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Autore: SimmyLu    14/07/2006    11 recensioni
Questa fanfic su Yu-gi-Oh rappresenta tutta la produzione del blog omonimo, chiuso quasi un anno fa. Il canto ed i sogni del Faraone...
Genere: Malinconico, Mistero, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero che, anche a distanza di tempo questa piccola invenzione riesca a darvi qualche emozione.


Il Canto del Faraone


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Il Figlio di Ra,
il figlio del Sole,
Appartiene al Macrocosmo Celeste,
...e si inchina solo di fronte agli Dei.


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«Sedete...» sorrise, mentre lo diceva. «Sedete e ascoltatemi.»
Mi sedetti accanto a lui, proprio dove aveva appoggiato prima la sua mano, indicandomi di accomodarmi.
«Pensate che le chiacchiere di un povero vecchio siano noiose, vero?» chiese guardando oltre la balconata. L’orizzonte era caldo e dilatato, una striscia bianca fra la terra e l’indaco del cielo.
«No.» risposi.
«Mi chiedo se lo diciate per educazione o perché lo pensate davvero.» disse con un sorriso amaro. Aveva rughe profonde e definite.
«Mi avete chiesto di ascoltare, eccomi.» dissi educatamente, come conveniva che facessi.
«La presunzione è la peggiore delle compagne, lo sapete?» chiese ancora guardando l’orizzonte.
Non risposi, limitandomi a guardare anch’io oltre la balconata.
Sospirò. «In ogni caso io sono qui per insegnarvi quello che devo, giusto?» sorrise ancora, voltandosi questa volta verso di me, ma amaramente, come si fa per consolare un malato.
«Ebbene…» disse «Cominceremo dalle basi. È così che si fa, giusto?»
Non dissi niente, guardai la sua faccia segnata dal tempo.


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Questo è un deserto di anime.
Vedete, si trova proprio davanti ai vostri occhi.
Sentite il vento?
Il calore che emana?
Percepite tutto questo?
Credete che sia reale?
Ebbene, potremmo dire che questo non è altro che un sogno.


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Non so perchè tornai da lui.
Qualcosa mi diceva che era meglio per me non lasciar perdere.
Anche se non aveva avuto alcun rispetto.

«Tu sai... guarire la mia ...malattia?» chiesi, quasi stessi parlando del tempo.
«Adesso non posso rispondere con certezza, dipende da molte cose.» rispose senza espressione.
Forse stavo semplicemente sognando.
Un dio che muore.
Cose normalissime.
...eppure...
Io non stavo morendo.
Ero giovane.
...avevo paura...
Troppo.
...del giorno in cui...
E mi avrebbero portato rispetto... in morte o in vita.
...questo sarebbe accaduto...
Non era il male del corpo che minacciava la mia vita.
Per lo meno non ancora.
«Sedete...» disse come al solito. «Sedete... l'impazienza non vi gioverà...»
Sobbalzai. Avevo lasciato correre una volta. Come si permetteva?
«Tu!» esclamai.
«E' inutile che vi arrabbiate.» sorrise, divertito. «Perfettamente inutile. Ma venite, venite pure, sedete...»
Quell'uomo anziano non aveva nessun rispetto, nessuno!
La collera mi invase.
Lo guardai intensamente, odiandolo.
Si prendeva gioco di me, forse? Era così divertente?
Alzò gli occhi su di me e mi sorrise ancora.
Detestabile!!
«Collera, impazienza... presunzione.» disse poi, dopo aver osservato il mio viso.
Mi portai una mano alla gola.
«Cos'altro avete nel cuore?» domandò.
«Zitto!!» ordinai «Ti diverte vedermi così? Vero? E' così?»
Mi fissò senza nessuna espressione.
...paura...
Un vento caldo attraversò la stanza da parte a parte.
...di quel vecchio...
«Ebbene...» disse con calma «Se è questo quello che pensate... quello che ritenete essere la verità... agite di conseguenza.»
Avrei voluto urlare.
Urlare che fosse ucciso, all'istante.
...però...
Esitai davanti a quel semplice vecchio.
...mi dissi che non potevo...
Lo guardai con disprezzo, odio... frustrazione.
...ferirmi con le mie mani...
Basta! Non potevo resistere un minuto di più!
Mi voltai rapidamente, dandogli le spalle.
Il mio mantello ondeggiò.
Ricordo bene la sensazione.
«Tu, sei soltanto un vecchio. Pazzo, probabilmente.» dissi sogghignando, ritrovando il controllo.
Sorrisi con soddisfazione e mossi qualche passo verso l'uscita.
I nervi a fior di pelle.
«E i vostri sono solo sogni.» disse prima che raggiungessi la mia meta.
Mi voltai nuovamente di scatto.
Il mantello oscillò ancora.
Ma il vecchio non mi guardava, mi aveva voltato le spalle, osservava l'orizzonte.


