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Autore: LaMicheCoria    15/11/2011    3 recensioni
-Perché dunque- è la voce esitante –Non ti affacci e domandi tu stesso, dissertissime Romuli nepotum?-
L’oratore chiude gli occhi, ma sorride per l’appellativo: un sorriso stanco, tirato sulle labbra livide, ma comunque un sorriso.
-E sia- mormora –Deponete la portantina!- è l’ordine che gli raschia la gola -Lasciate che io guardi in viso questa mia ultima notte-

[7 Dicembre 43 a.C., Marco Tullio Cicerone viene assassinato] [Personaggi: Antica Roma (Romulus Lucius Octavianus/Romanus) - Marco Tullio Cicerone]
[Partecipa all'iniziativa "Ci sono anch'io!" del "Hetalia non è... ==> The forum"]
Genere: Drammatico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Antica Roma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memoriae Romae'
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Titolo: La Lama dell’Arpinate
Autore:  Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo

Genere: Slice of Life, Drammatico, Storico
Avvertimenti: One-Shot, Missing Moments
Personaggi: Romanus/Impero Romano; Marco Tullio Cicerone

Pairing: Nessuno
Musica: This Ends Here – HetaOni Original Soundtrack
Trama: -Perché dunque- è la voce esitante –Non ti affacci e domandi tu stesso, dissertissime Romuli nepotum?-
L’oratore chiude gli occhi, ma sorride per l’appellativo: un sorriso stanco, tirato sulle labbra livide, ma comunque un sorriso.
-E sia- mormora –Deponete la portantina!- è l’ordine che gli raschia la gola -Lasciate che io guardi in viso questa mia ultima notte-

Dedica: a Silentsky
Note: Nota necessaria, io odio Cicerone, non posso farci nulla, lo detesto profondamente. Le sue versioni mi hanno fatto dannare e ho tirato un sospiro di sollievo quando ho realizzato di non doverlo più tradurre.
Nonostante questo, non posso passare sopra al fatto che egli sia stato comunque una figura importante nella Roma dell’epoca, come oratore, come filosofo, come politico, come uomo.
Ecco dunque, un piccolo tributo alla sua figura. Vedi che poi tanto nemici non siamo,eh, Cicci?
Partecipa all'iniziativa Ci Sono Anch'Io! indetta dall'Hetalia non è... ==> The forum

Nota storica: Con la morte di Cesare, Cicerone aveva cercato di appianare i rapporti tra lui e l’erede del dictator, Ottaviano. Tuttavia, non riuscì nell’intento di condizionare il futuro Augusto, non capendo che questi non si sarebbe mai potuto riconciliare con i Cesaricidi (Bruto e Cassio), che l’Arpinate sosteneva apertamente.
Dopo la formazione del Secondo Triumvirato (Ottaviano – Marco Antonio – Lepido), creato da Ottaviano per muovere guerra contro Bruto e Cassio, Cicerone venne inserito nella lista di proscrizione voluta da Antonio, i cui dissapori con l’Arpinate risalivano alle Filippiche (14 Orazioni in cui dure furono le accuse nei confronti del “delfino” di Cesare).
Per maggiori informazioni, QUI.

 

 

 

La Lama dell’Arpinate

 

E’ il frastuono che infrange la notte: sibili di gladi, ruggiti di uomini, gemiti di cavalli.
Marco Tullio stringe tra le mani tremule il velo della portantina: al di là delle pieghe bagnate d’ombra e fiaccole, già indovina il suo destino. Il tessuto ruvido nasconde i volti dei sicari, scomponendoli in frammenti distorti; solo un’ombra pare intoccata: nera, si staglia dinanzi all’oratore, immobile nella confusione della battaglia circostante.
Cicerone piega la testa e ride, facendo gorgogliare le pelle cadente del collo; con gli occhi socchiusi, intravede la figura farsi più vicina, più nitida. Si delineano i contorni del mantello, la forma aguzza delle spalle coperte dalla lorica, finanche il profilo del gladio alla cintola.
-Romulus Lucius Octavianus1- gracchia Marco Tullio, lasciando cadere la mano rugosa  -Il sangue di chi, macchia le tue mani?-
Un istante di silenzio e l’Arpinate vede l’ombra di Roma alzare le braccia, il viso piegarsi all’indietro nel mentre che le mani, nello spostarle alla luce dei bracieri, prendono la forma lampeggiante di  due lame.
-Non saprei dirlo- mormora Romanus –E’ troppo il rosso che le ricopre-
-E dimmi- continua l’oratore, un sorriso rassegnato sulle labbra –E’ denso?-
-Più della tua concinnitas2!- lo raggiunge la risata di Roma, dietro il velo della lettiga.
La confusione aumenta d’improvviso, stride la lama contro quella dell’avversario, il singulto d’un moribondo, Cicerone riconosce la voce di Erennio, il Centurione, d’un tratto si unisce a lui Popillio, il Tribuno3.
La bocca si storce per la delusione. Oh tempora, oh mores! Pensa con amarezza, portandosi una mano alla fronte, Quale esempio migliore della decadenza, se l’uomo che prima difesi dal parricidio ora è venuto a reclamare la mia vita?

