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Autore: feelingempty    14/11/2011    2 recensioni
one-shot basata sulla 3x09; cosa sarebbe dovuto succedere tra Damon ed Elena, secondo me, in alternativa all'ultima scena, dopo aver ucciso Mikael&co.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
Questa one-shot si basa sull'ultimo episodio, prima della mid-season, ovvero la 3x09. Ho amato ogni istante dell'ultima scena Delena, ma mi è piaciuto immaginare anche qualcosa di diverso.
Non è niente di ché, l'ho scritta in pochissimo tempo e non sono molto soddisfatta. Commentate, comunque, per delle opinioni :)



Doesn’t it always come down to the love of a woman?

Seduto sul divano, davanti al camino, con il solito bicchiere di Bourbon, pensava a ciò che era accaduto poche ore prima in quella stanza. Sentiva la presenza di Elena nel porticato, ma non riusciva a trovare il coraggio per andare da lei.
“Buffo”, pensò, “io, un vampiro decrepito di 200 anni, non ho il coraggio di affrontare una ragazza”.  Ma dimenticava che quella ragazza, era la sua innamorata. Dimenticava che avrebbe mandato all’aria qualsiasi cosa, pur di rendere felice lei, pur di salvarla da qualsiasi problema l’affliggesse. L’amava con tutto sé stesso, come non aveva mai amato nessuno prima, e questo lo preoccupava. Accanto a lei, diventava vulnerabile, perdeva il controllo di sé stesso e tutta la sicurezza che con gli anni aveva acquisito, andava perduta. Negli ultimi 145 anni aveva lavorato sodo per costruire un forte muro di pietra intorno a lui, che non permise più a nessuno di arrivare dritto al suo cuore, al punto debole di un vampiro.
Si rese conto di avere paura.
Lui, Damon Salvatore, aveva paura dei propri sentimenti per quella donna. “Ma che sono, un ragazzino?”, abbandonò la testa indietro, sul divano.
 
Stava facendo buio e si era alzata una fresca brezza, che costrinse Elena a rientrare in casa. Dall’ingresso vide Damon sul divano, in salotto, perso nei suoi pensieri. Ferma sulla porta, non sapeva cosa fare; se prendere la sua roba e andare via o restare con lui. Ma restare lì, accanto a lui, comportava una miriade di conseguenze a cui lei rifiutava di pensare. Restare lì significava affrontare la realtà, avere un duello faccia a faccia con i propri sentimenti e quelli di Damon. Chi la spunterà?
 
“Hai intenzione di restare lì in eterno?” la interruppe Damon.
Chiuse la porta alle sue spalle e lo raggiunse con cautela. “Stavo pensando di tornare a casa, ho una questione in sospeso con Jeremy.”
Damon sospirò. “Se hai un difetto, Elena, è quello di preoccuparti troppo.”
“Dalle mie parti, quello è un pregio.” Rispose lei, mandandogli uno sguardo di sfida.
“Dalle mie, no.”  Sfoggiò uno dei suoi soliti sorrisi mozzafiato. Recitò, “Ed ecco Elena Gilbert!”, improvvisando una pessima copia di chissà quale talk show televisivo.  “Punto riferimento per molte persone, tutti contano su di lei! Vota per lei, per un fut-”
“Damon!” Elena lo sgridò, imbronciata.
“Scherzi a parte, dai. Sei pronta ad ascoltare sempre chiunque. E questo ti rende adorabile, unica, ma devi pensare anche un po’ a te stessa, Elena.” Solo dopo aver pronunciato quell’ultima frase, si rese conto di quanto avesse esagerato, di quanto si fosse lasciato andare. Vulnerabilità.
 “Finirai per provare compassione anche per Klaus!” scherzò, cercando di distrarla da ciò che aveva detto.
Riuscì a strapparle un sorriso. Ma, dentro di sé, Elena sapeva che Damon aveva ragione. Quelle parole erano la pura verità; riusciva a rispecchiarsi perfettamente in esse. Quella è stata una delle sue caratteristiche da sempre.
Non era neanche così stupita del fatto che Damon la conoscesse così bene. Si sedette sul divano, accanto a lui.
 “Davvero avresti rischiato qualsiasi cosa, pur di tenermi al sicuro stasera?” gli chiese improvvisamente, tenendo lo sguardo basso, per evitare il suo.
Quella domanda lo spiazzò, finse di rifletterci su per qualche secondo, anche se in realtà conosceva bene la risposta. Sapeva cosa dirle, ma il coraggio lo fregava. Le parole si aggrappavano alla sua gola, senza voler uscire fuori. Cercò di essere più vago possibile, per non inciampare nelle sue stesse parole.
“Sai com’è, l’umanità di mio fratello mi ucciderebbe se dovesse succederti qualcosa”.
“Come se questo fosse un problema per te!” sbuffò. “Sinceramente, l’avresti fatto?” i suoi dubbi, le mancate risposte alle sue domande, erano più forti della paura che provava nell’affrontare quell’argomento. Sciolse le dita, intrecciate tra loro per il nervosismo, e poggiò una mano sulla coscia di lui. Poi si perse nell’azzurro dei suoi occhi.
 In quegli occhi vedeva tutto. Vedeva il mare. Oceani infiniti. Terre mai esplorate. Desiderava perdersi nei suoi occhi.
Damon si trovò costretto a guardarla dritto negli occhi profondi e scuri. In quel momento si trovò in difficoltà. Sentiva crollare il muro attorno a lui; Elena, in qualche modo, era in procinto di entrare per l’ennesima volta. Di abbatterlo e arrivare al suo cuore.
 

