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Autore: lord Martiya    17/07/2006    4 recensioni
Raccolta di retroscena e avventure collegate alla fanfic Le Fiamme del Destino.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Mariam
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Rieccomi qui, con delle aggiunte a LE FIAMME DEL DESTINO. Mentre ne scrivevo il quarto capitolo, mi sono accorto che, per il carattere del personaggio che funge da narratore o per altri motivi, avrei dovuto escludere dalla narrazione alcuni particolari o retroscena cui tenevo particolarmente. Iniziai allora a pensare a come introdurli, e, dopo aver completato il sesto capitolo della fanfic, ho iniziato a lavorare a queste side stories, basandomi su particolari dell'una o dell'altra serie o su cross-over e utilizzando come narratore uno dei protagonisti del fatto in questione.
La prima side story è un ricordo di Mariam, il mio personagio femminile preferito, e si basa su due particolari che ho notato in Beyblade V-Force: nelle prime puntate sembra che Dunga e Kai si conoscano piuttosto bene, ed in seguito Mariam, nella puntata in cui compare il blader di Zagart che affetta tutto, pedina Kai senza ragione apparente, e, alla fine della puntata, Jusuf (Jesse nella versione italiana) sembra accennare ad un legame (amicizia? simpatia? rivalità?) fra i due. Aggiungeteci che, secondo quanto detto da Kai nella prima serie, lui non sembra essere tornato immediatamente a casa dopo l'incidente con Black Dranzer che gli fece perdere la memoria, ed avrete una vaga idea di cosa si agitava nella mia mente perversa mentre scrivevo questo racconto.
by lord Martiya
P.S.: Il Perfect Delete citato da Mariam è una tecnica che compare nella serie V-Force. Per la precisione è utilizzata da Kein nella sfida con l'Animale Sacro Digitale, e la somiglianza col chiaramente più potente Firing Bomb e con un assalto di uno dei blader di riserva della Borg (il primo avversario di Takao in Russia) fa pensare che il Perfect Delete sia una tecnica d'alta scuola abbastanza diffusa fra i campioni (e Kein è un campione).



MEMORY 01: LO SQUALO E LA FENICE



Il mio nome è Esmeralda Sara Malilini Mariam Bibi Savina, ma tutti mi chiamano semplicemente Mariam. Bè, non proprio tutti: nel mio villaggio mi chiamano in genere Mariam, ma la maggior parte della gente mi chiama "la pazza con lo spadone" (almeno quando pensano che io non possa sentirli), forse perché porto sempre con me una strana e antica spada che trovai tempo fa come per magia (ed anche perché in certe occasioni non esito a usarla), il mio fratellino Yakoub Damiano Chorian Shandor Jusuf (i nostri genitori avevano un debole per i nomi lunghi) mi chiama Sorellona ed una sola persona mi chiama Esmeralda. Dice che si intona meglio al colore dei miei occhi, e se si trattasse di qualcun altro avrei pensato ad un complimento da donnaiolo, e a quel punto povero lui... Ma lo conosco bene: non dice molto, e quel poco che dice è sempre quel che pensa. E poi, da lui non mi dispiacerebbero... La prima volta che l'ho incontrato è stata il 26 giugno del 1770, e, come ben si addice a quello strano ragazzo, fu un incontro strano. Quel giorno Ozuma aveva imposto a noi Scudi Sacri un allenamento ancora più infame del solito: allontanarsi dal villaggio di venti chilometri e poi ritornare, il tutto da fare sulle mani e con tuta di molle per aumentare lo sforzo, allo scopo di potenziare le nostre braccia e quindi il nostro lancio. Per quanto infami, devo ammettere che è anche grazie a quegli allenamenti che ora sono una blader a livello mondiale. Sì, esatto: quegli allenamenti erano finalizzati a farci diventare ottimi bladers. No, non siamo fanatici: semplicemente sappiamo che in alcuni beyblade (fra cui i nostri) risiedono gli Animali Sacri, creature di pura energia capaci di portare grandi benefici