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Autore: maggiefuckoff    17/11/2011    4 recensioni
Ma quella volta era stato Jack a proporre di inaugurare il nostro arrivo a New York con una sana bevuta nei pub più fighi della Grande Mela. E come rifiutare? Beh, se avessi saputo che per colpa di quella serata la tournée e la band sarebbero potute andare felicemente a puttane, avrei sicuramente bocciato l’idea del mio amico…
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Rian Dawson, Zack Merrick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You were fake, I was great, nothing personal!

“Ragazzi, andiamo a bere!”

Non ci avevo mai trovato nulla di male in quelle parole. Anzi, spesso e volentieri ero proprio io il primo a pronunciarle agli altri. Ma quella volta era stato Jack a proporre di inaugurare il nostro arrivo a New York con una sana bevuta nei pub più fighi della Grande Mela. E come rifiutare? Beh, se avessi saputo che per colpa di quella serata la tournée e la band sarebbero potute andare felicemente a puttane, avrei sicuramente bocciato l’idea del mio amico…

Io e gli altri membri del mio gruppo, gli All Time Low, ci stavamo facendo un nome a quei tempi. Avevamo inciso i nostri due primi dischi e, anche se non facevamo ancora i sold-out nelle arene, alla gente piacevamo. E quando ci dissero che avremmo fatto un concerto a New York…beh, avevamo capito che le cose stavano finalmente prendendo la piega che tutti noi volevamo prendessero.
Eravamo già stati in quella magica città in passato, ma un conto è andarci per visitarla e un conto è andarci per suonare di fronte a migliaia di persone al Madison Square Garden! Dovevamo goderci appieno l’esperienza e decidemmo quindi all’unanimità di passare qualche giorno in più in città prima del grande evento, non solo per divertirci e farci conoscere, ma anche per trovare spunti per delle nuove canzoni da inserire nel nostro prossimo album. E credetemi, New York di spunti ne ha a non finire!

Fu quindi così che il mio chitarrista, nonché migliore amico, ci fece la sua proposta. Non ce lo facemmo ripetere due volte e ci demmo una veloce sistemata prima di uscire dall'hotel con destinazione Times Square, il cuore pulsante della città. Una volta arrivati, entrammo nel primo pub che ci capitò a tiro: un edificio al primo piano di uno dei tanti grattacieli della piazza. Notammo che aveva un’insegna rosa shocking ben in vista all’ingresso: WALK OF SHAME. Nome insolito per un pub, e di certo non molto rassicurante, ma fu proprio quello che ci attirò. O furono forse le ragazze in mini e tacchi alti in fila per entrare? In ogni caso, varcammo quella soglia.

Mixed drinks,
mixed feelings of elation!
I should’ve known
it was a worn-out invitation!

“Alex, c’è una gran gnocca laggiù che ti sta fissando da un’ora. Io direi di agire!”

Rian, il mio batterista, non aveva perso tempo e aveva subito analizzato accuratamente tutto il ben di dio che c’era in quella stanza. Era già ubriaco fradicio, ma non si sbagliava sulla ragazza che mi aveva fatto notare. Trasudava sensualità da tutti i pori e aveva uno sguardo così penetrante che ti faceva sentire quasi nudo al suo cospetto. Ma che cazzo, io ero pur sempre il leader degli All Time Low! E anche se così non fosse stato, di charme ne avevo da vendere. Meglio approfittarne, finchè ero sobrio. Cosa che non durò molto, comunque. All’ultimo minuto, quando avevo deciso di fare il primo passo, mi convinsi che sarebbe stato meglio farsi dare un piccolo aiutino dall’alcol. Mi feci quindi qualche bicchierino prima di decidermi ad alzarmi. Non erano nemmeno così pesanti, ma anche i migliori hanno bisogno di una piccola spinta a volte, no?

Una volta finiti i miei shots, mi alzai e mi diressi verso la mia preda, ma prima ancora che riuscissi a presentarmi, lei mi piazzò un cocktail in mano. La guardai in un modo che voleva essere malizioso, ma che somigliava di più a una smorfia. Insomma, non me l’aspettavo!
 
