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Autore: mirmominkia    20/11/2011    4 recensioni
Ma non riuscì nemmeno a fare un passo che si ritrovò due robuste braccia intorno al collo.
Dean gli si era, proprio in quel momento, scaraventato contro, restituendo l' abbraccio di prima.
Sam non mosse un dito. Sentiva il pesante respiro di Dean sul collo, e non poteva negare di quanto amasse quel momento.
"Non sei mai stato un peso!"
Credo si tratti della mia prima Wincest (se è una Wincest)..
Nulla è detto in maniera esplicita.. bho fate un pò voi! è solo accennato dello slash quindi "RAITING GIALLO"
Contesto: fine quinta stagione!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Salve :D
Ho scritto questa cosuccia ieri notte.. Praticamente ormai scrivo solo o di notte o la mattina tra i banchi di scuola! Ammetto che ci ho messo un pò, e ieri mattina avevo due occhiaie enormi (sembravo vittima della droga).
Nonostante tutto spero apprezziate.. e spero di lasciare ciò che io ho provato nello scriverla.
La dedico a tutti gli amanti delle Wincest, poichè (anche se non è detto in maniera esplicita) si intravede dello slash.

che dire.. commentate e BUONA LETTURA! :)




 

Continuamo a marciare..



L' auto sfrecciava velocemente sull' umida strada.
Le gomme quasi scivolavano sull' asfalto bagnato, mentre ancora poche gocce d' acqua sbattevano sul vetro.

Dean era infastidito  dalla pioggia.
Probabilmente in un altra circostanza l' avrebbe gradita, ma guidare con la sua piccola in quelle condizioni era insopportabile.
Per tirarsi su di morale accese la radio, infilando una vecchia cassetta che Sam aveva recentemente trovato nello scatolone del fratello.
Ma per quanto ci provasse, Dean non riusciva a smettere di pensare. La canzone "Hey Jude" dei Beatles non lo sollevava affatto, solo lui sapeva quanti significati nascosti ci fossero celati dietro quella musica, quelle parole.

Hey Jude don’t make it bad,
Take a sad song and make it better,
Remeber, to let her into your heart,
Then you can start to make it better.

Fece giusto per ascoltare il primo verso, quando con aria malinconica spense nuovamente la radio.
Sentiva che il suo cuore veniva, a poco a poco, sempre più a lacerarsi. Quel che aveva fatto, lo aveva fatto senza rifletterci su. Era venuto spontaneo, e tutte quelle parole erano uscite dalla sua bocca senza che nemmeno se ne rendesse conto.

"Ma che diamine ho fatto?"
Continuava a ripetere a se stesso.

Nonostante tutta la malinconia che lo stava affliggendo, continuava ad essere preoccupato.
Sam gli mancava, voleva rivederlo. Si sentiva a pezzi, e nessuno lo avrebbe potuto biasimare.
Si strofinò gli occhi, posando poi le sue mani sulle tempie. Il pensiero lo affliggeva, e stava diventando insopportabile.

L' auto continuava a correre sulla strada, pur avendo al suo interno un conducente ignaro di dove si stesse dirigendo.
Il ragazzo era convinto di dover chiarire, una volta per tutte, la questione col più piccolo dei Winchester. Eppure, in parte temeva la cosa.
Erano ormai tante settimane che non facevano che affrontare lo stesso argomento.

Loro erano i prescelti..
loro avrebbero posto fine all' Apocalisse!

Avrebbero accettato i loro ruoli, pur consapevoli che si sarebbero uccisi a vicenda.
Michele avrebbe distrutto Lucifero, o viceversa, nello stesso modo in cui Dean avrebbe sconfitto suo fratello.

Ma come? Come poteva tollerare di porre fine egli stesso ai giorni del suo amato Sammy?
Nessuno avrebbe retto tanto, nemmeno Dean, che con ostilità continuava a  reprimere quei sentimenti che provava per il suo fratellino.
Dovevano parlare, dovevano farlo assolutamente.

L' auto sgommò celermente in mezzo alla strada, mentre il vento scuoteva la rete di fitti alberi intorno al territorio circostante.
Dean si era convinto a prendere in mano quel dannato cellulare, a scendere da quel dannato sedile, e a chiamare il suo dannato Sammy.
Incurante della pioggia scivolò giù dalla macchina velocemente, tracciando sullo schermo il numero di suo fratello.

