Mi chiamo Sabrina. Tempo fa, odiavo il mio nome, per questo motivo mi facevo chiamare da tutti Sabry. Avevo quindici anni, abitavo a Bari e frequentavo il liceo linguistico. Amavo scrivere, leggere ma soprattutto cantare e giocare a basket. La mia vita è cambiata da quando è successo quel che è successo e adesso capirete il perché.
Avete presente cosa significhi essere innamorati di qualcuno? Credo che tutti lo siano stati.
Ecco,anch’io lo ero un po’ di tempo fa. Il mio,però era un amore diverso dagli altri. Era, si chiamiamolo così, un amore platonico. Per chi non sapesse cosa significhi, è quando si ama una persona senza avere contatti con essa. Ero innamorata del mio idolo. Justin Bieber.
Purtroppo, questo non rimarrà un amore platonico, ma ben altro…
Tutto iniziò quel fottuto 28 Giugno. Ero in camera, sdraiata sul letto, cuffie nelle orecchie e mi lasciavo prendere dalle note di quel meraviglioso ragazzo. Pensavo a quanto sarebbe stata magnifica la mia estate. Musica, feste, mare, di tutto, tranne I RAGAZZI. Dopo l’ennesima delusione, ero convinta di potermi divertire anche senza quegli esserini noiosi che se ne sbattano altamente di te. Odiavo chiunque fosse ‘fidanzato ufficialmente’ su facebook e avesse fotografie nelle quali ci si scambiava baci che a volte diventavano trapianti di gola. Ma no, avevo aspettato nove lunghi mesi quel momento ed ero pronta a tutto. Eccetto questo……
-Sabry!- Urlò mia madre dalla cucina. –Scendi, io e papà dobbiamo parlarti-
‘Aaah che palle’ pensai. Sicuramente avrebbero parlato di una di quelle gite tra famiglie che tanto odiavo.
Scesi i gradini, ad uno ad uno più annoiata che mai e arrivai in cucina.
-Cosa c’è? E’ così importante? Justin sta per essere trasmesso in radio-
-Senti, amore- ‘Scusa? Ho capito bene? AMORE? Da quando mia madre mi chiamava così? Doveva essere successo qualcosa di veramente grave. Una strana ansia mi salì in gola. Aspettavo riprendesse a parlare ma NIENTE. Fissavo i suoi occhi vuoti e notavo solo un’infinita tristezza che stava quasi per impadronirsi di me.
-Dai mamma, che succede? Devo preoccuparmi?-
-La prossima settimana ci trasferiamo..-