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Autore: _Dubhe    20/11/2011    3 recensioni
Ian e Nina. Una relazione che va avanti da tanto tempo e, all'improvviso, una foto esce dal nulla e conferma il dubbio di tanti mesi: la verità, la loro relazione.
Qual'è la loro reazione? Come potrebbero essersi sentiti? Nulla di particolarmente brillante, una one-shot che non potevo proprio evitare di scrivere dopo stamattina.
Spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Drin. Drin. Drin.

Si girò dall’altro lato, tentando di ignorare l’insistente rumore del proprio telefono, posato sul comodino e coperto dal copione dell’episodio 12 che Amanda gli aveva consegnato quella sera stessa. Non aveva avuto molto tempo, tranne per un’occhiata veloce in cui aveva scoperto che, dopo tante titubanze, Elena avrebbe finito con il capitolare e cedere al fascino di Damon, proprio mentre Stefan decideva di tornare e redimersi.

Drin. Drin. Drin.

Prese il cuscino e se lo schiacciò sulla faccia, borbottando qualcosa contro qualche divinità inesistente. Aveva bisogno di dormire, era una questione prioritaria: poteva anche tirare avanti a caffè per 72 ore di fila ma poi, se si trattava di esserci “mentalmente” oltre che fisicamente, finiva con il deludere le aspettative. E non puoi deludere le aspettative se sei Damon Salvatore, ergo aveva bisogno di dormire ed evitare la diffusione delle occhiaie sotto i suoi occhi da trentaduenne.

Drin. Drin. Drin.

Oh, ma allora era una congiura! Sarebbe stato meglio per loro che si trattasse della Terza Guerra Mondiale: avevano fatto degli accertamenti in ospedale fino alle otto ed era riuscito a tornare in albergo per miracolo: volevano trattenerlo in osservazione per una notte… col cavolo! Riusciva a vedere un letto decente per più di 6 ore di seguito soltanto di domenica mattina e durante le pause dello show. Non si sarebbe fatto mettere mica in ospedale se poteva riposare tranquillamente…

Drin. Drin. Drin.

«Cavolo, va bene, avete vinto! – sbottò, alzandosi e prendendo il cellulare, rispondendo senza neanche controllare il numero – Si, pronto?»

«Ian, scusami, stavi riposando… speravo di trovarti ancora sveglio a quest’ora…»

Tutte le cattiverie a cui aveva pensato svanirono all’istante nell’udire la voce del suo agente. Era sempre così, non riusciva ad essere scortese con le persone, neanche se non lo facevano dormire. «No, tutto bene, dimmi pure…»

Il silenzio che precedette le sue parole non fu un buon segno, di solito Bobby era tutt’altro che titubante, anzi, riusciva a parlargli direttamente senza molti peli sulla lingua. «Ricordi la festa di Halloween? Ricordi… quello che è successo?»

«No… - ammise confuso – Che sarebbe dovuto succedere? Non mi pare che nessuno si sia ubriacato tanto da demolire un albero in retromarcia o…»

«No, mi hai frainteso. Ricordi… Nina? Quando l’hai baciata?»

Il moro si strofinò gli occhi con movimenti circolari delle dita, sorridendo divertito: non era un segreto che lui e Nina stessero insieme, non per i loro conoscenti e amici almeno. Certo che ricordava i momenti che avevano trascorso insieme alla festa… pochi, certo, dato che lui aveva dovuto fare i doveri del “padrone di casa” e cercare di promuovere quanto più possibile la nuova campagna dell’ISF in Perù. «Si, certo che lo ricordo…»

«Ok, so che non… va bene, sono stanco di girarci intorno e non so come altro dirtelo. Ricordi Peter, quell’amico di Amelia? Si, dai, il tizio vestito da diavolo, mi pare fosse l’unico…»

«Si, certo che ricordo… - fece mente locale in un attimo, ricollegando subito la maschera di diavolo ad un uomo particolarmente simpatico con una buona parlantina, amico di Amelia e Francis, due colleghi dell’Arizona – E ora cosa c’entra?»

