Seconda fic che
posto, stavolta una long-fic: l’avevo in cantiere da un po’, per cui i primi 5
capitoli sono già scritti, degli altri ho scritto varie scene, ma mancano
parecchi ritocchi...
É una Kaito/Aoko, su
cui (ribadisco) ho notato si scrive davvero poco.
Spero piaccia, ma
accetterò di buon grado anche critiche (che comunque dimostreranno che la
storia viene letta).
Buona lettura!
NO ONE ELSE BUT YOU
1. First Meeting.
Aoko
Nakamori guardava fuori dalla finestra.
Scrutava,
per meglio dire, i passanti.
Un
impiegato al telefono, una cameriera in pausa, una coppietta intenta a
romantiche effusioni e una intenta a litigare.
Perché non
c’è niente di meglio, quando si è nervosi, di spiare la rilassante normalità
delle strade e dei suoi protagonisti, e Aoko Nakamori era, ovviamente,
nervosissima.
Esami
alle porte, insonnia strisciante e un padre dannatamente occupato. E, come se
non bastasse, la sua stupidissima inclinazione a preoccuparsi per l’umore
stravagante di un amico, che come risposta le alzava la gonna.
Kaito
Kuroba era un tipico diciassettenne sulla soglia della maggiore età, dal
profilo arrogante, pieno di sé, un po’ farfallone e irresistibilmente
intelligente.
Definito
“tipico” per il carattere, non si può certo dire la stessa cosa sul piano
dell’esperienza o dei cosiddetti… “hobby”.
Aoko
Nakamori si sistemò una ciocca corvina dietro l’orecchio e sospirò
romanticamente nell’osservare la coppietta appostata dietro il bar “L’angolo
dell’espresso”.
Buttò un
ultimo sguardo alla cameriera in pausa che spegneva la sigaretta, prima di
scaraventarsi sul letto: abbracciò teneramente un cuscino giallo senape,
guardando il soffitto, e rimase in quella posizione per altri due minuti.
Le nove e
mezzo di sera.
Suo padre
aveva avvertito che sarebbe tornato l’indomani, verso le quattro del
pomeriggio.
Aveva già
mangiato: poco s’intende, da soli non ci si diverte a sfornare manicaretti.
Non le
restava che finire quegli esercizi di matematica e poi avrebbe incollato gli
occhi al televisore o su qualche fumetto.
Si alzò,
lasciò cadere il cuscino sul letto e si avviò lentamente verso la scrivania, di
nuovo vicino alla finestra.
Un
leggero fruscio la distrasse dalla libreria in disordine e la costrinse a
portare lo sguardo alle enormi anti aperte della finestra.
Una
figura bianchissima si stagliava proprio lì dove un attimo prima Aoko spiava i
passanti.
La
ragazza si fermò di colpo, la minigonna nera fluttuante, i lunghi capelli
scossi dal vento. Aprì la bocca, con la palese intenzione di urlare, ma non
fece in tempo a collegare cervello e corde vocali, che la figura quasi
opalescente le si materializzò davanti e le immobilizzò le labbra con una mano.
- Non ti
voglio far del male… non urlare, ti prego…- le sussurrò una voce suadente (e
tuttavia così familiare) nell’orecchio.
Aoko non
si dimenò, né provò a emettere alcun suono; si limitò a tenere gli occhi
spalancati, le iridi scure incollate alla figura così vicina, eppure così poco
distinguibile.
La
stretta della mano sulla bocca si allentò gradualmente, finché non rimasero
solo tre dita a sfiorare il labbro inferiore della ragazza, leggermente più
carnoso dell’altro.
- K…
K-Kaito… Kid!- balbettò Aoko non appena la figura le si fu allontanata
abbastanza da renderle possibile la parola:- Cosa… cosa diavolo ci fai tu
qui?!- domandò poi, ripreso quel minimo di autocontrollo.
Un
sorriso si dipinse sulla bocca sottile della candida figura, il cui viso era nascosto
da un cilindro bianco come il resto del frac che indossava. La sua mano destra,
munita di guanto, carezzò lievemente la guancia di Aoko, la quale aveva ormai
cambiato l’espressione di sincero stupore in una di rabbia fumante.
- Volevo
sapere se la figlia dell’ispettore Nakamori è davvero graziosa come dicono in
giro…- mormorò in risposta la stessa voce suadente:- No. È evidentemente molto
più bella.- continuò, sempre mantenendo la mano sulla gota di lei.
-
Io.ti.odio.- sillabò Aoko, guardandolo
furente e cercando di ignorare il rossore che si era momentaneamente dipinto
sul suo viso.
- Buffo…
- disse Kaito Kid, continuando a sorridere e avvicinandosi leggermente ad Aoko,
il cui respiro si era fatto irregolare:- di solito le ragazze mi adorano…-
Un fascio
accecante di luce impedì ad Aoko di schiaffeggiare Kid e la seguente sirena dal
volume eccessivamente alto la trattenne dal tirare fuori un repertorio che non
si sarebbe certo potuto definire fine.
- Mi
spiace, devo andare.-
- A me non
dispiace affatto.-
Kaito Kid
si limitò ad ammiccarle, prima di far fluttuare il suo lungo mantello niveo e
di sparire dalla finestra.