Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: kymyit    17/11/2011    1 recensioni
Kakyoin è morto e Jotaro lo sa, ma nella sua mente indaga su alcuni particolari del lungo viaggio verso l'Egitto, aggrappandosi alla speranza che forse anche questa disgrazia potrà essere superata. Una lieve, piccola speranza.
Jotaro si abbandonò a riflettere con la testa fra le mani, su una delle panche dell’elicottero.
L’elica vorticava e nella sua mente s’affacciavano ricordi, sensazioni, ipotesi.
“Non era in sé…” ripetè mentalmente “Ma perché non era in sé? Stava benissimo prima che…”
Alzò gli occhi, tenendoli puntati sul corpo scarno e cereo dell’amico.
“Prima che trovassimo quel bambino non ha mostrato segni di squilibrio mentale…”
Il suo braccio era liscio e privo di cicatrici, eppure tutti l’avevano visto incidersi a sangue quelle due parole: “Baby Stand”.
Perché erano scomparse?
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva fantasticato parecchio su come sarebbe stato alla fine di quei cinquanta giorni.
Sarebbe tornato a casa, avrebbe riabbracciato sua madre e le avrebbe mostrato ancora una volta quanto teneva a lei… aveva rimpianto il non averle mai dimostrato quanto adorasse quel libro che gli aveva donato, per cui Jotaro meditava di farsi “scoprire a sfogliarlo”, per renderla felice, aiutarla a rimettersi presto…
Si aspettava di provare gioia per il termine dell’estenuante viaggio, euforia per la vittoria, invece, nel suo cuore sentiva solo un profondo vuoto.
Una voragine senza fine, perché avevano sì vinto, ma avevano pagato un prezzo altissimo: tre vite.
Tre importantissime vite...
E si perse nel lago di sangue che sbocciava come un crisantemo dall'addome di Kakyoin e grondava...

Grondava...

Grondava...

Come un fiume in piena colava sul pavimento, inesorabile, prosciugando del tutto il corpo ormai freddo, dipingendo di quel colore nauseabondo ogni cosa intorno a lui, perché ogni goccia era la vita che gli sfuggiva via. Non poteva più salvarlo, già la sua anima non c’era più, ma se solo avesse potuto riavere i suoi organi spappolati, un modo l’avrebbe trovato per chiudere quel baratro di sangue e carne e forse allora…

Non poteva accettare che fosse morto e nei suoi occhi scorrevano come i fotogrammi di un film le immagini di quei giorni felici, in cui si era sentito compreso e in cui non aveva avuto necessità di imporsi su qualcuno. Kakyoin lo capiva meglio di chiunque altro, non  per la sua imponenza, né per la sua forza. La loro fiducia reciproca era assoluta, nonostante quella volta nel deserto l’altro avesse dato di matto…
“Non era in sé.” Si ripeteva a volte, tentando di razionalizzare, ma a pensarci bene, uno come Kakyoin sarebbe potuto impazzire per così “poco”?
No, non lo ammetteva, gli era sempre parso tutto molto assurdo.

Jotaro si abbandonò a riflettere con la testa fra le mani, su una delle panche dell’elicottero.
L’elica vorticava e nella sua mente s’affacciavano ricordi, sensazioni, ipotesi.
“Non era in sé…” ripetè mentalmente “Ma perché non era in sé? Stava benissimo prima che…”
Alzò gli occhi, tenendoli puntati sul corpo scarno e cereo dell’amico.
“Prima che trovassimo quel bambino non ha mostrato segni di squilibrio mentale…”
Il suo braccio era liscio e privo di cicatrici, eppure tutti l’avevano visto incidersi a sangue quelle due parole: “Baby Stand”.
Perché erano scomparse?
Non potevano semplicemente cicatrizzarsi e sparire in una notte, no, c’era molto di più dietro, ma per quanto tentasse di indagare, il senso di tutto ciò gli sfuggiva. Oltre alla voragine nel cuore, anche il cervello presentava un enorme buco. Qualcosa mancava alla sua memoria, ma cosa?

“Questa ferita lo prova!” aveva esclamato mostrandogli quelle incisioni “Dev’essere un avvertimento! Me la sono fatta mentre dormivo!”
Non era il tipo da fare cose assurde e in più, per qualche strano motivo, quell’atteggiamento da schizzato che aveva assunto era durato poco più di una giornata.
Dopo era tornato tutto come prima.

“Comunque, siamo arrivati in Egitto.”
“E dire che sarebbero bastate venti ore di jet. Invece, ci abbiamo messo un mese.”
“Siamo stati in tanti posti, compresi la mente e i sogni…”
“I sogni? Spiegati meglio, Kakyoin!”
“Ah, già… voi non sapete…”

Gli era parso un po’ deluso quella volta. Lo guardava, come se si aspettasse qualcosa da lui. Jotaro non capì quella volta e non comprendeva appieno in quel momento, però si rese conto che quel piccolo, insignificante dettaglio l’avrebbe tenuto sveglio per intere notti.
Dio Brando era ormai acqua passata, ma c’era ancora un’ombra nella sua vita che voleva dissipare e se anche Kakyoin, o nessuno dei tre amici perduti, alla fine sarebbe tornato, tanto valeva aggrapparsi a quella piccola speranza che si stava accendendo nel suo cuore.
Piano piano iniziava a formulare una sua teoria, così, quando Joestar s’avvicinò per consolarlo, posandogli la mano sulla spalla, Jotaro espresse la sua richiesta, tentando di non far trasparire emozioni, tentando di ricacciare tutto dentro di sé.
“Non crederci, resterai deluso.” Diceva la sua parte razionale, ma chi voleva ascoltarla?
-Vecchio, prima di tornare in Giappone, vorrei tornare a visitare quel bambino.-
-Quale bambino?- chiese Joestar, esausto per l’ardua lotta e quindi ancora confuso.
-Quello del piper.-
Il vecchio inarcò il sopraciglio.
-Ah, quello. Come mai ci tieni tanto?- sorrise credendo di capire –Qualcuno qui si è affezionato?- ridacchiò, per poi zittirsi, pentito di aver negato il giusto rispetto al giovane defunto.
Jotaro lanciò un’ultima occhiata al corpo del compagno caduto e ricacciò le lacrime dentro di se.
Calò la visiera sugli occhi per nasconderne il pianto e disse piano.
–Già…-



Note: Avevo voglia di scrivere su Jotaro e Kakyoin... certo potete interpretare la cosa come amicizia o shonen ai, infatti, non ho messo l'avvertimento per quello. Ho pensato a vari modi per resuscitare Kakyoin,  probabilmente riparando il suo corpo, Jotaro potrebbe far ripartire il suo cuore... è un azzardo, forse non funzionerà, ma quando si è disperati si prova di tutto, no? (io un altro modo l'avrei anche trovato, ma è una storia assai lunga eheheh! Ve la spiegherò un giorno U_U)
Il crisantemo è il nostro fiore dei morti, in Giappone ha un altro significato, ma ho scelto comunque di usarlo come titolo ^_-
Vi lascio, nella speranza che questa storia vi sia piaciuta e che, senza obbligo, possiate scrivere anche solo due parole come commento ^_^
Grazie!

kymyit
   
 
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