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Autore: Laura Sparrow    14/11/2011    0 recensioni
(CATS) Electra, Etcetera e Jemima erano decisamente cresciute. Se ne accorse subito, ascoltando i loro miagolii di benvenuto, che suonavano molto meno come gli squillanti richiami dei cuccioli e molto più come i pieni, morbidi miagolii di Regine adulte. A Demeter sfuggì un altro sorriso, mentre strofinava il muso contro la testolina rossa e bruna di Jemima: la prossima luna sarebbe sorta per loro, e al Ballo Jellicle sarebbero stati i raffinati balzi di quelle tre ad attirare per la prima volta i giovani maschi.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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IX



Il ritorno a casa dei guerrieri Jellicle fu salutato con entusiasmo, e tutti volevano avvicinarsi a Munkustrap, toccarlo e annusarlo per assicurarsi che stesse bene. Ci volle tutta la pazienza di Bombalurina –che non era molta…- per convincere tutti quanti che il Protettore aveva bisogno di riposare.
Gli unici a cui fu concesso restare al suo fianco erano gli stessi che lo avevano recuperato: Demeter, Jemima, Tugger e Misto, e in quel momento Munk non sembrava desiderare la compagnia di nessun altro.
Una volta che le acque si furono calmate, Demeter volle sapere dove fosse Jabster, così Jemima lasciò avvicinare Victoria e i suoi cuccioli: la gatta bianca venne avanti, seguita dalla sua cucciolata. Tre di loro erano paffuti cuccioli bianchi e marroni che sembravano la copia di Plato; il quarto era Jabster, che ruzzava allegramente insieme ai tre cuccioli più grandi, saltellando e cercando di afferrare loro la coda.
Victoria strinse le zampe di Demeter, sorridendo. – Sono così felice che stiate bene!- esclamò, emozionata. – Mi sono presa cura di lui, vedete? I piccoli gli si sono già affezionati. – guardò Demeter e Munkustrap, raggiante. – Sono tanto contenta per voi due!-
- Grazie Victoria. – rispose dolcemente lo striato, ancora appoggiato a Jemima e a Mistoffelees che lo aiutavano a camminare. – Potresti farci un favore e tenere Jabster ancora fino a domani notte? Demeter ed io abbiamo bisogno di riposare. -
- Sicuramente. –
Jabster si trattenne ancora per un momento per abbracciare i suoi genitori, annusò con curiosità Mistoffelees e Jemima e si ritrasse impaurito davanti a Tugger, il quale sembrò piuttosto soddisfatto del proprio successo. Poi il piccolo tornò con Victoria, mentre gli altri scortavano Munkustrap fino al suo rifugio.
- Non preoccupatevi per me: datemi una giornata di sonno, ed entro domani notte sarò di nuovo in forma. – rassicurò tutti quanti, prima di accomiatarsi. – Mi avete salvato. Tutti voi. Spero vi rendiate conto di avere fatto cose incredibili, perché non vi avrei mai chiesto di mettere le vostre vite in pericolo per me. -
- Non ti ci abituare, Protettore: questo dovrebbe essere compito tuo. – commentò pigramente Tugger, ma poi lui e lo striato si scambiarono uno sguardo e il Maine Coon strizzò l’occhio. Poi si trovò faccia a faccia con Demeter e, dopo essersi guardati in imbarazzato silenzio per qualche momento, si fecero a vicenda un cenno col capo e quindi distolsero lo sguardo. Davanti a quella scena, a Jemima venne quasi da ridere: considerati i pessimi rapporti tra lui e la Regina, quello poteva essere considerato un balzo avanti.
Dopodiché, Tugger fu il primo a girare sui tacchi e togliere il disturbo. Jemima e Misto si presero qualche altro istante per salutare Munkustrap, poi lasciarono soli lui e Demeter, incamminandosi insieme fuori dal rifugio.
L’alba stava sorgendo sulla discarica. Jemima si fermò per guardare il cielo che andava rischiarandosi, e per respirare a fondo l’aria del mattino: finalmente sorrise, sentendosi il cuore leggero. Quando si voltò verso la familiare collina di rifiuti, si accorse che Tugger era andato a sedersi lassù, come la notte della veglia funebre di Gus. Lo stava ancora guardando quando incrociò lo sguardo di Mistoffelees, il quale le rivolse di nuovo quel suo sorrisetto strano e saccente.
