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Autore: Stregatta    22/11/2011    4 recensioni
Il Reading, prima ancora di essere una festa della musica, era il migliore dei riti di iniziazione possibili poiché chiunque lasciava qualcosa di importante sul campo, alla fine: la tenda, lo zaino, una cassa di birra, la verginità... Non si usciva interi da lì, non si usciva puliti neanche facendo attenzione.
{Matthew Bellamy, Rita "Hayward", un piccolo incidente ed un ciclo che si conclude}
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per i Dodici Mesi di Fedeltà.

Dominic Howard e Matthew Bellamy non sono miei, non li conosco né pretendo di fornirne un ritratto fedele – anche se a loro i costumes ed il sesso strano piacciono e l'hanno anche rivelato pubblicamente, deal with it.
Non mi finanziano, anzi, per seguirli mi sveno con il sorriso sulle labbra.

Qualcosa per metabolizzare l'esperienza allucinante e meravigliosa del Reading nonché il decennale di Origin of Symmetry dovevo scriverlo. Può sembrare un omaggio insolito... Oddio, probabilmente lo è, ma è anche abbastanza tipico del personaggio... Del mio personaggio, intendo. XD

Engiuoi! :D


An end has a start


Appollaiato sulla balaustra del balconcino che dava sul palco, coccolato dai lussi della zona vip ed immacolato come un giglio, Matthew Bellamy dedicava parte della sua attenzione all'esibizione degli Interpol ed il resto alla folla scalpitante e variopinta che premeva sulla prima transenna, quella di fronte allo stage.
Il colpo d'occhio era ragguardevole, dalla sua posizione, eppure non rendeva affatto l'idea di ciò che effettivamente era stato, era e sempre sarebbe stato il festival di Reading: il fango appiccicoso misto al cibo abbandonato e calpestato, alle cartacce e alle lattine, i cessi intasati, il sesso lurido e casuale in tende strettissime e sottilissime, gli stivaloni di gomma rigida che ti facevano venire i crampi ai polpacci, le gomitate, le contusioni, le sbornie, l'erba, le risse.
Il Reading, prima ancora di essere una festa della musica, era il migliore dei riti di iniziazione possibili poiché chiunque lasciava qualcosa di importante sul campo, alla fine: la tenda, lo zaino, una cassa di birra, la verginità... Non si usciva interi da lì, non si usciva puliti neanche facendo attenzione.
Per questo Matt aveva bisogno di celebrare la morte dell'innocenza dei Muse proprio di fronte a migliaia di persone che stavano trucidando la propria sotto la pioggia, sporchi ed infreddoliti, suonando ogni singola traccia di Origin of Symmetry per l'ultima volta.
Quando il successo aveva iniziato finalmente ad arridere alla band, tanti piccoli ingranaggi avevano cominciato ad incepparsi: come una caricatura di rockstar, Matt si era dato ad ogni genere di vizio; come un padre e marito esemplare, Chris si era dato alla nostalgia di casa; come un amico fedele ma impotente, Dom non sapeva che pesci prendere.
Non era stato facile riscrivere le regole del gioco e della loro stessa amicizia.
Non sarebbe stato facile cambiarle di nuovo.


- Sbrigati!
- Oooh, siamo impazienti stasera?
Matt ridacchiò, sprofondando ancor di più nel divano color champagne della suite di Dom e stropicciandosi il volto con i palmi delle mani.
Era stanco. Voleva solo soffocare il peso della giornata trascorsa, del concerto, dei pensieri sotto le coperte e dormire per almeno dieci ore filate.
- Be', è da un po' che aspetto, non ti pare?
La voce di Dom venne attutita dalla porta chiusa del bagno.
- Sono solo venti minuti... Il minimo sindacale, direi!
- Spero ne valga la pena!
- Te ne accorgerai, razza di bastardo ingrato!
- Mhm, mi piace quando mi insulti...
- Pervertito! - strillò querulo Dom, parodiando la reazione di un'oltraggiata damigella d'altri tempi.
- Non perdere tempo, cretino! - lo rimproverò Matt di rimando, versandosi dell'altro Moët & Chandon nel bicchiere già semipieno.