"Sam, sono io. Hai la segreteria! Forse non vuoi parlarmi, e.. bhè, chiamami presto!"

Eppure, prima di terminare quel messaggio, e prima di schiacciare quel dannato bottone rosso, ricordò al fratello di volergli un gran bene.
"Sappi solo.. che mi manchi, e che ti voglio bene!" terminò.

Rimase immobile, davanti alla strada. Si rinfilò il cellulare nella tasca del cappotto, e con il viso bagnato arricciò il naso, come era suo solito fare.
Non si mosse da lì nemmeno per un istante.

Trascorsero dieci minuti, nel quale lui continuava a tener sott' occhio la tasca che contenva il telefono, aspettando la risposta di Sam che sapeva sarebbe arrivata.

Passarono venticinque interminabili minuti. Eppure non si era mosso di un millimetro dalla sua postazione, ancora fiducioso.
Non gli fregava niente del vento che si era improvvisamente alzato, e non gli fregava niente di essere completamente fradicio. Pensava solo al suo Sammy.

Allo scocco della mezz' ora trascorsa, il suo desiderio si realizzò, e il cellulare squillò.
"Sam, oddio. Come stai?"
Il maggiore rispose veloce come un lampo al suono della voce del fratello, che sembrava non sentisse da secoli.
"Dean, stai bene? pensavo di trovarti in camera.. vedi, volevo parlarti."
"Vuoi parlarmi?"
Sam non rispose immediatamente. Il fratello maggiore riprese parola.
"Sei al motel? Arrivo subito, ok?"
L' altro si limitò a fare un suono di accondiscendenza con la voce. Alle orecchie di Dean sembrava quasi imbarazzato, ma la cosa più di tanto non lo turbava. Interruppe la chiamata col fratello, gettandosi davanti al volante dell' Impala.


Due ore dopo Dean aveva tra le sue mani la maniglia della porta della camera. Lentamente la aprì.
"Sam!" urlò.
Poi, trovandosi di fronte a quella scena, si mise la mano davanti alla bocca, pentendosi dell' urlo appena fatto.
Sam era disteso sul letto, a pancia in giù, addormentato come un ghiro.
Dean sghignazzò divertito.

Si lasciò cadere sul letto di fronte, posizionando il suo volto proprio di fronte a quello del fratello. Gli piaceva guardarlo dormire, gli ricordava quando da piccolo Sam lo obbligava a farlo restar sveglio, così da potersi distrarre su tutto quello che poteva esserci fuori.
Divenne improvvisamente malinconico, perchè ora iniziava a riflettere su quanto il piccolo di casa avesse patito nella sua infanzia. Dean aveva fatto  il possibile per proteggerlo, per matterlo al sicuro. Era sempre stato il suo compito.
Al pensiero che, dopo tutto quello che avevano passato in questi anni, sarebbe stato proprio lui a non tener conto di ciò che aveva promesso a sè stesso, si alzò di scatto.

Sam probabilmente sentì gli scricchiolii del parquet in legno sotto i piedi di Dean, cosicchè, ancora assonnato, si alzò lentamente dal letto.

"Dean, mi ero addormentato!" rise il più piccolo.
Dean rimase voltato, di fronte alla soglia della porta, che aveva intenzione di oltrepassare.
"Te ne stai andando?"
Il fratello maggiore scoppiò in una risata improvvisa, osservando il volto di Sam.
"Sono proprio stupido. Pensavo davvero di poter sistemare le cose. Ciao, Sam.. di nuovo."
Detto questo afferrò la maniglia.
"Te ne stai andando.. di nuovo! E di nuovo mi stai abbandonando."

Dean sospirò, e dopo aver ingoiato un paio di volte a vuoto si rivolse al fratello con aria irritata.
"Smettila, Sam. Piantala di scaricare i tuoi problemi sempre su di me. Sono stanco di sentir dire che le cose vanno sistemate, che bisogna parlare e tutte queste altre stronzate."

Il volto del maggiore era in preda a un attacco di ira, e i suoi occhi erano infiammati.
Sam non parlò, aveva compreso che quello per Dean era una sorta di sfogo, e non lo interuppe.
"Non c' è niente da sistemare! Tu ed io siamo destinati a fare la fine che meritiamo.. accetteremo i nostri ruoli, e saremo in grado di porre fine una volta per tutte a questa storia!"
Sam si alzò di scatto, afferrando il fratello dal giubbotto. Lo fissò negli occhi verdi luccicanti, dove vide apparire un segno di disperazione.
"Stà zitto!" gli disse.