«C’entra che Amelia e Francis si sono fatti scattare una foto con Peter, Peter Blackmore per precisione, che ha deciso di mettere una sua foto con gli amici su facebook. Solo che non era semplicemente una sua foto, era una foto di loro tre e te e Nina che vi stavate baciando sullo sfondo. Ian, sono impazziti tutti. Insomma, non è un fotomontaggio... non…»

Sospirò. Sapeva bene che, prima o poi, quel momento sarebbe arrivato. Quando sei una persona famosa la parola “privacy” perde completamente di significato, la tua vita diventa la vita dei tuoi fan e qualsiasi cosa tu faccia o dica viene messa continuamente in discussione. Lui non era mai stato un tipo particolarmente geloso della sua vita o pignolo riguardo la verità, non era mai stato su qualche blog a cliccare e cliccare di nuovo sulle false notizie circa malattie o ex fidanzate inesistenti. Lui non ci teneva a queste cose… ma Nina si. Era molto più fragile di lui, più delicata, non riusciva a gestire con completa disinvoltura tutto quello che il web le riversava addosso. Era la felicità e la radiosità fatta a persona, certo, una stanza completamente buia si illuminava non appena vi entrava lei. Proprio come un red carpet diventava incolore se lei vi scivolava sopra con il proprio abito rosso. Era stato per lei che aveva deciso di non dire nulla, di mascherare l’amore con l’amicizia e lasciar crede a tutti quello che volevano credere, senza mai conferme o smentite. Ma, malgrado le varie precauzioni, sapeva che sarebbe accaduto prima o poi e avevano già rimandato anche fin troppo, erano stati fortunati… adesso, però, non c’era più modo di tirarsi indietro. Non ricordava la foto in questione – difficile pensare che mentre baciava Nina si fosse accorto di un flash, un terremoto o perfino la fine del mondo – ma supponeva che la scusa dell’ebbrezza non avrebbe funzionato.

«Grazie di avermelo detto, Bobby, buonanotte.»

«Ultima cosa… Nina non sa nulla. Il suo mac era in riparazione, dovrebbero portarglielo lunedi e Kris mi ha detto che è stata in camera di Candice con Kat fino a poco fa quindi… non sa nulla.»

«Certo, tranquillo, le parlo io.» Chiuse il telefono, guardando per un po’ lo schermo, finchè la luce non si spense e rimase a fissare un punto nero nell’oscurità. Cavolo, e dire che stava andando tutto bene, sia la vita professionale che quella privata. Per lui, in generale, non cambiava poi molto, ma Nina… ne sarebbe rimasta devastata. Avrebbe potuto chiamarla, sicuramente era ancora sveglia, ma dirglielo di persona avrebbe significato esserle accanto per confortarla nella crisi che, sicuramente, l’avrebbe assalita come un’onda.

La sua dolce, insicura e ipersensibile Nina.

Si alzò dal letto, infilando la prima t-shirt che trovò nell’armadio, una felpa, un paio di jeans e degli stivaletti – erano i suoi preferiti, li avevano comprati insieme. Senza dare troppo nell’occhio scese fino alla hall – che era stracolma di gente come se fosse Times Square e Capodanno – e chiese una macchina: la sua gamba era troppo dolorante per poter pensare di arrivare all’albergo da solo, anche se sarebbe stato il metodo più veloce e semplice. In pochi minuti arrivò la macchina e in altri cinque si trovò nell’albergo di Nina. Sapeva il numero della sua stanza ma non di quella di Candice, nella quale non aveva mai avuto la necessità di intrufolarsi prima di allora.

«La stanza della signorina Accola, per favore.»

«Signor Somerhalder! – esclamò stupita la donna alla reception, con le guance che si tinsero subito di rosso – Certo. E’ al quinto piano, la 522. Devo avvertirla che…?»

«No, grazie… si tratta di un cambiamento di copione e abbiamo deciso di vederci per una revisione veloce prima della prossima scena. – si protese verso d lei con fare confabulante – Una scena molto importante, le piacerà da matti.» Mossa da maestro finale: occhiolino e il sorriso sghembo. La donna era ormai andata, stava per far fuoriuscire fumo dalle orecchie. Funzionava sempre, avrebbe funzionato sempre: per un fan, una scena è una scena, tutto per il loro show preferito. Era una loro debolezza e loro se ne erano approfittati più di una volta.

