Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: Rubber Soul    14/11/2011    3 recensioni
Questo è quello che penso del rapporto tra John Lennon e sua madre Julia. Questa storia,a dir la verità,è tutto quello che penso di John Lennon.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
John entrò a casa girando bruscamente la chiave nella serratura.
Era stanco della scuola,si era costruito un’immagine da pagliaccio che a lui non piaceva affatto.
Si aspettava di ritrovarsi davanti zia Mimi,che avrebbe iniziato a ricoprirlo di smancerie e attenzioni per poi iniziare a litigare sul pranzo.
Al solo pensiero inarcò visibilmente le sopracciglia,in segno di disapprovazione.
- Questa porta!
La porta di casa aveva evidentemente bisogno di essere riparata,per aprirla ci voleva almeno un minuto.
Quando finalmente la serratura scattò,John tirò un calcio alla porta che si aprì sbattendosi al muro. Buttò la tracolla con i libri a terra e si sbattè l’odiata porta alle spalle.
Stranamente,zia Mimi non era per casa.
Fortunatamente.
Andò in cucina e trovò sul tavolo un biglietto:
“John,tesoro,sono uscita perché lo zio aveva bisogno di alcune cose. Ho dimenticato di avvisarti. Mi raccomando,fatti trovare a casa. Sarò lì verso le quattro. Un bacio,zia Mimi.”
- Che cosa meravigliosa! -, pensò nel prevedere un pomeriggio con la casa a sua disposizione. Avrebbe potuto ascoltare i programmi pomeridiani alla sua radio portatile e i dischi di Elvis.
- No,a casa mia non puoi ascoltare Elvis.- ,ripeteva sempre zia Mimi.
- Fottuta moralista cattolica. - ,ripeteva sempre John.
 E poi avrebbe mangiato così tanto che la pancia gli sarebbe scoppiata, bevuto birra e limonata e strimpellato alla chitarra. Questa invitante prospettiva gli fece ritornare il suo solito sorriso sghignazzante sulla faccia.
Si sedette al tavolo,aveva una fame terribile. Zia Mimi gli aveva lasciato quattro misere uova con un’abbondante dose di pancetta. A lui andava bene,pur di mettere qualcosa di solido sotto i denti.
Improvvisamente,si ricordò della sua radio. Erano le tre,era venerdì. Probabilmente la top ten di Mersey Beat stava già andando in onda.
Si precipitò in salotto per prelevare la radio dal suo nascondiglio. La credenza dove zia Mimi teneva gli alcolici,vicino alla bottiglia di champagne riservata ai compleanni,dietro il servizio da thè. Stava già sghignazzando,come faceva sempre quando si ritrovava a “infrangere il codice di zia Mimi” ,che non gli avrebbe permesso di ascoltare quei programmi profani e sporcaccioni.
A cosa servivano?
Questo era il parere di zia Mimi.
Fattostà che John udì un leggerissimo movimento proveniente dalla parte in penombra del salotto.
Armato della sua fedele radiolina,avanzò nel semibuio.
Sul divano giaceva una figura strana. Era rannicchiata su un fianco,le gambe aderenti al torace e la testa piegata sul petto.
I capelli,lunghissimi,scendevano su un braccio.
Era la prima volta che John vedeva sua madre con i capelli sciolti.
Era completamente scomposta. Cosa che lei odiava.
John rimase pietrificato.
Aprì la bocca,come se volesse dire qualcosa. Ma in realtà,non aveva proprio nulla da dire.
Con movimenti lenti e cauti,si tolse i pixel che portava sul naso e li poggiò sulla poltrona accanto a lui.
Si sedette sul divano,mettendoci un’attenzione esasperante.
Mille pensieri invasero la sua testa.
Quanto aveva odiato la donna che dormiva accanto a lui?
Quanto la odiava,ancora?
Sempre facendo estrema attenzione,distese le gambe a sua madre,in modo da potersi fare spazio accanto a lei.
Le si sdraiò vicino.
E no,non voleva abbracciarla.
Le sue stesse mani gli si erano attaccate al torace,incapaci di muoversi.
Non voleva abbracciarla.
- Cristo, - ,pensava, – fammi uscire da qui.
Il suo corpo sembrava non ubbidirgli più.
Intrecciò le gambe a quelle di Julia. Alle gambe bianche di sua madre.
E le sue braccia avvolsero completamente quella piccola figura rannicchiata su se stessa.
Sapeva di essere abbastanza robusto; se avesse voluto l’avrebbe potuta uccidere nel suo abbraccio. Avrebbe potuto uccidere quella donna che gli aveva rovinato la vita. Gliel’aveva rovinata perché l’aveva messo al mondo. E perché lo trattava come se fosse un uomo. Il suo uomo. Come se loro fossero stati davvero madre e figlio.
Il suo corpo non voleva più rispondere al suo cervello.
Lui non voleva abbracciare sua madre.
Voleva possederla.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Rubber Soul