23/11/2011
5 recensioni
E' la prima che pubblico qui e anche la prima che scrivo su Damon ed Elena.
Ho immaginato di cambiare qualcosina che è successa negli episodi della seconda serie, poi leggerete.
Spero sia di vostro gradimento :)
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‘Ho solo una cosa da dire’
‘Perché devi dirla con il mio ciondolo in mano?’
‘Perché quello che sto per dire è forse la cosa più egoista che abbia mai detto nella mia vita’
‘Damon, non farlo.’
‘No, almeno una volta devo farlo e tu devi sentirtelo dire. Ti amo, Elena. Ed è proprio perché ti amo che non posso fare l’egoista con te. Per questo non puoi saperlo. Io non ti merito ma mio fratello sì. Dio quanto vorrei che non dovessi scordarlo. Ma devi.’
Capitolo uno.
Caro diario,
ultimamente non avevo neanche la forza di scriverti, tutta sprecata per rimanere aggrappata all’inutile speranza che lui fosse ancora lì, da qualche parte. Oramai ne sono sicura: Stefan è andato via, per sempre. Non semplicemente da qui, da questa casa, da questa città. Lui, il mio Stefan, non esiste più. Non so come Lexi sia riuscita a farlo ritornare ogni volta in se, allo stesso tempo non riesco a capire come sia potuto andare via, ora so che è per sempre. Mi sono arresa, ho gettato la spugna. Non posso costringerlo ad essere la persona che io voglio, non posso costringerlo ad amarmi. Devo soltanto farmi forza e andare avanti, anche senza tutte le persone che consideravo dei pilastri. E’ stata dura, vederle sparire una per volta. Da zia Jenna e Stefan. Tutte per colpa mia.
Erano passati tre mesi da quando Klaus aveva ridato la libertà a Stefan e un po’ per volta, le speranze di ricevere sue notizie per Elena, si erano allontanate con lui. Ripose il diario nel comodino e scese di sotto, trovando Alaric che faceva colazione.
‘Caffè?’ chiese gentile come al solito. Neanche lui sapeva perché era in quella casa a cercare di dare un po’ di felicità ai due ragazzi che soffrivano probabilmente meno di lui la morte della sua fidanzata, eppure non riusciva a farne a meno.
Elena annuì ma mentre stava per prendere la tazzina qualcosa la afferrò prima di lei per poi scomparire nel nulla. Alaric prese velocemente dal cassetto un paletto di legno che aveva lasciato tra le posate in caso di emergenza.
Elena rise, poi finalmente disse.
‘Damon, buongiorno.’
Un secondo dopo due occhi cobalto le apparvero avanti.
‘Amico, vuoi infilzarmi di prima mattina?’ prese in giro Alaric.
‘Molto volentieri’
‘Dovresti concentrarti di più sul caffè, direi che fa alquanto schifo’ commentò, posando la tazzina sul marmo con un'espressione disgustata.
‘Comunque che ci fai qui a quest’ora?’ domandò all’improvviso Elena.
Anche se non lo ammetteva, pensava ancora a Stefan e ogni avvenimento diverso dalla normale routine quotidiana le faceva pensare all’arrivo di una buona notizia.
‘Vestiti, che ti accompagno a scuola’
‘Perché?’
‘Devo parlarti un attimo’
Annuì senza chiedere altro, consapevole che Damon non avrebbe spiaccicato parola se non con le sue condizioni. Infilò un paio di Levis, una maglietta bianca e un cardigan poi scese di sotto.
‘Pronta.’
‘Andiamo.’
‘Aspetta un secondo. Jeremy?’ chiese voltandosi verso il biondo che dietro il lavello stava asciugando le tazzine della colazione.
‘Vado a chiamarlo io. Vai che altrimenti fai tardi.’
‘No, preferisco andarci io.’
‘Ma hai sentito Rick? Dai, andiamo’ disse trascinandola per un polso.
‘Damon, no! Non perderò anche mio fratello perché ero troppo impegnata a fare altro. Aspettami qui.’ Sbuffò rassegnato e la lasciò andare.