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Autore: Il Saggio Trentstiel    22/11/2011    3 recensioni
Patrick ridacchiò e si allontanò lungo il corridoio: Grace attese finché non udì più i suoi passi, poi estrasse velocemente il cellulare dalla tasca e compose un numero.
Uno squillo, due squilli...
"Van Pelt?"
Una voce profonda e vagamente annoiata rispose alla chiamata, e Grace si affrettò a comunicargli che "La via è libera, sbrigati!".

Spin-off della mia longfic "Sette ore e un gatto nero", che vi suggerisco di leggere per capire questa one-shot.
Quando Lisbon e Jane se ne sono andati dall'ufficio, Van Pelt è rimasta buona e tranquilla o ha organizzato qualcosa di inaspettato? E converrà davvero a lei, Cho e Rigsby fare una cosa simile?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Grace Van Pelt, Kimball Cho, Wayne Rigsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grace Van Pelt assistette in religioso silenzio all'ennesima sfuriata di Lisbon, ovviamente indirizzata a Jane.
Un Jane come sempre sorridente ed incurante del rischio che stava correndo, talmente incurante da permettersi anche di scherzare con il fuoco.
Ovvero Lisbon.
"Allora passi a prendermi alle otto?", queste erano state le parole dell'incauto Jane.
Van Pelt dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non mettersi a ridere, cosa che avrebbe sconvolto ed ulteriormente irritato Lisbon: fece finta di nulla, come se di quella scena vista e rivista non gliene importasse affatto.
Invece le importava, oh se le importava!
Teresa rientrò come una furia in ufficio, si riappropriò del cellulare e della giacca e, salutatala frettolosamente, si allontanò a passo di carica.
Van Pelt quasi non fece in tempo a rispondere al rapido saluto che Teresa era già sparita: Jane, ancora davanti la porta dell'ufficio, le sorrise amabilmente.
"Sbollirà entro le sette, credo."
Grace sorrise a sua volta.
"Facciamo le sette e mezza?"
Patrick ridacchiò e si allontanò lungo il corridoio: Grace attese finché non udì più i suoi passi, poi estrasse velocemente il cellulare dalla tasca e compose un numero.
Uno squillo, due squilli...
"Van Pelt?"
Una voce profonda e vagamente annoiata rispose alla chiamata, e Grace si affrettò a comunicargli che "La via è libera, sbrigati!".
Chiuse la comunicazione e riprese a digitare come una forsennata, riaccostando infine il cellulare all'orecchio.
Ad ogni squillo a vuoto la rossa sembrava spazientirsi sempre di più, ed era al colmo della frustrazione quando Kimball Cho fece il suo ingresso nell'ufficio.
L'asiatico osservò il volto corrucciato della collega e si guardò attorno.
"Rigsby non è ancora arrivato?"
Grace alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
"No." rispose laconicamente, proprio mentre il sopracitato Wayne Rigsby entrava ansimante nell'ufficio.
Van Pelt lo fulminò con lo sguardo.
"Dov'eri? E perché diavolo non rispondi al cellulare?"
Rigsby si appoggiò alla scrivania per riprendere fiato, tentando poi di mettere assieme una risposta accettabile.
"Ho dovuto... Fare il giro dell'edificio... Di corsa..."
Deglutì, riprendendo pian piano a respirare normalmente.
"Mi ero acquattato dietro un'auto, ma non mi ero reso conto che fosse il SUV di Lisbon..."
Cho inarcò le sopracciglia, mentre Van Pelt decise saggiamente di non esporre pubblicamente i pensieri poco carini che le viaggiavano per la mente, accontentandosi di un "Solo a te possono succedere certe cose...".
Rigsby sembrò sollevato di non aver dovuto subire una sfuriata da Grace e si accomodò su una sedia, seguito immediatamente dopo da Cho.
Van Pelt si schiarì la voce.
"Allora... Jane e Lisbon se ne sono andati quasi in contemporanea, non più di una decina di minuti fa.
Jane ha chiesto, anzi..." si corresse rapidamente "... Ha costretto Lisbon a passare da lui per le otto in punto."
