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Autore: DarkAeris    21/11/2011    3 recensioni
Resident Evil 2 - La storia dal punto di vista di una piccola ragazza.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nda: Le tre citazioni usate all'inizio vengono da Resident Evil 2 e da Resident Evil 5

Even though I'm an only child, neither of my parents spent much time with me, because of their work.


Dei flebili rumori risuonarono nella stanza e la bambina, che dapprima dormiva profondamente, si mosse tra le coperte, spalancando gli occhi e stringendo il cuscino con le piccole mani.
Dopo qualche attimo di silenzio, si sollevò lentamente, posando infine i piedi sul suolo ghiacciato e dirigendosi verso la porta, aprendola appena.
La luce del salotto le colpì la vista e non riuscì a riconoscere nulla di quanto si trovasse davanti.
Poi una voce femminile sussurrò:
“Sherry, che ci fai ancora sveglia?”
La bambina sbatté le palpebre, per mettere a fuoco e riconobbe la madre, china su di lei.
Era ancora vestita da laboratorio e sembrava stanca.
Il padre, dietro la moglie, aveva lanciato un rapido sguardo alla figlia e si era limitato a sedersi sul divano, con la testa poggiata al tessuto morbido e lo sguardo perso nel vuoto.
“Scusa, mamma, torno subito a dormire. Sono contenta che siate tornati.”
La madre le accarezzò distrattamente una guancia e raggiunse il marito, passandosi una mano tra i lunghi capelli.
Sherry sorrise per le attenzioni della madre e tornò nella sua camera, più serena.
Quella sera, almeno, aveva avuto la buona notte da entrambi.


But there's something out there...I don't know what it is, but I saw it! Much larger than any of those zombies and it's coming after me!

La stazione di polizia era l'inferno.
Ogni angolo era imputridito e l'odore fetido della morte veleggiava nell'aria.
La paura albergava nel cuore di Sherry, che cercava di mantenersi in vita, tra le stanze di quel posto ormai infestato dai demoni.
Gli zombie erano ovunque e vederli decomporsi mentre le si avvicinavano le dava un senso di nausea mista a terrore, impedendole quasi il respiro.
Ma quegli esseri erano semplici da fuggire, quando si era piccoli e veloci come lei.
Ne aveva appena depistati due, quando sentì dei passi più pesanti dietro di sé.
Qualcosa di più grosso e più svelto la stava inseguendo.
Si voltò appena, continuando a scappare, e la vide: una creatura orrida, che non assomigliava che in parte ad un essere umano.
Non sembrava un morto, ma piuttosto una creatura a sé stante.
Dalla spalla gli spuntava un braccio dalle enormi fattezze, che racchiudeva una specie di occhio all'interno.
Sherry tremò di paura e strillò appena, notando che il mostro non sembrava interessato a nient'altro che a lei. Gli altri zombie vagavano per la città alla ricerca di cibo, lui, invece, la seguiva come un fantasma, come se gli servisse solo lei.
Come se lei avesse qualcosa di sua proprietà.


"There's something about this little girl..."

I suoi occhi gialli scrutavano le vittime di fronte a lei.
Il loro sangue le aveva lasciato un gusto incomparabile in bocca e questo era il suo unico pensiero.
Non aveva la capacità di riflettere su altri argomenti, ora era semplicemente una macchina di distruzione, una creatura che uccideva e assaporava budella.
Scavalcò i cadaveri e iniziò a camminare, senza una precisa meta, per la città notturna.
L'aria le accarezzava i capelli, ma lei non la notò, come non notò niente di ciò che la circondava.
Sentì un rumore accanto a lei e si voltò, per semplice istinto. Vide la sua immagine riflessa nella vetrina di un negozio: la pelle era rossa, le braccia più lunghe e tre occhi le spuntavano dal ventre. La bocca era enorme e madida di sangue.
Uno strillo acuto ruppe il silenzio.
Sherry si svegliò, continuando ad urlare, mentre le sue mani sudate stringevano la coperta sopra di lei.
Si rese conto, ancora tremante, che era stato solo un incubo, che lei era ancora se stessa e le lacrime le rigarono il volto.
Ora c'era il governo a proteggerla, non aveva più niente da temere.
Abbandonò la testa sul cuscino e sospirò, tentando di calmarsi.
Poi la porta della camera si aprì, facendola sussultare appena.
Un uomo alto con gli occhiali da sole, dai capelli corti e biondi e il vestito scuro entrò lentamente nella stanza.
Senza dirle niente, le si avvicinò, sedendosi sulla sedia riservata al suo medico, di fronte al letto della ragazza.
“Ciao Sherry, è una fortuna che tu sia qui con noi. Sai, io conoscevo molto bene tuo padre... Mi chiamo Albert Wesker, spero che andremo d'accordo.”
   
 
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