Your
drawer in chest
Lo
sguardo
di Roxas continuava a scrutare distrattamente ogni movimento di Xion,
osservando di tanto in tanto i capelli scuri ondeggiare al leggero
venticello
primaverile e le mani chiudersi a pugno ogni qual volta la palla veniva
lanciata contro di lei.
E per quanto Roxas cercava di concentrarsi sul piccolo volto sudato di
Xion e
non sul sedere, il suo sguardo scendeva sempre
verso le gambe
scoperte e i corti – forse troppo- pantaloncini che le
coprivano.
L’ora di educazione risultava tremendamente allettante, alle
volte.
Specialmente quando toccava alla squadra femminile giocare e non a
quella
maschile.
Quindi Roxas aveva passato gli ultimi dieci minuti semi sdraiato
sull’erba
fresca, i gomiti puntati sul terreno e lo sguardo rivolto alla sua
amica.
Axel, al contrario, si limitava ad osservare di sottecchi il biondo,
ignorando
totalmente le ragazze dall’altro lato del campo che ridevano
e si mettevano in
mostra.
E quando scopriva lo sguardo di Roxas intento ad osservare i movimenti
della
brunetta, tamburellava innervosito le dita sul proprio
ginocchio,
aumentando il ritmo ogni volta che il fastidio saliva.
Preferiva di gran lunga quando era la squadra maschile ad esibirsi,
così Roxas
aveva gli occhi puntati solamente sulla palla e non su una qualsiasi
ragazza.
Anzi no, il suo cervello si corresse subito : quella non era una qualsiasi
ragazza,
era Xion. E quello era anche peggio, se si stava a guardare.
Perché Roxas non riusciva a guardarla con sufficienza, non
riusciva a non
staccare gli occhi da lei e non riusciva a non stiracchiare le labbra
in un
dannatissimo sorriso da ebete ogni volta che Xion esultava per un punto
per la
sua squadra.
Non c’è proprio nessun modo che io possa
vincere contro di te, eh Xion?
Il rosso sospirò, scuotendo la testa e lasciandosi andare
completamente
sull’erba.
Allungò le braccia verso l’alto e socchiuse gli
occhi, cercando di ignorare
quella stupida sensazione di gelosia che gli attanagliava lo stomaco.
Intanto dentro alla sua testa si andava a formare la visione di Roxas
che si
sdraiava accanto a lui e gli stringeva la mano, abbandonando
l’idea di
osservare Xion e il suo sedere.
L’immagine di Roxas che si avvicinava gattonando a
lui, che gli
appoggiava il capo sopra al petto e che sorrideva, e non in
quel modo
stupido che potrebbe fare un ragazzo alla sua prima cotta, ma nello
stesso
identico modo di Homer e Marge Simpson.
Con amore, in pratica.
Però nulla del genere sarebbe mai accaduto, quindi
sospirò come poco prima e
riaprì gli occhi, per niente sorpreso di veder Roxas
guardare il campo di
pallavolo con lo stesso guardo di prima.
La cosa iniziava ad innervosirlo, e parecchio anche.
«Lei
non fa
per te. »
Roxas sobbalzò lievemente, risvegliandosi dalla sua specie
di trance e portando
il suo sguardo verso Axel.
Finalmente.
«Di che parli?»
«Di Xion. » rispose il rosso, indicando con un
cenno del capo il campo di
pallavolo.
Il più piccolo seguì il gesto e puntò
lo sguardo su Xion, arrossendo lievemente
sulle gote.
«E per quale motivo, sentiamo …»
Axel ci pensò su, portandosi il dito indice alla bocca e
mordicchiandosi
l’unghia per concentrarsi meglio.
Come avrebbe potuto spiegarglielo? Insomma, nemmeno lui sapeva come mai
Xion e
Roxas non stavano bene insieme. Semplicemente no, non andava.
Rimuginò ancora per qualche secondo, sentendo lo sguardo
interessato di Roxas
puntato su di lui e in attesa di una risposta soddisfacente.
«Ho trovato!» sbottò poi, sogghignando e
avvicinandosi con un saltello al
biondo « Mettiamo che tu sia una cassetta …
»
Roxas sollevò un sopracciglio, stizzito «Una
cassetta? Che diavolo -»
«Fammi finire, moccioso»
«Attento a come mi chiami, altrimenti … »
«Sì sì, lo so. Altrimenti mi abbassi di
trenta centimetri e mi fai arrivare
alla tua altezza.
Adesso ascoltami, piuttosto» sbottò Axel,
grattandosi la nuca e sorridendo.