Spinse il fratello maggiore contro la porta, posando la sua testa sul collo dell' altro.
"Non parlare Dean, non ora."

Dean rise. Aveva capito qual' era il desiderio del fratello, ma la cosa lo disgustava a tal punto che avrebbe preferito continuare a stare sotto la pioggia.
"Questo è davvero ciò che vuoi?" chiese strofinando le guance di Sammy. "Vuoi vivere così gli ultimi momenti della nostra vita? Fingendo che vada tutto bene, come se non stesse succedendo nulla?"
Sam non rispose, strinse solo più forte il fratello tra le sue braccia.
Dean, per quanto la cosa gli dispiacesse, non ricambiava quell' abbraccio.

"Non dire di si, Dean."

Il più grande si divincolò dalla stretta presa di Sam, e lo fissò disperatamente negli occhi.
"Non dirlo.. ti prego!"
Il supplizio di Sam si trasformò presto in un disperato pianto, e presto le sue guance vennero rigate dalle lacrime.
"Io l' ho liberato, è mio compito. Ma te Dean, puoi ancora tirarti indietro."

Dean spinse il fratello lontano dal suo volto.
"No!" urlò.

Non voleva. Non poteva permettere che il suo amato fratello avrebbe combatutto da solo questa guerra. Se sarebbe successa una cosa del genere, lo avrebbero fatto insieme. Dean avrebbe combattuto con lui, tenendo i suoi occhi fissi e ben aperti. Rendendogli noto il fatto che gli sarebbe stato vicino. Lo avrebbe fatto sempre, come gli aveva promesso quando erano bambini.
Non voleva perdere, non avrebbe mai permesso che glielo portassero di nuovo via.

Eppure Sam era convinto di quanto gli stava dicendo.
"Tu non dirai mai a quel bastardo quel fottutissimo si!"

Gli occhi di Dean si riempirono di lacrime; per una volta nella sua vita non sentì il bisogno di proteggere, ma si sentì protetto dalle parole di suo fratello.
"Tu non lo farai, non sarai tu ad uccidirmi. Io non posso permettere che questo accada!"
"Sam smettila ti prego!" supplicò Dean.
"No, tu sei mio fratello! Se stai parlando così è solo perchè sei ancora condizionato da quella maledetta promessa!"

Il più grande si girò di scatto, tirando un pugno sulla porta. Quella situazione la odiava, poichè suscitava in lui molta tristezza.
"Non posso credere che tu mi stia dicendo questo, Sam!" urlò in preda alla collera.
"Questa volta lascia che sia io a fare qualcosa per te! Non dire di si, ti prego!"

Dean tacque.
Le parole che in quel momento i due si erano rivolti erano peggio di lame affilate, erano in grado di lacerare l' animo, e di farci tanti piccoli coriandoli.
Sam si avvicinò ancora di più al volto del fratello, rivolgendogli un sorriso piuttosto macabro.
"Dean, è il mio ultimo desiderio."

Il fratellone fece un cenno con la testa, e celermente uscì dalla stanza.
I pensieri nella testa di Sam sembravano scoppiare.
Dean lo aveva lasciato lì da solo, di nuovo.
Dean se ne era andato, di nuovo.
Dean stava soffrendo, di nuovo.
E, di nuovo, Sam non poteva fare altro che rimanere a guardare.

Il Winchester per eccelenza, dopo essere uscito dalla stanza ed aver raggiunto il parcheggio, rimase immobile di fronte alla sua auto.
Stava riflettendo attenatamente a quanto Sam gli aveva appena detto. Lo faceva star male tutto questo, ma era abbastanza abituato ai drammi.
Con ancora gli occhi ricoperti dalle lacrime, tirò fuori dalla tasca del giubbotto le chiavi, deciso a riintraprendere di nuovo la strada che aveva precedentemente abbandonato.

Ma la sua testa diceva una cosa, e il suo cuore ancora un' altra. Il suo istinto lo spingeva ad andarsene, a lasciare alle spalle ogni cosa o persona rammentassero il suo dolore. Ma questo significava scordare Sammy?