Dovettero passare altri dieci minuti prima che la porta del bagno si aprisse con lentezza furtiva.
Matt sentì i tonfi leggeri dei passi di Dom alle sue spalle, smorzati dallo spessore del tappeto, e posò il suo terzo bicchiere di champagne sul tavolo di fronte al divano.
Sobbalzò, quando un paio di mani guantate lo accecarono momentaneamente.
- Che cosa...?
- Sta per iniziare lo show, zuccherino... Tieni gli occhi chiusi.
Matt obbedì, seguendo solo grazie all'udito i movimenti del suo batterista attraverso la stanza – il debole clic dell'interruttore del lampadario, un CD infilato nel lettore, una canzone piena di archi struggenti e...
- … Cher? Questa è Cher?
- Mhm-mhm. Cher.
- Be', che tu abbia dei gusti musicali quantomeno opinabili non è una novità ma qui si toccano livelli di...
- Apri gli occhi, sbruffone.
Fu per una precisa combinazione di fattori che Matt, una volta trovatosi di fronte ad un'inaspettata versione di Dom travestito da Rita Hayworth in Gilda, non cadde preda del peggiore attacco di risa isteriche dai tempi dell'incisione sotto funghetti allucinogeni di Plug In Baby: prima di tutto, il vestito indossato dall'attrice era più lungo. In secondo luogo, il vestito indossato dall'attrice non si tendeva su alcun organo genitale maschile in semierezione. Infine, il vestito indossato dall'attrice non era indossato da Dom.
Scuotendo la fulva criniera posticcia che gli ricadeva sulle spalle nude, Dom fissò Matt da sotto in su e si cinse i fianchi fasciati di seta nera.
- Di recente ho scoperto di avere una certa passione per il burlesque, sai?
- Ma non mi dire... - mormorò Matt, ritraendosi contro lo schienale del divano quando vide Dom avvicinarsi.
Il batterista tirò su la gonna, scoprendosi ulteriormente le cosce abbronzate per salire sulle ginocchia di Matt: gli gettò le braccia al collo, parlando ad un soffio di distanza dal suo volto.
- Pensavo che avresti apprezzato...
- Pensavi bene. - ammise Matt, socchiudendo gli occhi sotto le carezze di Dom sulle guance e sul collo.
Tentò di fermare la mano guantata che gli si infilò sotto la camicia, tirandogliela fuori dai pantaloni.
- Dom... - sussurrò ma l'altro non gli diede modo di continuare, baciandolo sulla bocca.
Per un attimo, Matt accolse senza protestare le effusioni del suo batterista: un lungo, lunghissimo attimo nel quale percorse le sue gambe nude da cima a fondo, dalle caviglie sottili ai polpacci duri e definiti fino alle anche.
Non incontrò un solo pelo, neanche quando per forza d'abitudine lasciò scivolare le dita dove di solito finivano il loro viaggio – the underneath is a big surprise, si ritrovò a canticchiare mentalmente.
Poi mise da parte ogni facezia, lo strinse sotto le ginocchia e fece forza.
Non riuscì a spostare Dom di un solo centimetro, ma almeno attirò la sua attenzione.
- Che c'è? -
Matt inspirò profondamente, un po' per riprendersi dal bacio ed un po' perché era maledettamente difficile, per tanti motivi – non ultimo avere Dom accucciato in grembo che lo fissava in quel modo, il volto quasi inghiottito da quella stupida, enorme parrucca rossa.
Dominic James Howard era ufficialmente la cosa più cretina, devota e bella che avesse mai preso in braccio dopo il cucciolo di labrador che i suoi gli avevano regalato a sette anni – ed era un complimento.
