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Autore: Cheche    21/11/2011    3 recensioni
[Quarta classificata al contest "Storia d'Ammore" indetto da Dark Aeris.]
Ad alcune settimane dalla morte di Ryoji Kaji, Misato si sente pronta a continuare la sua vita. Ma non dimenticherà mai il suo unico amore e, per onorare il suo ricordo, non vorrà andare a fargli visita al cimitero dove giace sepolto. Si recherà piuttosto nei luoghi dove è stato, dove è vissuto, e dove sente che la sua anima è ancora intatta e lì legata indissolubilmente. E, mentre Misato Katsuragi si immerge nei ricordi degli ultimi mesi passati con lui, una parola sfugge dalle sue labbra. "Scemo".
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misato Katsuragi, Ryoji Kaji
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Idiot
 

 

     Ryoji Kaji sapeva bene dove toccare, con le sue mani grandi e calde. La sua esperienza faceva sempre dubitare Misato. Quante donne aveva avuto, oltre lei? Decise che non le interessava rovinarsi quei momenti di piacere puro, pensando ad altro che non fosse unicamente quell’uomo sopra di lei. La sagoma di lui la sovrastava. Era la stessa che la faceva tremare d’emozione alla sola vista, anche se mai l’avrebbe ammesso. I suoi sensi andavano in estasi solo nel sentire l’odore di sigaretta di lui, maldestramente mescolata all’acqua di colonia che gli aveva regalato lei stessa anni prima. Se l’era messo solo per farle piacere, ma Misato si compiacque di come quello strano odore si addicesse a Kaji, e di come sapesse di lui.

     Se ne stava in piedi, davanti al letto ancora disfatto. Gli occhi castani di Misato Katsuragi correvano da una parte all’altra della stanza, mentre la donna posava le chiavi sul comodino, vicino al posacenere ancora pieno di sigarette spente da chissà quante settimane. L’odore acre del fumo si era conservato, nel tempo, in quell’appartamento, perché le sue finestre erano sempre state chiuse, da quando Kaji era partito per non tornare mai più. Misato aveva deciso che, da quando aveva ottenuto le chiavi dell’appartamento del suo amante, avrebbe onorato il suo ricordo solo lì. Avrebbe vissuto le sue giornate libere immersa nelle sue memorie, quando la NERV non aveva bisogno di lei. Perché era la stanza di Kaji il posto dove si sentiva più vicina a lui. C’era ancora nell’aria l’odore che lui aveva quando era in vita. Non era l’odore di morte che aveva adesso, sepolto nel cimitero, destinato a diventare terra. La sua anima era ancora lì dentro, in quella stanza, rimasta uguale a come l’aveva vista l’ultima volta Misato, quando lui era ancora vivo.

La camera era fredda, ma i due corpi bollenti avvinghiati tra loro sulle morbide coperte non avvertivano alcun senso di gelo. Stavano lì, come isolati dal mondo da una barriera invisibile, da cui fuoriuscivano solo i gemiti incontrollabili di Misato. Nonostante l’inaffidabilità, Kaji ci sapeva fare, in tutto. Era questa caratteristica di lui che faceva sempre arrabbiare la donna. La danza dei due amanti fu bruscamente interrotta. Ryoji si bloccò, ringhiando sommessamente dal dolore, fissando Misato con un’espressione tra lo stupito, l’offeso e l’interrogativo. La donna sostenne lo sguardo, fiera. Aveva morso con forza l’incavo della spalla di lui, lo stesso incavo in cui aveva appoggiato la fronte sudata dal troppo amarsi. Perché l’aveva fatto? Perché lui era uno scemo, semplicemente.
 

Ricordava ancora quel singolare profumo che lui aveva sempre addosso, quando sapeva di doverla incontrare. Era lo stesso che invadeva la stanza. Mai avrebbe aperto la finestra, perché quel gesto avrebbe sbriciolato inesorabilmente i suoi ricordi. Perché, mentre l’odore di lui rimaneva intatto nella memoria di Misato, il sorriso sghembo di Kaji si faceva sempre più sfocato nella sua testa. Di questo passo avrebbe finito per dimenticarlo. Aprì il primo cassetto del comodino ed estrasse una foto di loro due, insieme, quando erano più giovani e ancora fidanzati. La osservò senza dire nulla, nel silenzio di qualche inevitabile minuto. Poi chiuse gli occhi, e portò il palmo della mano sinistra sul viso, scompigliando i capelli corvini sulla fronte.
“Perdonami, Kaji.” Mormorò. “Anche adesso che avverto nell’aria il tuo odore, ti sento più lontano che mai.”

