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Autore: Ceci Princessofbooks    23/11/2011    4 recensioni
“Spock aveva i piedi più freddi dell'universo." Due uomini, uno smisurato universo, e il freddo di una notte. Perché talvolta, è il tepore distratto di una stretta a rivelare le luci più preziose.
Flashfic su Bones e Spock, e la loro incongrua, inafferrabile, irripetibile convivenza.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che cos'è “Warm Enough”? Di certo, lo so, non è il nuovo capitolo di “Just Bones”, la cui virtuosa scadenza mensile è felicemente degenerata: ma dopo le mie ultime pubblicazioni sul cosmo di Star Trek, riflessioni necessarie, commosse, ma spesso difficili, almeno per me, ho sentito il bisogno di riscoprire e risvegliare questo piccolo omaggio al calore dei legami autentici, ai nostri uomini di carta, e semplicemente al piacere di raccontare. Quindi, ecco che cos'è: un respiro limpido fra trame dolorosamente complesse, uno sbirciare furtivo nella quotidianità che sto cercando di plasmare con le mie parole; uno dei fuochi lievi e preziosi che costellano i sentieri dei grandi amori, e che nel buio sanno guidarci a casa.

Buona lettura, Ceci

Warm Enough

 

Spock aveva i piedi più freddi dell'intero universo.

Bones se ne era accorto la prima notte in cui avevano semplicemente dormito insieme, quando ormai il convulso groviglio di scoppi di passione e scoppi di furia che aveva seguito la loro reciproca dichiarazione aveva trovato un equilibrio, e loro avevano cominciato a saggiare qualche abitudine casalinga da condividere. Il dottore stava disteso sull'angusta, rassicurante branda del suo alloggio, godendo del respiro pulito e tiepido accanto a lui, quando una lama di ghiaccio gli aveva improvvisamente sfiorato il polpaccio; il contatto l'aveva spaventato abbastanza da costringerlo a reprimere malamente una delle appassionate imprecazioni Georgiane di suo nonno. Anche quando aveva appurato che non si trattava di un'oscura creatura letale sorta per dilaniarlo ma di innocue dita gelide, era rimasto però piuttosto sconcertato. La pelle di Spock, per sua stessa natura, irradiava un calore vibrante e asciutto come sabbia calda; spesso era lui che, dopo essere uscito dalle bianche stanze sterili dell'Infermeria o dalle sale operatorie, rigenerava la propria energia e la propria speranza con un rapido tocco di quelle snelle mani tiepide. Al di là delle radici abissali e complesse del loro legame, quello era uno dei dettagli del Primo Ufficiale che a Leonard piacevano di più: perché Spock sapeva che il dottor McCoy traeva la sua forza da tutto ciò che era vita e uomini e calore, che fosse il pulsare finalmente saldo di un cuore sotto i suoi guanti da chirurgo o le risate scomposte e goffe di due guardiamarine nella Sala Ricreativa, e concedergli quel piccolo conforto in qualche carezza furtiva era diventato per entrambi un  piacere sottile e discreto. Per questo, scoprire che il freddo penetrava almeno in un angolo del corpo del Vulcaniano lo aveva sconvolto abbastanza da svegliarlo con quella violenza. Oltretutto, l'imbarazzante sussulto che aveva accompagnato il suo stupore era stato abbastanza vigoroso da  strappare al sonno anche il suo compagno, dalle cui sussurrate, implacabili richieste era stato prontamente costretto a rivelare la causa di tutto quel trambusto. Ed era stato così che Bones era venuto a conoscenza di uno dei più inconfessabili segreti del Primo Ufficiale.

