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Autore: Lady Anael    20/11/2011    3 recensioni
Una giovane giornalista Irlandese aiuterà i fratelli Winchester a risolvere un nuovo caso, e farà un'incontro che cambierà il corso della sua vita. Recensite, ma siate buoni!!!!!!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Respiro a fondo, lascio alle mie spalle la statale  ed imbocco la piccola strada sterrata alla mia sinistra.

I fari della mia auto gettano una strana luce nella desolazione intorno a me.

Dubito che molta gente si avventuri lungo queste strade nel cuore della notte.

Il deserto alle porte di Phoenix è una landa desolata e decisamente poco popolata. Le uniche forme di vita che si possono trovare in questi luoghi sono scorpioni e qualche sparuto coyote. Neanche i ragazzini delle baby gang osano avventurarsi qui fuori, la notte.

Troppe leggende raccontano di creature terrificanti, e troppe sono state le inspiegabili morti negli ultimi tre mesi, in città.

Scorgo in lontananza un solitario lampione. Singolo guardiano di uno sterrato incrocio.

Fermo l'auto e ascolto l'innaturale silenzio che mi circonda.

Per un istante temo che il coraggio mi abbandoni, chiudo gli occhi ed accarezzo il pendente della mia collana tentando di trarne forza.

Ricordo il giorno in cui un sedicente mago, alla Gaelic Exibition, mi disse che sarei stata destinata a condividere la mia esistenza con l'occulto. Allora lo giudicai un pazzo, ma ora le sue parole hanno assunto un inatteso significato.

Scendo dall'auto accostando la portiera senza chiuderla, l'idea di provocare rumore mi spaventa, come se potesse risvegliare chissà quale creatura, ancor più temibile di quella che ho intenzione di evocare io.

Sempre che quello che ho sentito sia vero, e non si tratti unicamente di una stupida leggenda metropolitana.

Estraggo dalla borsetta una paletta da giardino ed una piccola scatola di latta, scavo una buca profonda qualche centimetro e la deposito al suo interno.

Trattengo il fiato in attesa che capiti qualcosa.

Nulla.

Solo silenzio ed oscurità.

Stupita, ma anche un po' sollevata, muovo alcuni passi verso la mia auto.

"Cosa posso fare per te?"

La voce alle mie spalle risuona profonda e calma.

Mi volto con esasperata lentezza.

L'uomo di fronte a me, o dovrei dire il demone, indossa un lungo soprabito nero su quello che sembra essere un abito sartoriale davvero costoso. I suoi occhi, di una sfumatura decisamente cupa di verde, sembrano bruciarmi l'anima.

"Salve" gli dico educatamente e forse tentando di prendere tempo.

"Salve a te. Non vorrei rischiare di ripetermi ma, come posso esserti utile?" mi chiede piegando leggermente il capo e guardandomi con aria divertita.

Mi avvicino a lui in modo da entrare nel debole fascio luce gettato dal lampione.

"Be'" incomincia lui senza darmi il tempo di parlare "Sicuramente non è la bellezza che ti manca" dice indicandomi con un gesto della mano.

Non so se sentirmi offesa o lusingata, o semplicemente spaventata.

Abbozzo un timido sorriso e faccio un'altro passo avanti.

"Sono qui per i miei genitori" gli dico.

"Che tenerezza!" esclama con un ghigno.

"Non sono qui per farmi sfottere!" rispondo con un'inaspettato coraggio "Ho seriamente bisogno del tuo aiuto!"

"Certo, tutti ce l'hanno"

"Be', io non sono tutti" dico incrociando le braccia al petto.

"Vostra altezza vuole farmi la grazia di rendermi noti i suoi desideri?" mi chiede in tono ironico abbozzando un'inchino.

"Voglio la garanzia che i miei genitori condurranno una vita decorosa dopo che io me ne sarò andata" dico tutto d'un fiato, come se interrompermi volesse dire perdere quest'occasione.

"Capisco" mormora portandosi una mano sotto il mento con fare pensoso.

Per un istante nessuno dei due parla.