«Dicevo: tu sei una cassetta. Hai presente quelle che
venivano usate un po’ di
anni fa per ascoltare musica? Ecco, tu sei quella. Sei quadrato, non
cambi per
nessuno e vai sempre avanti, senza guardarti indietro. Come una
cassetta in
pratica »
«Axel, non credo che tu sappia davvero come funzioni una cas-
»
«Fammi finire!» lo interruppe il rosso,
scoccandogli un’occhiata seccata
«Quindi tu sei così, mentre Xion è un
lettore CD. Perciò è inutile che ti
affanni nel cercare di mettere una cosa quadrata in una tonda,
è fisicamente
impossibile! »
Roxas sospirò, passandosi una mano sugli occhi per reprimere
la tentazione di
spaccargli la faccia. Possibile che non si rendesse conto di quanti
doppi sensi
aveva appena detto? E se se ne rendeva conto e non gli importava, beh,
allora
era davvero uno stupido.
«E per quale motivo lei sarebbe un lettore CD?»
«Perché ha tante cose tonde, non so se capisci che
intendo …»
Il più piccolo arrossì lievemente, segno che
sì, aveva capito.
Rimasero in silenzio per un attimo, saggiando attentamente le parole
che si
erano appena detti.
Roxas non riusciva a capire dove diavolo aveva tirato fuori quell'idea
il
rosso, visto che non aveva mai sentito una persona paragonato ad un
oggetto
musicale.
E poi perché una cassetta e un CD quando si può
avere un Ipod? Forse stava
cercando un modo per dirgli che cosa voleva come regalo per il
compleanno, mah
...
Axel si girò di lato, osservando con lo sguardo perso il
campo di pallavolo
dove giocavano le ragazze. Tra non molto avrebbero finito la partita e
sarebbe
toccato ai ragazzi.
«Anche se … » soffiò Axel,
socchiudendo lievemente gli occhi «… Se solo
volessi
potresti lasciar perdere il lettore CD per una buona volta e riporre la
tua
cassetta al sicuro in un cassetto, perché quello ti
accoglierebbe in tutte le
tue forme, sempre e comunque»
Finito di parlare arrossì lievemente, incapace di guardare
verso Roxas per
scoprirne l’espressione.
Chissà, magari era solamente confuso e non aveva capito una
sola parola di
quello che aveva appena detto; infondo il discorso che aveva fatto non
l’aveva
capito nemmeno lui, tanto si era incasinato con le parole. Aveva
mischiato un
CD, una cassetta, Roxas e un cassetto insieme, dimenticandosi di chi o
che cosa
stava parlando.
Se però Axel avesse avuto un po’ più di
coraggio e si fosse voltato, avrebbe
visto un piccolo sorriso comparire sul volto di Roxas, un sorriso molto
simile
a quello che Homer e Marge Simpson si rivolgono l’un
l’altro.
«STOP!
Adesso tocca ai ragazzi, forza. Tutti in campo!»
La
voce mascolina
della professoressa- sembrava più un uomo, agli occhi di un
estraneo-
interruppe i pensieri di Axel e fece scomparire il piccolo sorriso di
Roxas,
sostituendolo con una smorfia.
Il biondo si fece leva velocemente sulle gambe e si alzò,
allungando poi il
braccio teso verso Axel.
Il rosso guardò mano dell’amico leggermente
stupito e subito dopo sorrise,
afferrandola saldamente e tirandosi su.
Si scambiarono uno sguardo d'intesa e si incamminarono verso il campo
da gioco,
salutando di sfuggita Xion che gli augurava buona fortuna per la
partita.
«Hey
Axel»
«Uhm?»
«Saresti te il cassetto, non è vero?»
Il maggiore sorrise senza dire niente, mentre il suono di un fischietto
diede
inizio alla partita.
Hey Xion, forse ho ancora una possibilità di
vincere.
Il sarcofago di Mel-
Aaaaallora, rieccomi qui alla fine. Per un mese intero non ho scritto
nulla, se non qualche riga, e finalmente mi sento felice di
aver prodotto qualcosa. Che poi sia uscita una schifezza nonsense,
leggermente mielosa e da cestinare non importa. Sto ritornando a
scrivere, quindi
tremate o voi che vi imbattete nelle mie storie!
Insomma, di questa
storia non ho molto da dire, dovrete essere voi a parlarne lasciando un
commento. So solo che avevo voglia di scrivere una storia etero -
possibilimente con Xion- però non sono riuscita a non
buttarci dentro Axel.
E poi mi piaciono un sacco le one-shot con spacchi di vita quotidina,
è più forte di me.
E sì, preparatevi per altre mie storie visto che ne ho in
testa già tre o quattro.
Bye ~