“Non ti piace il mojito?”, mi domandò quasi sprezzante, notando la mia aria confusa.

“No…cioè sì…voglio dire, di solito sono io che offro da bere alle ragazze!”

Stavo tornando lentamente nei miei panni di donnaiolo modello.

“Beh, non so com'è dalle tue parti, ma qui noi ragazze abbiamo qualche marcia in più, te lo posso assicurare!”

“Ho notato…e non solo le marce, a quanto pare!”

Mentre lo dicevo, feci cadere volontariamente il mio sguardo sul suo seno prorompente, anche se quasi sicuramente rifatto. Lei rise e si presentò.

“Stella, ti basti sapere che sono una groupie a tempo perso.”

“Alex, ti basti sapere che sono una rockstar a tempo pieno.”

“So perfettamente chi sei, altrimenti non mi sarei dilungata in precisazioni inutili", mi rispose con tono di sufficienza. A quel punto, me la sarei scopata anche seduta stante.

You’re only happy when I’m wasted.
I point the finger but I just can’t place it.
It feels like I’m falling in love alone,
Stella would you take me home?

“E quindi sei di Brooklyn? Non è molto lontano da qui!”, le chiesi, gareggiando con il volume della musica. 

“Ci vuole più di un misero ponte per separare un animale da festa come me da Manhattan!”, mi rispose lei, sorseggiando il suo drink.

Ci eravamo seduti al bancone e mi stava raccontando praticamente tutta la sua vita. Peccato che il cocktail che mi aveva offerto poco fa stava facendo il suo effetto e quindi riuscii ad afferrare solo pochi concetti: viveva a Brooklyn, aveva i soldi (molti soldi) ed era sulla buona strada per diventare una cantante. Suo padre era un manager e stava cercando in tutti i modi di introdurla nell’ambiente. Insomma, come noi cercava la notorietà, ma qualcosa mi diceva che quella sera cercava anche qualcosa d’altro. E quel qualcosa si trovava proprio sotto ai miei pantaloni. Non che l’idea mi dispiacesse, ovvio, ma ero veramente ubriaco e la testa non smetteva di girarmi. Ma con che cazzo li facevano i cocktail a New York?!

“Dai, andiamo, c’è veramente troppo casino qui dentro!”, esordì improvvisamente Stella. E non feci nemmeno in tempo a replicare o ad avvisare gli altri che mi afferrò per un braccio e mi trascinò fuori dal locale.

Da quel momento, caddi nell'oblio più totale. Quando riaprii gli occhi, mi trovavo già dall’altra parte del ponte di Brooklyn.

I bleed, red lips, you’re unbelievable,
can’t miss this chance to take you
and here’s my invitation.
Hello Brooklyn!

Come cazzo ci ero arrivato a casa di Stella? Avevamo preso la metro? Che ore erano? Queste e molte altre domande persero importanza nel momento esatto in cui realizzai che mi trovavo disteso su un pavimento, che avevo un mal di testa da dopo sbronza allucinante, ma che, soprattutto, non avevo addosso le mutande. Vicino a me c'era Stella, coperta solamente da un lenzuolo non poco trasparente, che lasciava intravedere tutte le sue magnifiche curve. Non ricordarsi di aver scopato con una ragazza del genere era assai frustrante.

“Buongiorno, rockstar!”, mi salutò, aprendo gli occhi.

“Che ore sono?”, riuscii soltanto a bofonchiare io.

“Quasi le undici. Abbiamo fatto tardi ieri, ma a giudicare dalla tua faccia non penso tu ti ricorda i dettagli della serata. Per non parlare di quelli della nottata!”, disse, prendendomi in giro. Poi si alzò e iniziò a rivestirsi.

