Disclaimer: Glee appartiene alla Fox. La
storia invece appartiene a Tae-la-la e potete
trovarla qui.
Grazie a Silke per
il betaggio <3
(ergo, ora è tutta
colpa sua)
Bad Choices
Era stata
una cosa stupida.
O meglio, Kurt sapeva di essere stato stupido, soprattutto perché era lui che
di solito prendeva sempre la decisione giusta. Sapeva che stava per cacciarsi
nei guai: erano guai che sapevano di alcool, nachos e di fumo che fluttuava dal
seminterrato della casa di Azimio. Tutti sapevano che, in occasione del loro
anniversario, i genitori di Azimio erano partiti per una seconda luna di miele,
di conseguenza tutti sapevano che per il resto del fine settimana a casa sua ci
sarebbe stata una festa a base di alcool. La squadra di football e le Cheerio
(tranne ovviamente il mollaccione Finn, la perfettina Quinn o la svampitissima
Brittany) erano diventati parte integrante dell’arredamento e, notte dopo
notte, il resto del corpo studentesco andava e veniva da quella casa. Anche molti
del Glee Club erano andati alla festa e ognuno di loro era tornato con qualcosa
da raccontare. Nessuno però si sarebbe mai aspettato di trovarci lì Kurt,
eppure il ragazzo aveva ceduto alla curiosità. Era esattamente una settimana
che lui e Blaine si erano lasciati e Kurt era alla ricerca di qualcosa che lo
facesse sentire di nuovo vivo, pur non sapendo con esattezza cosa volesse. Il
mondo perfetto che si era costruito nella sua testa gli si era rivoltato contro
e lo rendeva furioso vedere che, attorno a lui, la vita continuava a scorrere.
Aveva la sensazione che le cose sarebbero dovute andare diversamente: aveva
rotto con il suo primo e unico ragazzo ma il mondo continuava a girare lo
stesso… forse aveva semplicemente bisogno di fare qualcosa di nuovo e diverso.
E ora si
trovava lì, anche se ne ignorava di preciso la ragione, con in mano un
bicchiere di plastica rossa contenente qualche sostanza alcoolica non meglio
identificata. Probabilmente qualcuno facente parte – ma anche no – della
squadra di hockey doveva avergli offerto da bere. Kurt non si era mai sentito
così fuori luogo.
“Non
dovresti essere qua.”
Kurt
riconobbe all’istante la voce che lo raggiunse alle spalle e avvertì un vago
senso di sollievo e rabbia messi assieme senza che però fosse in grado di dire
quale dei due fosse il più adatto alla situazione.
“Non
penso che la cosa ti riguardi.”
“Kurt…
dovresti andartene. Sul serio. Non è un posto adatto a te. Vali molto di più di
tutto questo.”
La voce
di Dave era morbida e, nonostante la reazione ostile di Kurt, si capiva che era
preoccupato.
“Probabilmente
no, David” rispose Kurt girandosi verso il ragazzo.
Dave
sbuffò e, dopo aver lanciato uno sguardo agli altri ragazzi per essere sicuro
che nessuno li stesse guardando, riportò la sua attenzione su Kurt: farsi
vedere insieme a lui era l’ultimo dei suoi desideri, ma aveva ancora qualcosa
da dirgli.
“Capisco
che tu sia triste perché ti hanno appena mollato, ma restare qui fino a che la
situazione non prenderà una brutta piega – lo sai che succederà – non ha
senso.”
Kurt
sostenne lo sguardo dell’altro e portandosi il bicchiere alle labbra ne prese
un sorso. Dave si lasciò scappare un lamento frustrato e spostò la sua
attenzione verso un punto indefinito della stanza, quasi avesse l’impressione
che in quel momento guardare Kurt fosse un peccato mortale non vedendo che il
ragazzo nel frattempo stava cercando di soffocare un colpo di tosse. Il drink
era risultato essere più alcolico di quanto pensasse.
Dave non
riportò lo sguardo su Kurt e quest’ultimo bevve di nuovo, approfittando ancora
della distrazione dell’altro per soffocare un altro colpo di tosse.
