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Autore: Heavenly    16/11/2011    0 recensioni
E se... Percy, il figlio di Poseidone, non fosse figlio unico? Se qualcun'altro arrivasse e si rivelasse per quel che è in realtà?
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"Non è possibile. Tu... tu..."
Guardai il simbolo verde che volteggiava sopra il suo capo. E non potei crederci.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai amato la campanella come in quel momento.
Era martedì, e stavo per soccombere ad un'interrogazione di Matematica. 
Non che la Meriwether sia un inferno; cioè, è sempre scuola, ma immaginatevi un Inferno alternativo, con comodi puff, computer, niente punizioni e cose varie.
Ecco, vi presento la Meriwether. 
Ma come dicevo prima, sempre scuola è; perciò, non esitai due secondi ad uscire dall'aula con lo zaino in spalla, pronto a filarmene a casa. 
«A domani, Jackson!» mi gridò nell'orecchio Matt Sloan, dandomi una forte pacca sulla schiena. Non feci in tempo ad alzare lo sguardo che si era già defilato.
Matt Sloan non è un energumeno, chiariamoci. Ma diciamo che, dato il fatto che mi sia proibito usare Vortice su di lui, faccio meglio a stare zitto e imprecargli contro sottovoce. 
Stavo proprio sussurrando qualche piccola maledizione in greco antico, quando sbattei violentemente contro qualcosa. Retifico: qualcuno mi arrivò addosso all'improvviso. E finii per terra.
«Ma che diamine...?!» provai a biascicare, massaggiandomi la schiena.
Alzai lo sguardo rabbioso verso chi mi si era scaraventato contro: ammutolii.
Di fronte a me c'era una ragazza. Non credo avesse avuto la mia età, probabilmente era di un anno più giovane o giù di lì. Ma la cosa stupefacente, era che mi sembrava di avere la mia fotocopia al femminile davanti.
«Io... Oh, cavolo, scusa! Davvero! Non volevo, è che ero di corsa, mia madre... Io...» balbettò dispiaciuta.
«Fa niente, tranquilla.» la rassicurai. 
Mentre mi rialzavo, la osservai meglio, cercando di capire se la mia dislessia potesse trasformarsi in un problema di vista.
Era alta, quasi come me, e magra al punto giusto. Non prendetemi per maniaco, era per precisare. Comunque, la ragazza aveva grandi occhi verdi, come gli smeraldi; capelli neri, lunghi e mossi; carnagione chiara.
Se non fosse stato per quelle lentiggini spruzzate sul naso, avrei potuto pensare che un me stesso venuto dal futuro si fosse messo una gonna e fosse venuto a trovarmi.
Anche lei mi squadrò un attimo, e capii che aveva avuto il mio stesso pensiero: il che non è un bene. Non posso definirmi un essere troppo intelligente; magari la botta l'aveva contagiata.
«Allora, cosa ti spinge ad intraprendere la carriera di bulldozer umano?» chiesi, sapendo che non avrebbe riso.
Mi sorpresi infatti, quando una risata cristallina uscì dalla sua bocca. 
«Il capo del mio cantiere vuole vedermi subito, oppure mi sa che verrò licenziata!» disse ridendo. 
Risi anchio: riusciva a cogliere il mio stesso senso dell'umorismo. 
«Se è così, non ti trattengo oltre!» sorrisi, alzando le mani in segno di arresa.
«Oh beh, tanto prima o poi se non mi licenzia come bulldozer mi licenzia come figlia...» borbottò pensierosa. 
Rimanemmo in silenzio un attimo, fino a quando un clacson non iniziò a strombazzare fuori.
«Arrivo! Santo cielo, arrivo! Beh senti... Em, nome?» chiese velocemente.
«Percy, Percy Jackson.» Rimase paralizzata un attimo, con gli occhi spalancati; evidentemente si ricordò che là fuori una macchina stava dando un concertino, perché tornò subito alla realtà.
«Percy, ci vediamo in giro magari! Devo proprio scappare!» 
«Corri, altrimenti l'esibizione diventerà noiosa!» sorrisi di rimando. 
Anche lei mi sorrise, agitò la mano e scappò via, alla stessa velocità con cui mi aveva sbattuto a terra.
Quando la sua sagoma sparì fuori dalla porta centrale, abbassai lo sguardo verso il mio zaino, ancora per terra. Notai che di fianco a quello c'era un piccolo quaderno: lo raccolsi e lo sfogliai, ma era completamente bianco.
Controllai se c'era qualche nome sopra, e finalmente trovai la scritta:"Proprietà di Hilary G.
Sorrisi, infilandomi il quadernetto nella tasca dei jeans, vicino a Vortice, avviandomi verso l'uscita. 
Dopotutto, dovevamo rivederci, o sbaglio?
  
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