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Autore: S e n    19/11/2011    8 recensioni
[One-Shot]
"E, se posso chiedere. Che cosa ci fa una bella donna come voi tutta sola in un cortile come questo?"
"Sto prendendo un po' d'aria. Quegli uomini non fanno che parlare d'affari e io non credo di aver bevuto abbastanza per riuscire ad ignorarli."
"Credo tu abbia ragione. Perchè non ci divertiamo, io e te, e lasciamo che trovino da soli una soluzione ai loro problemi finanziari?"
"Se mi state chiedendo di venire a letto con voi, vi avviso, sono una delle geishe più rispettabili in tutta Gion. Non vi concederò altro che la parola." La donna aveva gli occhi castani come il tronco di una quercia.
"Nessuno ha mai chiesto di più." Il vampiro tese la mano verso di lei, sorridendo.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quel piccolo rametto di ciliegio.
T i t o l o  Quel piccolo rametto di ciliegio
F a n d o m  The vampire diaries
P e r s o n a g g i / P a i r i n g  Damon Salvatore, Nuovo personaggio
G e n e r e  Introspettivo
A v ve n i m e n t i  One-Shot, Missing Moment, Lime
T i m e l i n e  Prima degli eventi narrati nel telefilm
P r e m e s s a   d e l l ' a u t o r e   Sono un'amante del Giappone e delle sue tradizioni, adoro Damon e The vampire diaries. Potevo non unire le due cose?