- Ci vediamo al Ballo Jellicle. – la salutò semplicemente, prima di voltarle le spalle e allontanarsi, sparendo alla vista in pochi istanti.
Dopo un attimo di esitazione, la gattina si diresse di buon passo verso Tugger: quest’ultimo o la stava aspettando o la sentì arrivare subito, perché si voltò verso di lei e attese con pazienza che lo raggiungesse. Quando fu davanti a lui, si guardarono in silenzio per un momento, e proprio in quell’istante a Jemima sembrò di vedere sgretolarsi la maschera del Maine Coon: il suo perenne, studiato broncio provocante che si ostinava a mostrare sempre e a chiunque. In quel momento la sua espressione cambiò completamente, e semplicemente le sorrise. Semplicemente era felice di averla lì con lui. Jemima si inginocchiò e lo abbracciò di slancio, trovando le sue braccia a stringerla di rimando. Affondò il muso nella sua pelliccia e rimase così a lungo, strofinando il capo contro di lui e facendo le fusa, e lo sentì rispondere con altrettanto entusiasmo.
Poi Tugger le circondò la vita con le braccia e si raddrizzò per guardarla negli occhi. – Avevamo interrotto un discorso. – disse, con un sorrisetto eloquente. Si protese per baciarla, ma la gattina si tirò indietro.
- Già… - mormorò, pensosa.
Il Maine Coon si accigliò, senza capire. – Qualcosa non va?-
- Mi hai chiesto se sapevo come sei fatto. Sì, lo so. – Jemima chiuse gli occhi per un momento, sospirando piano. – E non ti chiederei di cambiare: non lo chiederei mai a nessuno. -
- Guarda che non devi accontentarti, e di certo non devi sentirti in dovere di accontentare me. – replicò Tugger, inarcando ancora di più un sopracciglio. – È una tua scelta, bimba. Domani puoi avere qualunque Jellicle tu voglia. -
- Ma io ne voglio uno solo. E, anche se dovessi scegliere quell’uno, prima mi sembrerebbe giusto fargli sapere una cosa: che lo voglio come compagno. Voglio qualcuno che mi stia accanto, non importa se per sempre o per una sola luna Jellicle… da qualche parte dovrò pur iniziare. È l’unica cosa che pretendo. – e, con un sorriso un po’ triste, si strofinò un’ultima volta contro Tugger -lasciandolo senza parole per qualche secondo- prima di sciogliere del tutto l’abbraccio e allontanarsi, lasciandolo solo sulla collina di rifiuti.
Tugger era rimasto fermo dov’era seduto, con le mani in grembo come se indugiassero ancora attorno ai fianchi di Jemima. Come lei se ne fu andata, sulla collina inondata dalla luce del mattino spuntò la rossa figura di Bombalurina, la quale, con grazia liquida si accostò a Rum Tum Tugger, sfoggiando un sorriso incredulo a sue spese.
- Ne sono successe parecchie, oggi, ma questa le batte tutte. Voi due vi stavate davvero abbracciando?- commentò la gatta rossa, con una risata sagace nella voce.
- Proprio tu ti sorprendi?- Tugger ricambiò il sorrisetto e cercò di metterle un braccio attorno alla vita, ma fu lei a sgusciare via e fermarsi dietro di lui, per appoggiarsi a braccia conserte sulle sue spalle.
