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Autore: Blacket    16/11/2011    3 recensioni
[...] Il suono della gloria ti accompagna a cavallo, sul bianco destriero ora pieno di polvere e reduce di guerra, portante il grande cavaliere che io ammiro tanto. [...]
{POV - Little Germany }
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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00 hetalia ff Mi hai sempre mentito

Mi hai sempre Mentito.

Note: Bene. Questa, è una Fiction scritta sopra una grande, grandissima ingiustizia.
Ho perso una scommessa, in breve, e mi ritrovo a scriverla. Un grazie immenso a chi leggerà, e che magari esprimerà un commento; negativo o positivo che sia :)

» POV - Un piccolo Ludwig.

 

Tu mi hai sempre mentito.

 

Le tende si scostano, lievi, mosse dalle grida e odi. Avverto lo splendore della vittoria, lo posso persino sentire nell’aria, e ne rimango stordito; un piccolo fuscello colpito troppo presto dalla luce bruciante del sole.

Mi chiedo se tutta quella luce l’abbia portata tu, Fratellone, oppure sia il sole che osanna il tuo ritorno tra la gente ora festante.

Il suono della gloria ti accompagna a cavallo, sul bianco destriero ora pieno di polvere e reduce di guerra, portante il grande cavaliere che io ammiro tanto.

E i suoni mi giungono ovattati, rinchiusi nelle loro espressioni di allegria, mentre io rimango immobile, e già incominciavo a capire.

Quanto ancora saresti riuscito a vincere, quante volte ancora imbraccerai la fortuna obbligandola alla tua spada? 

 

È inutile poi che la mia mente vacilla verso la mia famiglia –che saresti tu, alla fine- , risulta anormale un bambino così preoccupato, che declina le feste con un serio cipiglio.

Credo ti abbia sempre dato fastidio, il fatto che non sappia divertirmi. La semplice consapevolezza che mi ha trapanato la testa fino ad ora, mi ha strappato anni alla mia infanzia, vilmente rubandomeli di mano.

Tu non volevi questo, vero Gilbert?

Eppure, ora sai che non puoi fare più nulla, per togliermi dalla faccia la maschera di realtà che ormai si confonde con la mia pelle.

So che lo pensi, ma non lo dici. Eppure, Fratello, Mio eroe, accorgiti di ciò che faccio! Cala lo sguardo dentro ai miei gesti, al fatto che ogni mia piccola azione si finalizzata al renderti fiero di me e al Ludwig che vorresti fosse diverso.

Cosa posso fare, per essere perfetto; perfetto per te?

Così mi muovo, verso quella luce festante, aggrappandomi alla finestra; ormai diventata uno specchio sul mondo intero che ti acclama.

I colori accesi mi colpiscono gli occhi, quella lunga processione di lance mozzate mi trotta davanti.

Cerco con lo sguardo il capo, il cavallo bianco e la veste blu. Mi sporgo, arriccio il naso per il semplice fatto di essere così basso, e quasi mi ritrovo a saltellare, mentre riesco a trovarti.

Là, immerso nella benevolenza divina, sopra il mondo.

Eppure quello che riesco a vedere non mi piace.

Quel tuo candido destriero, ora è stanco, e zoppo. La tua bella divisa, è ora polvere e sangue, è stracci e grida.

Il tuo sorriso, si incarna nella cosa più falsa che abbia mai visto.

Eppure ti ergi con tutta la dignità possibile, mi pare di vederti capo del mondo ed un mantello sulla schiena pieno di strappi –ma pure cuciture.

 

Forse la mia finestra è l’unica così grande da attirare la tua attenzione, da scostare il tuo sguardo sulla mia piccola presenza che vorrebbe tanto essere più alta.

Tu incontri il mio sguardo, io il tuo.

 

Così rosso, così intenso, così sofferente e brutale.

Un cavaliere che forse vuole cedere spada e onore, ecco l’unica cosa che mi comunichi; e quasi  riesco a figurarmi la stanchezza che macabra ti si aggrappa salda alle vesti.

E se sei il Gilbert che conosco, sai anche cosa c’è nel mio, di sguardo. Una piccola domanda, usuale, quotidiana.

“Com’è andata?”

Alzi il pollice della mano destra verso il cielo, in modo che possa vederlo.

Ridi, non accorgendoti che la signora Fine è appena dietro di te, e semplicemente aspetta silente di entrare in scena.

 

Gilbert, io l’ho sempre saputo, che mi mentivi.

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