Clip. Clap.
L'eco dei passi risuona lugubre fra le fredde pareti di dispersione, allacciandosi all'oscurità per affogarvi dentro.
Cammini -da minuti, ore, mesi o anni?-.
Il silenzio è una spessa nebbia, squarciata dal suono vuoto -l'eco leggero del tuo respiro, delle tue scarpe, della tua mente-.
"Dove sono?".
All'improvviso, con potenza, rabbia e fierezza una maestosa melodia ti trafigge l'anima con fitti aghi di serica ironia, malinconica mortalità.
"Chi sta suonando?".
Cominci a correre, il respiro che si condensa nell'aria e muore, svanendo effimero.
Così come fanno le note di quell'imperioso crescendo, allungandosi sempre di più nel tuo corpo, scorrendo nelle vene come veleno impalpabile.
Lui è lì, come l'avevi immaginato; capelli argentei sotto alla fioca luce di una misera candela, occhi nascosti dal viso rivolto verso il pianoforte -sono cremisi, lo sai, carminei come il sangue che ti ribolle dentro.
Si volta, aprendo il viso in un ghigno selvaggio.
Intossicante.
Un'essenza così opposta alla tua che ti avvolge, ti sfiora trascinandoti verso realtà oscure ed inviolate ai tuoi occhi.
Animalesco.
E' una collisione di essere al limite del reale; nero e bianco si fondono, allacciandosi in un legame mortale.
Innaturale.
Non potreste mai ottenere una sintonia. Siete nemesi.
Pericoloso.
E' impermeato di un qualcosa che ti affascina, così lontano dai tuoi principi.
Così lontando dal tuo pensare, dal tuo agire.
Ti attrae e ti respinge come il metallo fa con la calamita.
Ti seduce e ti disgusta -è questa la reazione di Marte e Venere quando sfiorano la stessa orbita?-.
E' pericoloso Maka. Estremamente pericoloso. Scappa finchè puoi.
Eppure tendi la mano in avanti.

Eppure lo vuoi.