- Certo che mi sorprendo. Soprattutto perché si trattava di un abbraccio del tipo “grazie al Gatto Eterno stai bene”. –
- Magari non sono poi così senza cuore, no?-
Bombalurina sorrise tra sé, e appoggiò la testa sulla spalla di lui. – Lo so benissimo, Tugger. Mi chiedo solo cosa ci sia in Jemima da rendere così evidente il fatto che hai un debole per lei. –
- … “Così” evidente?-
- Puoi scommetterci. –
- Non so se prenderlo come un complimento o no. –
- Fai un po’ tu. – Bombalurina ridacchiò, maliziosa, cincischiando con la pelliccia del Maine Coon. – Per la cronaca, tu e Mistoffelees avete trasgredito apertamente ai miei ordini, pur di correre in aiuto della piccola Principessa… ma, dato che siete tornati tutti quanti sani e salvi, credo che vi perdonerò. –
- Troppo buona, come sempre!- esclamò Tugger, sogghignando. – Non sopporterei l’idea di perdermi il Ballo. –
- Immagino. E se la nostra piccola e per niente ingenua Principessa avesse invece il buonsenso di non accettarti? Sempre che tu intenda veramente proporti. –
- Mi rintanerò in un angolino a piangere disperato, ovviamente. – Tugger ammiccò alla Regina rossa. – A meno che tu non sia interessata a consolarmi. –
- Credo proprio che io e te ci siamo consolati a vicenda fin troppe volte, ormai. – replicò lei, dandogli un buffetto –per una volta più amichevole che malizioso- sulla testa. – E tu hai una furba Principessina che non si accontenterà di poco. Spero che tu sappia che cosa stai facendo. –
Tugger inarcò un sopracciglio, scrutandola da capo a piedi. – Guarda guarda… è una Regina gelosa quella che sento?- scherzò, tanto per provocarla. Lei incassò, squadrandolo con un certo orgoglio.
- Gelosa? Tugger, dovrei essere molto più piccola e ingenua per poter essere ancora “gelosa” di te. E, proprio perché ti conosco, questa tua nuova condotta mi incuriosisce parecchio. -
- In fondo non sono mai stato il compagno di nessuno: chi ha detto che non potrebbe essere un’esperienza interessante?- replicò Tugger con spavalderia, dando una voluttuosa scrollata alla pelliccia. Bombalurina nascose un risolino, strinse il Maine Coon in un altro rapido abbraccio clandestino e poi si separò da lui, agitando pigramente la coda.
- Per una volta in vita tua pensaci bene, prima di fare danni. Tuttavia… - si voltò per un istante, col guizzo di un vero sorriso sulle labbra. – In fondo, sono contenta che si tratti di Jemima. –

*

Munkustrap e Demeter rimasero a lungo distesi l’uno accanto all’altra, in perfetto silenzio, mentre lei leccava le sue ferite con la devozione di una madre col suo cucciolo. Munk la lasciava fare, ad occhi chiusi, grato della sua vicinanza e del suo silenzio che per lui significava più di qualsiasi parola.
Tutto quel che era successo quella notte lo aveva lasciato scosso, molto più di quando era scomparso Old Deuteronomy l’anno prima. Le parole di Macavity erano riuscite a ferirlo più di quanto non avessero già fatto i suoi artigli.
Eppure avrebbe dovuto essere contento: i Jellicle si erano sollevati tutti insieme, avevano avuto il coraggio di tenergli testa; si erano ribellati e avevano vinto. Allora perché non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che il gatto rosso fosse ancora lì, nel buio, e quasi sentiva la sua voce che lo minacciava?
“Sono ancora in giro, e sono più forte di te. Aspetta soltanto che decida di farmi vivo di nuovo…” sibilava la voce di Macavity nella sua mente.
Demeter faceva le fusa contro il suo orecchio, e si rannicchiò al suo fianco. Fino al tramonto, tra di loro non servirono parole.

*
Colonna sonora!

Quella notte, i Jellicle furono favoriti da un cielo senza nuvole e da una luna piena che risplendeva gioiosa sulla discarica.
I gatti che ancora mancavano all’appello cominciarono ad arrivare fin dalle prime ore della sera, e stavolta uno dei primi ad arrivare fu Skimbleshanks, complice il primo treno notturno che per una volta era arrivato miracolosamente in orario. Fu uno dei primi ad essere accolto dalla tribù nella piazzola illuminata dalla luna, e Munkustrap in persona venne a salutarlo.
- Per lo strato di Heavyside, è un piacere vederti tutto d’un pezzo!- esclamò il gatto ferroviere, stringendo vigorosamente la zampa del Protettore. Questo rise e fece un passo indietro, mostrando le sue ferite rimarginate, quindi fece una piroetta che gli fruttò un coro di approvazione da parte dei Jellicle.
- Le voci sulla mia scomparsa forse sono state… esagerate!- replicò, fieramente.