e grande distruzione, se capitano nelle mani di chi ci sa fare. Nel caso capitino nelle mani di qualche malintenzionato che ci sappia fare, a noi Scudi Sacri spetta il compito di sottrargli e sigillare l'Animale Sacro. Se poi si tratta di uno dei quattro Animali Sacri Leggendari, allora ci tocca sigillarlo. Punto. Ci toccava, ma questa è un'altra storia... Durante quell'allenamento, circa tre chilometri dopo che Ozuma, per aumentarne l'efficacia (almeno così diceva, ma a volte ho il dubbio che sia masochista...), ci aveva fatti passare in uno uadi (un torrente) in secca dal fondo pietroso quando sentimmo delle urla inferocite. Controllammo: si trattava di un gruppetto di teppisti arabi, che se la stava prendendo con un ragazzo di circa dieci anni che la sera prima li aveva derubati. Piuttosto stupidamente quei sei teppisti lo apostrofavano in arabo, pensando che la loro vittima (anzi, il loro carnefice) lo parlasse nonostante un aspetto che diceva chiaramente che non era nato in nessun posto in cui si parlava la loro lingua madre: occhi rossi lievemente a mandorla, volto ovale con un mento spigoloso, capelli nerissimi tranne che per un ciuffo bianco volutamente tenuto enorme, altezza leggermente inferiore a quella dei suoi coetanei, e, a completare il tutto, vestiva con dei jeans pieni di tasche piuttosto larghi sulle gambe e dotati di catena, una canottiera nera coi bordi rosso sangue e sei bottoni d'argento sui bordi vicino alle braccia, alle braccia due scaldamuscoli rosso sangue molto pesanti (sei chili l'uno) ed una lunga sciarpa bianca. Insomma, avrebbe avuto l'aria del tipico ragazzo nippo-europeo, se non fosse stato per l'abbigliamento chiaramente studiato per mettere una certa paura e per i capelli bianchi. Ad un certo punto lo strano ragazzo interruppe i teppisti e, in Inglese Sistematico, disse: _ Spiacente, non parlo arabo: sono giapponese. Quindi dimostrate un po' d'ospitalità per un forestiero e parlatemi nella mia lingua. O almeno in Inglese Sistematico, se lo sapete parlare.
_ Quei teppisti non mi sono mai piaciuti, e quel tizio ha l'aria di chi sa farsi rispettare: perché non approfittiamo dell'occasione per pestare quegli imbecilli? _ chiese Dunga (il più grosso di noi Scudi Sacri, che può contare su un'aspetto da gorilla e su un Animale Sacro che gli assomiglia).
_ Perché sarà più divertente vederli pestare dal giapponese. _ rispose Jusuf.
_ Eh?! Ma è solo contro sei!
_ Penso che Jusuf abbia ragione. _ disse Ozuma.
_ E poi scapperebbero come con il diavolo alle calcagna non appena vedessero la mia spada e la tua faccia, scimmione. _conclusi.
Nel frattempo il capo dei teppisti, con un Inglese piuttosto stentato (aveva già sedici anni ma lo parlava come un bambino di sei) aveva intimato al forestiero di restituire il cibo rubato.
_ Perché non fate un'opera buona e non lo donate ad un viandante affamato e malato? Dopotutto non sapreste difenderlo. _ replicò il jap.
Il capo dei teppisti fece per dargli un pugno, ma (non ho mai capito come) si ritrovò a terra davanti a lui dopo aver fatto tre giri su se stesso. Un altro cercò di colpirlo alla schiena, ma quello, senza neanche prendere la mira, lo castrò con un calcio ben assestato prima di far saltare i denti agli altri quattro. Restava solo il capo, il cui volo gli aveva provocato soltanto un giramento, ma lo strano tizio rimediò immediatamente con una scarica di pugni di quelle che per un mese ti spingono ad urlare "E tu chi sei?!" ogni volta che ti guardi allo specchio.
_ E voi quattro siete loro compari? _ ci chiese il tizio, che si era accorto di noi.
_ Stavamo soltanto assistendo allo spettacolo. _ rispose Ozuma.
_ Dieci crediti a testa di biglietto.
_ Ma BF$&)=&/$%&(), se credi che pagheremo... _ iniziò Dunga.
_ Piantala, sta scherzando. _ lo zittii. Poi vidi che lo strano ragazzo barcollava. _ Ehi, ti senti bene?