***
Kurt si
aggrappò allo schienale del divano con il terzo – o forse era il quarto – drink
che ondeggiava pericolosamente nell’altra mano. Gli altri ragazzi avevano
continuato a passargli bicchieri stracolmi di alcool e lui aveva semplicemente
continuato a bere, convincendosi che ci fosse solo una minima quantità di
alcool sul fondo del drink. Non era nemmeno sicuro di cosa stesse bevendo, ma
faceva comunque schifo. Non aveva nemmeno parlato veramente con qualcuno, si
era limitato a vagolare per la casa origliando qua e là brandelli di
conversazioni e mangiando qualunque cosa gli capitasse sotto mano, poco
importava cosa fosse. Non era successo nulla di avventuroso o inaspettato e
quella sera non aveva nulla che valesse la pena essere raccontata.
Improvvisamente
qualcuno lo urtò facendogli perdere l’equilibrio e rischiare così uno
spiacevole frontale con il pavimento di legno massello, se una mano gli avesse
afferrato saldamente il polso giusto in tempo. Kurt fece un ampio sorriso e
rovesciò la testa appoggiandosi a una spalla dall’aria forte e muscolosa.
“Mh,
grazie Dav-” disse sbarrando poi gli occhi trovandosi davanti un ragazzo che
ricordava a malapena di aver intravisto nei corridoi del McKinely.
“Non sei
Dave, quindi grazie… Tizio.”
Perché
gli era venuto di dare per scontato che si trattasse di Dave? Probabilmente perché lui è l’unica persona
che si preoccupa per te, lo rimproverò un’antipatica voce nella sua testa.
Ok, colpito e affondato, ora però
stai zitta.
“Joel”
rispose il ragazzo con un sorriso… un bel sorriso in effetti. Aveva dei bei
denti. Joel, Joel… Joel, Joel, Joooooeeeeel… Kurt dovette ripetersi in testa
quel nome per un po’ prima di mettere a fuoco il ragazzo: faceva parte della
squadra di hockey, era un tipo tranquillo e non era solito cacciarsi nei guai.
E in più era carino.
Joel
stava ancora sorridendo e a Kurt venne voglia di leccargli i denti,
ridacchiando poi lui stesso per quell’idea assurda e facendo ridere anche
l’altro di rimando.
“Amico,
non hai una bella cera. Forse dovresti stenderti un momento. Forse… ecco, uhm…”
Joel s’interruppe con un’espressione confusa dipinta sul viso ma sbuffò
divertito e riprese a parlare “Forse dovrei stendermi anch’io… meglio però se però
pensiamo prima a te.”
Oh che
carino!
Oh, che
strano!
Joel
strinse con più convinzione il polso di Kurt e lo aiutò ad attraversare
barcollante l’entrata finché non raggiunsero quella che, a giudicare
dall’ordine e dalla semplicità dell’arredamento, doveva essere la camera per
gli ospiti. Kurt si accasciò sul letto: era così comodo che sarebbe potuto
rimanere lì, tra quelle soffici lenzuola, fino alla fine dei suoi giorni.
Quelle erano indubbiamente le lenzuola più soffici su cui avesse-
Labbra.
Come ci
erano finite delle labbra lì in mezzo?
Kurt
rispose pigramente al bacio… gli mancavano i baci. Gli mancavano i baci di
Blaine, sempre delicati, gentili e adoranti. Pazienza, anche se la sensazione
dei baci di Blaine era così bella… Anche i baci di Joel però non erano male.
Certo, erano diversi, ma altrettanto piacevoli. Joel aveva un sapore diverso,
si muoveva in modo diverso ma a Kurt andava bene così.
“Mi piaci
Kurt…”
Il
ragazzo fece appello a tutte le sue forze per riuscire ad aprire gli occhi,
evidentemente anche loro troppo stanchi anche per quel minimo movimento. Joel
era veramente carino ma Kurt, prima di quella sera non sembrava mai essersi
accorto della sua esistenza. Però aveva delle labbra così belle e un così bel
sorriso che Kurt non voleva che il ragazzo interrompesse quello che stava
facendo, così si limitò a sorridergli debolmente e annuire. Le labbra di Joel
s’impossessarono di quelle di un Kurt troppo stanco e con troppo alcool nel
sangue perché riuscisse a rispondere decentemente al bacio, così lasciò che
l’altro lo baciasse. Finché poteva restarsene sdraiato la cosa non lo turbava.
Mani calde che gli sfiorano il
petto.
Kurt non
riusciva proprio a ricordare il momento in cui Joel gli aveva sbottonato la camicia.
Baci sul collo.
Beh,
erano piacevoli.
