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Autore: warblersblazer    14/11/2011    5 recensioni
Come sempre Ade e Persefone stanno trascorrendo una normale giornata negl'Inferi. Ma cosa succederebbe se la madre della ragazza, Demetra, la dea del raccolto, si unisse alla felice coppietta per litigare fuoriosamente con il Dio dei Morti? Beh, scopritelo voi!
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Demetra, la dea dei cereali.
 

 
- Pulcinello, c’è Cerbero che ha inghiottito l’ennesima pallina di gomma! – urlò una voce femminile da un’altra stanza. Il tacchettio dei tacchi rimbombava nella ‘casa’ del Signore dei morti.
- Persefone, per tutti i calzoncini verdi di Ermes, dov’è l’addetto alle palle rosse di Cerbero? –
La dea sembrava un po’ sorpresa da quella, appoggiò le mani sui fianchi e lo guardò alzando un sopracciglio. – Quale addetto? Non abbiamo nessuno addetto –
Ade rimase fermo per qualche secondo per poi guardare la moglie con occhi a palla. – E io allora a chi li ho dati i miei soldi? –
Un ringhio lontano riempì gli inferi. Cerbero stava ancora aspettando la sua palla colorata.
La dea della primavera si schiaffeggiò il viso con una mano e con fare da camionista tirò fuori da un baule , un altro baule contenente un altro baule, che conteneva anch’esso un’altra baule, che conteneva una palla.
- Buio delle mie tragedie greche, a cosa servono tutti questi bauli per una palla solo? –
Il dio alzò le spalle, facendo muovere la mano avanti e indietro. – Beh, dopo Nico quando ci viene a trovare vuole sempre rubarne una così l’ho nascosta –
- Non ho mai sentito un piano più stupido di questo –
- Per me è geniale. E poi, sarai te la stupi.. – , il povero Signore degl’Inferi non riuscì neanche a terminare la frase  che si sentì la testa scoppiare.
Infatti, la dea gli aveva appena dato un mattarello in testa.
Persefone si girò verso una telecamera invisibile e fece un sorriso a trentadue denti con lo strumento in mano, e iniziò ad indicarlo.
- Collezione autunno inverno, mattarelli e padelle, ‘Il tuo matrimonio e me’ della Dea Era. Solo in negozi specializzati. – e finì con un elegante inchino per poi tornare a guardare di malo modo il marito.
- Dicevi, prego? – chiese gentilmente la dea lanciando il mattarello dentro un cassetto e chiudendolo a chiave.
- Io? Non ho neanche parlato! – disse, con finta euforia e un sorriso innocente ma alla fine Persefone lasciò perdere tornando dal suo bel cagnolone a tre teste, che stava facendo impazzire i morti.
Ade si lasciò cadere sulla sua amata poltrona e chiuse gli occhi cercando di concentrandosi su qualcos’altro che non sia Cerbero, le palle, Persefone, e soprattutto i mattarelli.