“Hai ragione, ma chi ci dice che non potremmo ripetere tutto questo da sobri? Voglio dire, mi piace perdere il controllo, ma in certe situazioni, sai, preferirei vivere il momento. E, soprattutto, ricordarmi di averlo vissuto!”

“Hm, vedremo”, fu la sua unica, enigmatica risposta.

Mentre cercavo i miei vestiti in giro per la stanza, mi tornò in mente una cosa molto importante che mi aveva detto Stella la sera prima: suo padre era un manager. E, da quanto avevo capito, anche molto influente. Se gli fosse arrivato all’orecchio che frequentavo sua figlia, magari avrebbe aiutato me e i ragazzi ad avere un po’ più di notorietà! Ma proprio mentre elaboravo questo pensiero così superficiale, mi soffermai a guardare la magnifica ragazza con cui avevo passato la notte mentre preparava la colazione e dava una sistemata. Quell’aria così determinata con cui si era presentata a me la sera prima sembrava essere scomparsa, o perlomeno essersi affievolita. I suoi lunghi capelli castani, i suoi grandi occhi da cerbiatta e i gesti semplici con cui si occupava di faccende normalissime mi fecero pensare che, sotto tutto quel trucco e quell’aria da festaiola, si poteva nascondere una ragazza ordinaria, semplice e forse anche un po’ insicura.

She’s dancing alone, I’m ready to go but she’s so
lost in stereo, lost in stereo!
She’s outta control, so beautiful,
in stereo, lost in stereo!

Quando si sedette a tavola e iniziammo a parlare in modo tranquillo e senza doppi sensi in ogni frase, ne ricevetti la conferma. Non era solo “un animale da festa”, come diceva lei, ma anche una ragazza profonda e sensibile. Improvvisamente, ne fui impaurito. Non era da me innamorarmi di una ragazza in una notte! Anzi, per la verità, non era da me innamorarmi e basta. Ma solo a guardarla mi veniva voglia di abbattere tutte le barriere che mi ero costruito intorno e, per una volta, provare a non soffocare i miei sentimenti.

I’m gonna break down these walls
I built around myself!
I wanna fall so in love
with you and no one else!

“Cazzo, Jack e gli altri si staranno chiedendo dove io sia finito! Scusami, Stella, ma devo proprio andare. Anche se non mi ricordo quasi niente, grazie comunque per tutto, mi sono...divertito!”

Mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia ma lei mi stampò un bacio sulle labbra, che finì ben presto per diventare una slinguazzata in piena regola, con tanto di palpate e tutto il resto. Quando mi staccai, la guardai sorpreso, ancora una volta. Lei lo notò.

“Scusami, Alex, io…”

“Non ho detto che non mi sia piaciuto…”

“Lo so, ma non vorrei darti una falsa impressione. Ti ho fatto credere di essere chissà quale donna, mentre invece sono così insicura, e…”

Distolse timidamente lo sguardo da me. Era realmente imbarazzata.

“Hey, calma, è tutto a posto! Non devi assolutamente vergognarti di questo!”

Le accarezzai una guancia e lei sorrise lievemente. Allora ci avevo visto giusto riguardo alla sua personalità!

“Sei molto gentile, ma non voglio rubarti altro tempo, i tuoi amici ti staranno aspettando!”

“Quando posso rivederti?”

“Vedi di non essere impaziente!”, ribattè, fulminandomi con lo sguardo. In una frazione di secondo, ecco di nuovo la ragazza fredda e decisa della sera prima. Ne fui spaventato e uscii da casa sua quasi correndo.

-

Avevo bisogno di fare quattro passi e così decisi di attraversare il ponte di Brooklyn a piedi. Una volta arrivato dall'altra parte, avrei preso un taxi e avrei raggiunto gli altri al Madison, per le prove del concerto. Camminare da solo mi diede modo di pensare per un attimo all'intera faccenda: Stella si comportava come se volesse qualcosa da me…Ma cosa? A che gioco stava giocando? E io, come dovevo comportarmi?

So tell me what your best friend knows, that I don’t know.
Tell me why you talk me down wherever you go.
You’re a saint, you’re a queen
and I’m just another boy without a crown.

