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Autore: miruku    17/11/2011    3 recensioni
Una reinterpretazione de "La Bella e la Bestia".
La bestia si voltò verso di lei.
Aveva delle fauci aguzze, un rivolo di bava che gli colava da un lato dell'enorme bocca, e una folta pelliccia scura che lo rendeva ancora più enorme e terribile.
Eppure, nonostante l'impatto brutale, Belle notò anche uno strano particolare.
Quell'essere... quel mostro, aveva uno sguardo così umano.
Un paio di profondi e grandi occhi nocciola dall'espressione malinconica e struggente.
Un ringhio basso e minaccioso avvolse tutta la stanza, quasi bruciandole i timpani, e ogni traccia d'umanità svanì improvvisamente nel nulla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto questa storia prendendo ispirazione da “La Bella e la Bestia.”

Spero che vi piaccia.

Qualsiasi critica (positiva o negativa che sia) è ben accetta.


1.


La luna piena e pallida brillava luminosa nel cielo, e Belle riusciva a vederla attraverso la finestra socchiusa. Dalla quale, tra l'altro, filtrava una brezza fredda e insistente, che le solleticava le gote rosee e la faceva rabbrividire ogni cinque minuti.

Si strinse nella coperta rossa, cercando di coprire ogni centimetro di pelle, ma come al solito fu impossibile. Avrebbe dovuto aggiustare la finestra da sola l'indomani, inutile chiedere a suo padre, troppo preso dalle sue invenzioni strampalate per far caso a sciocchi – eppure in quel momento a Belle sembravano terribilmente importanti – particolari. Ma, nonostante tutto, lo adorava. Con tutta se stessa.

Amava quel vecchio un po' goffo, e non condivideva – al contrario vi si accaniva con tutta la forza della quale disponeva – le chiacchiere che giravano li nel paese.

Il vecchio pazzo!”

Da quando ha perso la moglie non è più stato lo stesso!”

Povera Belle, sta crescendo strana pure lei!”

Non era vero, o almeno, Belle ne era convinta fino al midollo. Suo padre non era ne pazzo ne bizzarro, era solo speciale, e il fatto che le sue invenzioni funzionassero raramente – e quando lo facevano non finiva mai bene – era solo un piccolissimo dettaglio.

Belle sorrise, strofinandosi il naso. Lei gli voleva bene. E quella era l'unica cosa che contava.

Chiuse il libro che stava leggendo – per la terza volta, l'indomani avrebbe anche dovuto ricordarsi di passare in biblioteca – e si alzò dalla sedia girevole, avvolgendosi con la coperta a mo di mantello. Ci mise poco a raggiungere la stanza dei progetti di suo padre – piccola com'era la loro casa! - e quando riuscì ad accendere la luce lo trovò addormentato su una grossa costruzione di metallo alla quale non seppe dare una definizione.

Gli si avvicinò in punta di piedi, attenta a non far rumore, dopodichè si sfilò la coperta di dosso e lo coprì per bene.

Si concesse qualche secondo per osservarlo, soffermandosi sui baffetti irregolari e bianchi e sui pochi ciuffi di capelli che gli erano rimasti, e che a malapena incorniciavano il faccione rotondo e roseo.

Sorrise di nuovo.



I am by your side
Just for a little while
We’ll make it if we try


Le note di By Your Side le solleticarono le orecchie mentre, lentamente, riemerse dal sonno profondo che la avvolgeva.

Stropicciò le palpebre un paio di volte prima di ricordare come si chiamava, chi era, e che si era addormentata di nuovo con l'mp3 acceso. Lo sfiorò con le dita e si soffermò brevemente sul titolo impresso nel piccolo schermo.

“I m by your side..” canticchiò tra se e se, mordendosi un labbro e rituffando la testolina bruna nel cuscino.

“...Just for a little while.”

Quanto avrebbe voluto. Era una delle cose che desiderava di più. Seconda solo al bene di suo padre.

