Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Rebel Girl    23/11/2011    2 recensioni
"Forse sono una di quelle persone che incontri per caso, ci scambi qualche parola e poi, quando torni a casa, sorseggiando un calda cioccolata, ti chiedi quale fosse il suo nome." --------------------------------------------- già dal fatto che tu non ti ricordi di me vuol dire che se anche ci fossimo incontrati non è stato importante. Ci si ricorda delle persone che si incontrano anche se avvolte ci si domanda perchè le si hanno incontrate...per esempio io potrei essere una di quelle che è meglio non aver incontrato.. anche tu potresti essere una di quel tipo. Forse è per questo che sei bloccata nella mia memoria...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hatter 4

Se il cappellaio matto avesse potuto, in qualche strano modo, associare una parola a quella situazione del tutto fuori dal normale, molto probabilmente sarebbe stata, IMPULSIVITA'.
Da quando era nato, non aveva mai e poi mai avuto il desiderio di abbracciare qualcuno, nemmeno per finta cordialità.
Quella ragazzina che stringeva tra le sue braccia aveva un buon profumo di the, la sua fragranza era qualcosa che cullava i pensieri del cappellaio. I suoi capelli biondi, cascate d'oro sulle sue spalle, erano morbidi sulla sua guancia. Sapevano da zucchero.

Il suo corpo era caldo, quasi lo poteva percepire attraverso i vestiti.
Hatter appoggiò il mento sulla testa della ragazza, gli occhi chiusi e un sorriso quasi infantile sulle labbra screpolate a causa del freddo. Quanto era piccola tra le sue braccia.
“Mia dolce pazzia, sei tornata a me.....” mormorò il ragazzo, sentendo la felicità scorrergli nelle vene come benzina nel serbatoio di una macchina. Già si immaginava la faccia che avrebbe fatto la Lepre Marzolina nel rivederlo tornare con al suo fianco Alice. Avrebbe riso dello Stregatto per averlo definito un pazzo per aver cercato di ritrovare Alice. Prima, naturalmente, si sarebbe fatto ridare il suo cappello.

