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Autore: SoFreakinCharming    14/11/2011    4 recensioni
Cosa si nasconde in realtà sotto la maschera di Santana?!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non so come mi è uscita però mi piace molto.. :) E' la mia prima FF su glee quindi x favore siate buoni e fatemi sapere cosa ne pensate perchè mi piacerebbe molto ^^

 

 

SANTANA

 

Il mio nome è Santana, Santana Lopez. Ho 18 anni e sono all’ultimo anno di liceo in un paesino insignificante dell’Ohio chiamato Lima. Nella mia scuola sono il top, quello che ogni ragazza vorrebbe essere: ho voti alti, sono il capitano delle cheerleader e, non per vantarmi, sono davvero bella; ho la pelle ambrata, i capelli neri e gli occhi scuri e penetranti, ma quello che più piace ai ragazzi è il mio sorriso da -scusate il termine- stronza di prima categoria. Quando sorrido in quel modo sanno già che li farò soffrire, eppure, forse per puro masochismo, cadono subito ai miei piedi.

La mia migliore amica si chiama Brittany, ci conosciamo dall’asilo. Lei è fantastica, non la cambierei per niente al mondo.

La mia vita vista dall’esterno potrebbe sembrare perfetta e a volte anche io mi illudo che lo sia, a scuola mi sento una regina, la cima della catena alimentare, ma quando torno a casa divento automaticamente l’ultima della lista, la più insignificante. Mio padre è un medico, è sempre molto occupato, ma anche quando è libero preferisce passare il tempo con la sua amante piuttosto che tornare a casa dalle sue figlie; vorrei odiarlo, ma, per quanto mi sforzi, ogni volta che torna da noi non riesco a non andargli in contro sorridendo. Sono così felice quando mi riserva delle attenzioni che anche volendo non potrei mai rovinare quei rari momenti in sua compagnia.

Mia madre invece è un avvocato, o meglio, di professione fa l’avvocato, ma quello che è è semplicemente una donna patetica che affoga le sue frustrazioni nell’alcool.

Una volta sono dovuta andarla a prendere perché era talmente ubriaca che non ricordava neanche la strada di casa e quando sono arrivata mi ha detto esattamente queste parole: "Santana chi? Io non ho figli."

La mia unica consolazione è la mia sorellina Naya, ha 15 anni ed è davvero fantastica, la persona più pura che conosca, ci sono momenti in cui vorrei essere come lei, avere la sua età, la sua fantasia, la sua spensieratezza e il suo sorriso sincero; e, ironia della sorte, lei vorrebbe essere come me. Dice che io sono una tosta, che so farmi rispettare e che, se fosse così anche lei, i suoi compagni non la prenderebbero in giro perché crede ancora a Babbo Natale. Allora le ho detto di fregarsene e mandarli a quel paese, ma lei è troppo timida e non ci riesce; così, oggi, ho deciso di aiutarla.

"Allora Naya, se un ragazzo ti dice che sei carina, tu cosa fai?"

"Non lo so…" rispose lei titubante "lo ringrazio."

"Si, questo sarebbe un buon inizio, ma tu hai detto di voler essere come me, giusto? Quindi ti dirò come risponderei io, con due semplici parole: lo so."

"Lo so? Ma stai scherzando? Se gli rispondo così si offende."

"No, non se gli piaci. Se gli piaci abbozzerà una risata e continuerà la conversazione"

"Se lo dici tu." Rispose poco convinta.

"Ora tocca a te! –sorrisi- Io faccio il ragazzo… Sai Naya sei molto carina."

Lei sorrise imbarazzata e a voce molto bassa mi rispose con un timido "Lo so."

"Cosa? Scusa ma non ti ho sentito!" urlai.

Lei abbassò lo sguardo affranta e io mi pentii di aver alzato la voce, ammorbidendo i toni ripresi a parlare "Punto primo: mai arrossire. Punto secondo: non abbassare lo sguardo. Punto terzo: non devi essere imbarazzata, ti devi comportare come se ci fossi abituata, come se fosse un fatto ovvio, come se già altri prima di lui te lo avessero detto."

"Ma io non ci riesco!" disse lei scoppiando a piangere.

La presi tra le braccia cercando di consolarla "Tesoro non piangere, non ce n’è bisogno, non devi avere paura delle persone, a volte possono essere cattive, ma non hanno il diritto di trattarti male; quindi l’unica cosa che devi fare, se ti dicono qualcosa di cattivo, è rispondere per le rime."

Il suo corpo era scosso dai singhiozzi, mi sembrava così piccola e fragile lì tra le mie braccia, che avrei voluto tenerla stretta per sempre, per proteggerla dal mondo, ma so che non sarò sempre al suo fianco quando le persone la tratteranno male e la chiameranno stupida o ritardata. Quindi per ora mi limito a sostenerla nel presente senza pensare al futuro ed a quello che l’aspetta.