- Scendi.
Dom schiuse le labbra, cerchiate dall'ombra carminio del rossetto stinto e spalmato dai baci come il trucco di un clown piuttosto sciatto, e non si mosse.
- Scendi, per favore. - lo incitò Matt, spingendolo delicatamente sul petto per rafforzare il concetto.
Così, Dom mise un piede a terra, prima di sollevarsi per un istante e poi capitombolare miseramente.
- PORCA PUTT...!
Matt si sporse in avanti, chiamandolo: - Dom...?
Quest'ultimo si contorceva stringendosi un piede, calzato da un letale sandalo nero tacco 12.
- Cazzo, che dolore...!
- Fammi vedere.
La caviglia di Dom era gonfia e livida, ma ad un primo esame sembrava semplicemente slogata.
Matt lo rassicurò, sorridendo: - Ok, non dovrebbe essere rotta.
- Che... Che culo! - esclamò a denti stretti il batterista, cercando di alzarsi e desistendo subito dopo dall'impresa.
Fissò Matt torvo, scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte.
- Dammi una mano.
Quando riuscì ad accomodare l'amico sul divano – non senza qualche risata da parte sua e, nonostante il dolore, dell'infortunato – Matt tirò fuori il telefono.
- Chiamo un taxi e andiamo al pronto soccorso, ok?
Dom ghignò ironico.
- Prima sarà il caso che mi levi tutta questa roba di dosso, no?
La parrucca volò dall'altra parte della stanza – questa cosa prude e mi fa sudare, la odio – assieme ai sandali e ai guanti di raso.
Mentre abbassava la zip laterale del vestito, Dom si accorse di Matt che lo fissava.
Arricciò le labbra, iniziando a sfilarsi l'abito.
- Ti piace quello che vedi, straniero?
L'altro scoppiò a ridere, ma non rispose – piuttosto, andò in camera da letto a cercare un paio di pantaloni.
Tornando, fece finta di non aver notato che Dom fosse completamente nudo – questa sua antipatia per l'intimo...! - e si chinò immediatamente ad infilargli una gamba degli skinnies.
I quali, essendo skinnies, ovviamente non erano progettati per farsi strada oltre una caviglia gonfia.
Dopo molti tentativi ed una serie di “ahi!” sempre più concitati da parte di Dom, Matt lo informò con un sospiro rassegnato: - Non c'entra.
- Come “non c'entra”?
- Dom, hai un cocomero al posto della caviglia. Con dei pantaloni più larghi, magari...
- Tu non mi conosci affatto, Bellamy... Secondo te ho dei pantaloni più larghi nell'armadio?
- Prendo un paio dei miei, allora.
- Nonono, che dici! Al di là del fatto che fanno cagare...
- … ma...!
- … le gente mormora, se mi vede girare con i tuoi pantaloni.
- Non è mica la prima volta che ci scambiamo i vestiti.
- Ma è la prima volta che rientro in hotel con un paio di pantaloni e poi esco di nuovo con un altro paio di pantaloni... Tuoi.
Matt sbuffò, esasperato.
- Vabbe', allora che faccio? Li taglio?
Dom guardò i suoi adorati, aderentissimi, trendyssimi, costosissimi pantaloni firmati con evidente struggimento, prima di obiettare timidamente: - Magari fai un altro tentativo...
Matt alzò gli occhi al cielo, ma acconsentì: - Ok.
Nonostante Dom facesse del suo meglio per trattenersi, era palesemente sempre più in sofferenza ad ogni centimetro di stoffa con il quale Matt riusciva a coprirlo.
Alla fine si arrese, e mugugnò: - Tagliali lungo le cuciture, però.