Dean non poteva permetterlo, non poteva scordare la persona più importante della sua vita, la stessa persona da cui dipendeva, la stessa persona che lo faceva ridere, piagere.. continuare a vivere.
La stessa parsona per il quale sapeva di nutrire qualcosa. Pur sapendo di quanto nascosto fosse questo sentimento, pur continuando a reprimerlo, sapeva che ogni volta che Sam lo guardava, o gli parlava, questo veniva a galla.

Non poteva scordare la persona che lo aveva convinto a rinunciare a dire "si". La persona che era disposta a sacrificarsi per la causa. Colui che sarebbe stato l' eroe della vicenda.
No, non poteva scordare suo fratello.

Non doveva dire quel si! Era l' ultimo desiderio che Sam aveva. Come poteva deluderlo?

Sam lo raggiunse velocemente fuori, incurante anch' esso della pioggia.
Non gli importava di come suo fratello lo stava guardando, del sorrisetto falso e macabro che aveva stampato sul volto.
Si posizionò esattamente davanti a lui, che era appoggiato alla portiera dell' Impala.

"Non mi frega più niente, Dean! Non ho più niente da perdere! Te lo dico chiaro e tondo, tu non accetterai la proposta del bastardo."
Dean sghignazzò girando il volto.
"No? E chi mi fermerà, tu Sammy?"
"Dean, vaffanculo! Come puoi ancora non comprenderlo?"

Negli occhi di Sam si notò un segno di malinconia.
"Ti prego, tiratene fuori! Io non permetterò che succeda questo. Non posso permettere che tu muoia!"

Dean si alzò di scatto, avvicinandosi velocemente al fratello. Gli mise il volto davanti, con la furia negli occhi.
"E io, Sam? Io che dovrei fare? Rimanere fermo e vedere come mio fratello verrà ucciso?"
Sam non rispose.

"Vaffanculo! Dannazione, mi stai chiedendo di lasciarti al tuo destino? Di fare l' allegro fratellino al tuo fianco. Dimmi come cazzo posso farlo se so che domani potresti essere morto?"
Sam sospirò. Lui voleva solo che suo fratello non soffrisse più, almeno non più per causa sua.
"Come ti sentiresti, Sam?" continuava il maggiore. "Come ti sentiresti sapendo che la persona per cui nutri qualcosa ti chiedesse di abbandonarlo?"

Sam dilaniò gli occhi. Quelle parole lo stavano torturando.
Nessuno dei due si aspettava una simile conversazione, non quella sera almeno.
"Rispondimi!" urlò Dean.

Il solito vento autunnale si era alzato improvvisamente, e accarezzava i volti seri dei due fratelli.
Erano da soli, in quel parcheggio. Era notte fonda, e il territorio circostante era tranquillo.

Sam era rimasto immobile, come se fosse trattenuto dalle parole di Dean.
"Sam, io.. non ti lascerò da solo!"
Negli occhi del più grande si intravedè una sorta di profonda e intensa emozione. Una cosa che Sam raramente aveva visto, ma che gli sciogleva il cuore ogni volta.

"Se tieni a me veramente, promettimi solo questo!" erano le ultime parole di Sam.
Detto questo si girò dalla parte opposta, facendo segno di tornare dentro.
"Io non voglio più fare danni! Dean, è l' ultima cosa che voglio.."

Iniziò a singhiozzare, cercando di trattenere quel peso che aveva in gola, e che sapeva sarebbe uscito presto.
Dean lo fissava, sentendo la preoccupazione nel suo tono.
"Io non voglio più essere un peso!"

Le sue guance si rigarono. Sam aveva accettato il suo ruolo, sapeva che doveva porre fine a tutta questa storia. Significava soffrire, patire altre torture, ma era tutto quello che poteva fare.
Allungò la gamba, con sguardo serio. Ma non riuscì nemmeno a fare un passo che si ritrovò due robuste braccia intorno al collo.
Dean gli si era, proprio in quel momento, scaraventato contro, restituendo l' abbraccio di prima.
Sam non mosse un dito. Sentiva il pesante respiro di Dean sul collo, e non poteva negare di quanto amasse quel momento.

"Non sei mai stato un peso!"
Le parole fuoriscirono limpide dalla bocca di Dean. Amava il suo fratellino, e sapeva bene che non era mai stato un peso per lui.
A volte lo aveva solo pensato, altre volte glielo aveva anche detto in faccia, ma mai lo aveva ritenuto vero.
"Se davvero saresti stato un peso, ora non saremmo qui probabilmente. Io non ti starei dicendo queste cose!"