Venendo da una rovente, austera terra di pietra bruna e deserti arsi dal sole, il Vulcaniano aveva sempre, sia sull'Enterprise che su molti dei mondi che aveva conosciuto, sofferto l'assedio e le unghiate del gelo: era un problema che Leonard aveva intuito fin dai primi mesi sull'Enterprise, in particolare da quando aveva visto le mani dell'altro ridursi ad una livida sfumatura bluastra nelle sale del laboratorio, e di cui si era occupato nonostante tutte le compassate rimostranze dell'interessato. Ma aveva supposto che la temperatura alterata dei suoi alloggi, gli accomodamenti del sistema di riscaldamento apportati all'intera nave, e la spessa tuta termica che gli aveva imperiosamente imposto di indossare sotto la divisa fossero sufficienti a garantire  una temperatura piacevole per tutte le specie a bordo della nave. Quella sera, Spock gli assicurò che nelle attività quotidiane e durante le missioni il freddo che lo aveva morso nei primi tempi del suo incarico era mantenuto confortevolmente lontano; ma durante la notte tornava, scivolando anche sotto le sue pesanti coperte scure e strisciando silenziosamente fino alla sua pelle: e se solitamente la vestaglia riusciva a proteggere buona parte del suo corpo e la quiete del suo riposo, i suoi piedi rimanevano sempre, ineluttabilmente esposti a quel tocco crudele. Quando dormivano infatti, come tutti gli esseri viventi, anche i Vulcaniani allentavano i nodi severi della loro educazione, e pulsioni ancestrali, i desideri antichi e spietati che avevano guidato i loro antenati, risorgevano alla superficie: e  dunque  in quelle ore solo la fiera vampa ramata del loro sole, o il calore vivo e presente di un altro corpo, potevano davvero proteggere dal gelo quel pallido popolo fiero: così il Primo Ufficiale aveva per anni atteso in silenzio nel letto, combattendo la morsa fredda e aliena che pesava sui suoi piedi e adoperando tutta la sua disciplina per costringersi comunque al sonno.

McCoy aveva ascoltato quella storia attentamente, senza interrompere mai il suo mormorio nudo e pacato, accompagnandolo tra le palpebre socchiuse con lo sguardo franco e accessibile che induceva tanti feriti di guerra a rivelargli le loro vite e i loro demoni. Poi aveva bofonchiato qualche commento inarticolato, era scivolato di nuovo tra le lenzuola, e aveva avvolto quelle lame di ghiaccio tra le sue dita tiepide. -Stupido goblin, bastava dirlo.- aveva mugolato alla fine, raggomitolandosi di nuovo al suo fianco come un torvo gatto assonnato. All'inizio Spock era rimasto rigido, incerto su come affrontare quel nuovo sviluppo; ma il calore dei piedi di Leonard, anche se spigolosi e inquieti come tutto il suo corpo, l'aveva avviluppato gentilmente, naturalmente, e presto abbandonarsi a quella gentilezza brutale era diventato facile. E per la prima volta da tempo, il Primo Ufficiale si era addormentato in un tepore rassicurante, e completo. 

Così avevano preso l'abitudine di dormire in quel modo: le mani in movimento, spesso allacciate, la schiena arcuata contro il petto dell'altro, e i piedi intrecciati, le dita di Leonard pazientemente strette intorno a quelle di Spock, per tenerle al caldo. Fingendo di lamentarsene, il dottore borbottava, a pranzo davanti a Jim o quando si sfilava gli stivali seduto sul letto, di essere diventato la stufa personale di quel goblin dal sangue verde. Ma segretamente anche lui amava concedergli durante notte quel piccolo conforto contro il freddo, come lui di giorno gli donava un respiro del calore delle sue mani; e non gli era sfuggito l'impercettibile, insospettabile sollievo che scioglieva le ossa del Primo Ufficiale quando le ruvide piante ossute di Bones cominciavano a scacciare lentamente il gelo. Così si stringeva ogni sera a lui, offrendo il suo aiuto con muta gentilezza,  soddisfatto al tempo stesso nel suo amore di uomo e nel suo amore di medico.

Quanto a Spock, riteneva di non aver mai dormito meglio nella sua intera esistenza.

   
 
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