Nonostante le lacrime trova ancora la forza di parlare "Per te è facile dirlo, sei bella e intelligente, la tua vita è perfetta! Non sei come me, io sono solo una stupida."

"Oh no tesoro, questo non devi mai dirlo e tanto meno pensarlo, tu sei speciale, sei sensibile e sei anche molto più intelligente di altre persone in certe situazioni. Tu sei buona dentro NayNay, sei il mio sole. L’unica ragione per cui io torno a casa è perché so che ci sarai tu ad aspettarmi, con il tuo sorriso e con la tua dolcezza, con il tuo modo di essere adorabilmente impacciata. Ci sono delle volte in cui, sebbene tu debba fare i compiti, sono tentata di lasciarti guardare la tv tutto il giorno, perché, nonostante tu conosca a memoria "Bambi", ogni volta piangi disperata quando la madre muore. Anche guardando "Il re leone" ti commuovi sempre durante la scena finale e a me piace guardarti in questi momenti, perché sei te stessa e sei fantastica; non c’è una sola persona al mondo che possa competere con te NayNay, sei pura come nessun altro. Sei speciale, non dimenticarlo mai e se qualcuno dovesse darti fastidio ti basta chiamarmi, io arriverò di corsa e lo riempirò di botte -sorrisi- Non importa se sei timida; e al diavolo le mie regole perché quando arrossisci sei ancora più bella."

Lei non rispose e allora io continuai a parlare: "Lo vuoi sapere un segreto? Una volta anche io ero come te, forse anche più timida. Mi chiudevo in me stessa e a scuola passavo l’intera giornata pregando che nessuno mi rivolgesse la parola perché probabilmente non avrei risposto per paura di dire qualcosa di sbagliato. Ero terrorizzata all’idea che le persone parlassero male di me, mi giudicassero o mi prendessero in giro."

"E poi? Cosa ti ha fatto cambiare?"

"Brittany." Risposi semplicemente.

"Lei ti ha aiutato?"

"Si, un giorno, all’asilo, si è avvicinata a me e sorridendo mi ha chiesto se volevo essere sua amica."

"E tu cosa le hai risposto."

"Si ovviamente. Da quel momento diventammo inseparabili e quando le persone cominciarono a trattarla male io sentii il bisogno di difenderla; non potevo sopportare di vederla triste. Fu così che superai le mie paure; però questo atteggiamento per me diventò un problema, perché cominciai a trattare male tutti, ero sempre sulla difensiva, sospettosa; ma a te questo non potrebbe mai succedere, tu sei migliore di me. Nel mio caso la timidezza era un difetto perché mi faceva odiare me stessa, nel tuo è un pregio perché non ti impedisce di essere quello che sei." Poi scherzando aggiunsi: " Cioè una quindicenne alla prima cotta che si imbarazza parlando con i ragazzi!"

"Non è vero!" esclamò lei offesa, ma poi sorrise, si asciugò le lacrime e mi abbracciò Ti voglio bene mi sussurrò nell’orecchio, si alzò e rientrò in casa.

Rimasi per qualche minuto a guardarla mentre si allontanava. Mia sorella è malata, una malattia che non causa nessun danno fisico, ma mentalmente il suo cervello non supererà mai i 10 anni. Una lacrima mi rigò il volto. Sospirai sperando che così tutti i sentimenti che provavo in quel momento uscissero e si disperdessero nell’aria danzando come foglie trascinate dal vento. Mi feci forza prima di avviarmi verso quella grande casa che tante volte, quando ero piccola, era stata per me un rifugio ma che ora, grigia e vuota, rappresenta solo quello che i nostri genitori provano per noi: nulla. A volte penso di aver fatto qualcosa di sbagliato, di non essere stata abbastanza. Vorrei così tanto che loro fossero fieri di me, che almeno una volta mi dicessero Brava, ma so che non accadrà mai, quindi continuo con la mia vita, convincendomi del fatto che la colpa non è ne mia ne di Naya. Fingo che loro non esistano; probabilmente se li incontrassi ora per strada non li riconoscerei, è un mese che nessuno dei due si fa vedere. Non hanno nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi e dirmi sinceramente quello che vorrebbero: che noi non fossimo mai nate. Per loro siamo solo un peso, ma non mi importa; giorno dopo giorno loro diventano un ricordo sempre più lontano. Io ho Naya e lei ha me, stiamo bene, non abbiamo bisogno di nient’altro.

Ecco, questa è la mia vita. Vi sembra perfetta?



  
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