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Autore: HarryJo    20/11/2011    7 recensioni
Una Malec per il compleanno di Only_. Perché Malec is love.
Magnus aveva detto ad Alec, la prima sera, che quella era la città dell’amore. Alec ne aveva già sentito parlare, lo dicevano spesso anche i suoi, però non ci erano mai andati. Lui aveva fantasticato per gran parte della sua vita di visitarla accanto a Jace un giorno e di amare quei posti come i capelli biondi del suo parabatai. Pensava che quello sarebbe stato l’apice della sua felicità, ma ora, insieme a Magnus, non riusciva a immaginare di essere più contento di così.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Only_.
Volevi i pupazzetti Malec, ma non sono molto brava a costruirli. Aspetterò che li manderanno direttamente sul mercato – perché dovranno farlo u.u – e poi te li spedirò.
Pensavo anche di far stampare su una maglia la sponsorizzazione della mia campagna per la sensibilizzazione dei giovani d’oggi che a te piace tanto, ma per mancanza di soldi ho dovuto rinunciarvi.
Magari per Natale XD
Intanto, tutta per te è questa Fanfiction. Non è un granché, sinceramente, ma l’ho scritta con tanto amore.
Perché anche il tuo personaggio preferito è Alec, e per questo hai tutta la mia stima.
Tantissimi auguri di buon compleanno, cara. ♥

 
 

Parigi.