Tante volte Misato si era ostinata nel pensare che Kaji fosse solo uno stupido inaffidabile, che fosse uguale a suo padre e che meritasse il suo odio. Ma poi pensava che l’unica sua colpa fosse quella di assomigliare ad una persona che disprezzava, e questo non poteva certo essere causa dei suoi errori. Ricacciava queste giustificazioni indietro nei meandri della sua mente contorta come quella di una adolescente, e tornava a credere che lui fosse un cretino e basta, e che dovesse smettere di vederlo per fare all’amore. Perché il loro era solo sesso ormai, si diceva. E lei non poteva farne a meno perché era una specie di ninfomane, pensava, ridacchiando amaramente, imbarazzata da tali pensieri.
Ed ecco che lui compariva, posando una mano sulla spalla di Misato, facendola sussultare. Nell’altra mano reggeva una lattina di birra.
“L’ho presa per lei, bella signorina.” Sorrise Kaji, scherzoso.
“Che fai, ci provi pure con me ora?” Disse Misato, stringendo le labbra, luccicanti nel loro sottile strato di lucido. Aveva una voglia matta di bere quella birra per riordinare le idee, ma il suo orgoglio le imponeva di non accettare nulla da quell’uomo odioso. “Non voglio la tua birra, puoi tenertela.”
“Non fare la sciocca. Prendila, su!” Sorrise in quel suo modo particolare, e lasciò cadere nella mano dischiusa della donna quella lattina deliziosamente fresca. “E poi non ho bisogno di provarci con te. Sei già cotta a puntino.”
“Questo lo credi tu, presuntuoso narcisista.” Misato non pensava più al suo orgoglio, aprì la lattina piantando con rabbia i suoi occhi in quelli di lui. Si mise a bere, quasi senza accorgersene.
“Vedi che la volevi? Non si dicono le bugie, non sei più una bambina.” La rimbrottò lui, giocosamente.
Solo in quel momento Misato si accorse di quel che aveva fatto. “Ops.” Arrossì, staccando in fretta le labbra dall’apertura della lattina, dalla quale fino a poco prima usciva quella dorata birra frizzante che tanto le piaceva.
“Posso assaggiare anche io?” Fece Kaji, in tono seduttivo.
“In fondo è tua…” Rispose Misato, confusa dal modo di fare di quell’uomo, che sempre riusciva a mandarla nel pallone. Gli porse la lattina, ma lui la ignorò. Preferì assaggiare la bevanda dalle labbra di Misato, che leccò con veemenza.
“Stupido pervertito!” Strillò la donna, staccandosi ansante.
“Era buona, la birra. Sapeva anche un po’ di fragola.” Disse lui, leccandosi la bocca umida. “Non me l’aspettavo.”
Lei lo fulminò. “Quello era il mio lucidalabbra, idiota.”

 

Era seduta sulla sedia, vicino alla finestra che illuminava la stanza. La sua espressione era assente, vagava all’esterno, notando come a Neo Tokyo Tre non ci fosse neppure un filo di verde. Era una città d’acciaio e cemento armato, uguale a tanti altri centri urbani del mondo nell’anno 2015. Aveva parlato con Shinji delle piante che Kaji amava coltivare nel suo tempo libero. Da quando lui se n’era andato, nessuno se n’era più preso cura. Senza pensarci troppo si alzò, prese il giacchetto attaccato all’appendiabiti e uscì all’esterno.
 

