18/11/2011
1 recensioniUrla agghiaccianti.
Ancora un affondo, senza pietà.
Dolore, sangue, grida strazianti.
Cala la spada, senza tregua.
Tagli perfetti e puliti e il suo viso contorto d’inumano dolore. Gli occhi scompaiono dentro le pieghe delle palpebre contratte per sfuggire a quell’incubo.
E sei lì, trattenuto da mani forti alle quali non puoi sottrarti, costretto a guardare, a vederlo morire fra mille tormenti. Muto, senza poterlo consolare, senza poterti far perdonare per non aver osato smettere di tentare quell’impresa.
In fondo l’avete voluta in due, pensavate di essere pronti a tutto, ma era solo un’illusione.
E’ stato tutto un grande, enorme, sbaglio.
Le lacrime scorrono copiose, non per gli insulti. E’ abitudinario sentirsi chiamare “finocchio” o “checca” o “frocio”. Non ti pesa più di tanto, nessuno ti conosce davvero. Solo lui e ora, ora ti guarda con quell’ultima lacrima che cade, con quell’ultimo sorriso che ti rassicura.
-Ti amo…- sussurra e la lama cala.
Distogli lo sguardo, il sangue schizza e t’imbratta viso e petto.
Lo assaggi attraverso il bavaglio e vorresti morire, perché è il sangue vivo che assaporavi ogni notte fra le sue braccia, dalle sue labbra, quando lo mordevi per istigarlo a prenderti con più foga. Ed era divertente, solo un gioco…
La realtà pura è cruda è che lui se n’è appena andato.
Son cessate le urla, i rantoli, le maledizioni... regna il silenzio, perché anche chi vi ha uccisi contempla il misfatto. Ha resistito fin troppo, Sorbetto, mutilato pezzo per pezzo, dalle punte dei piedi fin sotto al cuore: non ha più sangue nei vasi sanguigni prosciugati, i suoi occhi sono vitrei, fissi su di te, irrispettosamente violato al suo patibolo.
Il nero penetrante delle sue pupille è ormai solo un vivo ricordo, l’unica cosa tale rimasta di lui.
“Ti amo…”
Già ti manca, vorresti solo risvegliarti nel tuo letto, accanto a lui, fra le sue braccia rudi e scarne, col capo sul suo petto e le sue mani fra i capelli. Vorresti osservare le sue labbra schiudersi ancora in quel sottile sorriso timido e sentirgli sussurrare “E’ stato solo un incubo, non darci peso.”
Non puoi smettere di chiederti cosa sarebbe accaduto se non aveste preso quella decisione, ma ormai è inutile, non si torna indietro. Puoi solo raccogliere le ultime forze che ti restano e mordere stretto il legaccio che t’impedisce di urlare. Forte, sempre più forte, strappi il nodo e mastichi avidamente, l’unica tua ancora di salvezza, la corda che ti condurrà fra le sue braccia prima che ci pensi la lama di quel pazzo. La stoffa ti ostruisce la gola. Ogni respiro mancato è un attimo che ti separa da lui.
Quelli non smettono, tentano addirittura di strapparti alla morte, ma che continuino a fotterti e ti lascino andare!
Tanto morir dovrai comunque, prima o dopo non fa differenza.
Dedichi a lui l’ultimo tuo rantolo, l’ultimo tuo sguardo, l’ultimo respiro, ogni sensazione o sentimento che provi in quel momento, eccetto l’odio. Quello è riservato a coloro che vi hanno strappato l’uno dalle braccia dell’altro con sadica e spregevole ferocia.
E al boss, specialmente a lui, che di fare il lavoro sporco non si è mai degnato, neppure questa volta.
Note: Oggi mi girava così. Insomma, sono la Coppia in Jojo e nessuno li considera, povere stelline Q_Q Ovviamente ciò che ho scritto è pura interpretazione personale, spero che nonostante i toni sia gradito, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate ^_^
Questa
one shot
partecipa all'iniziativa di BlackIceCrystal, The One Hundred Project,
Prompt #83:
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