16/11/2011
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Prima di iniziare a leggere, vi prego di dare un'occhiata qui, siccome il punto da cui sono partita è in parte frutto di una specie di miscuglio di film, musical e libro. Allora, immaginate la fine del film, poco prima che Sweeney riesca a gettare la Lovett nel forno dei pasticci (povera cara D:) e poi, provate ad immaginarvi un'improvviso arrivo di Toby, che tenta subito di ucciderli entrambi, ma con uno scarso risultato. Bene, ora aggiungete la polizia allarmata che arriva e che vede il ragazzino con il rasoio insanguinato in mano. Cosa mai potrà pensare? Indovinato! Il ragazzino è pazzo e deve finire a Bedlam (e da qui potete capire benissimo se avete visto il musical del 1982 di Stephen Sondheim oppure vi è una scena simile anche nel libro ma non riferita alla fine). In ogni caso, Nellie e Sweeney non possono negare i loro crimini e vengono arrestati, in attesa del processo che avverrà il giorno seguente.Nel libro avviene (come anche nella vera storia di Sweeney) che la signora Lovett riuscì a convincere una guardia a darle del veleno, così facendo il barbiere si era poi ritrovato da solo in tribunale e quindi poi era stato impiccato. Perfetto, ora immaginate la notte prima del processo. E se Nellie e Sweeney avessero avuto in mente un altro piano un po' speciale? Non vi resta altro che leggere ;) e perdonate se vi ho obbligato a leggere qui, ma altrimenti potreste non capire.
Spero davvero che vi piaccia, e vi chiedo solo un piccolo favore: recensite, recensite e recensite! :D Anche solo per dirmi che è orribile.
Grazie a tutti e buona lettura! ♥
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PROLOGO
Le tenebre calavano silenziose sui bassifondi di Londra, immergendola in tremuli movimenti provenienti dalle fiamme dei lampioni. Le poche persone che ancora si trovavano per le vie, si affrettavano a giungere nuovamente a casa: quei luoghi erano ben poco raccomandabili ad una certa ora della sera. Era infatti quello, il tempo di ladri, assassini e quant’altro e di certo nessuno ci teneva a mettere a rischio sia la borsa che la vita.
Un’unica figura però, sgusciava silenziosa tra le strette vie maleodoranti e sporche, tenendosi molto più vicina ai misteriosi figuri di quanto avrebbe dovuto essere. Si strinse ancora di più nel mantello cercando di sentire di meno il freddo che le penetrava nelle ossa: l’inverno londinese sapeva essere perfido. Non erano rari i casi di senzatetto o poveri morti assiderati nelle notti più gelide. Gettando un’occhiata alle ombre della società, sedute a terra con un minimo per tenersi al caldo ed una speranza ormai lontana di ricevere qualcosa da mangiare, la figura affrettò di poco il passo, svoltando in una via adiacente ancora più buia ed inoltrandosi poi in un vicolo in cui riusciva a malapena a passarvi di traverso. Al termine di questo, numerose finestre sbarrate pesantemente.
La figura passò davanti a una, due, tre di quei pozzi d’inferno, fermandosi poi al quarto da cui misteriosamente non proveniva alcun suono.
Con l’unghia dette un paio di colpi sulle sbarre di ferro, che riecheggiarono lievi nel silenzio dei muri di pietra. Dall’interno si sentì una voce dura e impaziente, ma allo stesso tempo incerta ‹‹Siete voi?››
La donna si piegò in ginocchio, lasciandosi scappare un leggero sbuffo ‹‹Chi altro volete che sia?›› chiese in modo quasi sgraziato per la sua condizione ‹‹Su, forza! Tendete la mano›› ordinò. Frugò sotto al mantello per un po’ di secondi, alla ricerca di qualcosa che poi, con un gesto secco infilò tra le dita di lui. La voce continuò in tono sincero ‹‹Non saprei come ringraziarvi madame…quando sarò fuori di qui, giuro che vi pagherò profumatamente››
Alzandosi rapidamente e sistemando una ciocca di capelli fuori posto la donna rise sarcastica ‹‹Figurarsi! Come se vuoi poteste permettervi una somma tanto alta adatta al mio livello! Sono una professionista, sapete?›› domandò retorica, osservando il vestito completamente macchiato da ciò che poteva ritenersi un regalo di qualche bestia ‹‹Bleah!›› esclamò disgustata ‹‹Se non fossi tanto caritatevole, vi farei pagare anche questo!››
‹‹Oh, non preoccupatevi…se gli affari torneranno al loro splendore, vi prometto che ve ne donerò quanti ne volete di quegli abiti›› affermò in tono quasi lusinghiero l’uomo. Evidentemente sapeva prenderla dal verso giusto perché la donna sorrise, e rapidamente si infilò di nuovo nel vicolo mentre come in una cantilena ripeteva ‹‹Vedremo…››
Poco dopo, un rumore di chiavi, un cigolio leggero e dei passi rapidi che si allontanavano nell’intricato labirinto dei bassifondi, immergendosi nel buio. Solo dopo ore, le grida di allarme resero noto l’accaduto. Ma ormai era troppo tardi.
Lui sarebbe tornato; non per vendetta, non per una qualsiasi questione che riguardasse il suo passato, ma per ciò che sarebbe accaduto in futuro.