“Tesoro, andiamo a vedere come stanno le mie piante?”
Kaji accarezzò una mano di Misato, mentre portava l’altra su uno dei seni nudi di lei. La donna lo respinse con uno schiaffetto dato con la mano libera.
“Non chiamarmi così!” Ringhiò lei, voltandosi per prendere i vestiti abbandonati su una sedia. “E poi di quali piante parli?”
“Ma dai! Non te ne avevo mai parlato?” Sussultò Kaji. “Eppure le ho fatte vedere anche a Shinji.”
“Si vede che non era una cosa importante, evidentemente.” Disse Misato, litigando con la chiusura del reggiseno.
“Lo è eccome, è il mio unico hobby.” Si avvicinò alla donna, e subito fu lì per aiutarla con la chiusura di quel dannatissimo reggipetto.
“Sei esperto di allacciature dei reggiseni, a quanto vedo. Chissà con quanta biancheria hai avuto a che fare, tu. Non voglio neppure saperlo.” Mormorò lei, nervosa. Ma non voleva cambiare argomento. Quella storia delle piante la sorprendeva un po’, dunque decise di soffermarcisi su. “Non credevo avessi altri hobby, oltre all’abbordaggio delle donne. Se era importante avresti dovuto dirmelo.”
“Pensavo di avertelo detto. Davvero.” Disse lui, senza tentennamenti, infilandosi la camicia e cominciando ad armeggiare con i bottoni.
“E a chi altro l’hai detto, oltre a me e Shinji?” Chiese Misato, chinandosi per raccogliere i suoi jeans.
Kaji sorrise, malizioso. Quell’espressione non fu notata dalla donna, essendo lei girata, ma lo percepì comunque dal  tono dell’uomo, pungente e divertito allo stesso tempo. “Solo a Ritsuko.”
Ryoji non perse neppure tempo a chiedersi, pochi secondi dopo, come fossero finiti i jeans di Misato sulla sua testa.


 

Kaji le aveva indicato la posizione della sua piccola piantagione. Era ad est di Neo Tokyo Tre, sulle colline. Lui aveva specificato che si trattava di piante di anguria, così da poterle riconoscere. E, come vide le scorze verdi rigate brillare al sole del tramonto, un moto di commozione colse Misato, che riuscì a stento a trattenere. Lei non avrebbe più pianto per Kaji, se l’era promesso. Ma le lacrime che avrebbe versato quel giorno sarebbero state non per lui, bensì per quelle piante, rimaste orfane del loro agricoltore. Non credeva di potersi immedesimare in quegli esseri inanimati, non l’avrebbe mai pensato. Eppure anche loro erano state tanto amate, come lei, da un uomo che ora non c’era più.
Si inginocchiò, per osservarle da vicino. Erano ancora sane, nonostante nessuno se ne prendesse più cura. In quei giorni, effettivamente, aveva piovuto tanto, e per questo la vita persisteva in quei poveri vegetali, dimenticati da tutti tranne, a quanto pareva, dal loro padrone.
Perché Misato era convinta che Ryoji non avrebbe rinunciato al suo hobby, neppure da morto, e probabilmente la pioggia che cadeva in quei giorni era opera sua. Era lui, che continuava ad annaffiarle dal cielo. Era un’idea assurda, ma a Misato parve terribilmente romantica. Scoprì che pensare a lui, chino sull’orticello a strappare le erbacce, oppure a innaffiare con finta indifferenza, fumandosi una sigaretta, non le riusciva affatto difficile. Ora riusciva a ricordarsi anche il suo volto. Anche se in quella immagine lui non aveva espressione, alla donna parve maledettamente bello.
Decise che sarebbe tornata.
“Kaji, stai tranquillo. Ci penserò io alle piante.” Disse Misato rivolta al cielo, sorridendo. “E piantala di far piovere in continuazione, scemo, o causerai un’inondazione.”
E, per la prima volta dopo tanto tempo, rise.
 





Note dell'autore: E' un po' particolare. Non è una storia d'amore in sè, bensì il ricordo di questa, dolce e lontano. Poteva anche essere scritta benissimo come una raccolta di flash/drabble (non ho guardato da quante parole sia costituito ogni singolo flashback), ma ho optato per un insieme di ricordi (da qui quindi l'avvertimento del Missing Moments, che approfondisce un po' la storia tra Misato e Ryoji, senza però perdersi troppo nell'introspezione, perchè si tratta di argomenti leggeri che contrastano col presente drammatico) che convivono in una unica giornata di Misato. Grazie, a chiunque leggerà e recensirà! <3
In seguito, copio e incollo il giudizio della giudicia, Dark Aeris., che ringrazio con tutto il cuore. E' il mio primo contest in assoluto, quindi direi che posso considerarmi soddisfatta! : D

Grammatica e Lessico: 13/14

Decise che non le interessava. Rovinarsi quei momenti di piacere puro, pensando ad altro che non fosse unicamente quell’uomo sopra di lei.