Quel piccolo rametto di ciliegio

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Le lampade di carta di riso colorata di rosso brillavano nella piccola via di Gion. Non sapeva per quale motivo si trovasse lì; era come al solito ubriaco e barcollava sul marciapiede attento a non inciampare.
Nonostante fosse un vampiro, quella sera aveva bevuto così tanto da sentire la testa girare e pulsare violentemente. Si sentiva uno stupido quindicenne alla sua prima sbronza. E mentre passeggiava, a tarda sera, lungo quelle vie, si chiedeva che cosa diavolo ci facesse in Giappone. Quel paese non l'aveva mai affascinato più di tanto anche se, doveva ammetterlo, il sakè era davvero un'alcolico per eccellenza. Aveva avuto occasione di sorseggiarne un bicchierino dopo la trasformazione, da un uomo di Osaka che si era trasferito per lavoro in Italia, aprendo un piccolo negozietto.
Damon ne ricordava perfettamente il sapore, così bruciante, ma allo stesso tempo raffinato.
Perso nei suoi pensieri continuava ad avanzare, finchè non la vide. Vide una delle donne più belle che avesse mai visto. Camminava silenziosamente, avvolta in un kimono di pura seta color ghiaccio. I capelli color pece ordinatamente raccolti e gli occhi, velatamente truccati. E quelle labbra, quelle labbra rosse come il fuoco, dischiuse.
Il suo era un viso piccolo e delicato, orientale. Damon non aveva mai amato particolarmente le donne orientali, ma quella, era sicuramente un'eccezzione.
La seguì, senza nemmeno accorgersene. Si ritrovò così davanti a quello che sembrava un piccolo locale. La donna entrò e lui guardò dalla finestra quell'esile figura sedersi accanto a degli uomini, iniziando a conversare con loro.
Versò quello che doveva essere sakè in alcuni bicchieri, e insieme brindarono. Solo in quel momento il vampiro si accorse di quanto bella fosse quella donna e si rese realizzò che si trattava di una geisha. Dall'inizio del secolo, aveva sentito parlare molto spesso, in diversi paesi, di queste figure. Erano delle 'intrattenitrici' giapponesi che suonavano e danzavano per uomini ricchi e anche sposati.
Damon sorrise. Quella donna avrebbe intrattenuto anche lui, durante quella notte. Non si nutriva da un po' e non aveva certo ignorato l'effetto che il profumato collo della ragazza, semiscoperto, aveva creato in lui.
Ad un certo punto la geisha si alzò, uscendo nel grosso cortile adiacente con in mano una bottiglia di sakè. Il vampiro colse l'occasione al volo e si precipitò anch'egli all'interno. Ormai era un predatore che aveva addocchiato la sua preda, non ci sarebbe stata via di scampo.
"Buonasera." La salutò cortesemente, in inglese, sperando che ella capisse.
"Un americano in Giappone durante la guerra? Dovete essere un soldato, o un malato di mente." Rispose la giovane geisha, che Damon notò, con piacere, non doveva avere più di vent'anni e che parlava un inglese perfetto.
"Ho origini italiane." Fece un sorriso gentile.
"Oh, beh, se è così..."
"E, se posso chiedere. Che cosa ci fa una bella donna come voi tutta sola in un cortile come questo?"
"Sto prendendo un po' d'aria. Quegli uomini non fanno che parlare d'affari e io non credo di aver bevuto abbastanza per riuscire ad ignorarli."
"Credo tu abbia ragione. Perchè non ci divertiamo, io e te, e lasciamo che trovino da soli una soluzione ai loro problemi finanziari?"
"Se mi state chiedendo di venire a letto con voi, vi avviso, sono una delle geishe più rispettabili in tutta Gion. Non vi concederò altro che la parola." La donna aveva gli occhi castani come il tronco di una quercia.
"Nessuno ha mai chiesto di più." Il vampiro tese la mano verso di lei, sorridendo.
"Se la mettete così..."
Si allontanarono dalla casa, cominciando a passeggiare nel buio delle vie. L'aria era frizzante.
"Allora, signor..."
"Salvatore. Damon Salvatore."
"La devo ringraziare, la testa stava per scoppiarmi lì dentro, certe volte penso davvero di impazzire. La mia vita è così noiosa e insignificante, anche se penso che quella delle semplici mogli, sia addirittura peggiore."
"Perchè affligersi tanto? Io passo la mia vita a letto con donne e bottiglie di alcolici, e ogni volta che mi sveglio, mi ritrovo in luoghi a me sconosciuti, magari a miglia e miglia lontani da casa... e sai una cosa? Non me ne importa!" Disse, prendendo dalle mani della giovane la bottiglia di sakè e bevendone quasi metà.
"Non credete di stare sprecando il vostro tempo in questo modo?"
"Non è forse la stessa cosa che fai tu, tutti i giorni ascoltando le bagianate di quei tizi? E poi, di tempo ne ho fin troppo." Rispose Damon, non curandosi di quella frase un po' ambigua.
Si accorse che, tra i capelli della ragazza, vi era un bellissimo rametto di vero ciliegio giapponese. Iniziò ad accarezzarle il viso, per poi scendere lungo il collo e iniziare a farsi spazio tra i seni.
"Avevate detto che le vostre intenzione sarebbero state più che nobili."
"Oh, ma lo sono. Almeno, questo è ciò che ricorderai." Le pupille si dilatarono leggermente, impossessandosi di quelle castane della geisha. "Tu mi trovi così attraente, ammettilo, in Giappone non ci sono uomini belli come me!"
La sua parte di predatore era completamente fuori, ora. Se aveva pensato, anche solo per un momento, di non uccidere quella giovane vita, ogni buon proposito era andato perso quando aveva accarezzato quella pelle liscia. Sarebbe stata sua e lui ne avrebbe bevuto il sangue. Per dimenticare, ancora una volta, il dolore che provava. Il dolore che trapelava dal suo cuore e che si costruiva una solida barriera di odio e indifferenza verso tutti e tutto. Lo stesso dolore, che gli dava la forza e la voglia di uccidere una creatura così bella.
La prese per un braccio, portandola contro il muro di legno alle sue spalle. Iniziò a spogliarla, baciando ogni centimetro di quella pelle così proibita per tanti altri uomini; le sue mani erano ovunque, i suoi seni erano scoperti e il suo obi completamente disfatto.
Cercò di allontanarsi, ma lui la raggiunse e la tenne stretta per i polsi.
"Stai ferma." E lei risponse anche a quell'ordine. "Hai paura?"
"Mi farete del male?" La sua voce era un flebile sussurro. Damon rise pensando a quel 'voi' che quella ragazza, ormai abituata, usava anche in situazioni come queste, per rivolgersi a sconosciuti maniaci come lui.
"Si, ti ucciderò bevendo ogni goccia del tuo sangue."
"Allora ne ho."
Damon entrò in lei, in modo così violento da farla urlare. Iniziò a spingere, udendo la ragazza sussultare a ogni affondo. Il vampiro baciò quelle labbra rosse per poi scendere sul collo. I suoi canini, più sporgenti che mai, iniziarono a bruciare. Aveva sete, troppa sete. Con un gesto violento, la morse iniziando a succhiare la sua energia vitale.
Damon Salvatore si stava macchiando di un altro delitto. Ormai era una cosa così abituale, come lo era lavarsi le mani prima di sedersi a tavola quando era piccolo.
Si chiese se anche suo fratello stesse, in quel momento, abusando di qualche donnetta di quartiere, per occupare il tempo in quell'eternità d'inferno.
Spense quell'interruttore che ancora lo legava ai ricordi, dedicandosi solamente al piacere, che aumentava man mano che il tempo passava.
Quel sangue era davvero delizioso, con quel retrogusto che sapeva di sakè. Ancora dentro di lei, spostò le proprie labbra sulla sua spalla e la morse anche lì.
La vedeva annaspare in cerca d'aria, emettendo gemiti di dolore a ogni spinta e a ogni morso. Quando arrivò al culmine del piacere, si accorse di stringere tra le mani un corpo ormai privo di vita. Lo fece cadere a terra, lasciandolo tra quella seta, nudo, sul marciapiede di una fredda via di Gion.
Mentre si allontanava, stringeva ancora tra le mani quel piccolo rametto di ciliegio che le aveva strappato via dai capellli. Spense, in quel preciso istante, ogni senso di rimorso. Rinchiudendo in una minuscola cella ben nascosta nel suo cuore, anche quella colpa.


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