Vivere in quel paese, così stretto – in tutti i sensi, anche di mentalità -, non le piaceva per niente. Aveva sognato così tante volte di partire, insieme a suo padre, in un posto lontano e pieno di vita, al di la di ogni pregiudizio e di convinzione mentale.

Ma Dominic non voleva partire. Voleva restare li, nel posto dove conservava i ricordi più belli della sua vita. E lei proprio non se la sentiva di lasciarlo.

Però non riusciva a non immaginare. E pensava anche a quel principe oscuro, un individuo dalla bellezza catalizzante che nelle sue canzoni si esprimeva con una libertà impressionante. L'aveva colpita subito, dal primo momento in cui l'aveva visto.

Di sfuggita era passata davanti ad un libro che lo ritraeva, e nel tornare indietro ad osservarlo di nuovo aveva schiuso le labbra, piena di stupore. Quell'essere era di una bellezza incredibile e, come se non bastasse, era truccato e vestito in maniera inusuale. Un diverso, uno che gli abitanti del paesino nel quale viveva avrebbe guardato storcendo il naso. Proprio come guardavano lei e suo padre.

Aveva affittato il libro, ma la sua fame non si era placata per niente. Ne voleva di più, voleva saperne di più su quello strano ragazzo – a quanto pareva si trattava di un maschio – e così, in un modo o nell'altro, aveva fatto le sue ricerche. Aveva trovato i cd e li aveva acquistati. A malincuore aveva messo le canzoni sull'mp3 grazie al computer di Guenda – la sua vicina di casa con la puzza sotto il naso -, ed era rimasta ad ascoltarle per ore intere.

Le sembrava quasi di vivere in un sogno, si sentiva vicina a quell'essere così affine alla sua situazione e alla sua personalità, e anche se non poteva parlargli, o guardarlo negli occhi, andava bene. Si sentiva comunque meno sola. Presa dall'entusiasmo ne aveva anche parlato a suo padre, che si era limitato a sorridere per qualche secondo prima di ritornare nel suo mondo privato.

E poi era arrivata la pioggia. Avrebbe dovuto aspettarselo, perchè sembrava tutto troppo bello. I Tokio Hotel, il gruppo in cui suonava il ragazzo di nome Bill, si erano sciolti da anni in seguito alla scomparsa di tutti e quattro i componenti.

Che fine avevano fatto?

Anche lui, persino quel ragazzo così convinto delle proprie idee, era stato spazzato via da qualche sguardo di disapprovazione o da qualche commento inopportuno?



Una delle cose che Belle odiava di più era passare davanti al bar.

Ma era inevitabile farlo, perchè per arrivare alla biblioteca c'era una sola strada, e comprendeva quella tappa.

Strinse la tracolla con le dita pallide ed accelerò il passo, pregando che non ci fosse nessuno che conoscesse – cosa praticamente impossibile – seduto su una qualche sedia ad osservarla.

“Ehy, Belle!”

Come non detto. Il vento le scompigliò i capelli, corvini ed estremamente lunghi, mentre si voltava, già consapevole del proprietario della voce che aveva udito pochi secondi prima. Quella consapevolezza fece si che la piega delle sue labbra si abbassasse precipitosamente verso il basso prima ancora di intravedere la figura di Bastian.

Ritto nei suoi 180 centimetri di altezza e muscoli, la fissava in quel modo che, all'inizio, l'aveva fatta ridere. Come se lui fosse l'unico ragazzo sulla faccia della terra e, peggio ancora, come se fosse l'uomo più bello che avesse mai messo piede sulla terra.

Certo non aiutava il fatto che fosse perennemente attorniato da ragazzine smaniose di attenzioni, e Belle, sul serio, non capiva proprio cosa loro ci trovassero in lui.

Non era brutto, quello no. Ma era ottuso, troppo distante dalla sua filosofia di pensiero. E soprattutto era convinta – e aveva anche discrete prove che confermavano la sua idea – che con lui, fare un discorso interessante, proprio non fosse possibile.

