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Autore: antoL490    19/11/2011    4 recensioni
Perchè anche se a Natale bisognerebbe essere sempre felici, non sempre è così.
E Jared ne sa qualcosa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Eccomi tornata con l'ennesima OS. Chissà se prima o poi mi deciderò a scrivere una long-fic.
Vabbè, le cose che dico sono sempre le stesse, ormai le sapete a memoria:
Spero vi piaccia e un parere è sempre ben accetto.
A presto! <3
Anto



Cammino da solo per le strade di New York.
Siamo a Dicembre inoltrato e ha appena smesso di nevicare.
Oggi è Natale. E’ il primo che non passo con la mia famiglia. Ma non ho la forza per festeggiare e non avrei sopportato l’atmosfera natalizia di casa Leto.
Domani è il mio compleanno, e passerò da solo anche quello.

Mi ritrovo davanti a Central park. E’ deserto, probabilmente sono tutti a festeggiare.
Inizio a camminare, in cerca di una panchina che sia stata risparmiata dalla nevicata che ha colpito la città in questi  giorni.
Miracolosamente la trovo. Un albero di cui non conosco il nome l’ha riparata.
Cammino nel pantano, dirigendomi verso di essa.
E’ umida, ma non mi importa. Mi ci siedo, divarico le gambe e appoggio i gomiti sulle ginocchia, tenendomi la testa tra le mani.

Mi manchi, sai?
Sembra strano, ma è così.
Sapevo che prima o poi te ne saresti andata. Lo fanno tutti, alla fine.
Ma credevo di esserci abituato.
Mi sbagliavo.
Da quando te ne sei andata sento un vuoto che non riesco a riempire in nessun modo.

Perché l’hai fatto? Non ti ho dato abbastanza?
No, non può essere per quello. Io ti ho dato tutto. Mi sono completamente donato a te, aprendomi e cedendoti il mio cuore.
Hai avuto paura?
Forse.
Ma perché?
Noi eravamo fatti per stare insieme, avremmo potuto superare qualunque cosa.

Una volta ho letto una frase che ci descrive alla perfezione:
“Saremmo stati la coppia più bella del mondo. Invidiati anche dal sole … Se solo l’avessimo voluto.”

Una lacrima scende solitaria, bollente sulla mia guancia infreddolita.
Dio, se mi manchi.
Vorrei chiamarti, implorarti di tornare.
Ma non posso, hai cambiato numero, hai cambiato casa.
Sei sparita.

Le lacrime diventano due.
Poi tre, poi quattro.
Le asciugo con un gesto secco della mano, poi decido di tornare in albergo.
Inizio a camminare. Stare fermo sulla panchina non mi ha aiutato, ora sento anche più freddo di prima.
Vedo un bar in lontananza, cammino più veloce verso quella promessa di calore.
Il freddo mi colpisce il viso, pungendomi gli occhi che riprendono a lacrimare.
Entro nel bar e mi siedo su uno dei tavolini più vicini al termosifone.
Vi avvicino le mani, le strofino per scaldarle. Diventano rosse e pungono un po’, ma non me ne curo.
Arriva la cameriera, mi domanda cosa desidero e ordino un thè caldo, che mi viene servito poco dopo.
La guardo.

Ti assomiglia.                                                          
No, forse no. Forse sono solo io che ti vedo in tutte le donne che incontro.
La osservo meglio, cercando di non farmi notare.
No, lei ti assomiglia davvero.
La vedo muoversi dietro al bancone, con il suo modo di camminare così calmo ma allo stesso tempo deciso, così simile al tuo.
Anche i capelli sono simili, forse i suoi sono un poco più lunghi.
Il naso è identico al tuo.

No, non posso stare qui un minuto di più. Finisco il thè in fretta, lascio i soldi sul tavolo ed esco.
Vedo passare qualche taxi, ma non ne fermo neanche uno. Continuo a camminare, anche se so che l’albergo è lontano e che probabilmente morirò congelato prima di raggiungerlo.
Gli addobbi natalizi mi danno fastidio, tutte quelle lucine contrastano troppo con il buio che sento dentro.

Arrivo all’albergo che sono le sei di sera. Mi dirigo alla reception e il receptionist mi porge la chiave della mia stanza senza che gliela chieda.
Lo ringrazio e mi dirigo verso l’ascensore.
Quando arrivo al piano percorro il corridoio, superando un paio di stanze e fermandomi davanti alla mia.
Apro ed entro, appendo il giubbotto e con la coda dell’occhio vedo una figura in ombra seduta sul letto.
Accendo la luce e ti vedo.

Sei tornata.
Non riesco a crederci. Sgrano gli occhi e spalanco la bocca.
Tu ti alzi e ti avvicini a me.
“Buon Natale, Jared.” mi dici.
Non rispondo, annullo la distanza che ci divide e ti bacio.

Il vuoto che sentivo è improvvisamente sparito. La tua vicinanza mi riempre, mi completa.
Ti stringo più forte, e mi sento bene.

Sei tornata, e questa volta non ti lascerò più andare via.
 

  
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