Io toglierei il punto, ritengo che abbia più senso : Decise che non le interessava rovinarsi quei momenti di puro piace, pensando …
C’era ancora nell’aria l’odore che lui aveva quando era ancora in vita.

Eviterei la ripetizione di “ancora”.

e tornava a credere che lui fosse un cretino e basta, e che doveva smettere di vederlo per fare all’amore.

E tornava a credere che lui fosse un cretino e basta e che DOVESSE smettere...

Rispose Misato confusa dal modo di fare di quell’uomo,

Metti una virgola dopo Misato.

oppure a innaffiare con finta indifferenza fumandosi una sigaretta,

Una virgola prima di fumandosi.

Il lessico che hai utilizzato per narrare questa storia è ricercato, mai banale e riesce ad adattarsi perfettamente sia alla parte triste, che alla parte ironica.
Hai un ottimo stile e l'ho apprezzato davvero molto, soprattutto per l'ampio dizionaro che conosci e che sfrutti con cognizione di causa. Complimenti :)
(come potete ben vedere, ho corretto questi imbarazzanti errori ^^" NdA)

Originalità della storia: 6.5/8

Parlando esclusivamente di originalità, la storia non affronta temi nuovi per questa coppia.
Gli elementi utilizzati, infatti, sono i bisticci, la morte e la piantagione di cocomeri di Ryoji, senza un accenno a aneddoti nuovi o particolarità di tua invenzione.
Magari il massimo sarebbe stato parlare della loro storia al college, della quale si sa poco e niente, e lì avresti potuto mettere molto di tuo, per esempio.
PERÒ, c'è modo e modo di affrontare temi già presenti e tu l'hai in modo del tutto originale, a mio avviso. Ho trovato vincente la scelta di alternare il passato e il presente, quei momenti di amore giocoso, con la devastante verità attuale creavano un connubio perfetto.
Mi piace che tu abbia deciso di far ritrovare il sorriso a Misato nel campo di cocomeri, hai avuto un'ottima idea!

Caratterizzazione dei personaggi: 9/9

Ineccepibili i caratteri dei due protagonisti, invece.
Mi sono piaciuti entrambi moltissimo, sei riuscita a ricalcare i loro pensieri, le loro emozioni, il loro rapporto, in modo totalmente fedele e senza apparire mai banale.
Sarebbe stato facile cadere nel baratro “bisticcio tra i due” e renderli piatti in questo modo, invece tu hai inserito un dialogo anche serio tra loro, quando parlano del campo, di un hobby davvero importante e davvero rappresentativo di Ryoji.
Misato fredda, ma insicura, forte, ma fragile: stupenda.

Giudizio personale: 11.5/12 punti

Amo questa storia. Alle prime righe credevo che avresti descritto una scena di sesso tra i due (non che non l'avrei apprezzata XD), mentre poi, man mano che leggevo, mi sono resa conto di quanto profondamente tu abbia dipinto una scena meravigliosa, così tristemente dolcissima. La scena finale, quando lei sorride, guardando il cielo, mi ha devastata, avevo quasi le lacrime! Una frase in particolare ho adorato, quella dove lei spiega che se aprisse le finestre dell'appartamento il suo odore scomparirebbe e con quello anche i suoi ricordi con lui. Davvero, non so che dire, se non: grazie!

Totale: 40/43




Questa fanfiction si è classificata al quarto posto nel contest "Storia d'Ammore" indetto da Dark Aeris. Ha inoltre ricevuto il premio speciale per la Caratterizzazione.
Inutile dire che sono soddisfatta, e spero di fare sempre meglio! <3
 


IINila lalla 

I banner li inserirò, prima o poi. <3
  
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