I giovani maschi, ancora eccitati per la vittoria del giorno prima e per la festa imminente, non facevano che correre e saltare per la piazzola giocando, ruzzando e mettendosi in mostra. Ancora più agitate, se possibile, erano proprio le giovani Principesse: Jemima, Electra ed Etcetera piombarono di corsa nella piazzola e per prima cosa si precipitarono da Munkustrap, reclamando chi un abbraccio, chi una carezza o una strusciata di musi, poi presero a correre in giro, ruotando e piroettando con balzi aggraziati, che di certo non aiutarono a raffreddare l’entusiasmo dei maschi.
Le nuove famiglie si godevano lo spettacolo, sedute sul cofano della vecchia auto scassata: c’era Victoria coi suoi tre piccoli, Exotica che vigilava sui suoi due figli –che erano abbastanza grandi e scatenati da unirsi ai festeggiamenti e ruzzolare fra le gambe di tutti i giovani Jellicle- e Demeter con Jabster, seduti fieramente tra le due matrone Jellylorum e Jennyanydots.
Sembrava che l’entusiasmo stesse già per sopraffare tutti quanti, quando ad un tratto i due gemelli maculati Coricopat e Tantomile si voltarono all’unisono, fiutando l’aria. Al loro gesto, l’intera assemblea si paralizzò, in attesa, finché Tantomile non fece un gran sorriso beato, con gli occhi rivolti al cielo, e sussurrò: - Old Deuteronomy è qui. –
Istintivamente, i Jellicle si accostarono l’uno all’altro, emozionati, annusando e guardandosi attorno, e presto Munkustrap distinse nell’ombra la venerabile figura del gatto più anziano che incedeva verso di loro a passi lenti. L’antico leader dei Jellicle era sempre più vecchio e fragile, eppure il suo lungo manto color polvere sembrò risplendere non appena fu toccato dai raggi della luna, e il sorriso beato che rivolse alla sua tribù bastò per far capire loro che niente era cambiato.
Old Deuteronomy fu accolto dall’intera tribù con il consueto entusiasmo, e solo quando l’abbraccio collettivo dei Jellicle si sciolse, lui si diresse verso Munkustrap. Solo allora padre e figlio si strinsero le zampe, scambiandosi uno sguardo solenne e carico d’emozione.
- Posso affermare a ragione che non sono mai stato più felice di rivederti. – disse finalmente Old Deuteronomy, sempre con la stessa espressione benevola.
- Lo stesso vale per me. – rispose piano Munk, e poi si mise al fianco dell’anziano per accompagnarlo fino al suo seggio preferito in cima alla collina dei rifiuti, per aiutarlo a sedersi. Quando si fu accomodato, Old Deuteronomy fece cenno al figlio di avvicinarsi, in modo che potessero parlare in privato.
- Figlio mio, mi sembri ancora turbato. –
Munkustrap tentennò un po’ prima di decidersi a rispondere, con gli occhi fissi sulla piazzola dove la tribù si era radunata in trepidante attesa del ballo.
- Ho avuto occasione di parlare con Macavity, mentre mi teneva prigioniero. – rispose, infine, seppure con una certa riluttanza. – Lui ci odia. Odia la nostra tribù, il nostro stile di vita, odia qualsiasi cosa facciamo. Secondo lui, il branco non ha motivo di esistere, e proteggere gli elementi più deboli non fa che indebolire la nostra intera razza. -
L’anziano non disse nulla, ma fece un cenno col capo per chiedergli di andare avanti. Munkustrap prese un gran respiro, preparandosi a buttare fuori tutto quanto.
- Ha minacciato di fare… cose orribili. Ci distruggerebbe, se potesse, ma quel che è peggio è che vedere la nostra gente sperduta e senza una guida lo diverte immensamente. -
- È per questo stesso motivo che ha rapito me, l’anno scorso. – assentì Old Deuteronomy, annuendo lentamente. – Ma deve avere capito che io, ormai, non sono altro che un simbolo. Tutti voi riuscireste a trovare la vostra strada, anche senza di me. –
Munk drizzò le orecchie, mortificato. – Ma questo non è vero!- protestò, accalorandosi.