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Le pecore sono introno a me.
Mi fissano.
È una notte stellata.
E le pecore sono intorno a me, mi guardano.
Fissandomi.
Come se si aspettassero qualcosa da me.
È una notte calda.
I loro occhi neri mi fissano.
Mi guardano e si avvicinano.
Vogliono qualcosa da me.
Cosa devo fare?
Mi fissano.
Sono sempre più vicine.
È come se capissi.
La notte.
È piena di stelle.
Fa caldo.
Mi sdraio sul terreno.
Le pecore si sistemano intorno a me.
Poggiano il muso su di me.
Tutte quante.
Morbide.
Sono calde.
Mi addormento svegliandomi.


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Esiste un luogo in cui le persone non vogliono aprire gli occhi.
E quelli che desiderano farlo non ci riescono.
Questo è il mondo dei sogni.
Alcuni definiscono questo luogo magia.
Ma è una vera stupidaggine.
La magia si crea, la magia è concreta.
La magia si può toccare.
Il cuore sobbalza nel vostro petto?
Il vostro stomaco si contrae per l’emozione?
Riuscite voi, a toccare i vostri sogni?



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Vi capita mai… di sentirvi vuoti?
Inutili?
Cadere, senza mai sfracellarvi.
E se questo avviene, ve ne accorgete?
Oppure continuiate a credere di cadere?
Vi capita mai… di voler affogare nella sabbia?
Di voler tornare alla terra?
Terra.
Madre.
Un sentimento così forte.
Ama la tua terra, diceva mio padre.
Eppure siamo così vuoti.
Infondo al cuore.

«Siete tornato.» disse il vecchio.
«Sì, è così.»
«Sedete, allora.»

Voglio capire…
…qual è il male.


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Ho sognato un pesce enorme e nero che nuotava nel cielo.
Ho sognato un piccolo drago colorato che serpeggiava fra le mie caviglie.
Ho sognato un uomo che era padre di quattro figli, ma non ne amava nessuno.
Ho sognato una donna sola che cercava l'amore.
Ho sognato che veniva divorata dal pesce nero.



* - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - *



Non ho memoria di come sia cominciato.
Non lo so, davvero.
Succedeva.
Accadeva.
Un gabbia.

Giacevo nel mio letto.
Fissavo il vuoto sopra di me.
La stoffa.
La seta dei drappi.
L'oro.
Ed era accaduto ancora.
All'inizio non era paura.
Non capivo.
Ero giovane.
...sono giovane.
Un poco di vento.
Quel vento che sa di sabbia.
Caldo.
Lo adoro.

Bussare.
Qualcuno stava bussando alle mie stanze.
Non risposi.
Qualcosa aprì la porta e strisciò ai piedi del letto.
Parlò.
Disse che attendeva di parlarmi.
Non capii chi o cosa avesse tutta questa premura.
Dissi che poteva entrare.
La porta si aprì e si richiuse nuovamente.
Mi girai nel letto.
Il vento faceva ondeggiare la seta.
Avevo due bracciali al polso sinistro.


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Avevo due bracciali al polso sinistro.
Se muovevo il braccio tintinnavano.
Sorrisi.
Era piacevole quel suono.
Il riflesso della luce sull’oro.
Alzai il braccio verso l’alto, aprendo la mano, come a raccogliere la luce.
I bracciali scivolarono un poco all’indietro sulla pelle.
Anche io scivolavo.
Scivolavo e non potevo fermarmi.
Riportai il braccio al petto.