- La prossima volta lasciamo stare il cross-dressing... Solo del robusto, sano sesso all'antica senza vestiti e coreografie strampalate.
Proposta allettante, tranne per il fatto che veniva dalla persona sbagliata.
Matt scosse il capo, mormorando: - La prossima volta...
Dom si infilò la camicia, guardandolo.
- Cosa?
- Niente. - un momentaneo guizzo di vigliaccheria – non era stato facile prendersi cura di Dom negli ultimi cinque minuti, aveva rischiato più volte di recedere dalla propria posizione senza motivo alcuno.
Mantenere l'aplomb di chi è nel giusto era una sfida, quando bastava così poco a farlo deviare...
La faccia di una delle persone che gli erano più care al mondo, per esempio.
- Matt, su...
E allora, tanto valeva sputare il rospo così come gli veniva, accantonando ogni discorsone moralista che comunque aveva dimenticato nel varcare la soglia di quella dannata suite.
- Non credi che stia diventando tutto troppo ridicolo? Voglio dire... Guardami. Guardati.
Dom si guardò davvero, e guardò anche lui. A lungo.
- Ti trovo attraente, siamo sessualmente in sintonia e ti voglio bene. Qual è il problema? - disse alla fine con la sua solita aria tranquilla, quella che di solito faceva venire i nervi al ben più paranoico ed esagitato Matt.
Quest'ultimo decise di affrontare il problema girandogli prima attorno.
- Sai quanti anni compi, a dicembre?
- Ne dimostro comunque di meno. - ironizzò Dom, e Matt lo ignorò per rispondere alla domanda: - ... trentaquattro. Sai quanti ne compie Origin of Symmetry? Dieci.
Il batterista finì di abbottonarsi la camicia, allargando le braccia sullo schienale del divano e accavallando le gambe.
- Quindi?
- E io non posso esattamente metterti l'anello al dito...
- E chi lo vuole?
Dom sollevò un sopracciglio, osservandolo di sbieco: - Non riesco a seguirti.
Figurarsi, a malapena riusciva a starsi dietro lo stesso Matt.
- Non vuoi altro? Tipo una fidanzata, un bambino?
- Faresti prima a dirmi cosa vuoi tu.
Giustamente, approvò Matt suo malgrado.
- Credo che oggi sia finito un ciclo.
- Oggi? Così, d'un botto? Hai ricevuto lo Spirito Santo?
Il batterista sorrise lievemente, in un modo che fece sentire l'altro un po' in colpa e anche un po' stupido, a dirla tutta.
- Ti senti in colpa nei confronti di Kate e Bing?
Fu con sincerità che Matt ribatté: - Non esattamente.
In fondo, non aveva mai ritenuto – per egoismo? Calcolo? Depravazione? - quello che faceva con Dom ormai da dieci anni qualcosa in grado di ferire un qualsiasi componente della sua nuova famiglia; semmai, il problema stava nel fatto che per cominciare il nuovo corso della sua vita doveva necessariamente tagliare i ponti con il passato.
- Credo che sia arrivato il momento di calmarci, di pensare un po' a noi. Voglio dire, mi sto costruendo una famiglia, sto finalmente... Creando qualcosa di importante al di là della mia carriera...
- Tutto il resto non è importante? - lo interruppe bruscamente Dom. - Perché se è così hai ragione, dovresti pensare un po'.
Si issò a fatica sul piede sano, saltellando verso il bagno, e Matt accorse ad aiutarlo.
- Non ti scomodare... Anzi. Torna nella tua stanza, non è un problema.
- Dom, sei k.o....
- Non è vero... In fondo mi aspettavo che prima o poi mi “scaricassi”, se così si può dire.
- Parlavo del piede...
L'occhiata che Dom gli rivolse fu gelida, prima entrare in bagno e strofinarsi la saponetta sulla mani per creare della schiuma.
Matt restò alle sue spalle, mormorando: - Non voglio farti sentire di merda.
Dom gli parlò attraverso lo specchio, una volta sciacquatosi il volto.
- Non sto di merda.
- Sei palesemente incazzato.
- Oh, certo, ti piacerebbe lucidarti l'ego con la convinzione che io abbia il cuore spezzato, eh? Vuoi sapere qual è il problema, invece?
Il batterista si girò, cercando sostegno nel lavabo.
- … è che hai ragione. Sono troppo vecchio per vestirmi da bagascia anni '40 per intrattenerti, per rischiare di rompermi l'osso del collo su un paio di schifosissime Blahnik e per essere... Me, fondamentalmente. Quindi sì, sono incazzato ma non con te. Non sei l'unico ad aver capito che si è chiuso un ciclo.
Alzò le mani, e scandì: - Adesso dovresti farmi la cortesia di chiamare un taxi ed accompagnarmi in corridoio per prendere l'ascensore e poi vai. A. Dormire.
Per inaugurare il nuovo ciclo, Matt non trovò di meglio da fare che seguire le istruzioni dell'altro e trascorrere una notte insonne nella splendida suite matrimoniale occupata da lui, Kate e suo figlio.
Pessimo inizio, ma per il resto poteva – doveva – migliorare.

   
 
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