Kurt
parve risvegliarsi e rispose nuovamente al bacio lasciando che la sua lingua
s’insinuasse nella bocca di Joel dimenticandosi però di leccargli i denti. Kurt
gemette debolmente: era davvero stanco ma era una sensazione così piacevole.
Non riuscì nemmeno a impedirsi di mugolare quando sentì quelle mani calde e le
dita curiose andare e pizzicargli un capezzolo. Wow… non era come Blaine.
Meglio, forse? No, semplicemente diverso.
Non farlo smettere.
Joel
scomparve. Non c’erano più i suoi baci o il peso di lui sul suo corpo.
Disperatamente gli venne da pensare che in fondo anche Blaine era scomparso. Non adesso!
Kurt
sentì un rumore improvviso, una specie
di tonfo pesante, e delle grandi mani – anche se non avrebbe saputo dire a chi
appartenevano – afferrarlo per le spalle e scuoterlo leggermente.
“Hummel,
tutto a posto?” gli domandò una voce profonda dall’aria famigliare.
“Azimio?”
rispose Kurt mentre i suoi occhi cercavano di mettere a fuoco l’altro ragazzo.
“Ti ha
fatto del male?” domandò Azimio apparentemente sollevato.
Kurt
scosse la testa riuscendo però comunque a vedere Dave Karofsky che stava
trascinando fuori dalla stanza Joel per un braccio.
“Cosa…”
“Dave era
preoccupato per te. Ti ha tenuto d’occhio per tutta la sera ma a un certo punto
di ha perso di vista. Sono solo qui per aiutarlo” gli spiegò Azimio
stringendogli le spalle con fare rassicurante. Kurt rivolse un debole sorriso a
quel ragazzo che fino a poco prima aveva considerato un nemico. Come e perché
le cose all’improvviso fossero cambiate però non gli importava.
“Non
avevo bisogno d’aiuto, volevo solo…”
“Amico,
sei troppo ubriaco, non sei in grado di sapere cosa vuoi o non vuoi.”
Quando
Dave tornò nella stanza quasi spinse via Azimio e mise una mano sulla spalla di
Kurt dove fino a poco prima c’era stata quella dell’amico, rivolgendogli uno
sguardo preoccupato. Gli tocco il viso, il collo e le braccia prima di
sospirare.
“Accidenti
a te, Fatina! Perché non te ne sei andato quando ti avevo chiesto di farlo?”
gli domandò Dave senza che però la sua voce suonasse arrabbiata. Era solo bassa
e sembrava delusa da… qualcosa, Kurt non sarebbe stato in grado di dire cosa.
Facendo attenzione a non sfiorargli la pelle nemmeno per sbaglio, Dave gli
riabbottonò la camicia bianca mentre Kurt non riusciva a guardare altro se non
Dave… perché sembrava ferito?
Una volta
che ebbe finito di abbottonargli la camicia, David prese gentilmente la mano di
Kurt.
“Io…”
iniziò a dire per poi interrompersi e riformulare la frase “Ti accompagno a
casa, ok?”
“Ok”
disse Kurt annuendo e cercando di non far troppo caso alla confusione che aveva
in testa. Azimio però mise una mano sulla spalla di Dave, quasi volesse
fermarlo.
“Senti,
posso portarlo io se-”
“No” lo
interrupe Dave “Posso farlo io.”
A Kurt
venne da chiedersi se Azimio si fosse offerto di accompagnarlo lui perché
l’amico aveva bevuto.
***
Il
tragitto verso casa fu strano: Dave non aveva aperto bocca ma a ogni stop o
semaforo si voltava a sfiorava la spalla di Kurt, come se volesse accertarsi
che il ragazzo fosse ancora lì. Quando arrivarono al segnale di stop davanti a
casa Hummel-Hudson, Dave fermò la macchina e afferrò con forza il volante senza
però spostare lo sguardo verso il sedile del passeggero.
“Sei
sicuro di stare bene?”
“Sì, sto
bene” si sforzò di dire Kurt per quanto, in quel momento, parlare fosse
un’operazione alquanto difficile. Rimasero entrambi in silenzio e Dave appoggiò
la fronte al volante. Quando si tirò su e si girò verso Kurt.
“Mi
dispiace un casino.”
Eh?
Perché avrebbe dovuto dispiacergli?
“Per
tutto quello che stai passando. Mi dispiace che Blaine ti abbia lasciato. Lo so
che eri felice con lui ed era giusto che fosse così” disse Dave facendo poi un
respiro profondo prima di continuare “E mi dispiace non essere riuscito ad
arrivare prima quando eravamo a casa di Azimio nonostante abbia cercato di non
perderti di vista neanche un secondo questa sera.”
