine sembrava aver raggiunto la pace dei sensi,
mentre svoltava in una via laterale, per poi fare inversione verso casa.
«Un cucciolo di pinguino?»
«Tony» rispose Kurt con tono grave. A volte non lo capiva, diceva cose senza
senso che facevano ridere la maggior parte delle persone e lasciavano lui
perplesso.
«Beh no, non mi da fastidio. Anzi, sono felice per te» finalmente erano
arrivati e smontarono dalla berlina di Blaine,
diretti al palazzone rossastro con le scale antincendio tipiche di New York. «E
poi» continuò, «adesso sono Bernardo e sai che mi è sempre piaciuto»
«E con una bambina da mantenere, i complessi devo farmeli passare, ho capito»
salirono in fretta le scale e si fermarono sul pianerottolo, mentre Kurt
inseriva la chiave nella toppa del 4D.
Entrarono in casa con le giacche umide e i capelli gocciolanti e Rachel, dall’altro lato del salotto, corse loro incontro
con un sorriso esagerato. «Finalmente, aspettavamo solo voi»
«Traffico maledetto» rispose Kurt avvicinandosi al fidanzato e prendendo in
braccio la piccola Liz, intenta ad arrotolarsi i
boccoli scuri attorno a un dito. Lei fece un sorriso sdentato e si accoccolo
contro la spalla del papà che ne ispirò il profumo delicato e baciò il compagno
che, ormai, era come se avesse occhi solo per quella cucciola dagli occhi
magnetici.
«Mi dispiace per la partita» disse a Rachel che si
strinse nelle spalle.
«Canterò alla prossima»
«Allora, volete tenerci sulle spine fino a domani?» Sebastian, che nel
frattempo si era avvicinato a Blaine, non stava più
nella pelle.
Ed era anche oltremodo disperato, in quanto per settimane era stato costretto
ad ascoltare quei due provare in interrottamente, anche di notte.
«Da oggi puoi chiamarmi Bernardo»
«Grande!» esclamò lui, «Lo sapevo!»
«E tu?» domandò Dave, ancora ad accarezzare la
schiena di Liz che, nel frattempo, si era
addormentata e non si era svegliata nemmeno all’urlo di Sebastian.
«Io sono Tony, piacere di fare la tua conoscenza» Kurt allungò una mano che
venne schiacciata dall’abbraccio goffo dell’altro, orgoglioso come poche volte
era stato.
«Bene, adesso che siamo tutti contenti per l’hobbit e
la miss, possiamo anche festeggiare» Santana, che ancora non aveva aperto
bocca, si attirò i soliti sguardi esasperati, ma non ci badò e corse in cucina
a prendere la bottiglia di champagne che Rachel aveva
tenuto in fresco per brindare alla sua prima esibizione in uno stadio.
Esibizione che non c’era stata, ma almeno qualcosa di buono era successa
ugualmente.
Come un raggio di sole in una cupa giornata di pioggia.
Riuniti tutti nel salotto tappezzato di foto e giocattoli sparsi su qualsiasi
superficie, i ragazzi alzarono i calici.
Erano trascorsi otto anni, molti dei quali segnati da sogni infranti e porte
sbattute in faccia, ma loro erano ancora lì, anche se non tutti.
Erano rimasti in otto, con ancora tanti altri sogni da realizzare, una vita
da vivere e l’amore sempre nel cuore.
E Kurt, che adesso scambiava un sorriso col suo uomo, non era mai stato tanto
felice.
Aloha, gente.
Non so da dove mi sia uscita questa specie di cosa, o forse lo so.
La 3x05 mi ha letteralmente conquistata perché, diciamolo, è stata proprio
bella per certi aspetti.
Però ciò non toglie che le coppie che mi hanno attirato più di tutto, sono
delle non-coppie.
Rivedere Dave per poco non mi faceva scoppiare il
cuore e Sebastian mi ha lasciato a bocca aperta.
Credo sia diventato l’ennesimo mio personaggio preferito.
Volevo scrivere qualcosa su di loro, con la coppia Klaine
scoppiata come piace a me.
Perché, sinceramente, a me Kurt e Blaine piacciono di
più come amici.
E fu così che mi attirai le ire delle Klainers.. ma
pazienza, de gustibus.
E il mio amore per le futur-fic non si esaurirà mai,
quindi non odiatemi.
Spero che questa piccola cosa, scritta in mezz’ora e non betata,
vi sia piaciuta.
E il titolo e le note sono quasi più lunghe della storia! Wow, stavolta mi sono
superata.
Ironia, sarcasmo e ancora ironia, che cosa brutta.
Beh, vi lascio, buon inizio di settimana,
Alessia.