Era bella Parigi. Alec non ci era mai stato prima e Magnus aveva insistito a lungo per portarcelo. Vedere il Louvre, la Tour Eiffel e le Notre Dame era stato solo un piccolo sprazzo di quel soggiorno.
Alec si soffermava a guardare qualunque cosa suscitasse il suo interesse, e cioè praticamente tutto: cercava di informarsi su ogni particolare, ascoltava le guide con attenzione e si allenava a migliorare il suo francese, mentre Magnus sbadigliava, sbuffava o si prendeva gioco di lui. Chissà quante volte c’era già stato.
Magnus aveva detto ad Alec, la prima sera, che quella era la città dell’amore. Alec ne aveva già sentito parlare, lo dicevano spesso anche i suoi, però non ci erano mai andati. Lui aveva fantasticato per gran parte della sua vita di visitarla accanto a Jace un giorno e di amare quei posti come i capelli biondi del suo parabatai. Pensava che quello sarebbe stato l’apice della sua felicità, ma ora, insieme a Magnus, non riusciva a immaginare di essere più contento di così.
Era sollevato, per la prima volta in vita sua. Trovarsi così lontano dall’Istituto, dai demoni, dai suoi genitori, da Jace e Clary e dal resto del Conclave era stata una boccata d’aria fresca. Non aveva mai capito quanto si sentisse soffocare fino a quando non si era trovato distante e solo. O meglio, insieme a Magnus.
Sbadigliò. Era mattina presto e l’alba stava ancora nascendo all’orizzonte, visibile dalla loro finestra dell’albergo. I colori rossastri si facevano sempre più intensi nel cielo ancora scuro.
Nonostante fosse passato un bel po’ di tempo da quando erano partiti per la vacanza, ancora non era riuscito a rinunciare alle sue abitudini da Shadowhunter e si svegliava presto tutte le mattine, mentre Magnus restava a dormire a letto fino a tardi, avvolto nelle lenzuola calde d’amore.
Guardando quello spettacolo, Alec continuava a sentirsi sempre più leggero e felice. Valentine era morto, nessuna preoccupazione sarebbe più gravata sulle loro teste – almeno, non così ingente come una battaglia. E per ora poteva godersi la sua vacanza, il suo amore.
Spontaneamente girò la testa e si ritrovò a sorridere guardando il volto di Magnus che appena veniva fuori da sotto le coperte. I capelli erano completamente scompigliati e sembrava un gatto, assolutamente senza pensiero alcuno, avvolto nei suoi sogni più dolci. Magari stava proprio sognando lui. Alec arrossì, senza quasi accorgersene.
Non riusciva ancora a crederci di avere Magnus lì con lui, di non aver più paura di nascondersi e, soprattutto, di amarlo davvero.
« Ma perché voi Shadowhunters siete come le galline? » bofonchiò Magnus, accoccolandosi sempre di più nelle coperte. Evidentemente si era svegliato, ma non aveva la minima intenzione di alzarsi. « Dovreste dormire di più, almeno in vacanza ».
« E fare come te? » domandò Alec, sorridendo.
« Sarebbe solo un netto miglioramento per voi ».
Era strano vederlo alla mattina, senza trucco o glitter agli occhi. In realtà qualche brillantino qui e lì lo si intravedeva sempre, ma molto meno di quanto fosse normalmente. Eppure, la prima volta che aveva visto il suo pigiama, Alec non aveva potuto fare a meno di ridere, con quei colori sgargianti tra il blu e il rosso, con qualche sfumatura di fucsia. Non che avesse comunque avuto molto modo di ammirarlo con il pigiama addosso, visto che di solito era tanto se riusciva a stare con i boxer, durante le loro notti.
« Quante volte sei venuto qui? » domandò Alec. Si era seduto sul letto accanto a Magnus e continuava ad osservarlo, mentre lui rifugiava ancora la sua testa sotto le coperte.
« Una trentina, volta più volta meno » mugugnò.
« E con chi ci sei venuto? »
Non sapeva perché glielo stesse chiedendo. Ma si sentiva un nodo alla gola e aveva quasi paura di sentire la risposta di Magnus. Dopotutto lui stesso gli aveva detto che Parigi era la città dell’amore, quindi chiunque vi avesse portato prima di lui evidentemente non doveva essere solo un amico.
« Non ricordo bene » deviò la domanda Magnus. « Ho vissuto ottocento anni, ricordarsi tutti quelli che ho portato a Parigi è difficile ».
Il volto di Alec si indurì spontaneamente. Aveva per un momento sperato di essere il primo a visitare quel luogo con lui – che sciocco.
« Capisco » disse, freddo, e si alzò dal letto per tornarsene alla finestra. Quel paesaggio non era più così bello come prima, anzi. Sembrava stupido ed insignificante.
 « Alexander » sospirò Magnus, alzandosi dal letto e raggiungendolo. « Cosa c’è ora? »
Alec continuò a dargli le spalle, non aveva la forza di guardarlo negli occhi. Come faceva a dirgli che aveva paura? Che il pensiero di essere solo “uno dei tanti” lo faceva star male fino a lacrimare sangue?
Si sentiva stupido a considerare Magnus come l’unico e il solo, quando evidentemente per lui non era lo stesso. Come aveva fatto a illudersi così tanto?! Dopotutto aveva sempre saputo che era uno stregone e che quindi aveva vissuto un’infinità di anni più di lui e che ne avrebbe vissuti altrettanti dopo la sua morte. Era solo un capitolo della sua vita, e probabilmente il più insignificante.
Mentre lui aveva di nuovo affidato l’intera sua esistenza ad una persona che, tempo qualche anno, l’avrebbe dimenticato senza problemi. Magnus era solo un altro Jace, che, sebbene avesse ricambiato i suoi sentimenti, non era di così rilevante importanza.
« Nulla » mentì.
Magnus dietro di lui sospirò. Appoggiò il suo volto nell’incavo delle spalle di Alec, che subito si sentì rabbrividire.
« Nonostante sia venuto un sacco di volte prima » cominciò, parlando sottovoce, « Parigi non è mai stata così bella. Non avevo mai notato quanto fosse curata, piena di gioia e d’amore. Avevo bisogno di te per capirlo ».
« Dici sul serio? »
« A volte sei così cocciuto, Alexander ». Magnus scosse la testa e costrinse Alec a girarsi per guardarlo negli occhi. Subito il cuore cominciò a battergli più velocemente; sembrava che volesse uscire dalla gabbia del petto per raggiungere quello di Magnus e non staccarsene più. « Quando capirai che ti amo? »
Alec si sentì rabbrividire. Non era la prima volta che glielo diceva, ma succedeva sempre che quelle due semplici parole lo emozionassero e stupissero: non si era ancora del tutto abituato ad amare apertamente qualcuno e ad essere ricambiato.
Di tutta risposta, mentre sentiva le lacrime che gli raggiungevano gli occhi, Alec si buttò a capofitto tra le labbra di Magnus e lo baciò con passione. Lo strinse a sé con tutta la forza che aveva, come temendo che fuggisse da lui. Cercava di mettere ogni sentimento, doloroso o felice, che possedeva nei suoi gesti e sperava che Magnus capisse cosa stesse provando.
« Mmh » mormorò Magnus tra un bacio e l’altro. « Mi sa che oggi non ho voglia di uscire da questa stanza, fa freddo fuori ».
« Ma se ci sono venticinque gradi all’ombra! » sorrise Alec.
« Ma a me piace il calduccio del letto… E non solo quello ».
Alec arrossì lievemente. Ma dentro di lui non poteva fare a meno di essere d’accordo con Magnus.
« In effetti, fa un po’ freddino fuori, restiamo qui… a scaldarci ».
Magnus sogghignò. « Mi piace quando sei così intraprendente ».





{ Spazio HarryJo.
Yay, fa schifo. Ma io ci ho provato.
Ambientata all'inizio del quarto libro - çwç visto che la Clare non ci ha parlato di loro per metà libro ho pensato di farlo io. Ma non è un granché v.v
AUGURI ONLY! :3
A presto,
Erica Weasley
   
 
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