- Tu sai che è così, ed è un bene che lo sia. Un giorno, forse non lontano, io non ci sarò più, e tu e gli altri dovrete accettarlo. Avete già detto addio ad Asparagus, quest’anno… - il viso del vecchio gatto si corrucciò con tristezza. – E tutti quanti conosciamo il prezzo di un addio. Ma questo è sufficiente a fermare tutto il resto? No. I Jellicle continueranno a vivere: Macavity ha preso te perché tu sei il simbolo della nostra rinascita, sei l’anima e il cuore della nostra tribù. – gli posò una zampa sul petto, con affetto. – Era questo che ha cercato di spegnere… e non c’è riuscito. E non mi è proprio sembrato che i nostri valorosi Jellicle siano rimasti “sperduti e senza una guida”, dopo quanto ti è accaduto. -
Gli occhi dello striato si posarono per un attimo su Jemima che giocava nella piazzola, e gli sfuggì un sorriso.
- Sono venuti a salvarmi, e ci sono riusciti. – ammise. – So che ieri abbiamo riportato una vittoria, e sono fiero di tutti loro. Però… - ecco la parte che più lo tormentava. – Macavity conosce bene le nostre debolezze, e le nostre mancanze. Mi ha raccontato di avere parlato con Grizabella, ci crederesti? Forse noi ci siamo dimostrati migliori di lui, quando l’abbiamo esclusa dal branco per anni?-
Gli occhi di Old Deuteronomy sembrarono illuminarsi al nome della vecchia gatta. – Una delle meravigliose qualità dei Jellicle è che impariamo dai nostri errori. –
- Ma quale lezione impariamo, quando non c’è rimedio, riparazione o perdono? Perché abbiamo riammesso Grizabella nel branco solo quando ormai era troppo tardi per lei?-
L’anziano aggrottò le folte sopracciglia. – Troppo tardi? Sei sicuro di ciò che stai dicendo?-
- Tu lo sai. – insistette lo striato. – Lo sai che l’ascesa allo strato di Heavyside è stata l’ultima cosa che ha fatto in questa vita. -
Lasciandolo assolutamente sbalordito, Old Deuteronomy proruppe in una risata gentile che sembrava sgorgargli dritta dal profondo del cuore. – Munkustrap, tu sei dunque convinto che Grizabella sia morta?- disse a voce alta, in tono incredulo, facendo sì che tutti nella piazzola potessero sentirlo.
E, proprio in quel momento, dallo stesso punto della discarica dal quale era apparso Old Deuteronomy, fece il suo ingresso una gatta anziana dal lungo pelo grigio chiaro, che avanzò verso la piazzola tra lo stupore generale.
Munkustrap incontrò il suo sguardo, e non credette ai suoi occhi.
Grizabella, in carne e ossa, incedeva verso di lui, con la stessa andatura lenta ed esitante con cui la ricordava, ma sembrava allo stesso tempo irradiare una luce del tutto nuova. Sorrideva, e i suoi occhi stanchi risplendevano come stelle nella penombra della discarica.
I Jellicle si affollarono attorno a lei, increduli, protendendosi verso di lei con meraviglia… ma quasi senza osare avvicinarsi troppo come se temessero di vederla scomparire da un momento all’altro come la visione che era. Lo striato le venne incontro tra le due ali del pubblico dei Jellicle meravigliati: Grizabella gli tese le zampe, riconoscendolo, e lui gliele strinse, convincendosi solo in quel momento di quanto fosse solida e reale.
- Ora sembri sorpreso, figlio mio. – commentò Old Deuteronomy in tono divertito, alle sue spalle. – Eppure dovresti saperlo che lo strato di Heavyside è un luogo dal quale si ritorna. –
- Ma era stata via così a lungo… - mormorò Munk, senza sapere se si stesse rivolgendo a lui o a Grizabella. – E io ero convinto che, quella notte, lei fosse troppo… -
- Troppo vecchia e malata?- finì per lui Grizabella, con voce calda e forte, mentre gli stringeva gentilmente le zampe tra le sue. – Non ancora. Però ammetto di essere stata via molto a lungo… ma ti assicuro che è un viaggio che vale la pena di fare. –
Grizabella era rinata. Letteralmente. Davanti a lui c’era ancora la vecchia gatta che ricordava, ma in lei era sparita ogni ombra di dolore o tristezza, e nei suoi occhi brillava la scintilla orgogliosa di chi non aveva più nulla da temere. Lo strato di Heavyside aveva curato la sua anima, e ora poteva tornare e trascorrere il tempo che le restava all’interno di una tribù che l’amava.