Bussarono nuovamente.
Dissi che poteva entrare.
Non guardai chi fosse.
Sentii i suoi passi avvicinarsi.
Si inchinò vicino al mio letto.
Porse i suoi omaggi.
Mi voltai a guardarlo.
Disse che l’avevano trovato.
Mi alzai a sedere sollevando un lembo del lenzuolo di seta, come per soppesarlo.
Non dissi nulla.
«È stato difficile… non si fa vedere molto in giro. Vive solo, isolato. Pochi lo conoscono… con l’appellativo che gli veniva dato un tempo.»
Strinsi la seta fra le mie mani.
«Appellativo...» dissi assaporando la parola, il suono, lentamente.
«Sì…» rispose titubante, «Mago dei sogni.»
Lo guardai senza espressione.
Mi alzai in piedi sul letto, la seta ancora nella mia mano.
Con uno scatto simile all’ira sollevai il lenzuolo in aria facendo in modo che ricadendo coprisse la figura inginocchiata davanti a me.
Sembrò spaventarsi.
Ma non si mosse, rispettoso.
Saltai giù dal letto.
Era divertente.
Mi chinai sollevando un lembo di seta, catturandola insieme al viso di lui.
«Il mago…» dissi soffocando una risata «..dei sogni?»
Ora era davvero spaventato.
Cominciai a ridere.
Mi sedetti di nuovo sul letto.
Risi buttando la testa all'indietro.
Ma la risata si trasformò presto in un lamento.


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Ti ho sognato ancora.
Ancora eri fra le mie braccia.
Ti prego, non morire, non mi lasciare!
"Se non fosse stato per te! Se non fosse stato per te!"
Lo ripeto, lo grido, fra le lacrime.
Sento il battito del tuo cuore affievolirsi.
Ti prego, non mi lasciare ancora.
"Se non fosse stato per te!"
Un battito sempre più leggero...
Grido il tuo nome.
Il tuo cuore cerca di resistere ancora un po'...
Solo per me.

Ti stringo e piango.
Quante volte ancora mi tormenterai con la visione onirica della tua morte?
Quante volte ancora?
In quante altre forme sarai capace di ripropormela?
Quante volte ancora?
Cosa potevo fare?
Cosa posso fare per riuscire a perdonare?
Lo sai che l'amore non fa altro che implodere in me.
Bruciare come una stella.
Mi consuma, mi uccide.
Mentre l'odio esplode.
L'odio libera.
Incapace! Inutile!
Sentirsi inutile.
E' come stare ad un passo dalla morte.
E' come realizzare quel mio progetto.
Quelli come noi li chiamano codardi.
Perchè non riesco a dimenticare?
Non voglio questi ricordi!
Non li voglio!
Ma non posso fare niente.
Io piango e tu muori.
Ancora.



* - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - *



Il Mago dei Sogni.
Non facevo altro che pensarci.
Il pensiero mi torturava.
Follia.
Era questo che mi stava pian piano logorando?
O c'era di più?
Quella stretta al cuore...
Quella convinzione...
Andare da lui...
Paura.
Ancora prima di conoscerlo, mi faceva paura.
No, non è questa la verità...
Avevo paura di quello che potevo scoprire.
Di trovare un cobra pronto ad uccidermi.
Qualcuno bussò lievemente alla porta.
«Maestà, tutto è pronto.» disse qualcuno che non mi diedi il disturbo di guardare.
«Sì…» sussurrai.
Mi portai una mano sul viso fissandomi allo specchio.
Osservai i miei occhi, truccati dal khol.



* - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - * - _ - *



Sette gladioli viola.
Sette gladioli viola mi porteranno da te.
Sono qui, ti aspetto.
Sento la tua voce.
Sono la persona che vuoi incontrare.
Sette gladioli viola mi porteranno da te.
La persona vicina a te più di chiunque altra.
Chi sei? Chi sei?
Voglio vederti!
Voglio vedere il tuo volto.
Sorridere.
La persona che vorresti incontrare
Sette gladioli viola.
Mi sento triste al pensiero che non sei accanto a me.
Perchè ci divide uno spazio...
Lontanissimo.
Chi sei?
Dimmelo, ti prego.
Sette gladioli viola ti porteranno da me.