"Immagino che Lisbon non abbia preso bene tutta questa storia..." commentò divertito Rigsby, strappando un sorrisetto a Van Pelt.
"Immagini bene! Quando se n'è andata da qui era livida! Comunque..." aggiunse, riassumendo un tono pratico "... Grazie a Cho sappiamo tutto della scommessa, tranne il luogo che li ospiterà a cena, e..."
Si interruppe, lanciando ai due colleghi un'occhiata maliziosa.
"... Come finirà la serata!"
Rigsby ridacchiò, Cho rimase impassibile: rifletté per qualche istante, poi estrasse il portafoglio.
"Venti dollari che Jane la porterà in un ristorante alla buona e la serata terminerà con una discussione delle loro."
Rigsby osservò la banconota che Cho stava posando sulla scrivania di Lisbon: sospirò ed estrasse a sua volta una banconota del medesimo taglio dal taschino della giacca.
"Venti dollari che, ehm... Finiranno in un fast food e Lisbon se ne andrà prima di finire la cena!"
Van Pelt esibì un'espressione fortemente sarcastica prima di posare i suoi venti dollari sul piano in legno della scrivania.
"Io scommetto che alla fine sarà lei a decidere dove andranno a mangiare! In più lui si farà avanti, in maniera subdola, come fa sempre, ma...
Levò un dito per bloccare sul nascere la replica di Rigsby.
"... Lisbon mangerà la foglia e gli darà un bel due di picche!"
Wayne sbuffò incredulo e perfino Cho manifestò apertamente il suo essere in disaccordo.
"Andiamo Van Pelt, credi davvero che Jane farebbe una mossa simile?"
"E soprattutto che possa farsi scoprire da Lisbon?" rincarò Rigsby, attirandosi un'occhiataccia da parte di Grace.
"Non lo credo, ne sono certa! Se ho imparato a conoscere un minimo quei due..."
Si interruppe di botto, fissando con evidente imbarazzo la porta dell'ufficio: sulla soglia sostava la figura autoritaria e vagamente inquietante di Madeleine Hightower.
La donna osservò ognuno dei suoi tre sottoposti con sguardo penetrante, soffermandosi poi a guardare le tre banconote sulla scrivania di Lisbon.
"Scommesse clandestine, Van Pelt?" domandò sarcasticamente.
La rossa si morse un labbro, a disagio.
"No capo, si tratta solo di... Una stupidaggine tra colleghi..."
Lanciò uno sguardo allarmato a Rigsby e Cho, entrambi ammutoliti.
Hightower incurvò appena le labbra, sospirò e si avvicinò al terzetto.
"Credo di immaginare il motivo di questa "stupidaggine"... E vi dico che punto sul ristorante di classe e sul bacio a fine serata."
Aggiunse venti dollari ai sessanta che già stazionavano sulla scrivania, tra gli sguardi allibiti degli altri tre: sorrise maggiormente.
"Beh? Cosa c'è? Preferite forse che prenda provvedimenti per la vostra simpatica scommessa?"
Cho, Van Pelt e Rigsby scossero simultaneamente le teste: Wayne tossicchiò imbarazzato.
"Non le sembra una... Previsione azzardata, la sua?"
Van Pelt soffocò un gemito, lanciando un'occhiata disperata a Cho: l'asiatico sospirò e si passò una mano tra i capelli, imbarazzato.
Inaspettatamente Hightower diede una breve risata.
"Credi, Rigsby? Ne parleremo domattina, a cose fatte."
Ignorando gli sguardi pieni di rinnovato stupore dei tre agenti si voltò ed uscì dall'ufficio, sorridendo ancora.
Sapeva quel che faceva, lo aveva sempre saputo.
Alle sue spalle Rigsby stava sussurrando ai due colleghi "La Hightower è uscita di senno...", ma lei non lo udì.
Poco più avanti Madeleine incrociò Jane, cui rivolse un sorriso allusivo: l'uomo sorrise a sua volta, divertito, ed annuì appena.
Un bravo ragazzo quel Patrick Jane.
L'indomani, decise Hightower, gli avrebbe offerto un pranzo sostanzioso.
Ovviamente con gli ottanta dollari che avrebbe vinto.







Finalmente, come avevo promesso, una one-shot/spin-off della mia longfic "Sette ore e un gatto nero"!
Spero apprezzerete l'allegro teatrino creato dal resto della squadra, e l'inaspettata sorpresa finale... =)
Enjoy it ;)
   
 
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