"Dato che dobbiamo discutere" incomincio io tentando di sostenere il suo sguardo "Vorrei almeno sapere il nome del mio interlocutore"

Il demone ride sommessamente scuotendo il capo.

"Crowley"

"Bene, allora..."

"Frena" mi dice tendendo in avanti un braccio "Tu sai il mio nome, ora io voglio sapere il tuo"

Il pensiero di mentirgli, di dirgli un nome falso, si fa strada nei miei pensieri, ma mi rendo conto che tale bugia, a questo punto, non avrebbe senso.

"Aíbell (Evil)" mormoro.

Lui mi osserva con un aria che mi pare stupita.

"Evil? Male?" chiede alzando un sopracciglio.

"Aíbell" lo correggo "È' un nome gaelico. Come potrai capire sono irlandese" dico indicando i miei capelli rossi raccolti in una piccola coda.

Ride ancora, una risata che mi mette i brividi.

"Bene, Aíbell la gaelica, perché mai dovrei aiutarti?"

"Io non posso garantire un futuro felice alla mia famiglia, e voglio che loro siano felici" dico abbassando gli occhi a terra.

"Dopo che te ne sarai andata hai detto... Andata dove?" mi chiede con aria innocente.

Mi chiedo se davvero non abbia capito di cosa sto parlando. Se così fosse, meglio ancora.

"Non sono affari tuoi, lo saprai a tempo debito. Assicurami solo che la mia famiglia starà bene!"

"Però, che caratterino, Evil la gaelica! Hai davvero un bel coraggio a rivolgerti a me con questo tono!"

Lo fisso allibita ed un sorriso isterico si apre sulle mie labbra.

"Non ti devo rispetto. Siamo qui semplicemente per un patto. Tu dai qualcosa a me ed io do qualcosa a te. La mia anima, in questo caso!"

Crowley non mi risponde ma si limita a camminare avanti ed indietro di fronte a me, come se stesse cercando dentro se la soluzione ad un'immenso dilemma.

Tutto questo non preannuncia nulla di buono.

D'improvviso si ferma a non più di dieci centimetri da me. L'inattesa vicinanza mi fa sentire tremendamente a disagio.

Immaginavo che i demoni emanassero un qualche odore sgradevole o perlomeno qualcosa che ricordasse lo zolfo, invece il profumo speziato della sua colonia mi giunge piacevole, alle narici.

"Sei davvero una donna particolare, così come lo è il tuo nome, Evil. Forse non prenderò la tua anima..."

Lo guardo con sospetto.

"È che cosa vuoi?" chiedo con timore.

"Ci penserò... Una bella ragazza come te può sempre tornarmi utile..." mi risponde sorridendo con malizia.

Forse sarebbe stato meglio se avesse accettato la mia anima!

"Ed il patto?" la mia voce lascia trasparire tutta la mia preoccupazione.

"Per ora nessun patto, dolcezza. Quando sarà il momento ne parleremo"

"Il momento?"

"Non stai ancora morendo!" dice incrociando le braccia dietro alla schiena ed allontanandosi da me con noncuranza.

Be', almeno ha capito qual'è il problema.

Una bella mattina di due mesi fa mi sono svegliata con un forte mal di testa e tre settimane dopo la risonanza magnetica ha evidenziato un tumore cerebrale. Avanzato. A ventotto anni.

Non l'ho detto con nessuno e non ho sicuramente intenzione di raccontarne i dettagli a questo demone.

"Quindi ci lasciamo così?" gli chiedo muovendomi nella sua direzione.

Quando si volta verso di me, resto pietrificata. I suoi occhi sembrano volermi bruciare viva.

"Se vuoi possiamo fare un po' di ginnastica" ringhia mimando un gesto tutt'altro che equivoco con la mano "Ma credo che per questa volta passerai"

Il mio cuore perde un battito, gli occhi mi si riempiono di lacrime ma le ricaccio indietro.

In un'attimo Crowley è scomparso, ed io resto sola, in mezzo al nulla con un pugno di mosche.

  
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