“Non è
successo niente…” fece Kurt senza però aggiungere altro e limitandosi a
osservare gli occhi di Dave.
“Avrebbe
potuto” rispose l’altro nuovamente con una nota di delusione nella voce e
un’espressione ferita - ma al tempo stesso spaventata – dipinta sul viso.
Kurt non
ci pensò su molto e, istintivamente, si sporse verso David: voleva baciarlo,
farlo sorridere di nuovo. Gli sarebbe piaciuto sapere com’era baciare Dave se
questo però non lo avesse respinto. Le mani del ragazzo afferrarono Kurt per le
spalle, allontanandolo. Kurt non se l’aspettava. Provò a opporsi a quella
spinta ma senza riuscirci.
“Kurt…
no” disse Dave gentilmente facendo segno di non con la testa.
Kurt
ricadde pesantemente sul sedile fissando le mani dell’altro e mormorando un ‘Oh’ sorpreso.
“Non è…
cavolo!” fece Dave espirando profondamente cercando di concentrasi su qualcosa.
Gli ci volle un po’ prima che riprendesse a parlare “Tu non hai idea Kurt. Non
capisci cosa potrebbe significare per me se tu mi baciassi.”
I loro
occhi s’incontrarono nuovamente e Kurt scosse la testa: era così stupito,
confuso… perché tutto sembrava così strano?
“Io… Io
non…”
Dave
portò una mano sulla guancia di Kurt, sorridendo compiaciuto alla vista del
ragazzo che, strofinandosi contro il suo palmo, cercava in quel contatto una
carezza.
“So che
in questo momento non significherebbe nulla per me perché non significherebbe nulla
per te. Non voglio fare di nuovo lo stesso errore. Deve essere una tua scelta,
una tua decisione. Non voglio che succeda solo perché sei stato scaricato e sei
triste, così come non voglio che ci sia di mezzo tutto quell’alcool. Deve
essere reale… ho bisogno che lo sia.”
Kurt non
ricordava come fosse uscito dalla macchina, raggiunto l’ingresso e infine
crollato suo letto: nei suoi ricordi c’era posto solo per le parole di Dave che
continuavano a risuonargli nella testa senza lasciargli la possibilità di
pensare ad altro.
***
Lunedì
mattina Kurt stava decisamente meglio. Nonostante i ricordi ancora confusi il
ragazzo si era reso conto che quel sabato sera era stata la conferma definitiva
del fatto che lui l’alcool non lo reggesse proprio. In quel momento era in
piedi davanti al suo armadietto mentre cercava di origliare con discrezione i
pettegolezzi che giravano nei corridoi. Con suo grande sollievo il suo nome
sembrava non farne parte. Se era stato fortunato, probabilmente Santana non
l’aveva visto e il Glee Club ne sarebbe rimasto all’oscuro per sempre.
“Hey…”
Kurt
s’irrigidì improvvisamente quando sentì una voce famigliare coglierlo alle
spalle di sorpresa. Si girò comunque con nonchalance verso Joel. Era difficile
non notare il livido gonfio che circondava l’occhio del ragazzo e a Kurt
effettivamente sembrò di ricordare di aver sentito un tonfo dopo che David e
Azimio lo avevano allontanato.
“Senti,
sabato…” iniziò a dire Joel apparentemente scosso e forse con ancora qualche
traccia dei postumi della sbronza.
“Oh mio
Dio, Joel, mi dispiace!” fece Kurt allungando una mano verso il volto del
ragazzo per poi ritirarla senza nemmeno sfiorarlo. Joel trasalì.
“No,
aspetta… dovrei essere io a dirtelo!”
Kurt
scosse la testa.
“Nessuno
dei due era particolarmente lucido l’altra sera. e’ stato un bene che David e
Azimio ci abbiano interrotti. Ciò non toglie che non ti meritavi quel pungo.”
“Va tutto
bene qua?”
Kurt non
aveva idea di come interpretare l’arrivo di Azimio, che non si trattenne dal
rivolgere a Joel uno sguardo omicida. Ora che era sobrio a Kurt venne da
chiedersi perché mai il ragazzo dovesse interessarsi al rapporto che c’era tra
lui e Joel.
Oh.