That’s your way to a vampire’s heart.

 
“Sì.” disse deciso.
Un brivido percorse la schiena di Elena, fino ad arrivare ai suoi occhi. Minacciava di dissolversi in lacrime. Damon cercò di reggere il suo sguardo.
“L’avrei fatto stasera, domani, e dopo domani ancora. Sempre. Se dovesse succederti qualcosa per colpa mia, non potrei darmi mai pace, Elena. Nei suoi occhi rispecchiava una sincerità mai vista prima. Nonostante sapesse che la sua umanità avrebbe preso il sopravvento sempre, continuava a combattere contro sé stesso per nascondere certe verità. Ma si sentiva tradito. Il suo lato umano, che si era follemente innamorato di un’adolescente, un anno prima, lo stava distruggendo in mille pezzi.


Doesn’t it always come down to the love of a woman?

 
Damon prese la mano di Elena e la portò dritta al suo cuore. Lei ebbe una sensazione di deja-vù.
Sotto quella forte corazza di marmo, batteva qualcosa. Sempre più velocemente. Damon sentiva le pulsazioni su tutto il suo corpo, mentre Elena lo guardava confusa.
“Damon..” ansimò.
Continuava a fissarla, cercava qualcosa nel suo sguardo.
Cercava il coraggio di lasciarsi andare, di affrontare una volta per tutte la verità, insieme a lei.
“Lo scorso inverno, quando quel figlio di puttana ti ha sacrificato su quell’inquietante altare di fuoco, non desideravo altro che prenderlo a calci nel culo. Volevo fargli rimpiangere il giorno in cui è nato. Vederti cadere giù dalle sue braccia e finire per terra inerme, mi ha fatto riflettere. Sapevo che saresti tornata in vita, ma ho avuto paura.” Non riusciva più a sostenere i suoi occhi.  “Paura di perderti. Se non-”
“Ti avevo promesso che non sarebbe mai successo” lo interruppe lei, quasi sussurrando.
Come se non l’avesse ascoltata, continuò. “Elena, io..” gli mancarono le parole. Prima guardò le loro mani sul suo petto, poi lei. *Avanti, Damon, dii qualcosa!* Voleva urlare al mondo quanto l’amasse, quanto la sua presenza fosse importante per lui e quanta voglia di combattere e andare avanti gli aveva dato, in quella misera esistenza. La figura di Elena era fondamentale per lui; era un punto di ritrovo con la sua umanità, che aveva deciso di spegnere decenni prima.
“Ricordo tutto, Damon.” Disse decisa lei.
Sul volto di Damon si dipinse un’espressione confusa. Cosa ricordava?
“Ricordo la sera in cui mi hai riportato la collana, anche eri stato ben attento nel soggiogarmi per farmi dimenticare. E’ un ricordo vivido come la notte in cui sono stata accanto a te, in preda alle convulsioni post-morso.”
“Come.. come è possibile?”
“E’ possibile, se ogni giorno mescoli della verbena alla tua tazza di caffè.”
 Non avrebbe mai immaginato, che lei potesse ricordare quell’accaduto. Quel giorno, l’idea di non poterla più rivedere, o peggio ancora, di trovarsela a pezzi per mezzo di un vampiro, l’aveva torturato per tutto il tempo. L’aveva tormentato così tanto, da renderlo debole, da dichiarare il suo amore alla sua donna e cancellarle la memoria un attimo dopo. Egoista.
Ma aveva bisogno di farlo, così come adesso.
“Quindi, hai sempre saputo cosa provassi per te”.
“Beh, non sarebbe stato neanche così difficile capirlo, eh!” abbozzò un sorriso.
Delicatamente, poggiò le proprie mani sul suo collo, fragile come un fiore appena sbocciato, per costringerla a guardarlo negli occhi.
“Non ti facevo così perspicace” sorrise.
Lei, di rimando alla frecciatina, lo colpì sul fianco senza causargli nessun dolore, naturalmente.
“Ho capito che adesso sta a te decidere, Elena. Quando vorrai, io sono qui. Ti ho aspettata.. e continuerò a farlo.”
Per un paio di secondi interminabili, i due si scambiarono degli sguardi d’intesa. Elena era perfettamente a conoscenza delle ragioni, per cui Damon le aveva appena detto ciò. L’avrebbe aspettata sempre. Perché sapeva che lei sarebbe tornata a casa, prima o poi, tra le sue braccia. In quella casa così fredda e vuota, in balia di continue tempeste, che solo lei riusciva a rasserenare.
 

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