Sam ascoltava le parole del maggiore con gli occhi gonfi e pieni di lacrime.
"Idiota! Se tu fossi stato un peso io non sarei andato all' inferno per te!"

Il vento cessò di botto, gli alberi smisero di scuotersi. Sembrava che il tempo si fosse fermato, e che la Terra avesse interrotto il suo ciclo di rotazione.
I ragazzi erano rimasti lì, immobili e in silenzio.

"Dean, scusa!"
"Va tutto bene.. sono qui!"

 

La notte passò velocemente, e i ragazzi non chiusero occhio.
Erano rimasti nella camera del motel immobili, seduti sul letto. Ogni tanto si lanciavano uno sguardo, e solo con quello si dicevano tutto.

Le cinque di mattina erano ormai passate da una mezzoretta, e l' intera camera si era colorata con i toni dell' alba.
"Tutto bene?" chiese Dean, fissando il fratello.

Sam era seduto sul letto di fronte alla finestra. Ammirava quel magnifico effetto a cui madre natura lo poneva davanti.
Il suo volto pareva (almeno agli occhi dell' altro) ancora preoccupato.

Stava riflettendo su tutto quello che aveva passato ultimamente.
Era consapevole di tutto ciò che aveva fatto. Sapeva di aver fatto molti sbagli, e che, spesso, con i suoi errori aveva fatto soffrire Dean. Tutto per lui era spinto dalle intenzioni migliori, ma era troppo ingenuo per accorgersi di ciò che si celava dietro ogni cosa.
Dean lo aveva perdonato, suo fratello gli era rimasto vicino nonostante tutto il male che le loro azioni avevano creato.
Dean c'era rimasto sempre, aveva tenuto fede alla promessa.

Tutto questo sollevava l' animo affranto del più giovane, che nonostante tutto era riuscito a distogliere il fratello maggiore dalle sue intenzioni.
Dean si era arreso, e non avrebbe accettato il suo ruolo.

"Non mi dimenticherai, vero?" chiese.
"Cosa?"
Sam inclinò le sopracciglia.
"Quando non ci sarò più.. tu non mi dimenticherai?"

L' altro sbuffò, e lentamente cadde sul letto accanto a Sam.
Il piccolo aveva accettato di subire ogni tipo di sofferenza. Era consapevole di ciò a cui andava incontro dicendo si a Lucifero, ma era suo compito.

Lui l' aveva liberato.. e lui l' avrebbe fermato.

"Come faccio?" rise Dean. "Come posso scordare la mia adorata spina nel fianco?"
Sam abbassò la testa.
Si aspettava una risposta del genere, era convinto che sarebbe arrivata, ma doveva averne la certezza.

Erano così tante le cose che gli venivano in mente vedendo il volto comprensivo del fratello. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma forse non le ricordava, o, semplicemente, gli mancava il coraggio.
Ingoiò a vuoto un paio di volte, e dopo alzò nuovamente lo sguardo verso la finestra. Un filo di sole era spuntato da dietro il ricco fogliame dell' albero che era posto proprio di fronte a loro.

"Ci sono così tante cose che vorrei dirti ora che siamo soli e abbiamo un pò di tempo per parlare.." continuò Sammy.
Dean socchiuse gli occhi, curvando le carnose labbra verso il basso.
"..ma non mi vengono le parole."

Ironicamente il maggiore afferrò le spalle di Sam.
"Mettiamoci a letto, Sam. Non abbiamo chiuso occhio e siamo stanchi." rise.
Probabilmente voleva solo distogliere la mente del fratello dai soliti pensieri. Quella notte era stata già abbastanza faticosa senza iniziare ad intraprendere una nuova conversazione.

"No, io so che volevo dirti.." continuava Sam.
Dean lo fissava spaesato, sembrava quasi si trovasse in uno stato di trans. Gli occhi del più piccolo si iniziarono a riempire nuovamente di lacrime.
"Lo so, ma ho paura!" terminò. "Ho paura di dirtelo!"

Istantaneamente afferrò la camicia del fratello seduto vicino a lui.
Dean non si mosse, rimase immobile, fissando il volto dell' altro. Probabilmente Sam voleva sentirlo vicino, ancora una volta.

