Deal.
{ te l’ha detto il diavolo! }
Nel
silenzio sporco del negozio dei pegni, accavalla le gambe e lo guarda fisso.
Sono occhi interessanti, i suoi. La
gente di Storybrooke ha sempre quello sguardo
placido, addirittura sognante, e – al di là di un’ovvia
eccezione – meravigliosamente di
rado uno di loro riesce a sostenere gli occhi più ambiziosi del
signor Gold. E la ragazzina che ha osato sollevare i
propri e lasciargli quella cicatrice si starebbe leccando innumerevoli ferite, in questo stesso momento, se non fosse stato
per Emma Swan e per i suoi occhi così interessanti.
Sono fermi, ma tormentati. Riesce a
scorgervi le tracce di un demone antico, un’ombra che non la lascia
libera: è la voglia di scappare? È rimpianto? È paura? E di cosa, poi?
Non
di lui.
L’osserva a lungo. Sembra davvero
una muta sfida, e nessuno dei due cederà per primo – nessuno dei
due guarderà altrove.
Emma tamburella con le unghie sul
bracciolo della poltrona. Gold sorride. Buffo; quella
donna è persino in grado di fargli dimenticare le buone maniere.
« Sono imperdonabile, signorina Swan... Gradisce un cordiale? »
Il sorriso di lei è come il suo:
non si estende agli occhi.
« Ma no, signor Gold, lei è di una cortesia squisita. E non bevo mai
prima di concludere un affare. »
« Molto giudizioso da parte sua. »
Da questo lato della scrivania, Gold si tende verso di lei; si compiace dell’idea di
respirare i suoi spazi. Emma non si ritrae. È decisa ad affrontarlo, a non chinare il viso. E quegli occhi
tormentati sono così interessanti.
« Lei appartiene, signorina Swan, a una categoria di persone piuttosto inusuale in
questa parte del Maine. »
Emma inarca un sopracciglio, in modo
appena percettibile. « Mi scusi? »
« È una donna forte. Troppo
forte, per Storybrooke. Oppure riesce a mascherare
molto bene le sue debolezze. »
Appare rilassata. Sorride di nuovo,
chinandosi a sua volta, puntando i gomiti sulla scrivania – così vicina da toccarlo,
così vicino da morderla
– senza accorgersi che, in questo modo, la verità che ha negli
occhi è ancora più esposta e vulnerabile.
« E lei per quale alternativa propende? »
« Oh, per me... » Si
trattiene, si ferma prima di alzare la mano e inciderle la pelle, assicurarsi
che tanta sicurezza sia reale, segnarla
subito – c’è tempo per questo, c’è tanto tempo.
« Io penso solo di essere stato fortunato a incontrarla. »
Per la prima volta da che è
entrata da quella porta, Emma lo rifugge. Si ritrae nella poltrona e nei suoi
occhi passa un lampo di orgoglioso furore, e tuttavia lo guarda ancora.
« Basta con i giochetti, signor Gold. Mi dica qual è la mia parte
dell’accordo. »
Gold l’osserva
ancora, in meditativo silenzio, fino a quando quegli occhi iniziano a lacrimare nello sforzo di non abbassare le
palpebre. Sente il sorriso farsi più ampio, più caldo.
« E sciupare così la
prospettiva di un pomeriggio insieme? Si rilassi, cara. C’è tanto tempo... »
Spazientita, Emma distoglie lo sguardo.
Un istinto primordiale sussurra al
signor Gold che il Lupo Cattivo si è sentito esattamente così quando
Cappuccetto Rosso ha attraversato la sua strada.
[ 500 parole ]
Spazio
dell’autrice
Parto col dire che non ho
la minima idea di cosa abbia scritto
o di come l’abbia scritta, e
sì, con ‘come’ intendo ‘sotto quale sostanza’.
Fatto sta che Hikary mi ha fatta pensare per
la prima volta a questo pairing, che con una sola
flash me l’ha praticamente conficcato in testa e che per colpa/merito
sua/o ho passato quasi due giorni a visualizzarmi nella mente il signor Gold che si tendeva verso Emma sopra una scrivania. *perde il controllo*
È, onestamente, la
storia più strana ed ermetica che abbia scritto negli ultimi tempi; ma
di questo non faccio una colpa a nessuno se non alla mia misera ragionevolezza
di fronte al signor Gold. Nyah.
♥
Te l’ha detto il diavolo! è
una frase tratta dalla favola ‘Tremotino’
dei fratelli Grimm. Anche questa, non so proprio cosa c’entri –
però ci stava.
Aya ~