Mi svegliai di soprassalto.
Libertà dal mio stesso sogno.
Il sudore colava dal viso.
Ansimavo come se avvessi corso a lungo.
I miei occhi erano spalancati.
E lo stupore era così intenso che non espressi in alcun modo tutto lo sgomento che provavo.
Volevo urlare.
Piangere.
Sentivo dentro di me il vuoto.
Una mancanza mai provata prima.
Come se mi avessero strappato le viscere.
E non dissi niente.
Continuando ad impormi di respirare.
L'unica cosa che potevo fare.
I miei occhi increduli fissavano i fiori.
Sul mio letto c'erano fiori.
Sul mio letto c'erano sette fiori.
Sul mio letto c'erano sette fiori viola.
Sette gladioli viola.



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Salii in silenzio tutti i gradini.
Erano pallidi di sole e scavati nella pietra anni e anni addietro.
Lasciai lontano tutto il mio seguito e i cavalli che mi avevano scortato fino alla casa del Mago dei Sogni.
Non avevo ascoltato gli avvertimenti.
Io credevo.
Dovevo credere che non fosse un vecchio ciarlatano.
Volevo credere che in lui avrei potuto trovare l'aiuto che cercavo.
Raggiunsi la porta di legno in cima alle scale.
Esitai.
Non sapevo se bussare o aprire semplicemente.
Era una cosa che nella mia vita non avevo mai fatto.
Mi sentivo in soggezione.
Un Faraone non ha alcun bisogno di bussare.
All'improvviso la porta cigolò piano.
Il mio cuore batteva all'impazzata e feci un precario passo all'indietro.
Curiosità.
Ero in preda ad una curiosità ed ad una paura così forti...
Ma dietro la porta non c'era nessuno.
«Venite avanti... non temete.» disse una voce dall'interno.
Recuperai subito la mia fierezza e con tono deciso gli chiesi: «Sei tu l'uomo che si fa chiamare il Mago dei Sogni?» dissi entrando a grandi passi e guardandomi intorno.
Una figura sedeva rivolta su quello che sembrava un piccolo terrazzino.
L'aria era calda e sapeva di sabbia.
«Così mi chiamano?» rise mentre lo diceva.
Non risposi.
Era insolente verso di me, lo percepii subito e mi diede fastidio.
Si voltò e sorrise.
«Sedete...» disse, «Sedete e ascoltatemi.»



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«Pensate che le chiacchiere di un povero vecchio siano noiose, vero?»
«Mi avete chiesto di ascoltare, eccomi.»
«La presunzione è la peggiore delle compagne, lo sapete?»
«In ogni caso io sono qui per insegnarvi quello che devo, giusto?»
«Cominceremo dalle basi. È così che si fa...»
«Tu sai... guarire la mia ...malattia?»
«Adesso non posso rispondere con certezza, dipende da molte cose.»

Le sue parole risuonavano nella mia testa ripetendosi come una preghiera.
Non riuscivo a capire se mi credeva.
Se si prendeva gioco di me.
Se...

Troppe domande e troppe poche risposte.

Il giorno successivo tornai da lui.
Tornai e bussai di nuovo alla porta di legno dopo aver salito gli scalini pieni di sabbia.
Mi abbassai a lui, mi umiliai come non mi era mai successo.
Un dio chiedeva aiuto ad un mortale.
Ad un mago.
Il Mago dei Sogni.
Tornai e lui era sempre lì.
Guardava l'orizzonte.
Non disse nulla nè si voltò.
Così gli porsi il fiore.
Uno dei gladioli viola che avevo portato con me.
Parve stupirsi appena.

«Da quanti giorni?» mi domandò, «Da quanti giorni è materiale?»
«Cinque.» risposi.
«Durano così tanto?» disse stupito.
Non capii. Così aggiunsi: «Finchè non decido che debbano sparire, di solito lo faccio subito... ma questi erano così belli...» dissi riprendendo fra le mani il fiore viola, uno di quelli che si erano materializzati sul mio letto, «Così belli che non me ne separerei mai...»



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«Cinque giorni.» ripetè piano, «Io pensavo di dovervi insegnare...» disse sorridendo.
Quel giorno il nostro discorso si chiuse così, ma le sue parole mi inquietarono.
Tornai da lui il giorno successivo e quello dopo ancora.
E fu così per molti giorni.
Mi disse che non c'era alcuna malattia, il mio era un potere.
Lo disse guardandomi neglio occhi e sorridendo d'orgoglio.