Non rispose. Cadde e basta, svenuto, con 46° di febbre e lo stomaco brontolante. Eppure nemmeno due minuti prima aveva pestato a sangue sei teppisti, e, come notammo poi, aveva persino l'handicap degli scaldamuscoli da sei chili a braccio. Persino Ozuma, che fino ad allora si era sempre vantato di non potersi stupire di fronte a nulla, non potè evitare di sorprendersi, ma, pragmatico come al solito, ce lo fece soccorrere: un tipo del genere, per quanto strambo, non meritava certo di morire. Rimase svenuto per tre giorni, durante i quali delirò e rischiò seriamente di morire, ma la sua tempra era così forte che, nonostante la denutrizione e le condizioni pietose in cui l'avevamo trovato, riuscì a sopravvivere. Credo di avere anch'io un po' di merito, poiché gli rimasi accanto per tutti e tre i giorni, comportandomi come un'infermiera premurosa. Fui la prima a stupirmene: non mi era mai importato niente di nessuno che non fosse Rom, ed anche coi cugini ero spesso scostante e irascibile, e all'improvviso mi preoccupavo sinceramente di un gajo, di un non-Rom. Evidentemente qualcosa in lui mi aveva colpita... Ma ci pensate?! Una ragazza che, come me, ha sempre guardato con sufficienza le 'bimbette romantiche' che parlottavano di colpi di fulmine e balle simili improvvisamente si scopre in uno stato che ci assomiglia terribilmente, ad un colpo di fulmine!
_ Ma guarda, pare che una certa persona si sia innamorata... _ commentò Dunga quando, alla fine, se ne accorse (Ozuma se n'era accorto praticamente subito ma si era ben guardato dal fare commenti pericolosi, mentre mio fratello mi aveva chiesto che cosa mi era preso).
_ Per caso sei geloso? _ gli chiese lo strano ragazzo, che proprio in quel momento si era risvegliato.
_ Ma che... Cioè... Ecco... _ balbettò Dunga, preso in contropiede da quella domanda.
_ Non n... _ iniziai gelida, ma immediatamente mi fermai: il ragazzo mi stava facendo l'occhiolino per dirmi di dargli corda, e quindi dissi a quel ragazzo in tono svenevolo: _ E allora? Stai tranquillo, amore, non ti abbandonerò mai!
_ CHE COSA?! NON E'... Voi mi state prendendo in giro.
_ Ma và? _ replicò il ragazzo, provocandomi una risatina divertita (precedente storico).
_ Dunga, sei sicuro di non avere la febbre? Te ne sei accorto così rapidamente... _ chiesi.
_ Sono molto dispiaciuto di dover interrompere questo splendido spettacolo comico, ma devo fare una domanda seria al nostro ospite. _ disse Ozuma, molto più serio del solito e con l'aria del paranoico (e Ozuma lo è sempre stato) che vede materializzarsi le proprie peggiori paure, quelle a cui non osava credere. _ Potrei sapere come mai parli il Romesh?
Era una buona domanda: già nei tempi prima della Terza Guerra Mondiale, quando il Romesh era abbastanza diffuso sulla Terra, era rarissimo incontrare un gajo che lo parlasse, figuriamoci nel diciottesimo secolo dell'Universal Century!
_ Cos'è il Romesh? _ chiese il ragazzo invece di rispondere.
_ Mi stai prendendo in giro?! _ replicò Ozuma puntandogli un coltello alla gola... E ritrovandosi immediatamente disarmato e col suo stesso coltello a serramanico puntato alla propria gola.
_ Tieni quest'aggeggio lontano da me, se ci tieni a non verificare sulla tua pelle quanto posso fartelo entrare in profondità.
_ Meglio se non lo provochi, Ozuma. _ intervenne il dottor Romano Nirano, il medico del villaggio, che aveva assistito a tutta la scena. _ A giudicare dalle analisi, quel ragazzo è forte quasi quanto Dunga, e ha appena dimostrato di sapersi difendere meglio di quanto tu possa fare, nonostante l'amnesia.
_ Provocarlo io?! Ma se mi prende in giro! _ ribattè Ozuma.
_ No. Durante il delirio ci ha più volte sentito parlare in Romesh, e a livello inconscio l'ha appreso. A volte succede, anche se non troppo spesso. Ma facciamo le presentazioni: sono il dottor Romano Nirano.
_ Ozuma.
_ Io sono il grande, magnifico, possente, fortissimo... _ iniziò Dunga, ma quando lo strano tizio fece finta di dormire urlò: _ Ehi! Sto parlando!
_ Già, e vedi di arrivare al punto, o finirai per spingermi le orecchie al suicidio. _ replicò lo straniero.
_ ... Sono Dunga.
_ Il mio nome è... Prima una premessa, risparmiati le spiritosaggini con me e mia sorella o rischi la pelle. _ lo avvertì Jusuf. _ Mi chiamo Yakoub Damiano Chorian Shandor Jusuf, ma in genere mi chiamano semplicemente Jusuf.