Quelle domande e quei sospetti svanivano tutte le volte che passavo del tempo con lei. E di tempo insieme ne passammo molto! Praticamente tutti i giorni che ci rimanevano prima del concerto, ero con lei in giro per Manhattan, a volte sobrio e a volte no. In ogni caso, erano momenti splendidi e mi sentivo benissimo. Quella ragazza mi aveva completamente stregato, lo ammetto. Era diventata quasi come una droga per me. Ma c’era di più: me ne ero innamorato. E non sapevo se considerarlo un bene o un male. Insomma, non avevo mai avuto storie serie, sia per la vita che di lì a qualche tempo avevo iniziato a condurre, sia per, lo ammetto, il mio essere un tipo da “una botta e via”. Ma con Stella era diverso. Lei mi faceva sentire come se tutto fosse così leggero, come se niente all'infuori di noi due avesse importanza.

I wanna feel reckless,
I wanna live it up just because
I wanna feel weightless
‘cause that would be enough!

 Un pomeriggio in cui lei era fuori città e io ero alle prove con i ragazzi, Jack mi prese da parte. Non sembrava essere troppo felice di quello che stava per dirmi.

“Senti, amico, non so bene come dirtelo, quindi ascoltami e non prenderti male. Allora, io sono felice che tu stia bene con questa ragazza, ma il concerto è alle porte e tu sembri essere sempre da un’altra parte. Non ci stai con la testa…”

“Che cosa vuoi insinuare con questo?”, chiesi irritato. Mi innervosiva il fatto che stesse anche solo minimamente incolpando Stella.

“Beh, hai saltato molte prove e la sera non ci sei mai…”

“Ah, allora è questo il motivo! Non si tratta del concerto, ma del fatto che non siamo culo e camicia tutto il giorno! Sai, dopo tutti questi anni passati insieme, penso di avere il diritto di divertirmi un po’ anche per i fatti miei, non credi?”

Mi pentii di averlo detto nel momento esatto in cui vidi l’espressione che si dipinse sul volto di Jack, che, dopo un primo momento di spiazzo, divenne serissimo e mi rispose con un tono gelido.

“Non volevo dire questo, ma se è così che la pensi, se è questo che ti ha fatto diventare questa ragazza, allora…”

“Allora?”

“Allora, forse, non siamo poi così amici”, concluse, evitando il mio sguardo.

“Jack, io…” dissi cercando di rimediare, ma ormai il danno era fatto.

“No Alex, tranquillo, non c’è bisogno che tu dica nulla. Ti chiedo solo una cosa: cerca di non rovinare tutto stasera, Rian e Zack tengono molto a questo concerto. Se non vuoi farlo per me, ecco, fallo almeno per la band. Sempre che tu ci tenga ancora, alla band.”

Senza aggiungere altro, si voltò e tornò dagli altri. Io fui incapace di dire qualsiasi cosa. Presi le mie cose e uscii di corsa dall’edificio.

What a waste, where did the time go?
Where did our minds go? I don’t know.
What’s this place? Where did our home go?
We won’t know, I don’t know.

Percorsi il ponte di Brooklyn a velocità record, con le lacrime agli occhi. Perchè avevo trattato Jack così? Era il mio migliore amico e non mi aveva nemmeno aggredito, aveva cercato solo di farmi capire come stavano le cose! Era tutta colpa mia, lo sapevo, ma ero così fottutamente orgoglioso che non riuscivo nemmeno ad ammetterlo.

Avevo bisogno di parlare con qualcuno, di schiarirmi le idee. Feci per bussare alla porta della casa che ormai frequentavo di continuo, ma quando ero sul punto di farlo, sentii le voci di due persone che stavano litigando molto animatamente al suo interno. Riconobbi subito Stella, mentre l’altra voce, maschile e possente, mi era sconosciuta, ma qualcosa mi diceva che era quella di suo padre. Stella viveva solo con lui, sua mamma se ne era andata molti anni fa.