Aiutandosi con le stampelle raggiunse prima l’ascensore e poi la stanza di Candice. Si fermò per qualche istante, incerto sul da farsi: dietro la porta poteva benissimo distinguere le risate delle ragazze, Nina che stava dicendo qualcosa sui capelli di Kat. No, non poteva esitare oltre. Bussò tre volte, per poi appoggiarsi allo stipite della porta e sorridere mestamente. «Chi diamin… Ian!» Candice rise imbarazzata, chiudendo subito la porta. «Non puoi entrare, che ci fai qui?» Candice era una delle poche donne del tutto immuni al suo fascino e al suo sorriso che, poteva tranquillamente ammetterlo anche se non l’avrebbe mai confessato ad alta voce, avevano fatto diventare molli le ginocchia di migliaia di ragazze (e donne) sul pianeta. Dopo qualche risata, finalmente, Nina uscì dalla stanza. Era appena uscita dalla doccia, a giudicare dai capelli leggermente umidi sparsi sulle spalle. Indossava un pantalone della tuta e una canotta nera con un maglioncino grigio. Nel vederlo sorrise emozionata e gli diede un bacio per salutarlo. «Che inaspettata sorpresa… tutto bene? Non credevo venissi oggi, pensavo volessi riposare dopo l’ospedale…»

Lo pensavo anch’io. «Mi dispiace distoglierti dalla tua “serata tra ragazze” di cui non voglio sapere nulla, ma potremmo parlare un attimo?»

«Guarda che se volevi venire da me… - mormorò maliziosa lei, avvicinandosi al suo petto e facendo le fusa come un gatto - …bastava una telefonata, Candy e Kat avrebbero trovato un rimpiazzo in un paio di minuti se non fossi venuta. Dai, andiamo…» Gli morsicò giocosamente il lobo dell’orecchio e gli accarezzò la guancia, sorridendo dolcemente. I suoi occhi castani, anche quella sera, splendevano: che diritto aveva lui di spegnere quella luce, proprio quella sera? Ma la verità era una promessa che lui le aveva fatto nel preciso istante in cui aveva capito di amarla, non avrebbe potuto mai mentirle. Se doveva sapere che la loro storia era pubblica, doveva saperlo da lui.

Arrivati in camera lui si sedette sul letto, tentando di non fare troppo l’eroe e sforzare la sua gamba più del necessario. Lei gli fu accanto in un attimo, gli prese la mano e lo fissò emozionata: adorava le sorprese e il fatto che lui fosse li era una sorpresa. «Dai, non fare quel broncio. Mi preoccupo se fai così, sai?»

«Nina, non sono qui… c’è una cosa che devo dirti.»

Il sorriso della mora si spense e lo fissò confusa: di solito, quando lui voleva parlarle, lei lo interpretava come un modo carino per avvisarla del fatto che volesse lasciarla. Era una sciocca a credere che i suoi sentimenti potessero svanire tanto velocemente e, soprattutto, erano totalmente assurde le spiegazioni che aveva posto quando lui le aveva chiesto spiegazioni riguardo quella sua immotivata paura. Temeva di essere inadatta, aveva detto, inappropriata, troppo bambina per lui e, al contempo, troppo matura da stancarlo. Inadatta nei mille modi e nelle mille imperfezioni che aveva. Lui aveva sorriso, aveva preso un foglio di carta e le aveva semplicemente scritto una frase “amo ogni tuo difetto, Nina Dobrev, ti amo per come sei”. Lei l’aveva accusato di plagio – erano più o meno le parole di Damon, gli aveva gentilmente ricordato – ma lui aveva risposto che non cambiava nulla, visto che intendeva davvero quello che aveva scritto.

Incapace di trattenersi, roteò gli occhi al cielo. «No, per l’ennesima volta, non ti sto lasciando, la smetti di fare la pessimista? Anche se… - prese un respiro profondo - …devo dirti una cosa comunque non particolarmente piacevole. Almeno, so che a te non piacerà. Ci hanno visti, alla festa di Halloween…»

Nina parve non capire. «Non… mi pare abbiamo fatto molto per nasconderlo. Che intendi dire?»