_ Io invece sono Esmeralda Sara Malilini Mariam Bibi Savina. _ mi presentai. _ Scegli pure un nome, per me è indifferente.
_ Va bene Esmeralda? Si intona al colore dei tuoi occhi. _ rispose.
_ ... Dimmi il nome che devo scrivere sulla tua tomba ed esprimi un ultimo desiderio.
_ Una delle poche cose che ricordo è di chiamarmi Kai Hiwatari, e vorrei sapere perché non posso dire la verità, visto che i tuoi occhi sono verde smeraldo.
_ ...
_ Ha ragione, sorellona! _ intervenne Jusuf. _ Il problema è che nessuno osava dirtelo per paura che tu lo facessi a pezzi.
_ Quindi non mi stavi facendo la corte... _ chiesi a Kai.
_ No. _ rispose.
_ Vorrà dire che ti risparmierò.
_ Kai Hiwatari, eh? Sei per caso imparentato con gli Hiwatari proprietari delle Hiwatari Industries? _ chiese Ozuma.
_ Non lo so.
_ E' poco probabile. Ha perso la memoria per aver cercato di controllare un Animale Sacro nella sua forma pura, se fosse uno di quegli Hiwatari non dovrebbe aver avuto una simile occasione. _ specificò il medico lasciandoci impietriti: che qualcuno oltre a noi avesse avuto l'occasione di controllare un Animale Sacro nella forma naturale poteva significare soltanto guai. Ozuma fu il primo a riprendersi, chiedendo se il kris ne era già stato informato e subito dopo scusandosi per la domanda idiota: era ovvio che ne avesse già informato il kris e che questi avesse autorizzato la sopravvivenza di Kai, visto che ne aveva parlato davanti a lui. Ciò che non era ovvio era l'altra decisione del consiglio: che a Kai, del quale sapevamo che era un ottimo blader e potenzialmente in grado di controllare un Animale Sacro in forma pura (se quando ci aveva provato aveva perso la memoria era solo perché non aveva la minima idea su come fare), fosse affidato un Animale Sacro e la conoscenza per utilizzarlo, specie se si tiene conto che dei tre Animali Sacri disponibili oltre a quelli di noi Scudi Sacri fu scelta la Fenice. Uno dei quattro più potenti. Ozuma, ovviamente, ebbe una crisi di nervi, ma poi si riprese ed addestrò Kai a controllare un Animale Sacro. Giunse persino a stimarlo e a considerarlo quasi un amico (quasi, visto che Ozuma è praticamente incapace di provare amicizia per un essere umano). Dunga invece iniziò quasi a detestarlo: combatterono quattordici volte, e se la prima volta pareggiarono, le dodici successive Kai, la cui potenza era quasi equivalente a quella di Dunga nonostante la diversità di stazza, lo umiliò sbaragliandolo con l'astuzia, mentre la quattordicesima vinse con una serie di Perfect Delete, il famigerato attacco aereo sull'anello d'attacco, conclusa da una versione personalizzata di quella tecnica che, in onore della Fenice, battezzò Firing Bomb. Il Firing Bomb, oltre a distruggere Vortex Ape (il beyblade di Dunga), riuscì a guadagnare a Kai il rispetto del gorilla, che si era appena ritrovato con la dimostrazione che Kai non era il furbetto incapace che credeva. Quanto a me, la semplice cotta che avevo per Kai divenne amore vero e proprio. Non so perché, e non so neanche se sia ricambiato come a volte Kai mi da l'impressione, ma so che sono troppo orgogliosa per ammettere di aver bisogno di qualcuno, e che anche per Kai è così. Tempo dopo seppi che Kai non aveva avuto un'infanzia troppo facile a causa del bisnonno Mamoru (cui in genere si riferisce come il 'Vecchio Bastardo' anche ora che è finalmente morto), e che questo lo rendeva piuttosto introverso e (so che non ci crederete ma è la verità) timoroso verso il prossimo. Un po' come è successo a me. Kai rimase con noi due mesi, in cui divenne uno di noi (uno dei pochi ad essere diventati veramente Rom d'adozione) anche a causa della sua propensione a sfruttare i gaje e la loro stupidità ma non più del necessario. Il 29 agosto io e Kai eravamo su una rupe sopra il villaggio.
_ Perché mi hai fatta venire qui? _ gli chiesi senza mezzi termini.
_ Volevo farti una domanda in privato. _ rispose Kai. _ Che ti è successo?
_ Prego?