-Fai cessare la confusione, Romulus Lucius Octavianus. Sono vecchio, come potrebbe la mia testa sopportare ulteriormente questo trambusto?  Lontani sono i tempi gloriosi del Foro, tu meglio di me dovresti saperlo!- deve prendere un respiro, perché la voce gli manca. Sa che la sua domanda è inutile, ma vuole avere la conferma. In fondo, di lontano sente ancora lo scroscio del mare4 -Perché questa confusione?-
Forse è uno scherzo della luce, forse sono i suoi occhi che non vedono altra nitidezza se non quella dell’ombra, ma a Marco  Tullio pare davvero che la figura di Romanus si sia d’un tratto rattrappita, quasi avesse timore di rispondere.
-Perché dunque- è la voce esitante –Non ti affacci e domandi tu stesso, dissertissime Romuli nepotum5?-
L’oratore chiude gli occhi, ma sorride per l’appellativo: un sorriso stanco, tirato sulle labbra livide, ma comunque un sorriso.
-E sia- mormora –Deponete la portantina!- è l’ordine che gli raschia la gola -Lasciate che io guardi in viso questa mia ultima notte-
Cicerone scosta la tenda e poggia il mento sulla mano sinistra, gli occhi che guizzano e corrono e scrutano: di tutti i sicari, Romanus è l’unico a sostenere il suo sguardo.
-Sono forse lacrime a bagnarti il viso, Roma?-
Poi, è solo lo scintillare della lama nella notte nera.

 

 

 

[Formia,
7 Dicembre 43 a.C.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1All’epoca, era usanza chiamare la gente coi tre nomi. Che faticaccia, eh?
2Stile elegante, tipico di Cicerone, caratterizzato da periodi lunghi e anche piuttosto complessi, con largo uso di subordinate, cui corrisponde, però, un equilibrio dato da simmetrie, parallelismi e coppie sinonimiche.
3 Nel frattempo, sopraggiunsero i sicari: Erennio, un centurione, e Popillio, tribuno militare che, a suo tempo, Cicerone aveva difeso dall'accusa di parricidio. Con loro, un gruppetto di soldati.” (Plutarco, Vita di Cicerone).
Cicerone aveva difeso Popillio in tribunale dall’accusa di parricidio.

4Indovinando la sua sorte, Cicerone decise di scappare in Macedonia: ma, per le condizioni burrascose del mare, fu costretto a ritardare la partenza di un giorno. Ciò gli fu fatale.
5Eloquentissimo tra i nipoti di Romolo” (Catullo, carme 49)

 

(…)Il tribuno, allora, presi con sé pochi uomini, fece di corsa il giro della casa, dirigendosi verso l'uscita; Erennio, invece, si lanciò in gran fretta lungo i viali. Cicerone se ne accorse e ordinò ai suoi servi di depositare la portantina a terra.
4. Con un gesto che era solito fare, appoggiò il mento sulla mano sinistra e fissò lo sguardo in quello dei suoi assassini. I capelli erano sporchi e arruffati, il volto segnato dalle preoccupazioni di quei giorni: quasi tutti i presenti preferirono coprirsi gli occhi, quando Erennio lo colpì a morte.
5. Fu ucciso mentre protendeva il collo dalla lettiga. Aveva sessantaquattro anni.
6. Per ordine di Antonio gli vennero tagliate la testa e anche le mani, perché con quelle aveva scritto le Filippiche. Era questo il titolo scelto da Cicerone per le sue invettive contro Antonio e ancora oggi l'opera si chiama così.

 

(Plutarco, Vita di Cicerone)

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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