Ho sognato un cavallo bianco.
Un cavallo bianco bellissimo.
Lo cavalcava una bambina dai capelli dorati.
Salivano fin sulla cima di un'altissima montagna.
La bambina spinse il cavallo al galoppo verso il dirupo.
Saltarono nel vuoto.

«Maestà.»
I miei pensieri mi avevano portato lontano, in quel mondo senza suoni reali, senza coscienza.
«Maestà, un regalo per voi.»




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Ho sognato un cavallo bianco.

Il Mago dei Sogni non poteva aiutarmi.
Mi disse che, quella che io ritenevo una maledizione, una punizione divina, in realtà era l'espressione del mio potere.
Ed io non capii.

Un cavallo bianco bellissimo.

Parlai a lungo e per molti giorni con il Mago, che altri non era che un vecchio saggio.
I sette gladioli viola appassirono lentamente.
Giorno dopo giorno.
Ed io mi rattristavo.

Lo cavalcava una bambina dai capelli dorati.

Erano i fiori più belli che avessi mai visto.
E sapevo per certo che il sogno ad essi collegato andava aldilà del tempo e dello spazio.
Era una certezza per il mio futuro.
La persona che avrei incontrato in questo mio futuro sarebbe stata importante.
La persona più vicina a me più di qualunque altra, eppure così lontana.
Il pensiero mi rendeva triste, ma allo stesso tempo felice.

Salivano fin sulla cima di un'altissima montagna.

Fiori così belli.
Appassirono lentamente.
Fino a perdere l'ultimo petalo.
Accadde una mattina qualunque.
L'ultimo petalo ormai grinzito, cadde silenzioso, lasciando il gambo sterile e nudo.
Provai una fitta così intensa al cuore...

La bambina spinse il cavallo al galoppo verso il dirupo.

Salii le scale piene di sabbia calda.
Ero in ansia.
Il cuore batteva veloce.
Ma quando bussai nessuno mi rispose.
Bussai più volte, ma nessuno giunse ad aprirmi.
Così feci forza sul legno e la porta si spalancò.

Saltarono nel vuoto.

Chiamai, ma nessuno rispose.
E nella mia mente l'immagine dell'ultimo petalo che cadeva si fece più nitida.
E il cuore mi salì in gola.

«Maestà, un regalo per voi.»

Il Mago dei Sogni fissava l'orizzonte.
L'avrebbe osservato per sempre.



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La morte del vecchio, che tutti chiamavano il "Mago dei Sogni", gettò il mio animo nello sconforto.
Ma la mia situazione sembrava essere pervasa da una strana calma.
La tristezza era la mia compagna più intima in quei giorni, ma, nonostante l'umore negativo, il mio atteggiamento era in un certo modo sereno.
Calma?
Era come se avessi preso coscienza di qualcosa durante il mio tempo speso con il Mago.
Una consapevolezza inedita per me.
Ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse...

E i miei sogni non mi davano tregua... anzi, fu proprio il primo dopo la morte del vecchio ad inquietarmi oltremodo.
Il sogno del cavallo bianco.
Era il più temibile perchè ancora non si era manifestato.
Sapevo bene che stava per accadere qualcosa di importante.
E così fu...

«Maestà, un regalo per voi.»
«Cosa?» domandai vagamente e per nulla interessato.
«Maestà, un regalo da parte del re di...»
I miei occhi si spalancarono, un visione mi aveva attraversato.
«Di cosa si tratta??»
«Un cavallo, maestà. Un purosangue arabo dal bellissimo manto bianco.»



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Il mio cuore batteva come un taburo mentre mi dirigevo nelle scuderie.

Il cavallo bianco del sogno precipitava in un baratro con la bambina dai capelli dorati che portava in sella...

L'animale era davvero stupendo.
Candido come una nuvola.
Gli occhi scuri e vispi.
Il muso leggermente incurvato, con eleganza, segno della purezza del suo sangue.
Il muso, come di velluto, stava nel palmo della mia mano, fremente.

Era bellissimo.
L'animale più bello che avessi mai visto.

