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Autore: V e r m o u t h    16/11/2011    2 recensioni
La sua corsa disperata nella neve diventò l’unica cosa attraverso la quale si sarebbe salvato. Non si sentiva così attaccato alla vita prima di allora. L’aria gelida gli corrodeva i polmoni, gli strappava la vita ad ogni respiro. Ma non poteva fermarsi, non doveva. Se si fosse arreso, sarebbe stata la fine.
Genere: Drammatico, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua corsa disperata nella neve diventò l’unica cosa attraverso la quale si sarebbe salvato. Non si sentiva così attaccato alla vita prima di allora. L’aria gelida gli corrodeva i polmoni, gli strappava la vita ad ogni respiro. Ma non poteva fermarsi, non doveva. Se si fosse arreso, sarebbe stata la fine.
Maledisse tutto, la sua superficialità e la sua arroganza, il fatto che non era riuscito a diventare più potente. Improvvisamente la forza abbandonò le sue gambe, assiderate, paralizzate, stremate. Cadde, pesantemente, come un uccello morto, colpito da un proiettile. Un angelo, a cui avevano strappato le ali senza pietà.
La neve era così fredda da sembrare bollente; gli ustionò le dita violentemente, in modo selvaggio, stringendolo in una morsa ormai letale. Le ferite continuavano a sanguinare, e maledisse anche quelle, durante la sua corsa avevano tracciato un sentiero di gocce rosse, morenti, che lentamente scioglievano la neve, con il loro calore, il loro ultimo guizzo di vita. Ansimava. Dalla bocca fuoriuscivano nuvole di fumo bianco, che venivano spazzate via dal vento insistente, dilaniate dai fiocchi di neve taglienti.
Il territorio di Russia non lascia scampo.
La neve ti avvolge in un abbraccio candido e mortale.
E ti spegni.
Ricoperto da uno strato bianco.
Dimenticato.
Perduto.
Sconfitto.
Urlò, la voce roca gli spezzò le corde vocali.
«Basta scappare, Gilbert.»
Esplose il terrore.
«Il tuo destino è scritto, la Prussia è destinata ad essere cancellata. Non puoi sfuggire al destino.»
«Vattene!» Gli urlò.
«Stai morendo.»
«Preferisco essere ucciso dalla neve che da uno come te!» Quelle parole vennero sputate con disprezzo, cariche di odio ed orrore.
Ivan ne era abituato.
Per l’enorme sforzo che gli costava alzare la voce, Gilbert si sentì crollare nel buio. Qualcosa lo sorresse. Ivan lo teneva per le spalle, appoggiandolo sulle ginocchia.
«Io sono il mio paese, la neve ne fa parte... è come se ti uccidessi io.»
Gilbert pianse. Una fine così orribile non se la sarebbe mai aspettata.
«Hai combattuto con onore e coraggio, queste virtù vanno premiate, non sarò crudele, non sentirai male, Gilbert. Porrò fine io stesso alle tue sofferenze e alla tua esistenza.»
Il prussiano deglutì più volte. Poi fece un sorriso stanco, guardando il vuoto, nel cielo, come alla ricerca di uno spiraglio di luce, in quella notte di morte.
«Eheh.. Sì, ho perso. Che imbarazzo... proprio io... Ehi, cosacco, di’ ad Eliza che non deve piangere, di cercare conforto nel fallito. Ah, e conserva i miei diari... sono l’unica cosa che rimane di me... Per il resto... distruggi tutto, la mia casa, il mio paese... cancellali. È ora che la Prussia si faccia da parte.» Tossì e tremò violentemente, scoppiando in singhiozzi soffocati.
Ivan lo guardò con la stessa freddezza nella neve, ma i suoi occhi profondi lo ammiravano. Era la prima volta che vedeva una nazione morire in quel modo. Fece semplicemente un cenno leggero di approvazione, ciò che bastò per far sorridere nuovamente il prussiano.
«Finiscimi, Ivan.»
Gilbert non si accorse minimamente di essere stato trapassato parte a parte. Così veloce, così immediato. Il sangue imbrattò il metallo dell’arma e i suoi vestiti. Non sentì nemmeno il rumore della carne lacerata. Il freddo lo aveva reso insensibile, così da poter guardare la morte in faccia, senza urlare, senza distogliere lo sguardo. Guardò nuovamente in alto, gli occhi gonfi di lacrime, come se avessero finalmente trovato la luce, che gli prese la vita, con un dolce tepore.
Prussia era immobile. Gli occhi spalancati, le labbra ricurve in un sorriso, socchiuse.
Ivan gli posò delicatamente due dita sulle palpebre, abbassandole, poi lo adagiò sul letto gelido e candido; una tomba di neve bianca.
Fatto questo, se ne andò.
Non una parola.
Non un sospiro.
Nulla.










Note dell'autrice:
Come prima cosa, spero di non aver sbagliato i concetti storici, nel caso l'avessi fatto, uccidetemi senza pietà!D: Seconda cosa: era da tempo che volevo raccontare la morte dell'Oresama, non per puro godimento, scordatevelo... ç_ç avevo il magone quando stavo scrivendo. Inolte ho voluto rendere Russia non come un pazzo crudele assetato di sangue, quindi è probabile che da quel punto di vista sia un po' OOC... Tuttavia nella lettera emerge la sua cortesia nel fare ciò che gli stato chiesto come ultimo desiderio, in un modo distaccato e molto formale. Hope you like it!

  
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