"Ho paura!"

Nuovamente alzò lo sguardo verso il luccicante vetro della finestra posta davanti a lui, mentre il sole ormai sorto illuminava il suo volto.
Non distogliendo lo sguardo Dean si ritrovò al cospetto di un Sam singhiozzante e spaventato.
"Io.. io.."

Poi, dopo essersi passato le mani davanti al volto, scoppiò in un disperato pianto. Tutta la frustrazione raccolta in quel momento lo portarono  a gettarsi nuovamente tra le braccia di Dean.
"Io.. non voglio morire!"

Un pianto austero seguito da urli di disperazione invasero il cuore del fratello maggiore, che aveva cercato di astenersi da tutto questo. Sam era lì, tremante e desolato.
Era attaccato al suo petto, stringendolo forte a sè.

"Io voglio vivere!"
Dean non poteva sopportare una simile tortura. Vedere suo fratello piangere era già abbastanza, ma sentire quel supplizio era un pugno allo stomaco.
Non poteva fare niente, non sapeva che dire.

"Voglio continuare a vivere.. voglio vivere!"

Le parole di Sam rieccheggiarono come tuoni nella stanza, mentre Dean, mordendosi il labbro, spettinava i capelli del fratello attaccato a sè.
Avrebbe voluto tirarlo su di morale, avrebbe dovuto porre fine a tutto questo schifo.
"Calmati adesso!"
Eppure questo era tutto ciò che riusciva a dire.

Il pianto di Sam si faceva sempre più disperato. Per quanto ci tentasse non riusciva a trattenere i fiumi di lacrime che fuoriscivano dai poveri occhi.
Dean tratteneva il suo istinto, che diceva ancora una volta di non dar retta a quanto il fratello gli avesse detto precedentemente. Ma glielo aveva promesso.
Si limitò ad alzargli la testa e baciargli la fronte.

"Che devo fare, Dean?"

Il più grande si passò la mano tra i capelli. Tutto ciò che doveva fare era quello che gli era stato chiesto.
"Sam, io sono fiero di te!"

A quelle parole Sam alzò la testa, osservando il sereno sguardo che suo fratello gli poneva davanti.
Non era un sorriso finto, non era macabro.. Dean stava sorridendo davvero.

Dean era fiero di lui.

"Sei tu che mi stai salvando ora, Sam. Tu stai salvando tutti."
Le parole che Dean disse erano forti e vere come l' amore che i due provavano a vicenda.
"Per quanto mi costi dirlo, stai facendo la cosa giusta!"



Poco dopo il sole era sorto del tutto, e anche i giovani Winchester si ritrovarono al cospetto della luce dopo quella lunga ed interminabile notte.

Dean si sollevò lentamente dal letto.
"Sam, vado a prendere la colazione. Aspettami qui."

L' altro fece un cenno di accondiscendenza con la testa, e ancora frastornato si diresse davanti la finestra.
Dean si scansò velocemente verso la porta, e dopo aver lanciato un altra allegra espressione al fratello uscì dalla stanza.

Tutte queste piccole cose avevano colmato di gioia il cuore di Sammy.
Sapeva che tutto ciò che stava facendo.. lo stava facendo per l' ultima volta. Sapeva che non avrebbe più visto il sorriso idiota di Dean sul suo volto; sapeva che non l' avrebbe più dovuto aspettare con la colazione; sapeva che non avrebbe più detto al fratello di quanto disgustosi fossero i suoi generi musicali. Sapeva che non si sarebbero più trovati insieme sull' Impala del padre.

Eppure, nonostante tutto, era felice!

Dopo tutto quel tempo, tutti quegli errori, e tutte le cose che avevano passato, erano riusciti ad ottenere quello per cui hanno sempre combattuto.
Alcune azioni avevano fatto cadere alcuni pezzi di quel magnifico puzzle che insieme avevano costruito. Ma ora erano insieme, pronti a rimediare a tutti gli sbagli commessi. Nel corso del tempo si sono accorti di quanto l' uno fosse irrimediabilmente dipendente dall' altro.
 Dean aveva perdonato suo fratello, e lo aveva fatto senza indugi. Temeva di perderlo, era una cosa che non poteva permettere.
Sam era tutto.

Il loro tempo era lì, adesso!

Continuamo a marciare,
e se cadremo.. cadremo insieme.



 

  
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