Una voce tossicchiò vicino a lui, e la cosa lo fece sobbalzare violentemente facendolo cadere dalla propria poltrona.
- Dei Im… Demetra? – , si girò lentamente verso la direzione della voce. Una donna stava sorseggiando delicatamente un tè accanto a lui, tenendo freneticamente gli occhi chiusi. – Che cosa ci fai tu qui? –
- Oh, ma che maleducato. Non si accolgono così le signore! – disse l’altra, con voce calma ma convinta, sorseggiando tra una parola e l’altra la bevanda.
- Signora? Quale signora? Non vedo nessuna signora. -, rispose a tono l’altro con un ghigno sulle labbra mentre distaccava lo sguardo dalla dea. A sua sfortuna, Demetra gli rivolse un’occhiataccia da degna sorella di Zeus.
- Comunque, come stavo per dire…- continuò a parlare finché il dio non la fermò. – Demetra, che cosa accidenti stai bevendo, per tutte le amanti di Zeus? –
Si schiarì la voce, e sorseggiò dolcemente. – Un tè ai cereali, vuoi gradire? –
Ade fece una faccia disgustata, allontanando la tazzina da sotto il suo naso. – No grazie, non voglio morire. Hey Dem, la vuoi sentire una barzelletta? – chiese l’uomo con tanta esorbitanza.
La dea si accigliò. – Per prima cosa, non hai il permesso di chiamarmi ‘Dem’, e seconda cosa su sentiamo la tua ennesima trovata per far uccidere qualcuno. Oh, è questo il tuo segreto vero? –
Ade la guardò in modo strafottente, per poi alzare le spalle e iniziare a dire la battuta.
- Allora, allora, un uomo entra nello Stige. Splash. – e l’unica risata del Dio dei morti riecheggiò dappertutto. A quanto pare, Demetra non stava ridendo.
- Su dai, non fare quella faccia da morta, fa ridere! –
La tazzina di tè scomparve dalle mani di Demetra, che stava fissando ancora il dio per capire che cosa c’era che non andava in lui.
- Mi stai prendendo in giro? –
- A parer mio, è la battuta dell’anno. –
- Ah si? E di quale secolo? Non farebbe ridere neanche mio padre. –
Ade sbuffò, incrociando le braccia. – Invece, a lui è piaciuta un sacco. Si stava sbracciando per le risate. Beh, ‘sbracciando’, si fa per dire. –
Demetra si alzò in piedi, e lo guardò appoggiando le mani sui fianchi nello stesso modo della figlia. – Oppure cercava di uccidersi. In un modo più atroce, e di nuovo. –. Iniziò a camminare lentamente per la stanza guardandosi intorno.
- Bel posticino questo caro, cos’è? Ti sei atteggiato all’arte spazzatura? –
Un sorriso spuntò tra le labbra della donna, che scoppiò a ridere con furore mentre questa volta, l’altro era estremamente serio.
- Vai agl’Inferi, Demetra. –
L’altra in modo seccato gli rispose con un gesto della mano. – Hei genio, ci sono già. –
- Allora vai da tuo fratello, e non rompere i genitali qui. –
Demetra si schiarì per l’ennesima volta la voce, guardandolo con superiorità. – Volevi dire i ‘bon-bon’ caro. Ormai genitali è fuori moda. Ma poi, tu che ne sai di moda? Vivi in un mortorio. Ah, mortorio. Ho fatto la battuta. – Un’altra risatina malefica tornò sulle labbra della Dea.
- Genitali, Bon-Bon, caducei, è UGUALE! – urlò diventando rosso per la rabbia, o era il calore?
- Non parlare a me con questo tono, signorino! E ora a cuccia! – ringhiò la donna, indicando la sedia del cognato. Ade non se lo fece ripetere due volte, e si sedette imbronciato.
Che poteva fare la dea in quel postaccio? Beh, si mise a fare la cosa più ovvia. Le pulizie. Cantando.
I cereaali, i cereeeaaaali. I cereaaali sono il frutto dell’amor, il cereale del tuo cuore. TanTanTan!” finì la canzone sculettando a ritmo.
Ade si coprì gli occhi disgustato. – Demetra, lo sai che i cereali non sono frutti vero? Eppure sei la dea dell’erba. –
Un fulmine di fuoco attraversò gli occhi di Demetra, e Ade si ritrovò lo spolverino puntato in mezzo alla fronte.
- IO. – urlò questa parola, con tutta la voce che aveva in gola. – SONO LA DEA DEL RACCOLTO, DEI PAPAVERI, E NON DELL’ERBA! DIO DEI POVERI PAZZI! – , la voce quasi le finì per tutto l’urlo che aveva fatto senza mai fermarsi.
Ade con nonchalance spostò l’aggeggio da davanti gli occhi e si alzò in piedi, in tutta la sua altezza.
 - IO. – urlò anche lui, indicandosi con la punta dell’indice – SONO IL DIO DEI MORTI! QUESTO TERRITORIO E’ MIO E DI MIA MOGLIE. –
- Oh certo, certo. Territorio. E tua moglie, ricordati, è mia figlia! Io dico, io dico… - iniziò a blaterare continuando ancora a girare per la stanza muovendo le braccia al cielo come una pazza – Mia figlia avrebbe potuto avere il meglio del meglio, sarebbe diventata ricca e potente, una donna affascinante invidiata da tutte e.. le è toccato il dio dei malati mentali. E il capo dei malati? Il cerebroleso. –
Ade sbuffò, mormorando qualcosa del tipo ‘Ancora con questa storia…’. Al contrario della dea, che stava ancora parlando e parlando.
- … la mia bellissima Persefone, rinchiusa con un degenerato… - e continuò a parlare per ore, ore, ore e ore.
Ade aveva iniziato a darsi una padella in testa, supplicando che qualcuno lo aiuti. Alla fine si alzò, indicando un punto lontano e facendo una faccia sorpresa. – Demetra! Demetra! Un cereale! –
La dea iniziò a girarsi a destra e manca, alla ricerca dell’oggetto urlato dall’uomo, ma appena si girò in direzione di dove doveva essere Ade, non c’era più.
Sbuffò amaramente riprendendo le sue pulizie per il territorio del marito di sua figlia.
I cereaaali, i cereaaali, sono il frutto dell’amor, il cereaaaale del tuo cuor…”
Da un angolino spuntò anche la figlia con un sorriso smagliante che finì la canzone urlando l’ultima strofa appassionatamente alla madre.
“E fanno bene anche a colazioooon. TATATAN!”
 
 




LittleCorner: 
Bene, sono tornata con una scemenza colossale. Ora vi spiego come mi è venuta, oggi in classe ho disegnato un fumetto in cui Ade e Demetra litigavano come in questa shot, e beh... la canzone, non chiedetemi come mi è venuta. E' da stamattina che la canto a scuola, e stavo per farmi uccidere qualcuno.
Beh, spero piaccia la mia demenza.
Adieu.
HitTheLights.
  
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