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Autore: TheMask    17/11/2011    4 recensioni
Questa ff si basa sul fatto che non sopporto Rachel e che adoro Quinn.
Perciò: se siete tipi che idolatrano Rachel (e la cosa è sconcertante), saltate a pie pari uniti (o anche non uniti, come vi pare) questa ff: non fa per voi.
sei invece Quinn vi sta simpatica (o la adorate direttamente), spero di aver soddisfatto la vostra più che comprensibile esigenza di vedere Rachel morta.
Mi auguro che sia così e spero in qualche rec., anche negativa!
Mina
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTENZA: se sei una di quelle che amano Rachel, e farebbero di tutto per abbracciarla almeno una volta nella vita:
1) vi informo del fatto ceh Rachel non esiste. E non provate a farmi sentire in colpa perchè non lo sapevate e avrei dovuto avere più tatto. 
2) questa storia non fa per voi. Se non volete piangere, stasera, rimuginando sulla mia presunta e ipotetica cattiveria, andatevene da questa paginaDetto ciò: queata ff la dedico a kiki98,  e lei sa bene il perchè. Atutti/e coloro che adorano Kurt (si ori98, questa fraase è in tuo onore) se lo possono immaginare per tutto il tempo in osservazione della vicenda con aria critica, lamentandosi del fatto che nessuno pensa a mettere i nastrini rosa allle bellissime ballerine bianche di Quinn.
concludo augurandovi buona lettura e chiedendo venia per qualsivoglia errore grammaticale mi sia sfuggito.
Spero che vi sconquifferi (perchè la parola piaccia manca di stile!) :)
Mina

Quinn era incavolata.
E intendo incavolata forte.
Mica come quando tirava schiaffi e poi chiedeva scusa.
E non a caso: infatti una certa persona (leggasi: Rachel) aveva rivelato al suo ragazzo che era incinta del migliore amico: Puk.
E il suo ragazzo si era non a torto leggermente alterato.
Ma giusto un po’.
Camminava a passo di marcia per il corridoio, travolgendo chiunque le sbarrasse la strada.
Puk le si avvicinò, probabilmente per dirle che l’amava e cose così.
Lei gli tirò un pugno sul naso.
Il ragazzo cadde a terra, contorcendosi nel suo sangue, ma nessuno se ne curò, essendo che tutti fissavano Quinn, che non si era neanche degnata di guardare Puk.
Arrivò alla porta del Glee club.
Non sarebbe giusto dire che entrò, trovo più giusto dire che sfondò la porta con un calcolato calcio, che lasciò l’impronta della bellissima ballerina bianca incisa nel muro.
Entrò con fare deciso.
Come vi potrete benissimo immaginare, Rachel stava cantando una canzone orrenda con la sua voce da cornacchia ansimante, più che probabilmente di qualche musical non rosa: di più.
Quinn ebbe un trattenuto conato di vomito al sentire quella che più che una voce era uno scherzo di cattivo gusto.
L’unica cosa che la trattenne dallo sputare l’anima e tutti gli annessi fu che, se lo avesse fatto, le sue bellissime ballerine bianche si sarebbero sporcate, e lei questo non lo voleva.
Si avvicinò all’essere (leggasi: se non hai capito chi è l’essere sei scemo) che naturalmente in tutto ciò non si era accorta di assolutamente niente.
La sbatté con pochi complimenti a terra, si sfilò la bellissima ballerina bianca destra, si infilò un anfibio borchiato con chiodi arrugginiti sporgenti da tutte le parti, e le sferrò un calcio al fianco, sfondandole la cassa toracica.
Naturalmente, l’essere (leggasi: se anche questa volta non hai capito non sei scemo: di più!) si mise a starnazzare a mo’ di pupazzo per cani (di quelli che nei telefilm americani sono fatti apposta per farti scoprire se torni a casa tardi), ma Quinn non la notò neanche, troppo occupata a rimettersi la bellissima ballerina bianca.
Dopodiché si lanciò l’anfibio alle spalle.
Nello stesso momento, Puk, si era rialzato, e correva come un invasato per fermare Quinn.
Arrivò alla porta.
Si accinse a urlare.
E venne atterrato da un anfibio chiodato che gli arrivò dritto in faccia.
Il povero ragazzo ricadde, creando una nuova pozza di sangue.
Quinn non se ne accorse nemmeno, si frugò nelle tasche minuscole di quel vestitino rosso e bianco.
Imprecò, ricordandosi che l’accendino era infilato nell’anfibio.
Così, uscì a grandi falcate e per poco non inciampò in Puk. Scuotendo la testa e chiedendosi perché quel ragazzo fosse sempre fra le bellissime ballerine bianche, recuperò l’anfibio, prese il coltello e si girò.
L’essere (leggasi: ma allora sei cretino nel cuore!) aveva sbarrato quel che restava della porta con tutti i suoi insulsi spartiti rosa (e erano molti), ma Quinn non si diè per vinto.
Prese Puk e lo scaraventò con tutta la sua forza contro la porta, stando attenta a non sporcarsi col sangue.
“Finalmente quel ragazzo ha trovato il modo di rendersi utile” pensò fra se e se, mentre entrava di nuovo.
L’essere (leggasi: … sono senza parole…) era rincantucciato per terra, tremante.
Quinn non si fece commuovere. Tirò fuori da non chiedetemi dove un barile di benzina, e prima che l’essere (leggasi: no, ma allora lo fai apposta!?) potesse dire “Ah” glielo rovesciò in testa.
Senza curarsi dell’urlo lanciato dalla massa di stupidità giacente a terra (leggasi: l’essere e non dirò altro) la prese e la lanciò sui suoi orrendi spartiti, ancora a terra, facendole compiere una artistica piroetta.
Rovesciò poi, molto rusticamente, un altro barile di benzina sul risultato.
Tirò fuori un accendino, e diede fuoco a tutto.
Stette li, a godersi le strazianti urla di morte, tutta contenta del suo operato.
Dopo che il fuoco si fu estinto almeno prevalentemente, Quinn uscì dalla stanza ancora più scocciata di quanto non lo era all’entrata.
Le sue bellissime ballerine bianche, infatti, si erano spregevolmente rovinate, fra tutto quel sangue, quella benzine.
“Certa gente dovrebbe avere il buonsenso di suicidarsi! Causerebbe meno danni a tutti! Guarda le mie bellissime ballerine bianche!” pensò fra se e se la ragazza, allontanandosi dalla scuola.
  
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