Che cosa dovevo fare? Aspettare che le acque si calmassero o girare i tacchi e tornare dai ragazzi a farfugliare delle scuse? Nessuna delle due alternative mi sembrava troppo allettante.

Something’s telling me to leave
but I won’t
‘cause I’m damned if I do ya
and damned if I don’t!

Proprio mentre stavo per andarmene, sentii qualcosa che attirò la mia attenzione. Decisi allora di avvicinarmi alla porta per captare meglio il dialogo tra padre e figlia.

“E tu pensi di fare strada in questa professione così? Io ti ho aiutata, ma anche tu devi metterci del tuo adesso!”

“Che cosa vorresti dire con questo, papà?”

“Non fare la finta tonta, Stella! Ultimamente sei sempre fuori con quel ragazzo, quando ti avevo esplicitamente detto che, se vuoi diventare una cantante, devi conoscere persone famose, inserirti,...farti un nome, insomma. Non posso spianarti sempre io la strada!”

“Ma io ho seguito il tuo consiglio!”

“Prego?”

“Probabilmente, caro papà, tu non sai che quel ragazzo è uno dei cantanti più emergenti del momento. Stasera la sua band si esibirà niente popò di meno che al Madison Square Garden! Allora, sono ancora solo una fancazzista viziata?”

All’improvviso, tutto nella mia mente si fece chiaro. Stella non provava neanche la metà di quello che io mi ero reso conto di provare per lei, mi aveva solamente usato a suo vantaggio per entrare nell’ambiente della musica e diventare famosa! Non sapevo se essere più triste o più incazzato per essermi fatto prendere in giro così. Avrei dovuto capirlo sin dal primo istante in cui l’avevo conosciuta che non prometteva nulla di buono, ma mi ero lasciato ingannare. Tutta una farsa, tutto. E avevo allontanato i miei amici per una persona del genere. Che stupido!

Expensive habits and a taste for the town,
had me chasing down red carpets
and watching all
my friends slip away.

Ero ancora immerso nella mia incredulità, quando la porta si spalancò e davanti ai miei occhi si presentò un’angelica Stella.

“Alex, amore! Da quanto tempo sei qua fuori? Dai, vieni dentro, fra poco mio padre esce e noi potremo stare da soli e fare quello in cui siamo più bravi, non so se mi spiego...”, mi disse in tono seducente, prendendomi per mano.

“Oh, tu sicuramente rimarrai da sola!”, le risposi io, respingendola.

“Come prego?” mi rispose lei, più che incredula che mai.

“No, stronzetta, non mi inganni più con questi giochini del cazzo. Ho capito quello che vuoi. Anzi, avrei dovuto capirlo dal primo momento in cui ti ho vista!”

A quel punto, anche lei riconobbe che l'avevo smascherata e non nascose più le sue vere intenzioni.

“Beh, sì, sei stato molto ingenuo in effetti", ammise. Era tornata la vera Stella. La fredda, subdola ed egoista Stella.

“Sei una lurida stronza, ecco che cosa sei!”, le urlai in faccia.

“Oh, io non mi comporterei così, se fossi in te”, mi disse lei, in tutta calma.

“E perché mai?”, risposi. Ero proprio curioso di sentire quello che aveva da dirmi, ma non mi sarei lasciato ingannare una seconda volta.

“Vedi, Alex, io speravo di ottenere un aiutino da te per la mia carriera da cantante. Ma, ripensandoci, potreste averne bisogno di più tu e il tuo gruppetto da mio padre…”

Non ci vedevo più dalla rabbia. Ma con che coraggio mi stava dicendo quelle cose?!

“Ah, giusto, come ho fatto a non pensarci prima…”, le risposi, roteando gli occhi.

“Vedo che cominciamo a ragionare. Ah, e l’offerta per rimanere a casa mia adesso è ancora valida, se ti interessa…”, disse suadente, avvicinandosi a me con l’intenzione di baciarmi. Io le immobilizzai prontamente le mani e la guardai con un sorriso sghembo.