Bastian si scompigliò i capelli castani e le rivolse un sorriso che assomigliava al più ad un ghigno.

“Anche oggi tutta sola.”

Belle sospirò e, a malincuore, cambiò traiettoria e si diresse al bar. C'erano diverse sedie buttate a casaccio vicino all'entrata, e ognuna era occupata da una ragazza. E tutte la stavano fissando.

Improvvisamente si sentì parecchio sotto pressione, e strinse ancora un po' la borsa a tracolla nella mano.

“Già. Sto andando in biblioteca.”

Bastian scoppiò a ridere.

“Oh, Belle, andiamo! Ancora con questi libri! Devi smetterla..Sei giovane, devi pensare a divertirti, invece che leggere quelle stronzate!”

“Quelle stronzate?” lo apostrofò Belle, e suo malgrado le scappò un sorriso. Non perchè l'aveva fatta ridere, più che altro per l'assurdità di quella frase. “Io devo andare, Bastian.”

Il sorriso del ragazzo – che evidentemente doveva aver scambiato quello di Belle per un qualcosa di positivo – si spense all'istante.

“Lasciala perdere, Bastian. Stavamo così bene prima, no?”

Fu una delle ragazze sedute a parlare. Aveva i capelli biondi e un sacco di trucco sulla faccia. Sembrava che qualcuno le avesse appena spalmato addosso una grossa quantità di stucco.

Molto diversa da Belle che, nella sua semplicità, era bella e non mediocre come pensava di essere. Aveva dei grandi occhi azzurri e delle folte ciglia nere, proprio come i capelli – estremamente lunghi, le sfioravano il fondoschiena – e una pelle candida come la neva, ingentilità dalle gote sempre rosee e dalle labbra rosse di natura.

“Beh, io allora vado” cercò di congedarsi, senza riuscire realmente a provare antipatia per la ragazza che aveva parlato poco prima. In fin dei conti le aveva facilitato la fuga.

Bastian si voltò, smettendo all'istante di considerarla, e lei si allontanò velocemente, sentendo qualche risata alle sue spalle prima di chiudersi a riccio e smettere di ascoltare. Proprio non ne aveva voglia. Era così stanca di quel posto.

Quandò arrivò alla biblioteca trovò Mark sulla scala, intento a sistemare un libro. Si voltò per osservarla quando entrò e per poco non cadde a terra.

“Ho un disperato bisogno di libri” lo rimbeccò Belle, avvicinandoglisi e alzando il viso per osservarlo. “quindi ti vieto di morire prima di avermi spifferato un po' di novità.”

Novità era la loro parola speciale. Le novità erano i nuovi libri, e Mark era un ottimo consigliere.

L'uomo ben piazzato, sulla cinquantina e con un principio di calvizie, le rivolse un sorriso amichevole.

“Dunque”.. mormorò, acciuffando un paio di libri e scendendo dalla scala traballante. “Ci sono questi due, direi. Molto sul tuo genere. Un mix di fantasy e amore, proprio come piace alla dolce Belle.”

Belle sorrise e li prese senza esitare.

“Vedo che come al solito ti fidi ciecamente. E scompari subito dopo avermi sfruttato! ”

“Oh, beh” la ragazza gli fece una linguaccia “certo che mi fido.. sei un ottimo consigliere! E riguardo allo scomparire.. ho semplicemente delle faccende da sbrigare.”

Una di quelle faccende comprendeva una certa finestra rotta, e una altrettanto nota brezza invernale che nell'ultimo periodo le stava rendendo quasi impossibile leggere in santa pace.

E lei aveva bisogno di leggere come di respirare. Di immergersi in quei mondi lontani e bellissimi, di immaginare storie d'amore incredibili, e di vivere, a modo suo.

Senza quello e senza il ragazzo strano, la sua vita le sarebbe parsa impossibile.

  
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