«Intendo dire che sta girando una foto su internet in cui io e te ci baciamo, Nina. Non è un fotomontaggio e stanno andando in iperventilazione.» Come previsto, la ragazza sbiancò. Non l’avrebbe presa bene, lo sapeva fin dall’inizio, ma sembrava essersi immobilizzata, se non fosse stato sicuro del fatto che fosse viva probabilmente le avrebbe controllato il polso. Ma non era lì per quello, era lì per confortarla e rassicurarla: sarebbe andata bene, tutto sarebbe andato bene. «Ehi, tesoro, guardami, ok? Nina, guardami. – le prese il volto fra le mani e la costrinse a guardarlo, gli occhi nocciola ancora persi chissà dove – Non cambierà nulla, te lo prometto. Lo sanno, e allora? Fino ad oggi non hanno mai avuto neanche una prova che avrebbe potuto dargli un’assoluta certezza su di noi. Perché? Perché sappiamo come gestirli, sappiamo gestire la nostra privacy e continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto…»

«No, tu non capisci. Io… non voglio che cambi. Io, te, questo. Era tutto perfetto, era solo nostro. Era l’unica cosa al mondo che non dovevo necessariamente dividere con loro, che non dovevo necessariamente commentare o su cui domanda dovevo rispondere. Mio, eri mio e ora non è più così…»

«Ehi, Nina, non fare così… io… noi. Null’altro conta, solo noi. Andrà tutto bene, sempre, come è sempre stato. Capisco perché non volessi che venissero a sapere anche questo, capisco che volevi avere una cosa tutta tua ma… ehi! Vedi il lato positivo: sai che figurone faremo io e te sul red carpet? Arrivando insieme?» Le fece l’occhiolino e fu contento di vederla sorridere tra le lacrime di rabbia che, inevitabilmente, si era fatta sfuggire.

La sua piccola, dolce e fragile Nina.

La abbracciò forte, lasciando che si accoccolasse sul suo petto, stringendosi a lui come se fosse l’unico appiglio ad una costa in un mare in tempesta, che rischiava di risucchiarla se solo avesse mollato la presa. Le accarezzò i capelli, baciandoglieli non appena sentiva che si lasciava sfuggire nuovamente un singhiozzo.

«Sarà in pandemonio. Ricordi Kevin, quello che ci disse a settembre? Adesso partiranno tante di quelle critiche da renderci la vita impossibile…»

«Chi? Tesoro, ti adorano, tutti. Lascia che i Delena e Stelena si uccidano per me e Paul, tu non c’entri. Tu vinci in ogni caso e su di te non diranno mai nulla. Sono io il vecchiaccio della situazione, il brutto lupo cattivo che ha sedotto la piccola e innocente cappuccetto rosso nel bosco. – ridacchiò quando percepì la sua gomitata nelle costole – Dolcezza, ho una gamba rotta, evitiamo di aggiungere altri traumi a questo corpo malandato?»

Lei abbandonò la sua posizione e si accovacciò a cavalcioni su di lui. «Sai che c’è? Non mi importa. Non avranno mai questo, non avranno mai noi neanche se si sforzano tanto. Io e te, noi, null’altro.» Si chinò su di lui, lasciando le proprie labbra indugiare sulla sua bocca, fino ad aprirgliele con prepotenza e assaporare il suo gusto e il suo respiro, inebriandosi ancora una volta del suo profumo e accarezzando persa la leggera peluria che le solleticava le dita, la sua barba. Lo adorava così, era il suo Ian, così. Non delle telecamere, non dei giornalisti. Suo, solo suo.

«Ora, riguardo al discorso di prima…» Lei gli mordicchiò il labbro, punendolo per quell’insolente richiesta e trascinò la coperta fino a coprirli entrambi. No, aveva ragione lui, non era cambiato nulla. Loro non avrebbero mai permesso che succeddesse. Loro erano loro, Nina e Ian, Ian e Nina. Lui era suo, lei era sua.

La mia piccola, calda, inebriante e fantastica Nina.

   
 
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