“Aspetta, lasciami finire la frase. Come ho fatto a non pensarci prima a non mandarti a fare in culo?”, le dissi infine. Per la prima volta da quando l’avevo conosciuta, era lei quella che era rimasta stupita. Ma non avevo tempo per rimanere lì a ridere della sua espressione. Ora che mi ero ripreso la mia dignità, dovevo riprendermi anche la mia band. E in fretta, perché tra poche ore ci saremmo dovuti esibire! Salii quindi sul primo taxi disponibile e sfrecciai verso il Madison Square Garden.

-

Una volta arrivato, mi precipitai dentro all’edificio. Non sapevo cosa avrei detto di preciso per farmi perdonare, ma ero disposto a tutto pur di riconquistare i miei amici e non appena vidi Jack in un angolo che ripassava alcuni pezzi, non ci pensai due volte. Corsi verso di lui e lo abbracciai.

“Ti prego Jack, perdonami! Io non le pensavo veramente quelle cose che ti ho detto! Avevi ragione tu, Stella è una stronza e voleva stare con me solo per raggiungere i suoi scopi. Sono stato un totale idiota…”, lo implorai. Lui mi fissò con aria severa, poi sul suo volto si allargò un sorriso.

“Hai ragione, sei un idiota, ma ti voglio troppo bene per non parlarti più!”, sentenziò alla fine, abbracciandomi a sua volta “Ed ero sicuro che non ci avresti deluso e saresti rinsavito in tempo. Anzi, devi ringraziarmi, sai che gli altri volevano già rimpiazzarti?”

“Ah, davvero?”, chiesi deluso. Il mio entusiasmo si spense improvvisamente. Sul serio volevano buttarmi fuori?

“E sapevi anche che Jack Barakat è un totale idiota?”, disse Zach, sbucando da un angolo e tirando un pugno al mio chitarrista. Tirai un sospiro di sollievo. Mi erano mancati quei momenti! Ma ora eravamo di nuovo noi: gli All Time Low. Ed eravamo pronti a fare uno show da paura!

“Ehm, Alex, mi sa che c’è qualcuno per te laggiù…”, mi sussurrò Rian in un orecchio. Mi girai nella direzione da lui indicatami e vidi Stella con la sua “maschera da brava ragazza.” Che faccia tosta! Ma davvero pensava che ci sarei cascato ancora?

“Cosa vuoi?”, le dissi con un tono quasi minaccioso.

“Alex, ascoltami. E' vero che all’inizio io volevo solo usarti, ma poi ho capito che ragazzo speciale eri e mi sono innamorata davvero di te. Ti prego, perdonami per le cattiverie che ti ho detto prima!"

“Oh, stai tranquilla, non sono il tipo che porta rancore”, le dissi col tono più credibile che riuscii ad elaborare in quel momento.

“Non sai quanto mi rendi felice dicendomi questo!”, urlò lei, abbracciandomi. Che razza di oca, come avevo fatto a innamorarmi di una così?

“Ok dai, frena l'entusiasmo adesso! Piuttosto dimmi, ci sarai al concerto stasera?”, le chiesi. Un'idea malsana si stava facendo strada nella mia testa...

“Ovvio, come potrei perdermelo? Mi vedrai proprio lì, in prima fila a fare il tifo per te!”, squittì.

“Ottimo! Allora ci vediamo dopo, bellezza!”

“Non vedo l’ora! E ricordati che, finito il concerto, ti aspetto nel backstage per divertirci un pò...A più tardi, rockstar”, concluse, cercando di sedurmi ancora una volta. Invano.

Dopo aver salutato Stella, tornai dai ragazzi, che mi stavano fissando con un'aria a dir poco perplessa. Jack fu il primo a tentare di chiedermi spiegazioni.