Probabilmente
Dave glielo aveva detto, era l’unica spiegazione plausibile. Azimio sapeva
tutto e forse era per quello che si era offerto di riaccompagnarlo a casa:
temeva che per Dave potesse essere troppo doloroso rimanere da solo con lui.
Stordito e anche piacevolmente stupito da quella rivelazione, Kurt rivolse un
sorriso al ragazzo prima di guardare, questa volta con evidente disagio, il
livido sul volto di Joel. Quest’ultimo però girò sui tacchi e sparì nel
corridoio. Kurt rivolse un’occhiataccia ad Azimio e non poté fare a meno di
trovare una traccia di maligna soddisfazione nello sguardo del ragazzo.
“Tanto
per sapere, perché mai dovevate picchiare una persona la cui unica colpa è
essere stato un po’ stupido? Colpa di cui, tra l’altro, mi sono macchiato pure
io…”
“Mettiamola
così” disse Azimio scrollando le spalle “Se proprio dovessi tirare a indovinare
– così su due piedi – direi che potrebbe avere qualcosa a che fare con il fatto
che D va su tutte le furie alla sola idea che qualche altro ragazzo ti tocchi.”
Era una
cosa inquietante ma allo stesso tempo lo lusingava e Kurt dovette fare di tutto
per reprimere un sorriso. Avendo capito di non essere nei guai, Az si permise
di ridere davanti ai vani sforzi di Kurt.
“Credo tu
debba essere contento che Dave non si sia mai ritrovato da solo con il tuo
Damerino. Considerati fortunato, se capisci quello che intendo.”
Kurt non
riuscì a reprimere una lieve risata soffocata.
***
Seduto a
gambe incrociate nella prima fila dell’auditorium, Kurt stava facendo
tamburellare impaziente le dita contro un ginocchio. Stava per cominciare a
preoccuparsi che Dave non avesse trovato il biglietto che gli aveva lasciato
nell’armadietto, quando improvvisamente sentì la porta aprirsi e richiudersi
cigolando. Rimanendo con lo sguardo fisso sul palco, Kurt ascoltò i passi di
Dave mentre questo camminava lungo il corridoio laterale prima che lo
raggiungesse e si sedette accanto a lui, buttando a terra lo zaino.
“Hey…”
Kurt non
rispose e rimase a lungo a fissare il sipario immobile: tutto sembrava così
calmo e tranquillo, terribilmente in contrasto con il suo cuore che aveva
deciso d’iniziare a battere molto più velocemente del dovuto mentre il suo
corpo veniva scosso da un tremito. La tensione nervosa lo stava uccidendo. Non
disse una parola prima di voltarsi e spingersi verso Dave. Questo provò a
ritrarsi leggermente ma Kurt non glielo permise e gli posò una mano dietro al
collo per avvicinarlo maggiormente a sé. Le loro labbra si scontrarono e questa
volta Dave non fu proprio in grado di resistere. Il bacio non durò molto ma,
quando si separarono, Kurt si allontanò di soli pochi centimetri dal volto
dell’altro.
“Nonostante
sia stato poco carino, hai continuato a tenermi d’occhio per tutta la sera e mi
hai impedito di sprecare la mia prima volta per colpa di una pessima decisione.
Mi hai accompagnato a casa e mi hai respinto nonostante ti stessi offrendo
qualcosa che, mi pare di aver capito, desideri parecchio. Il bacio è solo un
modo per dirti grazie.”
Un’evidente
nota di delusione si dipinse sul volto di Dave. Il ragazzo fece per alzarsi,
deciso ad andarsene, ma Kurt glielo impedì rafforzando la presa con l’altra
mano. Rimasero a guardarsi negli occhi per quella che parve un’eternità: negli
occhi di Dave c’erano solo confusione e paura per quello che sarebbe venuto
dopo. Solo allora però Kurt sorrise.
“Questo
però…” sussurrò Kurt mentre le mani cominciavano a tremargli dall’emozione
“Questo è perché mi piaci.”
Note della traduttrice:
In
inglese questa storia mi ha stregata. La trovo davvero bellissima. Spero che
almeno questa traduzione vi abbia lasciato un sorriso. Io mi sono mortalmente divertita
ed entusiasmata a tradurre questo racconto… e dire che solitamente io ODIO
tradurre (e sono una traduttrice wannabe,
viva la coerenza -.-‘).
Grazie
mille a nome mio e dell'autrice per chi leggerà e magari commenterà =)