“Ah, Alice, chiedimi qualsiasi cosa e io te la darò. Vuoi la luna? No, quella non posso dartela, sarebbe troppo grande da impacchettare. Vuoi il sole? No, no..... ti scotteresti se lo tenessi in mano....”
“Signor Hatter, posso davvero chiederle qualcosa?” domandò la ragazza, il viso ancora nascosto sul petto del ragazzo. Hatter sorrise, stringendola più a se, come un bambino che stringe un nuovo giocattolo timoroso di perderlo.
“Certo che puoi. Se ti dicessi di no sarei in contrasto con quello che ti ho appena detto, ma se ti dicessi di si sarei in contrasto con quello che vorrei fare adesso che consisterebbe nel stare in questa posizione per molto tempo, forse l'eternità. Ma non possiamo sfidare l'eternità, perché se lo facessimo significherebbe che non siamo umani e in tal caso noi...”
“Signor Hatter...”
“Scusami, dimmi pure.”
La ragazza riempì con un gran respiro i polmoni, alzò il viso, incontrando gli occhi verdi del ragazzo.
“Non si permetta mai più di prendersi certe confidenze! Lo faccia di nuovo e chiamerò la polizia, intensi?” urlò la ragazza con tutto il fiato che aveva in corpo, scostandosi dal castano e chiudendo le mani in due pugni. Hatter chiuse un occhio, inclinando un po' la testa di lato e tappandosi con una mano un orecchio.
“Le hanno mai detto che urlare nelle orecchie di una persona è considerata una cosa incivile da fare?”
“Perché quello che ha appena fatto lei è da considerarsi civile?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Allora non si permetta di dire se una cosa è civile e non civile se nemmeno lei sa che cosa lo è o non lo è!”
“Ma a questo punto nemmeno lei dovrebbe sgridarmi dato che lei ha fatto una cosa che è ritenuta incivile quanto la mia.”
“Lei...lei mi sta dicendo che ho torto?”
Hatter scrollò le spalle, mordendosi un labbro.
“E' lei che l'ha detto, non io.”
“O mio Dio, queste conversazioni mi faranno diventare pazza.” esclamò disperata la biondina, portandosi le mani tra i capelli e voltando le spalle ad Hatter.
“Oh, in questa caso continuiamo. Sarei felice se lei diventasse pazza come me.” rispose il castano, battendo felicemente le mani.
“Non lo dica neanche per scherzo!” disse la ragazza, voltandosi appena nella sua direzione e lanciandogli uno sguardo di fuoco. Dopodiché si mise a camminare avanti e indietro per la stanza, le braccia incrociate al petto e lo sguardo che vagava sul pavimento.
“E' chiaro che lei ha battuto la testa. Perché mi rifiuto di credere che lei sia veramente pazzo. Si, la causa deve essere quella. La botta in testa!”
Si fermò davanti ad Hatter, puntandogli gli occhi addosso.
“Da dove ha detto che viene?”
“Da Sotto-mondo. Vivo in un mulino abbandonato vicino ad una vasta foresta e tutti i giorni prendo il tè con la Lepre Marzolina e un ghiro.”
La biondina rimase di stucco, limitandosi a guardarlo basita. Hatter, dal canto suo, sembrava più interessato al lampadario.
“Si, ha preso una botta in testa...” sentenziò la ragazza, continuando a camminare avanti e indietro per la stanza.
Le sembrava tutto surreale. Quel ragazzo, che all'aspetto risultava molto attraente, certo non poteva negarlo, sembrava uscito da un cartone animato o peggio, da un libro illustrato per bambini.
I suoi discorsi erano senza senso, privi di logica.
Di certo quella botta l'aveva presa proprio forte.
Troppo assorta dai suoi pensieri, la ragazza non si accorse nemmeno che Hatter l'aveva raggiunta, posizionandosi davanti a lei. La biondina quasi inciampò nelle scarpe troppo grandi del ragazzo e andò, inevitabilmente, addosso al castano. Si massaggiò il naso, alzando il capo.
“Ma che diavolo...”
“Non ho afferrato il suo nome o molte probabilmente lei non me l'ha nemmeno detto. O, in conclusione, l'ho già dimenticato.”
La ragazza lo guardò stupita, desiderosa di afferrarlo per le spalle e scuoterlo con tutta la forza che aveva per fargli ritornare un po' di ragione in zucca.
“Non gliel'ho detto il mio nome, ecco perché non lo conosce.”
Hatter si chinò appena all'altezza del suo viso, inclinando gli angoli della bocca verso il basso.
“Seguendo la sua logica risulterebbe incivile chiederle se me lo può dire?”
“No, non direi...”
“Bene...Vede? Sto cominciando ad essere civile.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sospirando.
“Più o meno, si.”
Hatter inclinò la testa di lato.
“Quindi se lei non mi dicesse il suo nome, risulterebbe incivile?”
“D'accordo, è Alice. Contento ora? Il mio nome è Alice Liddell.”
Hatter si portò le mani alla bocca, strabuzzando i suoi grandi occhi verdi.
Alice lo guardò spaesata, corrugando la fronte.
“Che le prende adesso? Non mi dirà che trova qualcosa di incivile nel mio nome?” disse la biondina, non riuscendo a trattenere una risata che sembrava quasi esasperata. Hatter fece scivolare lentamente le mani lungo il viso, scuotendo la testa.
“Vecchio di un Cappellaio, c'è l'avevi davanti al naso e nemmeno l'hai riconosciuta...che io possa bruciare all'inferno per questo.” mormorò Hatter, sorridendo come un bambino.
“Eh?” fu l'unica esclamazione che Alice riuscì a pronunciare prima di ritrovarsi nuovamente tra le braccia del ragazzo che, quasi urlando, aveva accompagnato tale gesto con un sonoro: “ALICE!”
“Signor Hatter, me lo faccia ridire! Questo E' quello che prima abbiamo definito incivile!!!”





Ok, non aggiorno dall'era giurassica. Le scuse non servono, quindi godetevi questo capitolo ^^, sperando che qualcuno abbia ancora la pazienza di leggerlo ^^




   
 
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