“Alex, ma cosa…”

“Tranquillo, non è come sembra. Stella avrà una bella sorpresa stasera! Piuttosto, che ne direste di imparare una nuova canzone al volo?”, mi giustificai io, guardandoli con un'espressione di sfida.

“Conosciamo quello sguardo. Che cosa hai in mente, Gaskhart?”

“Voi fidatevi di me”, dissi io, strizzando l'occhio. Che Stella mi avesse trasmesso un pò della sua malvagità?

-

Il concerto fu una bomba, uno dei migliori. Anzi no, IL migliore! L’atmosfera che si respirava nel Madison Square Garden era pazzesca e i newyorkesi sapevano come scatenarsi. Suonammo molte canzoni, fra cui Poppin' ChampagneLet It Roll e anche qualche successo del primo album. Ma il meglio doveva ancora arrivare.

Quando il tempo a nostra disposizione stava finendo, afferrai il microfono per fare un annuncio al pubblico.

“Hey ragazzi! Purtroppo il tempo a nostra disposizione sta per volgere al termine. Ma per ringraziarvi del vostro caloroso sostegno voglio suonare, solo per voi, una canzone che ho scritto recentemente e che verrà inserita nel nostro prossimo album. Me l’ha ispirata una mia carissima amica che ho conosciuto in questi giorni di permanenza a New York e che, fra l'altro, è qui con noi stasera!”

Indicai la mia "amica" fra il pubblico, la quale non aveva perso tempo e si stava già vantando con le persone in piedi vicino a lei. Trattenni a stento una risata e finii la mia frase.

“Questa è per te, Stella. So che vuoi diventare una cantante e, anche se penso che renderesti di più come attrice, nel frattempo puoi esercitarti con questa canzone. Il titolo è Break Your Little Heart, su le mani gente!”

Il pubblico scoppiò in un applauso fragoroso e l’espressione che si dipinse sul volto di Stella fu impagabile. Questa volta, me la gustai fino in fondo.
 
Wide awake, my mistake, so predictable
You were fake, I was great, nothing personal
I'm walking, who's laughing now?

I'm wasted, wasting time
You're talking hours but you're wasting lines
A pretty face but the chase ain't worth the prize

I'm gonna break your little heart, watch you take the fall
Laughing all the way to the hospital
'Cause there's nothing surgery can do
When I break your little heart in two!


Party queen, cause a scene, so ridiculous 
Little dress, maybe less, so conspicuous 
You're falling, who's crashing now? 

I'm wasted, wasting time 
I'm moving on but you're left behind 
A pretty face with the chace ain't worth the price 

I'm gonna break your little heart, watch you take the fall 
Laughing all the way to the hospital 
'Cause there's nothing surgery can do 


I'm gonna break your little heart, show you to the door 
Sew yourself shut now you're begging for more 
'Cause there's nothing surgery can do 
When I break your little heart in two!


Don't be so sentimental, no 
This is love is accidental, so 
Give it up, this was never meant to be 
More than a memory for you 
 
I'm gonna break your little heart, watch you take the fall 
Laughing all the way to the hospital 
'Cause there's nothing surgery can do 

I'm gonna break your little heart, show you to the door 
Sew yourself shut now you're begging for more 
'Cause there's nothing surgery can do 
When I break your little heart in two! 


-

Spazio dell'autrice

Ciao belli! Allora, l'idea iniziale di questa one-shot era quella di scrivere soltanto una storia ispirata a Break Your Little Heart, la mia canzone preferita degli All Time Low. Poi però mi sono posta una specie di sfida: raccogliere nello stesso racconto un pezzettino di tutte le canzoni di Nothing Personal. Come vedete, questo obiettivo è stato parzialmente raggiunto. Già, manca Therapy. Io ci ho provato, ma non c'entrava veramente niente con il resto della storia! Tuttavia, devo dire che sono abbastanza soddisfatta del risultato e che mi sono divertita a scrivere questa "cosa". In ogni caso, lasciatemi delle recensioni, mi farebbe piacere ricevere dei pareri! Bye :)

maggiefuckoff

   
 
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