«Sei stupendo.» gli dissi accarezzando il collo muscoloso, facendo passare le dita nella criniera ondulata e setosa.
Era un sogno perfetto.
Ma sapevo che era diverso; questa volta non era una proiezione onirica.
Era reale, ma soprannaturale insieme.

«Tu...» dissi sottovoce all'animale «...sei qui per uccidermi, non è vero?»




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«Tu...» dissi sottovoce all'animale «...sei qui per uccidermi, vero? Si ripeterà. Così come per la bambina.»
Il cavallo sbuffò, facendo vibrare le narici.
Ordinai di sellarlo.
Non avevo paura.
Forse ero in preda alla follia o alla rassegnazione, chissà...

Cavalcai a lungo, forse per ore intere, lasciandomi guidare da lui.
Lasciando decidere al cavallo bianco la direzione.
Non sapevo come sarebbe andata a finire, ma non avevo paura.
Forse perchè sapevo dove saremmo andati.

Come immaginavo il cavallo cavalcò docile e sicuro, sembrava conoscere bene la strada.
Intravidi lo strapiombo da lontano, appena visibile nella calura del deserto.
Ma non frenai la sua cosa, lasciandolo proseguire.
Volevo provare a me stesso la verità.
Il cavallo bianco si fermò di colpo vedendo il burrone; piantò le zampe anteriori nel terreno e scivolò con le posteriori.
La sua reazione fu così improvvisa che mi fece cadere...

In quel momento ebbi paura. Smisi di respirare e forse il mio cuore si fermò.
Ero convinto che sarei morto, precipitando nel burrone.
Rotolai sulla roccia fra le pietre e la sabbia, ma mi fermai sull'orlo dello strapiombo.




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Un solo movimento e sarei precipitato senza via di scampo.
Mi voltai lentamente cercando di muovermi appena possibile.
Il fondo del burrone reclamava il mio corpo, il Regno dei Morti la mia anima.
Ed io non trovavo scampo.
L'oscurità dello strapiombo mi attirava come una falena verso la luce...
La Luce...
Forse anche il Mago era stato solo un mio sogno, una proiezione...
Forse tutta la mia vita era un sogno ed io aspettavo ancora di nascere, come in un limbo intangibile la mia anima stava gridando.

Un fiore...

C'era un fiore viola accanto a me.
Un fiore viola bellissimo.
Auitami.

Ti prego aiutami.
La persona che voglio incontrare...

Sono qui...

Voglio vederti! Voglio incontrarti!

PERCHE'?!

Le lacrime cadevano senza rumore nel fondo del burrone...
Sette gladioli viola.

Perchè sette fiori di porpora? Perchè il cavallo bianco?

Sette gladioli viola ti porteranno da me.

«AIUTAMI!!»

Gridai così forte, fino a sentire il dolore nel petto.
Mi aggrappai all'orlo della roccia spingendo con una forza che non credevo di possedere.
Rotolai sulla polvere e spalancai gli occhi fermandomi di colpo.
Il cielo era azzurro.
Il cavallo bianco si avvicinò a me nitrendo sommessamente, annusando il mio mantello.
Accanto a me c'era un fiore.

Questo non è un sogno.
No, non lo è.

Il fiore era l'unica piccola vita che cresceva su quel dirupo.
Lo guardai intensamente.
Un gladiolo viola.

«Io devo incontrarti.» dissi rivolto al fiore «Chiunque tu sia, io voglio incontrarti. Ti cercherò. Ti aspetterò. Anche per tutta l'eternità. E' questo che io desidero, è questo che io sogno.»

Un vento placido e tiepido spostava le nuvole.

«Sì, io ti incontrerò, ma tu esisti nel mio cuore, tu sei la mia anima... per sempre.»



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Non importa se i nostri sogni sono reali, non importa se si realizzano o meno.
Sono straordinari e fantastici proprio perchè sono i nostri sogni.
Cercai a lungo quei fiori, ma quando incontrai te, Yugi, seppi che la mia ricerca era terminata...


Il Canto del Faraone - FINE.



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Spero che la storia vi sia piciuta.
Spero che riusciate a realizzare i vostri sogni.
Questa è la storia di un sogno.
Un sogno reale.


Simmy-Lu


   
 
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