Era troppo bello per essere vero, e nelle orecchie dello striato risuonavano ancora le accuse di Macavity.
Munkustrap si inginocchiò davanti a lei. – Grizabella, ti prego di perdonarci per come ti abbiamo trattata. –
Grizabella sorrise e lo fece subito rialzare, col fare sbrigativo di chi gli stava dicendo –tra le righe- di non fare lo sciocco. – L’ho già fatto da tempo. Adesso però è ora che vi perdoniate voi, una volta per tutte. –
Quando i due si separarono, tutti i Jellicle si fecero avanti per dare il bentornato a Grizabella: Munkustrap la lasciò all’abbraccio del suo branco, e tornò piuttosto frastornato accanto ad Old Deuteronomy.
- È un miracolo. – mormorò, sbalordito.
- Non nel senso che intendi tu. Come ben sai, io stesso sono stato nello strato di Heavyside, e proprio per questo sono ancora qui malgrado la mia età. Semplicemente, la maggior parte dei Jellicle che compiono questo viaggio, quando ritornano, decidono di partire e di diventare essi stessi una guida spirituale per i loro simili. È ciò che è accaduto a me. Grizabella, invece, ha espresso il desiderio di fare ritorno tra la sua gente. –
- Sono felice che lo abbia fatto. – Demeter si avvicinò a loro, seguita da Jabster, e si accostò a Munkustrap: Old Deuteronomy sorrise ancora di più mentre guardava loro tre insieme.
- Ti confesso che, probabilmente, quest’anno avrei potuto scegliere te, in previsione della tua ascesa a leader dei Jellicle. – continuò, rivolto a suo figlio. – Ma, considerate le circostanze, credo che al momento il più importante viaggio spirituale tu possa farlo soltanto qui. –
Munkustrap si strusciò contro Demeter e Jabster. – Non credo che potrei mai lasciarli soli per un’intera luna Jellicle, né ora né in futuro. –
- Non deve per forza essere così a lungo. – replicò Grizabella, mentre si avvicinava circondata dai Jellicle più giovani. – Lo strato di Heavyside non è una prigione! Scegli tu quanto a lungo rimanere, a seconda di quanto desideri. Il mio è stato semplicemente… un viaggio più lungo di altri!-
Demeter fece le fusa contro l’orecchio di Munk, rassicurante. – Un viaggio che prima o poi farai anche tu. – gli bisbigliò, sorridendo tra sé. – Ma non avrai niente da temere. –
Lo striato si chinò e prese Jabster tra le braccia, quindi si fece avanti per presentarlo davanti a Grizabella e ad Old Deuteronomy. – Decani Jellicle, questo è Jabster, ed è figlio mio e della mia compagna Demeter. In questa notte del Ballo Jellicle, io lo presento davanti a voi e a tutti i Jellicle perché sia riconosciuto come fratello e membro del branco a tutti gli effetti!-


Colonna sonora di chiusura



ANNOTAZIONI:
- L’Heavyside layer (o strato di Heavyside, come viene chiamato nel dvd e in questa storia) mi ha dato un sacco di problemi. Principalmente perché, quando ho cominciato a scrivere, ancora non avevo idea di “cosa” esattamente potesse essere, né di che fine avesse fatto Grizabella. Pensarla come una sua banale “assunzione in cielo” mi sembrava molto triste, anche perché trovo molto squallido pensare che Grizabella venga finalmente riammessa nel branco solo per sparire nell’Heavyside layer tre secondi dopo. Ma allora, cosa poteva essere? Solo dopo un po’, alcuni disegni su DeviantArt mi hanno fatta pensare all’Heavyside layer come ad un luogo da cui si ritorna: una sorta di luogo mistico e spirituale dal quale si torna purificati. Questa versione, che oltretutto si sposava benissimo con quanto si vede nel dvd, mi è piaciuta subito e sono stata molto contenta di reinserire Grizabella.

  
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