_ Tu sei una persona piuttosto allegra e socievole, anche se un po' altezzosa, eppure hai sempre la spada pronta per colpire qualsiasi maschio ti faccia un complimento, a parte me, tuo fratello e Ozuma. Come mai?
_ Perché non ho nulla da temere da voi: Jusuf è mio fratello, Ozuma pensa soltanto al Beyblade e alla sua 'missione' e tu sei uno di quei pochi esseri umani al mondo che preferirebbero morire fra mille sofferenze piuttosto che prendersi una ragazza con la forza.
_ Tak. _ Quella semplice parola in russo vuol dire letteralmente 'ho capito', ma quella volta voleva dire anche altro, ovvero: Facevo meglio a stare zitto. Ma si sbagliava: per me era un peso, un peso che mi portavo dietro da ormai tre anni. Erano passati tre anni da quando l'ultimo gruppo di lenoni (o schiavisti) della Terra mi ha rapita per portarmi su pianeti dove la schiavitù è legale ed usarmi come prostituta. Erano passati tre anni da quando quei bastardi mi avevano violentata per avviarmi al mestiere della puttana. Erano passati tre anni da quando mi avevano messa in cinta e, scopertolo, mi avevano ripetutamente picchiata per provocare l'aborto. Erano passati tre anni da quando si svegliarono nudi e legati ed ascoltai le loro grida ed il loro stupore nel rendersi conto che la femmina di una qualsiasi specie diventa molto facilmente più feroce del maschio. Tre anni che conservavo questo pesante segreto. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, e in quel momento mi venne spontaneo sforgarmi con Kai. Non ricordo poi cosa successe. So solo che dopo un po' mi scoprii abbracciata teneramente da Kai e che entrambi avevamo gli occhi arrossati. Senza dire nulla scendemmo, e trovammo una motocicletta con due sidecars. Era guidata da una ragazza di tredici anni coi capelli biondi piuttosto lunghi raccolti in una coda di cavallo e gli occhi esattamente identici a quelli di Kai, attorniata da dei teppisti. Erano gli stessi che Kai aveva picchiato tre mesi prima, e volevano importunare la ragazza. Risultato: il capo ottenne il casco della motociclista sui denti, e gli altri cinque furono pestati a sangue. Poi la motociclista, raccolto il casco, mise in moto, venne davanti a noi e chiese: _ Kai, si può sapere che hai fatto ai capelli?
_ Rina, ti sembra il modo di salutarmi dopo un anno che non ci vediamo? _ replicò Kai.
_ Ehm... Potrei sapere che sta succedendo? _ chiesi.
_ Già... Rina, ti presento la mia amica e salvatrice Esmeralda Sara Malilini Mariam Bibi Savina. Esmeralda, ti presento Rina, la mia sorella gemella.
_ Pia... Gemella?!
_ Devo confessarti di aver recuperato la memoria il mese scorso, ma con certi parenti che mi ritrovo ho pensato di restare qui...
_ Già, ma se Ozuma ti scopre...
_ Ha detto che col bisnonno che mi ritrovo ho pieno diritto allo status di rifugiato politico. A proposito, Rina, il Vecchio Bastardo è ancora vivo?
Qualcuno ha detto che il denaro non fa la felicità, e gli Hiwatari ne sono la dimostrazione: con tutti i loro soldi, erano una famiglia profondamente infelice a causa del capostipite, Mamoru Hiwatari. Ad esempio, delle tre zie di Kai una è sparita nel nulla a 17 anni e un'altra si è defilata in Russia pur di non averlo tra le scatole, e per colpa sua è scomparsa nel nulla la sorella maggiore di Kai, Maju. Pare che l'abbia fatta perdere, ma non si è mai saputo nulla, ed ora è troppo tardi per chiederlo: il suo attuale domicilio è un rettangolo di terra di 2X0.75 metri nel cimitero di Seika su cui ogni tanto balla chi l'ha conosciuto. Se non lo trovasse di pessimo gusto, Kai ci avrebbe organizzato sopra delle feste danzanti. Eppure Kai quel giorno decise di tornare a casa. Secondo lui anche i peggiori problemi vanno affrontati, e non lo fermai. A volte me ne pento, ma andava fatto. E comunque io e Kai restiamo in contatto, e probabilmente ci rivedremo presto: Ozuma ha individuato il Drago Azzurro, la Tigre Bianca ed il Guerriero Nero, e vuole verificare se sarà il caso di sigillarli (o meglio sta cercando una scusa valida per farlo). Spero solo che Kai non si schieri con quei tre...
  
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