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Autore: DeirdreGloom    18/11/2011    2 recensioni
Si rigirò nel letto parecchie volte, il lenzuolo arrotolato intorno alla vita, lo sguardo che vagava irrequieto nel buio della stanza. Ginevra aveva passato ogni singolo momento di quell’ultima settimana a cercare di non pensare al destino che la aspettava, all’uomo che avrebbe dovuto sposare, un uomo di cui non conosceva nemmeno il volto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artù, Ginevra, Lancillotto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera Ginevra si ritirò presto nelle sue stanze.
Si lasciò svestire dall’abito stretto, che rialzava il seno, e coprire dalla tunica di lino con cui dormiva nella stagione estiva. I capelli venivano sciolti e pettinati con delicatezza. In un lampo si ritrovò a letto, sotto il leggero e tiepido tocco delle lenzuola profumate di lavanda. Si rese conto di non essersi nemmeno accorta di quale damigella l’avesse preparata. Non le aveva nemmeno augurato la buonanotte; e quella sarebbe stata l’ultima notte in cui avrebbe sentito quell’odore, in cui sarebbe stata protetta dalle mura del castello paterno.
Si rigirò nel letto parecchie volte, il lenzuolo arrotolato intorno alla vita, lo sguardo che vagava irrequieto nel buio della stanza. Ginevra aveva passato ogni singolo momento di quell’ultima settimana a cercare di non pensare al destino che la aspettava, all’uomo che avrebbe dovuto sposare, un uomo di cui non conosceva nemmeno il volto. I primi tempi, influenzata anche dall’entusiasmo delle sue damigelle, si era elettrizzata all’idea di diventare la sposa del re di tutta la Britannia, un uomo buono, che tutto il popolo considerava il suo salvatore. Ma ora, ogni notte, la sua mente veniva affollata da mille dubbi e lei desiderava solo passare il resto della sua vita con un uomo semplice, che non potesse avere pretese su di lei, un uomo che conosceva da sempre, con cui poteva sentirsi a suo agio, di cui non avrebbe dovuto essere la regina, per cui non sarebbe dovuta andare in una terra sconosciuta, lontana dai suoi famigliari.
Ma non era questo che la preoccupava. Sarebbe stata così agitata anche se avesse dovuto sposare un altro uomo, meno importante. Artù aveva dodici anni in più di lei. Non era vecchio, era maturo. Probabilmente aveva avuto già molte altre donne, donne belle, donne affascinanti, donne intelligenti, donne esperte. Forse avrebbe continuato ad avere amanti se lei non lo avesse soddisfatto. Ginevra non aveva mai conosciuto carnalmente un uomo; si era solo lasciata rubare un bacio, due anni prima, da un giovane giardiniere che le aveva regalato una rosa. Ma non era innamorata di lui, lei non si era mai innamorata. Certo, anche lei aveva avuto le sue infatuazioni, ma nulla di pretenzioso, nulla che valesse la pena di essere ricordato. E ora avrebbe donato la sua verginità senza aver avuto prima la possibilità di amare, di provare la vera passione.
 Ginevra aveva paura di Artù, un uomo più grande di lei.
Sperava che fosse bello e gentile o almeno comprensivo. Le bastava quello. Poi al resto si sarebbe abituata.
Non avrebbe dato al re nulla di cui rimproverarla: Ginevra era intelligente, spiritosa e bella. Una bellezza algida e distaccata che non a tutti piaceva, ma che sicuramente sarebbe stata compensata dal fascino e dalla grazia propri della giovinezza. Ma nemmeno questa consapevolezza riuscì a calmarla e Ginevra si addormentò solo a notte fonda, cadendo in un sonno agitato.


***


Ginevra aveva insistito per non venire condotta a Camelot nel baldacchino, quel giorno. Decise di cavalcare, per poter osservare in libertà la sua nuova terra e per poter guardare dritto negli occhi il suo nuovo re, una volta arrivati. E arrivarono in fretta al castello, i visi delle persone che inneggiavano il suo nome passarono in un lampo davanti ai suoi occhi. Il re la aspettava; un uomo dall’aspetto giovane ma dall’aria saggia, che la accoglieva con un sorriso affettuoso. Un uomo che le ispirava fiducia, la stessa fiducia che avrebbe dato a un padre o a un fratello maggiore.
Al fianco di Artù, però, Ginevra notò un cavaliere; anche lui sorrideva. Un sorriso sensuale, che la inebriava. Un sorriso giovane e arrogante, impudente. Il sorriso che avrebbe avuto un amante, forse.
   
 
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